Promuovere l'azione degli antipertensivi con il supporto della medicina dei micronutrienti

In che modo vitamine, minerali e sostanze vegetali possono ridurre gli effetti collaterali degli ACE inibitori e migliorarne l'efficacia

In alcune persone l'assunzione di farmaci antipertensivi del gruppo degli ACE inibitori può provocare spiacevoli effetti collaterali e una carenza di importanti micronutrienti. La medicina dei micronutrienti può aiutare ad alleviare alcuni di queste reazioni avverse e a promuovere l'azione dei farmaci per la pressione sanguigna, a tal punto da poter consentire una riduzione della dose dell'antipertensivo assunto. Questo articolo illustra quali vitamine, minerali e sostanze vegetali rivestono un ruolo particolarmente importante.

Consiglio

Per scoprire come la medicina dei micronutrienti viene in aiuto in caso di pressione sanguigna alta, potete leggere l'articolo sull'ipertensione.

ACE inibitori: efficacia, uso ed effetti collaterali

Come agiscono gli ACE inibitori?

Dottoressa che misura la pressione sanguigna a una paziente anziana
La pressione sanguigna è fortemente influenzata dagli ormoni. L'ormone angiotensina II prodotto dai reni aumenta la pressione restringendo i vasi sanguigni e incrementando così la resistenza vascolare. Immagine: dolgachov/iStock/Getty Images Plus

Gli ACE inibitori bloccano la produzione dell'angiotensina II, l'ormone responsabile dell'aumento della pressione sanguigna, inibendo l'enzima di conversione dell'angiotensina (Angiotensin Converting Enzyme, ACE), da cui traggono il loro nome. Gli ACE-inibitori dilatano i vasi sanguigni e fanno sì che l'organismo espella maggiori quantità di sale e acqua, con il conseguente calo della pressione del sangue sulle pareti dei vasi.

Informazioni

La pressione sanguigna è fortemente influenzata dagli ormoni. L'ormone angiotensina II prodotto dai reni aumenta la pressione restringendo i vasi sanguigni e incrementando così la resistenza vascolare. Riduce inoltre l'escrezione di sale e acqua da parte dei reni, determinando un aumento della circolazione dei fluidi nei vasi sanguigni e della pressione sulle loro pareti.

Gli ACE inibitori includono principi attivi quali il captopril (Capoten®), l'enalapril (Lanex®, Converten®), il lisinopril (Alapril®, Listen®) e il ramipril (Krupil®, Eclipse®), disponibili sotto forma di compresse.

In linea di principio, gli ACE inibitori possono anche essere combinati con altri antipertensivi, tra cui ad esempio i diuretici del gruppo dei tiazidici, i bloccanti dei recettori dell'angiotensina e i calcio-antagonisti.

Campi di applicazione degli ACE inibitori

Gli ACE inibitori sono agenti antipertensivi e vasodilatatori usati per trattare la pressione alta (ipertensione), le sue conseguenze e alcune malattie cardiovascolari e renali:

  • Pressione alta
  • Arteriosclerosi (prevenzione e trattamento)
  • Malattia coronarica stabile
  • Dopo un infarto miocardico acuto (prevenzione di un nuovo infarto)
  • Insufficienza cardiaca
  • Dopo un ictus (prevenzione di un nuovo ictus)
  • Malattie renali come la nefropatia diabetica e la pressione alta dovuta all'occlusione dei vasi renali (ipertensione nefrovascolare)

Effetti collaterali: gli ACE inibitori causano spesso carenze e tosse secca

L'assunzione di ACE inibitori può causare tosse secca, affaticamento ed eruzioni cutanee. Occasionalmente possono verificarsi anche ritenzione idrica e gonfiore della pelle e delle mucose (angioedema), nonché alterazioni del senso del gusto e dell'olfatto. Durante l'assunzione di ACE inibitori possono comparire anche altri effetti collaterali, tra cui calo eccessivo della pressione sanguigna, aumento dei livelli di potassio nel sangue, dolori muscolari o disturbi digestivi.

A questo si aggiunge la carenza di diverse sostanze nutritive come lo zinco, il magnesio, la vitamina D e le vitamine del gruppo B. Molti pazienti che soffrono di pressione alta presentano anche alti livelli di omocisteina.

Grazie alla medicina dei micronutrienti è possibile alleviare alcuni di questi effetti collaterali:

  • Lo zinco compensa eventuali perdite e può quindi prevenire malattie secondarie come l'arteriosclerosi e l'iperglicemia (alti livelli di zucchero nel sangue).
  • Il ferro può alleviare la tosse causata dagli ACE inibitori.
  • La vitamina D e il magnesio prevengono le carenze e promuovono l'azione antipertensiva degli ACE inibitori.
  • L'estratto di corteccia di pino può potenziare l'azione degli ACE inibitori e prevenire la ritenzione idrica (edema).
  • Le vitamine del gruppo B abbassano i livelli di omocisteina e prevengono così le malattie cardiovascolari.

Informazioni

Coloro che dipendono da agenti antipertensivi come gli ACE inibitori non dovrebbero assumere ulteriori preparati a base di potassio poiché gli antipertensivi possono causare un aumento di tale sostanza nel siero.

Classificazione

Evitare la comparsa di effetti collaterali e garantire l'efficacia

Compensazione delle perdite di zinco dovute agli ACE inibitori (enalapril, captopril)

Base e meccanismo d'azione

Alimenti contenenti zinco
Tra i segni di carenza di zinco si annoverano stanchezza, alterazioni di gusto e olfatto, indebolimento delle difese immunitarie, perdita di capelli, eruzioni cutanee e disturbi del metabolismo dello zucchero, come l'intolleranza al glucosio o la resistenza all'insulina. Immagine: tihomir_todorov/iStock/Getty Images Plus

Da studi iniziali di piccole dimensioni condotti su pazienti con pressione sanguigna alta è emerso che gli ACE inibitori possono indurre una carenza di zinco a causa di due meccanismi:

  • Legano lo zinco, che cessa così di essere liberamente disponibile per l'organismo.
  • Aumentano l'escrezione di zinco nell'urina.

Questi meccanismi interessano in particolar modo il farmaco captopril e, presumibilmente, i pazienti che soffrono contemporaneamente di insufficienza cardiaca e diabete di tipo II. In uno studio preliminare questi ultimi hanno infatti perso una quantità nettamente maggiore di zinco attraverso le urine rispetto ai pazienti affetti solo da una delle due malattie.

Consiglio

I pazienti diabetici con pressione alta dovrebbero dunque prestare particolare attenzione ai livelli di zinco per agevolare il controllo della glicemia.

Lo zinco ha un effetto antiossidante ed è necessario per mantenere intatte le pareti vascolari, in quanto riduce lo stress ossidativo e le reazioni infiammatorie responsabili della calcificazione delle arterie (arteriosclerosi). Tra i segni di carenza di zinco si annoverano stanchezza, alterazioni di gusto e olfatto, indebolimento delle difese immunitarie, perdita di capelli, eruzioni cutanee e disturbi del metabolismo dello zucchero, come l'intolleranza al glucosio o la resistenza all'insulina. Sembra inoltre esservi una correlazione tra carenza di zinco e insufficienza cardiaca.  

Come osservato in uno studio, i valori dello zinco possono rientrare nella norma con un apporto ottimale di 11 milligrammi di questo minerale attraverso la dieta in caso di assunzione di ACE inibitori. Un aumento della quantità di zinco ha inoltre abbassato di nuovo anche i valori glicemici dei partecipanti allo studio. Ulteriori studi potranno stabilire l'eventuale efficacia dello zinco anche su stanchezza, eruzioni cutanee o alterazioni dell'olfatto causate dagli ACE inibitori.

Dosaggio e consigli per l'assunzione dello zinco

I medici specializzati in micronutrienti consigliano l'assunzione di 10-20 milligrammi di zinco al giorno in caso di trattamento con ACE inibitori, osservando un intervallo di tempo tra le due somministrazioni.

Gli integratori a base di zinco vanno assunti preferibilmente ai pasti, per evitare problemi di stomaco. Inoltre lo zinco viene assorbito meglio se assunto insieme al cibo, soprattutto ad alimenti di origine animale contenenti aminoacidi e proteine.

Da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie renali

Lo zinco può legare gli antibiotici e i farmaci per il trattamento dell'osteoporosi (bifosfonati), rendendoli inefficaci. Si consiglia quindi di osservare un intervallo di almeno due ore tra l'assunzione di tali medicinali e quella di preparati a base di zinco.

  • Gli antibiotici interessati comprendono gli inibitori della DNA girasi, come la ciprofloxacina (ad es. Ciperus®, Ciprofloxacina Pfizer®) e l'ofloxacina (ad es. Oflocin®, Exocin®), e le tetracicline come la doxiciclina (ad es. Efracea®, Ligosan®),
  • mentre i farmaci per l'osteoporosi in questione sono i bifosfonati contenenti principi attivi quali l'acido alendronico (ad esempio Fosamax®, Tevabone®) e l'acido risedronico (Actonel®).

In caso di insufficienza renale cronica o altre malattie renali non si dovrebbero assumere ulteriori quantità di zinco mediante preparati a base di minerali. I reni indeboliti non possono infatti espellerlo adeguatamente, con conseguente possibile aumento eccessivo dei livelli ematici.

Il ferro allevia la tosse secca

Base e meccanismo d'azione

Uomo anziano che tossisce
Molte persone che assumono ACE inibitori soffrono di tosse secca, poiché il principio attivo di questi farmaci induce un aumento della produzione nei bronchi del monossido di azoto, un messaggero infiammatorio. Immagine: SIphotography/iStock/Getty Images Plus

Molte persone che assumono ACE inibitori soffrono di tosse secca, poiché i principi attivi di questi farmaci inducono un aumento della produzione nei bronchi del monossido di azoto, un messaggero infiammatorio. Ciò irrita i bronchi, con conseguente insorgenza di tosse. Il ferro blocca un enzima responsabile della produzione di questo messaggero e può quindi combattere la tosse secca.

Alcuni studi, tra cui uno di piccole dimensioni di alto livello, hanno confermato l'effetto calmante del ferro sulla tosse secca, che nel corso della sperimentazione è diminuita significativamente o, in alcuni casi, addirittura scomparsa nei soggetti che hanno assunto ferro, a differenza di quelli a cui è stato somministrato un placebo inattivo. Gli scienziati ritengono che tale effetto del ferro sia dovuto alla ridotta produzione di monossido di azoto.

Dosaggio e consigli per l'assunzione del ferro

In caso di insorgenza di tosse durante l'uso di ACE inibitori, i medici specializzati in micronutrienti consigliano di assumere da 200 a 270 milligrammi di solfato ferroso, corrispondenti a circa 40-54 milligrammi di ferro puro, osservando sempre un intervallo di due o tre ore tra le due somministrazioni.

L'assunzione dovrebbe inoltre essere limitata nel tempo ed essere accompagnata da un controllo dei livelli di ferro da parte del medico. Dosi eccessive di ferro senza una provata carenza possono infatti causare danni a organi come il fegato, i reni e il cuore.

Il ferro è disponibile sotto forma di capsule, compresse o fiale. Viene assorbito meglio nell'intestino se assunto due o tre ore prima di un pasto, sebbene a digiuno possa provocare sintomi come la nausea. Le persone con uno stomaco sensibile dovrebbero assumere composti di ferro senza effetti collaterali, come il fumarato ferroso, il bisglicinato ferroso o il gluconato ferroso. Alcuni produttori offrono anche ferro incapsulato, più facile da tollerare.

Consiglio

Idealmente il ferro dovrebbe essere integrato mediante un preparato multivitaminico contenente anche vitamina C, vitamina B2 e rame, che ne favoriscono l'assorbimento e l'uso.

Accertamento di un sovraccarico di ferro: il ruolo della ferritina sierica

Lo stato del ferro può essere determinato mediante un gran numero di valori di laboratorio, tra cui ad esempio la ferritina misurata nel siero ematico. I valori normali sono compresi tra 23 e 110 microgrammi per litro per le donne e tra 34 e 310 microgrammi per litro per gli uomini.

Qui sono illustrati altri valori che possono essere utilizzati per determinare i livelli di ferro.

Da osservare in caso di assunzione di farmaci

Il principio attivo allopurinolo (Zyloric®, Allurit®) viene utilizzato per il trattamento della gotta e può aumentare l'accumulo di ferro nel fegato, che non dovrebbe essere assunto in concomitanza con il suddetto principio attivo.

Il ferro riduce inoltre l'assorbimento e l'efficacia di una serie di farmaci, da assumere pertanto a due o tre ore di distanza dai preparati a base di questo minerale. Della categoria fanno parte:

  • Farmaci per l'osteoporosi: ad esempio, bifosfonati contenenti principi attivi quali l'acido alendronico (Fosamax®) o l'acido pamidronico (pamidronato disodico)
  • Preparati tiroidei: L-tiroxina (Tisorint®)
  • Antibiotici: ad esempio le penicilline (come l'ampicillina [Amplital®]), le tetracicline (come la minociclina [Minocin®]), i chinoloni (coma la ciprofloxacina[Eoxin®], lanorfloxacina[Naflox®]) o la rifampicina (Rifadin®).

Il ferro riduce inoltre l'assorbimento e l'azione di minerali come il magnesio, il calcio, lo zinco e il manganese.

Vitamina D: evitarne la carenza e ridurre la necessità di farmaci

Base e meccanismo d'azione

Studi osservazionali mostrano che il rischio di ipertensione aumenta con l'abbassamento dei livelli di vitamina D. I farmaci antipertensivi potrebbero abbassare ulteriormente i livelli di vitamina D: da uno studio preliminare è emerso che gli ACE inibitori inducono una carenza di vitamina D nelle persone con una determinata predisposizione genetica. Inoltre l'efficacia dei farmaci antipertensivi sembra essere minore in presenza di bassi livelli di vitamina D.

La carenza di vitamina D può essere associata a una varietà di sintomi, tra cui maggiore suscettibilità alle infezioni, depressione, affaticamento e debolezza, insonnia o maggior rischio di fratture. Un apporto ottimale di vitamina D potrebbe quindi sia migliorare lo stato di salute sia ridurre la necessità di farmaci antipertensivi, fattore quest'ultimo ancora da dimostrare.

In generale la vitamina D aiuta ad abbassare la pressione sanguigna in vari modi:

  • Influenza la regolazione ormonale della pressione sanguigna.
  • Combatte i processi di alterazione delle pareti dei vasi.
  • Migliora l'elasticità delle pareti dei vasi.

Secondo gli studi condotti, tuttavia, non tutti i soggetti interessati da ipertensione beneficiano in ugual misura della vitamina D: una reazione è più probabile in caso di carenza di vitamina D. Poiché la vitamina D ha numerosi effetti positivi sull'organismo, dovrebbe esserne sempre compensata una carenza.

Dosaggio e consigli per l'assunzione della vitamina D

una carenza di vitamina D deve essere assolutamente compensata A tal fine si consigliano di norma tra 40 e 60 unità internazionali di vitamina D per kg di peso corporeo al giorno (corrispondenti a circa 1.000-3.500 unità internazionali), non prima però che un medico ne abbia determinato i livelli per poter individuare il dosaggio più adeguato. Maggiori informazioni sul corretto dosaggio della vitamina D si trovano in questo articolo.

La vitamina D è liposolubile e pertanto dovrebbe essere assunta insieme ai pasti, perché i grassi contenuti negli alimenti ne aumentano l'assorbimento nell'intestino.

Rilevazione del livello di vitamina D in laboratorio

Test della vitamina D
Una carenza di vitamina D si determina rilevandone la forma di trasporto nel sangue, rappresentata dalla vitamina D 25(OH) (calcidiolo). Tale misurazione dovrebbe essere eseguita preferibilmente nel siero, la porzione liquida del sangue priva di cellule ematiche. Immagine: jarun011/iStock/Getty Images Plus

Una carenza di vitamina D si determina rilevandone la forma di trasporto nel sangue, rappresentata dalla vitamina D 25(OH) (calcidiolo). Tale misurazione dovrebbe essere eseguita preferibilmente nel siero, la porzione liquida del sangue priva di cellule ematiche. Sono considerati normali valori superiori a 20 nanogrammi per millilitro o 50 nanomoli per litro.

Poiché i valori di vitamina D possono variare da laboratorio a laboratorio, è preferibile che l'esame venga eseguito sempre presso la stressa struttura.

Da considerare in caso di assunzione di farmaci, malattie renali e sarcoidosi

I diuretici del gruppo dei tiazidici riducono l'eliminazione del calcio attraverso i reni e possono essere assunti assieme alla vitamina D, che aumenta il livello di calcio nel sangue, solo controllando regolarmente il livello di questo minerale. Tra i tiazidici figurano i principi attivi idroclorotiazide (Idroclorotiazide®, Esidrex®), indapamide (ad esempio Damide®, Ipamix®) e xipamide (ad esempio Aquafor®, Neotri®).

Le persone affette da malattie renali non dovrebbero assumere vitamina D senza aver prima consultato il medico, poiché essa aumenta l'assorbimento di calcio nell'intestino e, di conseguenza, la sua concentrazione nel sangue, che reni malati non sono in grado di normalizzare. Anche le persone con calcoli renali (pietre contenenti calcio) devono fare attenzione.

La vitamina D non dovrebbe essere assunta in caso di sarcoidosi (malattia di Boeck), una malattia infiammatoria del tessuto connettivo. Spesso i pazienti con sarcoidosi presentano un elevato livello di calcio nel sangue. La vitamina D, che aumenta l'assorbimento di calcio nell'intestino, può provocarne un apporto eccessivo.

La carenza di magnesio può compromettere la risposta agli ACE-inibitori

Base e meccanismo d'azione

Raffigurazione dell'interno di un vaso sanguigno
Il magnesio ha un effetto vasodilatatore e abbassa la pressione sanguigna. Gli studi iniziali suggeriscono che gli ACE inibitori e i diuretici possono abbassare significativamente i livelli di magnesio nel sangue in un gran numero di persone, inficiandone la risposta alla terapia. Immagine: CrailsheimStudio/iStock/Getty Images Plus

Il magnesio è importante per il cuore e il sistema vascolare, poiché rilassa i muscoli e pertanto anche i vasi sanguigni. La carenza di magnesio si manifesta con problemi muscolari come crampi e rigidità, difficoltà di concentrazione, depressione, insonnia e mal di testa.

Gli studi iniziali suggeriscono che gli ACE inibitori, soprattutto in associazione ai farmaci drenanti (diuretici), possono abbassare significativamente i livelli di magnesio nel sangue in un gran numero di persone, inficiandone la risposta alla terapia.

In generale il magnesio può abbassare leggermente la pressione sanguigna, aumentando così l'efficacia dei farmaci antipertensivi nei pazienti che soffrono di pressione alta. Le persone con una carenza di magnesio dovuta agli ACE inibitori e ai diuretici potrebbero rispondere particolarmente bene alla terapia a base di magnesio, mentre coloro che non presentano alcuna carenza sembrano trarne un minor beneficio in termini di controllo della pressione alta.

Il parere degli esperti

Prima di trattare la pressione alta con una terapia farmacologica si potrebbero ottenere ottimi risultati combinando il magnesio con l'assunzione di potassio e una riduzione del consumo di sale. (Avvertenza: assumere potassio al posto degli ACE inibitori e non in concomitanza con questi ultimi, altrimenti i livelli di potassio potrebbero aumentare eccessivamente.) Si ritiene che il magnesio possa avere un effetto positivo anche su patologie concomitanti quali il diabete e alti livelli di grassi.

 

 

Dosaggio e consigli per l'assunzione del magnesio

Se si soffre di pressione alta, i medici specializzati in micronutrienti consigliano di assumere una dose giornaliera di magnesio compresa tra 400 e 700 milligrammi, preferibilmente insieme ai pasti, poiché le proteine e la vitamina D ne favoriscono l'assorbimento intestinale. Inoltre, se assunto a stomaco vuoto, il magnesio potrebbe causare disturbi gastrici e intestinali.

Dosi elevate possono inoltre provocare diarrea. In tal caso può essere utile suddividere la quantità totale in più dosi. Dosi superiori a 250 milligrammi possono essere assunte per periodi prolungati solo dopo aver consultato un medico.

Consiglio

Si consiglia di assumere il magnesio sotto forma di magnesio taurato, un composto costituito da magnesio e dall'aminoacido taurina. I risultati degli studi sugli animali e dei pochi studi di alto livello condotti sugli esseri umani indicano che la taurina abbassa la pressione sanguigna e può essere un utile complemento al trattamento con ACE inibitori e magnesio.

Determinazione dei livelli di magnesio in laboratorio

Il magnesio è presente nell'organismo soprattutto nelle cellule: i globuli rossi contengono il triplo di magnesio rispetto al siero ematico. Per questo i livelli di magnesio dovrebbero essere determinati da un medico nel sangue intero, che contiene tutti i globuli rossi, in quanto si tratta di un risultato più significativo rispetto alla misurazione nel siero. Sono considerati normali valori nel sangue intero compresi tra 1,38 e 1,5 millimoli per litro.

Da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie renali

Il magnesio può ridurre l'effetto di alcuni farmaci perché li lega e li rende inefficaci. Tali farmaci includono gli antibiotici, in particolare gli inibitori della DNA girasi e le tetracicline, e i farmaci per l'osteoporosi (bifosfonati):

  • Inibitori della DNA girasi: ciprofloxacina (ad es. Ciperus®, Ciprofloxacina Pfizer®), enoxacina (ad es. Enoxen®), levofloxacina (ad es. Tavanic®), moxifloxacina (ad es. Avalox®), norfloxacina (ad es. Naflox®) e ofloxacina (ad es. Oflocin®, Exocin®)
  • Tetracicline: tetraciclina (ad es. Ambramicina®), doxiciclina (ad es. Efracea®, Ligosan®), minociclina (ad es. Minotek®, Minocin®)
  • Bifosfonati: acido alendronico (ad es. Fosamax®, Adronat®), acido clodronico (ad es. Clodron®), acido etidronico (ad es. Etidron®), acido ibandronico (Bondronat®), acido pamidronico (Texpami®), acido risedronico (Actonel®) e acido tiludronico (Tildren®).

In caso di trattamento con questi farmaci, il magnesio dovrebbe essere assunto almeno a due ore di distanza dalla loro somministrazione.

In presenza di malattie renali croniche non si dovrebbero assumere ulteriori quantità di magnesio mediante preparati a base di minerali. I reni indeboliti non riescono infatti ad eliminare correttamente il magnesio in eccesso, che andrebbe quindi ad accumularsi nel sangue.

L'estratto di corteccia di pino rafforza l'azione degli ACE inibitori e ne riduce gli effetti collaterali

Base e meccanismo d'azione

Barattolo pieno di estratto di corteccia di pino
L'estratto di corteccia di pino abbassa la pressione sanguigna e promuove l'azione degli ACE inibitori. Le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie proteggono inoltre i vasi sanguigni, potenziando ulteriormente l'effetto antipertensivo di tali farmaci. Immagine: rusak/iStock/Getty Images Plus

L'estratto di corteccia di pino abbassa la pressione sanguigna e promuove l'azione degli ACE inibitori. Le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie proteggono inoltre i vasi sanguigni, potenziando ulteriormente l'effetto antipertensivo di tali farmaci.

L'influenza dell'estratto di corteccia di pino sulla pressione sanguigna e l'azione degli ACE inibitori è già stata esaminata in diversi studi, che hanno confermato come l'estratto di corteccia di pino combinato con un ACE inibitore possa abbassare la pressione sanguigna in modo più efficace nelle persone con problemi renali rispetto a un ACE inibitore da solo. In uno studio di alto livello più della metà dei pazienti diabetici trattati con estratto di corteccia di pino ha potuto ridurre di fino al 50% la dose dei farmaci antipertensivi assunti. Inoltre l'estratto di corteccia di pino sembra prevenire i danni vascolari e contrastare la formazione di accumuli di liquidi (edemi), che può verificarsi come effetto collaterale del trattamento della pressione alta.

Dosaggio e consigli per l'assunzione dell'estratto d corteccia di pino

Per il trattamento della pressione alta l'estratto di corteccia di pino deve essere assunto alla dose di 100-300 milligrammi al giorno, preferibilmente ai pasti.

In virtù dell'azione dell'estratto di corteccia di pino, che rafforza significativamente l'azione degli ACE inibitori e di altri farmaci per la pressione sanguigna, la terapia combinata può portare a un calo eccessivo della pressione, che può essere evitato regolando adeguatamente la dose dell'ACE inibitore.

Da considerare durante la gravidanza e in caso di assunzione di anticoagulanti

Gli studi mostrano che l'estratto di corteccia di pino può inibire leggermente la coagulazione, mentre non sembra influire sull'effetto anticoagulante dell'acido acetilsalicilico (ASA, ad es. Aspirina® o Asa Ratio®). Tuttavia, si raccomanda di parlare con il proprio medico in caso di assunzione contemporanea di estratto di corteccia di pino e ASA.

Non sono stati ancora eseguiti studi a sufficienza in merito all'uso dell'estratto di corteccia di pino durante la gravidanza e l'allattamento, pertanto spetta al medico valutare come procedere.

Vitamine del gruppo B, omocisteina e pressione sanguigna

Base e meccanismo d'azione

Le vitamine del gruppo B come le vitamine B2, B6, B12 e l'acido folico aiutano a mantenere i normali livelli di omocisteina, garantendo che l'organismo possa degradarla. Alti livelli di omocisteina possono avere un effetto negativo sulla salute cardiaca e sulla pressione sanguigna, nonché ridurre l'efficacia degli ACE inibitori. Pertanto, durante una terapia antipertensiva può essere utile assumere vitamine del gruppo B.

Dai primi risultati di uno studio è emerso che i livelli di omocisteina sono più elevati in molti pazienti che soffrono di pressione alta che nei soggetti con una pressione sanguigna normale. Un buon apporto di vitamina B12 e acido folico potrebbe incidere sulla pressione sanguigna. Un altro studio ha indicato che la terapia combinata con l'ACE inibitore enalapril e l'acido folico potrebbe abbassare i livelli di omocisteina in modo più efficace rispetto all'antipertensivo da solo, nonché indurre un calo della pressione sanguigna. Inoltre l'assunzione supplementare di acido folico sembra ridurre il rischio di ictus.

Dosaggio e consigli per l'assunzione delle vitamine del gruppo B

Le vitamine del gruppo B dovrebbero essere combinate e utilizzate per un periodo di tempo prolungato, poiché i livelli di omocisteina aumentano nuovamente interrompendone l'assunzione. Per abbassare il livello di omocisteina, i medici specializzati in micronutrienti raccomandano i seguenti dosaggi:

  • Vitamina B2: da 1 a 5 milligrammi al giorno
  • Vitamina B6: da 5 a 15 milligrammi al giorno
  • Vitamina B12: fino a 500 microgrammi (sotto forma di metilcobalamina)
  • Acido folico: da 200 a 500 microgrammi al giorno (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico, la forma attiva utilizzabile direttamente) 

Determinazione dei livelli di omocisteina in laboratorio

Ha senso far controllare regolarmente il livello di omocisteina durante il trattamento. Il medico determina il livello di omocisteina nel plasma sanguigno. I valori standard sono da 5 a 9 micromoli per litro.

Da considerare durante la gravidanza, e in caso di assunzione di farmaci e malattie

Le vitamine del gruppo B possono essere assunte ad alte dosi durante la gravidanza e l'allattamento solo in caso di carenza accertata e previa consultazione con il ginecologo.

I diabetici che presentano danni ai reni e i pazienti con problemi renali devono prestare particolare attenzione ed evitare di assumere la vitamina B12 sotto forma di cianocobalamina, utilizzando al suo posto la metilcobalamina. Infatti la cianocobalamina è probabilmente nociva a dosaggi elevati per i pazienti con problemi ai reni. A oggi non è stato chiaramente dimostrato che la riduzione dei livelli di omocisteina rechi beneficio ai pazienti con problemi renali, che in ogni caso devono prestare attenzione all'apporto di vitamine del gruppo B, che vanno perdute durante la dialisi.

L'assunzione di vitamine del gruppo B dopo l'impianto di stent e dopo un infarto non è stata ancora studiata a sufficienza. Presumendo un loro efetto negativo in tali casi, occorre evitare alte dosi di vitamina B6 (da 40 a 50 milligrammi al giorno), vitamina B12 (da 60 a 400 microgrammi al giorno) e acido folico (da 800 a 1.200 microgrammi al giorno).

A dosi elevate (oltre 5 milligrammi al giorno), la vitamina B6 può ridurre l'effetto degli antiepilettici (come il fenobarbital [Luminal®] e la fenitoina [Aurantil®, Dintoina®]) e dei farmaci contro la malattia di Parkinson (come la levodopa [Duodopa®]). Pertanto questi principi attivi non devono essere assunti insieme alla vitamina B6 ad alto dosaggio.

Dosaggi in breve

Dose giornaliera consigliata di micronutrienti in caso di assunzione di ACE inibitori

 

Vitamine

Vitamina D

da 40 a 60 unità internazionali per chilogrammo (UI/kg) di peso corporeo

Vitamina B2

da 1 a 5 milligrammi (mg)

Vitamina B6

da 5 a 15 milligrammi

Vitamina B12

fino a 500 microgrammi (µg) sotto forma di metilcobalamina

Acido folico

da 200 a 500 microgrammi sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico

  
 

Minerali

Zinco

da 10 a 20 milligrammi

Ferro

da 40 a 54 milligrammi di ferro puro o da 200 a 268 milligrammi di solfato ferroso

Magnesio

da 400 a 700 milligrammi sotto forma di magnesio taurato

  
 

Sostanze vegetali

Estratto di corteccia di pino

da 100 a 300 milligrammi

 

 

Sintesi degli esami di laboratorio consigliati

Esami del sangue consigliati in caso di assunzione di ACE inibitori

Vitamina D

20 nanogrammi per millilitro (ng/ml) o 50 millimoli per litro (mmol/l)

Ferro (ferritina)

Donne: da 23 a 110 microgrammi per litro (µg/l)

Uomini: da 34 a 310 microgrammi per litro

Magnesio

da 1,38 a 1,5 millimoli per litro (mmol/l) (sangue intero)

Omocisteina

da 5 a 9 micromoli per litro (µmol/l)

 

Classificazione

Riepilogo

I farmaci antipertensivi del gruppo degli ACE inibitori possono causare una carenza di zinco legandolo e rendendolo non più disponibile per l'organismo. L'assunzione di zinco può compensare queste perdite. La tosse secca causata di frequente dagli ACE inibitori può essere efficacemente alleviata assumendo ferro.

L'assunzione di vitamina D e magnesio garantisce un apporto sufficiente e può ridurre la necessità di farmaci, poiché entrambi i micronutrienti hanno un effetto antipertensivo. Anche l'estratto di corteccia di pino rafforza l'azione degli ACE inibitori e protegge i vasi sanguigni grazie alle sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Esso può inoltre ridurre la ritenzione di liquidi dovuta all'assunzione di ACE inibitori.

Le vitamine del gruppo B abbassano i livelli di omocisteina e contribuiscono così a migliorare la salute cardiaca e a ridurre la pressione sanguigna.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

Belcaro, G. et al. (2006): Control of edema in hypertensive subjects treated with calcium antagonists (nifedipine) or angtiotensin-converting enzyme inhibitors with Pycnogenol. Clin Appl Thromb Hemost. 2006;12(4):440-4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17000888, consultato il: 12.09.2018.

Bhalla, P. et al. (2011): Attenuation of antiotensin converting enzyme inhibitor induced cough by iron supplementation: role of nitric oxide. J Renin Angiotensin Aldosterone Syst. 2011;12(4):491-7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21421658, consultato il: 12.09.2018.

Biesalski, H. K. (2016): Vitamine und Minerale. Indikation, Diagnostik, Therapie. Georg Thieme Verlag Stuttgart New York.

Biesalski, H. K. et al. (2010): Ernährungsmedizin. 4. Aufl. Georg Thieme Verlag Stuttgart.

Boxer, R. et al. (2014): The effect of vitamin D on aldosterone and health status in patients with heart failure.

 J Card Fail. 2014;20(5):334-42. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4117205/, consultato il: 12.09.2018.

Cesarone, M. R. et al. (2010): Kidney flow and function in hypertension: protective effects of pycnogenol in hypertensive participants – a controlled study. J Cardiovasc Pharmacol Ther. 2010;15(1):41-6. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20097689, consultato il: 12.09.2018.

Chahine, R. et al. (2009): Effects of taurine in borderline hypertensive subjects. Liste des résumés – 26e Congrès Annuel du Groupe de Réflexion sur la Recherche Cardiovasulaire. 2009;102(1):1-S141. https://core.ac.uk/download/pdf/81145632.pdf, consultato il: 12.09.2018.

Cohen, N. et al. (2006): Zinc balance and medications commonly used in the management of heart failure. Heart Fail Rev. 2006;11(1):19-24. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16819574, consultato il: 12.09.2018.

Deutsche Gesellschaft für Kardiologie – Herz- und Kreislaufforschung et al. (2013): ESC Pocket Guidelines: Leitlinien für das Management der arteriellen Hypertonie. https://www.hochdruckliga.de/tl_files/content/dhl/downloads/2014_Pocket-Leitlinien_Arterielle_Hypertonie.pdf, consultato il: 12.09.2018.

Fakhrazadeh, H. et al. (2005): Plasma homocysteine concentration and blood pressure in healthy Iranian adults: The Teheran Homocysteine Survey (2003-2004). J Hum Hypertens. 2005;19(11):869-76. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16049520, consultato il: 12.09.2018.

Forman, J. P. et al. (2005): Folate intake and the risk of incident hypertension among US women. JAMA. 2005;293(3):320-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15657325, consultato il: 12.09.2018.

Forman, J. P. et al. (2007): Plasma 25-hydroxyvitamin D levels and risk of incident hypertension. Hypertension. 2007;49(5):1063-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17372031, consultato il: 12.09.2018.

Fu, J. et al. (2009): Efficacy of enalapril combined with folic acid in lowering blood pressure and plasma homocysteine level. Zhonghua Y Xue Za Zhi. 2009;89(31):2179-83. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20058594, consultato il: 12.09.2018.

Golik, A. et al. (1990): Zinc metabolism in patients treated with captopril versus enalapril. Metabolism. 1990;39(7):665-7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2195291, consultato il: 12.09.2018.

Golik, A. et al. (1993): Type II diabetes mellitus, congestive heart failure, and zinc metabolism. Biol Trace Elem Res. 1993;39(2-3):171-5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7509174, consultato il: 12.09.2018.

Golik, A. et al. (1998): Effects of captopril and analapril on zinc metabolism in hypertensive patients. J Am Coll Nutr. 1998;17(1):75-8. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9477394, consultato il: 12.09.2018.

Gröber, U. (2011): Mikronährstoffe. Metabolic Tuning – Prävention – Therapie. 3. Aufl. Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft mbH Stuttgart.

Gröber, U. (2018): Arzneimittel und Mikronährstoffe – Medikationsorientierte Supplementierung. 4. Aufl. Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft Stuttgart.

Gröber, U. (2015): Interaktionen, Arzneimittel und Mikronährstoffe. 2. Aufl. Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft Stuttgart.

Grübler, M. R. et al. (2016): Effects of vitamin D supplementation on plasma aldosterone and renin – a randomized placebo-controlled trial. J Clin Hypertens. 2016;18(7):608-13. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27098193, consultato il: 12.09.2018.

Houston, M. (2011): The role of magnesium in hypertension and cardiovascular disease. J Clin Hypertens. 2011;13(11):843-7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22051430, consultato il: 12.09.2018.

Huo, Y. et al. (2015): Efficacy of folic acid therapy in primary prevention of stroke among adults with hypertension in China: the CSPPT randomized clinical trial. JAMA. 2015;313(13):1325-35. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25771069, consultato il: 12.09.2018.

Isfort, J. et al (2005): Patientenleitlinie Bluthochdruck (arterielle Hypertonie). http://www.patientenleitlinien.de/Patientenleitlinie-Bluthochdruck.pdf, consultato il: 12.09.2018.

Jahnsen, K. et al. (2008): Gesundheitsberichterstattung des Bundes. Hypertonie Heft 43. Robert Koch-Institut Berlin.

Lee, S. C. et al. (2001): Iron supplementation inhibits cough associated with ACE inhibitors. Hypertension. 2001;38(2):166-70. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11509470, consultato il: 12.09.2018.

Larsen, T. et al. (2012): Effect of cholecalciferol supplementation during winter months in patients with hypertension: a randomized, placebo-controlled trial. Am J Hypertens. 2012;25(11):1215-22. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22854639, consultato il: 12.09.2018.

Maia, A.R. et al. (2014): Taurine supplementation reduces blood pressure and prevents endothelial dysfunction and oxidative stress in post-weaning protein-restricted rats. PLoS One. 2014;9(8):e105851. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25170895, consultato il: 12.09.2018.

Michon, P. (2002): Level of total and ionized magnesium fraction based on biochemical analysis of blood and hair and effect of supplemented magnesium (Slow Mag B6) on selected parameters in hypertension of patients treated with various groups of drugs. Ann Acad Med Stetin. 2002;48:85-97. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14601471, consultato il: 12.09.2018.

Neil-Dwyer, G. et al. (1989): ACE inhibitors in hypertension: assessment of taste and smell function in clinical trials. J Hum Hypertens. 1989;3(1):169-76. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2778791, consultato il: 22.10.2018.

Pérez-Castrillón, J.L. et al. (2006): Effect of antiotensin converting enzyme inhibitors on 1.25-(OH)2 D levels of hypertensive patients. Relationship with ADC polymorphisms. Horm Metab Res. 2006;38(12):812-6. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17163356, abgerufen am 12.09.2018.

Qin, X. et al. (2017): Elevated homocysteine concentrations decrease the antihypertensive effect of angiotensin-converting enzyme inhibitors in hypertensive patients. Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2017;37(1):166-72. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27834686, consultato il: 12.09.2018.

Rahmann, M. M. et al. (2011): Taurine prevents hypertension and increases exercise capacity in rats with fructose-induced hypertension. Am J Hypertens. 2011;24(5):574-81. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21293388, consultato il: 12.09.2018.

Rosanoff, A. et al. (2013): Oral magnesium supplements decrease high blood pressure (SBP > 155 mmHg) in hypertensive subjects on anti-hypertensive medications: a targeted meta-analysis. Magnes Res. 2013;26(3):93-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24134861, consultato il: 12.09.2018.

Seibert, E. et al. (2017): Vitamin D3 supplementation does not modify cardiovascular risk profile of adults with inadequate vitamin D status. Eur J Nutr. 2017;56(2):621-34. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26621634, consultato il: 12.09.2018.

Suliburska, J. et al. (2014): The influence of antihypertensive drugs on mineral status in hypertensive patients. Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2014;18(1):58-65. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24452943, consultato il: 12.09.2018.

Sun, Q. et al. (2016): Taurine supplementation lowers blood pressure and improves vascular function in prehypertension: randomized, double-blind, placebo-controlled study. Hypertension. 2016;67(3):541-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26781281, consultato il: 12.09.2018.

Turin, A. et al. (2018): Interactions among vitamin D, atrial fibrillation and the renin-angiotensin-aldosterone system. Am J Cardiol. 2018; pii: S0002-9149(18)31185-8. doi: 10.1016/j.amjcard.2018.05.013. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30057228, consultato il: 12.09.2018.

Zhang, X. et al. (2016): Effects of magnesium supplementation on blood pressure: a meta-analysis of randomized double-blind placebo-controlled trials. Hypertension. 2016;68(2):324-33. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27402922, consultato il: 12.09.2018.

Zibadi, S. et al. (2008): Reduction of cardiovascular risk factors in subjects with type 2 diabetes by pycnogenol supplementation. Nutr Res. 2008;28(5):315-20. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19083426, consultato il: 12.09.2018.

Zittermann, A. et al. (2018): Effects of vitamin D supplementation on renin and aldosterone concentrations in patients with advanced heart failure: the EVITA trial. Int J Endocrinol. 2018;2018:5015417. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6051119/, consultato il: 12.09.2018.

Classificazione