Impianti dentali: tengono meglio con la medicina dei micronutrienti

In che modo vitamine e minerali fissano l’ancoraggio di un impianto dentale nella mandibola e rafforzano le ossa

Un impianto dentale è una "radice artificiale" inserita nell’osso mandibolare. Il fissaggio di un impianto dentale che sostituisce un dente richiede molto tempo per stabilizzarsi. Alcune vitamine e minerali consentono di rafforzare il tessuto osseo circostante e prolungare la durata degli impianti dentali. Inoltre, determinati flavonoidi e acidi grassi accelerano la guarigione postoperatoria. Scoprite qui quali micronutrienti sono fondamentali per chi ha un impianto dentale.

Donna anziana che guarda nello specchio il suo nuovo impianto dentale
L’inserimento di un impianto può avere complicazioni. Uno dei requisiti affinché un impianto si innesti correttamente nell’osso, ad esempio, è che quest’ultimo sia stabile. Gli esperti in micronutrienti consigliano quindi di compensare assolutamente un’eventuale carenza di vitamina D, perché potrebbe ritardare il processo di guarigione. Immagine: RossHelen/iStock/Getty Images Plus

Perché ricorrere a un impianto dentale

Che cosa si intende con impianto dentale?

Un impianto dentale è una protesi non estraibile. Si ricorre a un impianto quando un dente, comprensivo di radice, è compromesso e occorre chiudere il buco lasciato nella mandibola. L’impianto dentale prevede l’installazione di una "radice artificiale" nell’osso mandibolare, a cui viene poi applicata la protesi. L’impianto è quindi il supporto della protesi, sia essa una corona o un ponte.

L’opposto dell’impianto è la protesi mobile. Il vantaggio dell’impianto dentale è che evita la regressione della sostanza ossea mascellare, perché non ci sono "fori" nell’osso. L’impianto osseo andrebbe quindi applicato solo a pazienti adulti le cui ossa sono completamente sviluppate.

Cause della perdita di un dente

Gli impianti dentali possono sostituire uno o più denti che sono caduti o che è stato necessario estrarre. La perdita di un dente può avere cause diverse. Le principali sono la carie o le infezioni batteriche delle strutture dentali (parodontite) e della gengiva (gengivite).

A queste si aggiungono malattie cardiocircolatorie, ipertensione, arteriosclerosi, diabete ed osteoporosi, ma anche la vecchiaia e il fumo possono favorire la caduta anticipata dei denti e, quindi, la necessità di una protesi.

Classificazione

Possibili complicanze

Un impianto dentale non è esente da rischi

Immagine di un impianto dentale
Un impianto prevede l’inserimento di una "radice artificiale" nell’osso mandibolare, che consente poi di applicare la protesi. L’impianto può infiammarsi anche dopo anni e la protesi può cadere. Immagine: ONYXprj/iStock/Getty Images Plus

Un impianto ancorato saldamente nella mandibola garantisce da un lato un’ottima tenuta e stabilità per la protesi applicata, ma dall’altro può causare una serie di complicanze. Durante il suo fissaggio si possono danneggiare nervi, vasi o radici dei denti vicini. Inoltre, dopo l’intervento il tessuto circostante può gonfiarsi molto, infiammarsi e causare dolore cronico, seguito spesso da problemi di cicatrizzazione. Chi assume anticoagulanti, in particolare, corre il rischio che il sanguinamento non si arresti.

Anche a distanza di anni dall’intervento chi ha un impianto può essere colpito da infiammazioni nelle zone vicine all’impianto. I dentisti parlano in questo caso di perimplantite, un processo infiammatorio che può avere una progressione asintomatica, molto rapida e che causa la degradazione dell’osso mandibolare nella zona dell’impianto, che può portare alla perdita dell’impianto.

Anche altri fattori possono favorire le complicanze. Una parodontite in essere, ad esempio, può mettere a rischio la tenuta dell’impianto. Anche il diabete scarsamente controllato, il fumo e una scarsa igiene orale possono influire negativamente sulla durata dell’impianto. Una buona igiene orale evita che i batteri si accumulino sulla protesi causando infiammazioni. Anche determinati formaggi danneggiano il metabolismo osseo, con conseguenti problemi agli impianti dentali.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

La medicina dei micronutrienti mira a rafforzare l’osso mandibolare già prima dell’inserimento dell’impianto e a supportare la tenuta di quest’ultimo. Vitamine e minerali sono fondamentali per avere ossa forti, che a loro volta sono il requisito irrinunciabile per un impianto duraturo.

Anche determinate vitamine, minerali e altre sostanze contribuiscono ad evitare complicanze come le infiammazioni e a favorire la guarigione postoperatoria.

I seguenti micronutrienti svolgono un ruolo particolarmente importante:

  • La vitamina D migliora la stabilità delle ossa e ha proprietà antinfiammatorie.
  • Calcio, magnesio, zinco, boro e acido silicico garantiscono la salute della sostanza ossea e favoriscono la guarigione dell’impianto.
  • Vitamina C ed E, resveratrolo e selenio prevengono le infiammazioni e i danni ai tessuti causati dallo stress ossidativo.
  • Le vitamine del gruppo B riducono il livello di omocisteina e favoriscono la cicatrizzazione.
  • La bromelina ha proprietà decongestionanti, analgesiche e antinfiammatorie.
  • Gli acidi grassi omega-3 possono contrastare le infiammazioni.
  • I probiotici riequilibrano la flora del cavo orale.
  • Gli isoflavoni favoriscono la salute delle ossa nelle donne durante la menopausa.
Classificazione

Un aiuto dai micronutrienti

La vitamina D è d’aiuto per lo sviluppo delle ossa

Meccanismo d’azione della vitamina D

La vitamina D favorisce l’assorbimento a livello intestinale del calcio, un elemento fondamentale per la salute delle ossa. La vitamina D è quindi importante per la formazione e la stabilità delle ossa. Inoltre, supporta il sistema immunitario in caso di infezioni e contrasta le infiammazioni.

Poiché un impianto dentale deve crescere insieme all’osso mandibolare, una carenza di vitamina D potrebbe ritardare il processo di guarigione, come già confermato da numerosi esperimenti condotti sugli animali. Studi osservazionali e studi preliminari condotti sull’uomo, invece, non hanno mostrato alcuna correlazione tra una carenza di vitamina D e una peggiore integrazione o una minore tenuta di un impianto.

Studi osservazionali mostrano tuttavia che una carenza di vitamina D può in linea di massima favorire le infiammazioni gengivali, la parodontite e la perdita dei denti. Questo potrebbe colpire anche gli impianti dentali e aumentare il rischio di complicazioni. Nonostante siano necessari altri studi clinici per confermare i vantaggi della vitamina D, una sua mancanza conclamata andrebbe comunque sempre compensata prima di inserire un impianto dentale.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina D

In caso di impianti dentali, gli esperti in micronutrienti consigliano da 1.000 a 2.000 unità internazionali di vitamina D al giorno. Il corretto apporto di vitamina D dovrebbe essere controllato almeno tre mesi prima di un intervento dentale, poiché occorre del tempo prima che i livelli ematici si normalizzino.

La dose sufficiente di vitamina D dipende dal suo livello nel sangue, che dovrebbe essere misurato in precedenza dal medico, perché solo così si è certi di aver compensato ogni carenza prima di un’operazione. In caso di grave carenza, infatti, le normali dosi consigliate potrebbero non bastare.

Poiché la vitamina D è liposolubile, andrebbe assunta insieme ai pasti perché i grassi contenuti negli alimenti aumentano l’assorbimento nell’intestino.

Consiglio

Si consiglia di combinare la vitamina D con la vitamina K2, che consente al calcio di raggiungere le ossa, evitando che si accumuli ad esempio nelle pareti dei vasi.

Determinazione dei livelli di vitamina D in laboratorio

Il livello ematico della vitamina D andrebbe calcolato prima di sottoporsi a un intervento di implantologia (almeno tre mesi prima). L’esame si effettua determinando la presenza del calcidiolo (vitamina 25-OH-D), la forma di trasporto della vitamina D, nel siero, ovvero la componente liquida del sangue priva di cellule ematiche. I valori ottimali sono compresi tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro.

Test ematico della vitamina D
Poiché occorre tempo per compensare una carenza di vitamina D, si consiglia di sottoporsi a un test ematico almeno tre mesi prima dell’intervento dentistico, così da scongiurare ogni rischio. Immagine: jarun011/iStock/Getty Images Plus

Vitamina D: da considerare in caso di assunzione di diuretici e malattie

I diuretici tiazidici riducono la capacità dei reni di eliminare il calcio, che si accumula così nel sangue. Poiché la vitamina D aumenta il livello di calcio nel sangue, dovrebbe essere assunta insieme ai tiazidici solo se il livello di calcio viene controllato regolarmente. I principi attivi in questione sono l’idroclorotiazide (Idroclorotiazide®, Esidrex®), l’indapamide (ad esempio Damide®, Ipamix®) e la xipamide (ad esempio Aquafor®, Neotri®).

Le persone affette da malattie renali non dovrebbero assumere vitamina D senza aver prima consultato il medico. I pazienti con nefropatie presentano infatti un alterato equilibrio del calcio. Data la sua capacità di aumentare l’assorbimento del calcio nell’intestino, la vitamina D può provocare un innalzamento dei livelli di calcio nel sangue. Anche chi soffre di calcoli renali contenenti calcio deve fare molta attenzione.

La vitamina D non dovrebbe essere assunta in caso di sarcoidosi (malattia di Boeck), una malattia infiammatoria del tessuto connettivo che causa spesso elevati livelli di calcio nel sangue, che potrebbero aumentare ulteriormente in seguito all’apporto di vitamina D.

I minerali garantiscono una migliore densità ossea

Meccanismo d’azione dei minerali

Il metabolismo osseo necessita assolutamente di determinati minerali per funzionare correttamente:

  • Il calcio è il maggior costituente delle nostre ossa ed è fondamentale per avere ossa forti. Il calcio, in particolare se assunto insieme alla vitamina D, migliora la densità ossea. Si presume che ci sia un legame tra la densità ossea e il parodonto. Studi osservazionali mostrano che un ridotto apporto di calcio aumenta il rischio di malattie del parodonto. Questa correlazione è stata tuttavia dimostrata nelle donne giovani, ma non in quelle anziane o negli uomini. Secondo una meta-analisi le donne erano meno soggette alla perdita dei denti se assumevano calcio tutti i giorni.
  • Il magnesio è irrinunciabile per il metabolismo del calcio e per la trasformazione della vitamina D nella sua forma attiva. Secondo alcuni esperimenti sugli animali, una carenza di magnesio può peggiorare la tenuta degli impianti nella mandibola perché riduce la formazione di tessuto osseo e, di conseguenza, anche la densità ossea.
  • Lo zinco supporta il metabolismo osseo perché migliora l’assorbimento del calcio a livello intestinale e favorisce la formazione del tessuto osseo. Inoltre, lo zinco rafforza il sistema immunitario, contrasta le infezioni e migliora la cicatrizzazione.
  • Il boro è importante per il metabolismo di calcio e magnesio, riduce l’eliminazione del calcio attraverso i reni e supporta la stabilità delle ossa.
  • L’acido silicico migliora la densità ossea e riduce il rischio di malattie ossee.

In base agli studi finora condotti non è possibile determinare con sicurezza se una combinazione di minerali favorisca la guarigione e la tenuta degli impianti dentali. Tuttavia, visti gli effetti positivi dei singoli minerali sulla salute delle ossa, vale la pena assumerli. Una carenza va evitata in ogni caso.

Dosaggio e consigli sull’assunzione di minerali

Alimenti ricchi di calcio
Il calcio è contenuto principalmente nei latticini, soprattutto nel formaggio. Basti pensare che 100 grammi di formaggio a pasta dura forniscono 1.000 milligrammi di calcio. Immagine: istetiana/iStock/Getty Images Plus

A supporto degli impianti dentali, gli esperti in micronutrienti consigliano le seguenti dosi di minerali:

  • Calcio: da 600 a 800 milligrammi al giorno
  • Magnesio: da 300 a 800 milligrammi al giorno
  • Zinco: da 10 a 30 milligrammi al giorno
  • Borio: da 3 a 6 milligrammi al giorno
  • Acido silicico: 100 milligrammi al giorno

Si consiglia di assumerli insieme ai pasti, quando sono più tollerabili a livello gastrico.

Nel caso del calcio, per garantire un corretto assorbimento non si devono superare i 500 milligrammi per dose. In caso di dose maggiore, si consiglia di distribuirla nel corso della giornata.

Dosi di magnesio superiori a 300 milligrammi possono causare innocui episodi di diarrea nei soggetti sensibili. La dose può eventualmente essere suddivisa in più somministrazioni. Si sconsiglia di assumere dosi di magnesio superiori a 250 milligrammi per lunghi periodi di tempo senza aver prima consultato il medico.

Determinazione dei livelli di magnesio in laboratorio

Chi assume regolarmente dosi di magnesio superiori a 250 milligrammi dovrebbe sottoporsi ad esami del sangue perché un livello superiore o inferiore alla norma può danneggiare le ossa.

Il metodo di misurazione migliore è quello che determina i valori nel sangue intero, poiché contiene i globuli rossi, particolarmente ricchi di magnesio. Sono considerati normali valori nel sangue intero compresi tra 1,38 e 1,5 millimoli per litro.

Minerali: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie

Calcio, magnesio e zinco possono legarsi ai farmaci, neutralizzandoli. Pertanto, si consiglia di rispettare un intervallo di somministrazione di almeno due ore. Tra i farmaci interessati ci sono determinati antibiotici (inibitori della DNA girasi e tetracicline) e farmaci contro l’osteoporosi (bifosfonati):

  • Inibitori dalla DNA girasi come la ciprofloxacina (ad esempio Basemar®, Battizer®), l’enoxacina (ad esempio Enoxen®) o la levofloxacina (ad esempio Agilev®).
  • Tetracicline come la tetraciclina (ad esempio Ambramicina®) e la doxiciclina (ad esempio Bassado®, Farmodoxi®).
  • Bifosfonati come l’acido alendronico (ad esempio Fosamax®, Bonasol®), l’acido clodronico (come Clasteon®) e l’acido etidronico (come Etidron®).

Il calcio si lega inoltre agli ormoni tiroidei (levotiroxina come Eutirox®).

Determinati diuretici aumentano il livello di calcio nel sangue e non dovrebbero essere assunti insieme a preparati a base di calcio senza aver prima consultato il medico. Al gruppo appartengono diuretici tiazidici come l’idroclorotiazide (ad esempio Idroclorotiazide®, Esidrex®), l’indapamide (ad esempio Damide®, Ipamix®) e lo xipamide (ad esempio Aquafor®, Neotri®).

Chi impiega regolarmente preparati a base di calcio contro i bruciori di stomaco (ad esempio antiacidi con carbonato di calcio come Rennie®) non dovrebbe far uso di altri integratori del minerale.

Il calcio non dovrebbe essere assunto se già presente in livelli oltre la norma (ipercalcemia), ad esempio in caso di iperparatiroidismo, metastasi ossee, tumore al midollo osseo o sarcoidosi, una malattia infiammatoria dei tessuti.

Chi soffre di malattie renali croniche non è in grado di eliminare correttamente i minerali, pertanto, se si assumono integratori, i loro livelli ematici potrebbero superare i valori normali.

Gli antiossidanti contrastano le infiammazioni e i danni ai tessuti

Meccanismo d’azione degli antiossidanti

In seguito all’intervento il tessuto intorno all’impianto è esposto ai radicali liberi e allo stress ossidativo. Gli impianti dentari contengono soprattutto metalli che potenziano lo stress ossidativo e possono causare infiammazioni e danni tessutali. Gli antiossidanti come la vitamina E, la vitamina C e il selenio possono catturare i radicali liberi e contrastare i danni causati al parodonto.

Al termine di una meta-analisi i ricercatori hanno concluso che le persone con impianti ben radicati mostravano una concentrazione di antiossidanti nella saliva superiore rispetto alle persone con aree infiammate intorno all’impianto.

Gli antiossidanti possono contrastare l’effetto dannoso dei radicali liberi. Secondo il risultato di un’analisi del comportamento alimentare, le vitamine C ed E potrebbero prevenire le malattie del parodonto. Inoltre, uno studio sugli animali ha mostrato che il resveratrolo, un flavonoide, supporta la guarigione ossea. Un altro studio sempre sugli animali ha mostrato i risultati positivi ottenuti con il licopene. Quest’ultimo favorisce la stabilizzazione degli impianti e potrebbe evitare la perdita ossea. Inoltre, uno studio preliminare evidenzia che la vitamina C supporta la cicatrizzazione dopo l’inserimento di un impianto dentale.

La letteratura in merito non è ancora sufficiente per poter valutare in modo definitivo se gli antiossidanti possono recare beneficio nel lungo termine alle persone con impianti dentali. Tuttavia, considerati i loro effetti positivi, si può affermare che gli integratori di antiossidanti contribuiscono a garantire un sufficiente apporto.

Dosaggio e consigli sull’assunzione di antiossidanti

Per favorire il processo di guarigione degli impianti dentali e prevenire danni ai tessuti, gli esperti in micronutrienti consigliano un composto di più antiossidanti che includa ad esempio:

  • Vitamina C: 100 milligrammi al giorno
  • Vitamina E: da 10 a 20 milligrammi al giorno
  • Resveratrolo: da 5 a 10 milligrammi al giorno
  • Selenio: da 50 a 70 microgrammi al giorno

Si consiglia di assumere gli antiossidanti insieme ai pasti, quando sono più tollerabili. Inoltre, gli antiossidanti liposolubili come la vitamina E sono assorbiti meglio insieme ai grassi contenuti negli alimenti.

Consiglio

La vitamina C blocca l’assorbimento del selenio contenuto nel selenito di sodio. Occorre fare attenzione ad assumere integratori combinati che contengono solo selenato di sodio, perché questo legame non viene influenzato dalla vitamina C.

Immagine dello stress ossidativo
Lo stress ossidativo può danneggiare le cellule e, in caso di impianti dentali, può causare danni ai tessuti e infiammazioni. Per evitarlo è importante seguire una dieta ricca di antiossidanti. Immagine: FancyTapis/iStock/Getty Images Plus

Determinazione dei livelli di antiossidanti in laboratorio

Un composto che include dosi ridotte di vari antiossidanti può essere assunto senza problemi e senza doversi prima sottoporre a controlli ematici. Tuttavia, in alcuni casi un esame del sangue può essere utile per rilevare l’eventuale carenza o assenza di un singolo antiossidante.

Ad esempio, è possibile determinare i livelli di selenio misurandone la quantità nel sangue intero, che contiene tutte le cellule ematiche, dove il selenio è maggiormente presente. I valori normali sono compresi tra 120 e 150 microgrammi per millilitro.

Esistono anche altri test per determinare il livello di antiossidanti che variano da laboratorio a laboratorio. Bisogna quindi tenere presente i valori normali specifici di ogni singolo centro.

Antiossidanti: da considerare in caso di malattie

Chi soffre di malattie renali non dovrebbe assumere integratori a base di selenio senza che un medico abbia controllato prima i suoi valori ematici. Una funzione renale compromessa può ridurre l’escrezione del selenio, aumentando il pericolo di sovradosaggio.

Le vitamine del gruppo B possono favorire la guarigione delle ferite

Meccanismo d’azione delle vitamine del gruppo B

Le vitamine del gruppo B sono importanti per la guarigione delle ferite perché stimolano ad esempio la divisione cellulare e supportano la produzione di collagene, un componente importante del tessuto connettivo. Inoltre, contribuiscono a degradare una citotossina, l’omocisteina, che se raggiunge livelli elevati nel sangue potrebbe danneggiare le ossa e favorire fratture ossee e osteoporosi.

I risultati di diversi studi osservazionali mostrano che le persone con parodontite cronica presentavano livelli di omocisteina superiori a quelli di persone sane. Il collegamento tra parodontite e vitamine del gruppo B è già stato dimostrato. Uno studio clinico su un numero ridotto di soggetti ha evidenziato che la gengiva aderiva meglio alla radice del dente nelle persone che assumevano vitamine del gruppo B.  

Occorre tuttavia valutare ancora se l’efficacia delle vitamine del gruppo B sulla rigenerazione dei tessuti e sui livelli di omocisteina potrebbe migliorare anche la guarigione e la tenuta degli impianti dentali. In ogni caso, chi si sottopone a un impianto dentale dovrebbe sempre fare attenzione e assumere quantità sufficienti di vitamine del gruppo B.

Dosaggio e consigli sull’assunzione delle vitamine del gruppo B

I medici specializzati in micronutrienti consigliano le seguenti dosi di vitamine del gruppo B per garantire un apporto sufficiente:

  • da 1 a 2 milligrammi di vitamina B2
  • da 2 a 5 milligrammi di vitamina B6
  • da 200 a 400 microgrammi di acido folico (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico, 5-MTHF)
  • da 5 a 10 microgrammi di vitamina B12 (sotto forma di metilcobalamina)

Si consiglia un integratore combinato che contenga tutte le vitamine del gruppo B perché in molte funzioni interagiscono tra loro e svolgono un ruolo combinato. Per ridurre un livello di omocisteina già superiore alla norma si consigliano dosi superiori di vitamine del gruppo B.

È preferibile assumerle insieme ai pasti, perché sono meno tollerabili a stomaco vuoto.

Determinazione dei livelli di omocisteina in laboratorio

Chi si sottopone a un impianto dentale dovrebbe controllare i propri livelli di omocisteina, che, se si mantengono elevati per lungo tempo, possono danneggiare le ossa. L’omocisteina viene misurata nel plasma, la parte liquida del sangue priva di cellule ematiche, e i suoi valori normali sono compresi tra 5 e 9 micromoli per litro.

Vitamine del gruppo B: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

Chi soffre di malattie renali può assumere la vitamina B12 solo sotto forma di metilcobalamina e non di cianocobalamina, poiché è stato dimostrato che quest’ultima, a dosi elevate, è dannosa per i reni.

I farmaci contro il bruciore di stomaco a base di alluminio (antiacidi) formano insieme alla vitamina B2 composti che l’organismo non è in grado di assorbire. Devono quindi essere assunti a distanza di due-tre ore.

In caso di malattie infettive si ricorre a farmaci a base di trimetoprim, proguanil (Malarone®) e pirimetamina (Metakelfin®), la cui efficacia è ridotta dall’acido folico.

La bromelina ha un effetto decongestionante e può alleviare i dolori

Meccanismo d’azione della bromelina

La bromelina è il nome di un enzima contenuto nell’ananas che ha un effetto decongestionante, dovuto probabilmente alle sue proprietà antinfiammatorie. Ecco perché la bromelina potrebbe essere efficace anche dopo un intervento di impianto dentale.

Una meta-analisi e alcuni studi preliminari hanno mostrato come la bromelina assunta nei primi giorni successivi a un’operazione potrebbero ridurre infiammazioni, gonfiori e dolori, nonché il tempo di guarigione. Sembra che questo effetto sia particolarmente evidente per interventi alla testa accompagnati da gonfiore nella zona del viso e del naso, come accade dopo interventi di chirurgia dentale. Anche se l’efficacia della bromelina sugli impianti dentali non è ancora stata oggetto di studi, vale la pena provare ad assumerla, per lo meno per approfittare delle sue proprietà antinfiammatorie e decongestionanti.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della bromelina

Ananas tagliato
La bromelina si estrae dall’ananas acerbo, mentre in quello maturo la quantità di questo enzima si riduce. Per raggiungerne la concentrazione efficace se ne dovrebbero mangiare ogni giorno diverse decine di chili. Immagine: Viktar/iStock/Getty Images Plus

Dopo un intervento ai denti si consiglia di assumere da 1.000 a 3.000 unità F.I.P. (Fédération Internationale Pharmaceutique; unità di misura dell’attività enzimatica) di bromelina, corrispondenti a circa 200-600 milligrammi di bromelina. Poiché quest’ultima blocca la coagulazione, non andrebbe assunta prima di interventi chirurgici o dentali.

Si consiglia di distribuire la quantità giornaliera in piccole dosi, ad esempio 1.000 unità F.I.P. tre volte al giorno. Inoltre, gli integratori di bromelina andrebbero presi lontani dai pasti, un’ora prima o due ore dopo aver mangiato, così da ottenere l’effetto ottimale.

Bromelina: da considerare in caso di gravidanza, allattamento, assunzione di farmaci e allergie

Durante la gravidanza e l’allattamento si dovrebbe ricorrere alla bromelina solo dopo aver consultato il proprio medico, perché non ci sono ancora studi e non si può escludere che ci siano dei rischi, soprattutto nei primi mesi di gravidanza.

La bromelina può aumentare l’assorbimento degli antibiotici, che possono così avere effetti incontrollati e collaterali. Si consiglia quindi di consultare sempre il medico prima di iniziare l’assunzione. Tra gli antibiotici interessati si annoverano quelli che contengono i seguenti principi attivi: eritromicina (come Eritrocina®, Lauromicina®), claritromicina (come Clamodin®, Claritrol®), tetraciclina (come Farmodoxi®), inibitori della DNA girasi e chinolina.

L’assunzione di bromelina insieme a farmaci anticoagulanti è sconsigliata perché aumenta il rischio di emorragia. Questi farmaci includono gli anticoagulanti cumarinici come il fenprocumone, il warfarin (Coumadin®) e l’eparina (Calciparina®) e gli antinfiammatori non steroidei (come Aspirina®). Si consiglia prudenza anche a chi soffre di coagulopatie.

Poiché viene estratta dall’ananas, chi è allergico a questo frutto dovrebbe evitarla perché può contenerne ancora delle tracce.

Gli acidi grassi omega-3 hanno proprietà antinfiammatorie

Meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3

In linea generale chi deve sottoporsi a interventi al cavo orale dovrebbe seguire un’alimentazione che contenga antinfiammatori, soprattutto gli acidi grassi omega-3. Per combattere l’infiammazione sono particolarmente efficaci l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA). Non sono stati ancora condotti studi per valutare l’efficacia degli omega-3 negli interventi di implantologia dentale.

Tuttavia, un primo studio clinico condotto su pazienti con parodontite ha dimostrato che gli omega-3 alleviavano l’infiammazione gengivale. Anche numerosi studi preliminari hanno rivelato che gli omega-3 potrebbero diminuire il rischio di emorragia, ridurre il numero di marcatori dell’infiammazione in caso di parodontite e alleviare anche le gengiviti. Altri studi preliminari non hanno invece evidenziato alcun effetto degli omega-3 in pazienti con parodontite, quindi non è possibile giungere a una conclusione univoca.

Grazie alle loro proprietà antinfiammatorie, però, gli omega-3 potrebbero essere utili anche in soggetti con impianti dentali e favorire la guarigione.

Dosaggio e consigli sull’assunzione degli acidi grassi omega-3

Dopo un intervento di implantologia dentaria gli esperti in micronutrienti consigliano 700 milligrammi di omega-3 al giorno, prediligendo integratori con un elevato contenuto di acido eicosapentaenoico (EPA), che ha una forte azione antinfiammatoria.

Il fabbisogno di omega-3 può essere coperto con il consumo di pesce. Chi non ne mangia può ricorrere a integratori di pesce oppure di olio di krill di alta qualità. Le capsule di olio di pesce andrebbero prese insieme a un pasto perché hanno bisogno dei grassi contenuti negli alimenti per poter essere assorbite.

Date le loro proprietà anticoagulanti, gli omega-3 andrebbero assunti solo dopo un intervento.

Determinazione dei livelli di acidi grassi omega-3 in laboratorio

L’indice omega-3 consente di rilevare la presenza di acidi grassi omega-3 nel sangue misurando la loro percentuale nei globuli rossi. L’indice è espresso in percentuale e dovrebbe essere superiore all’8 percento, ad indicare che 8 acidi grassi su 100 presenti nei globuli rossi sono acidi grassi omega-3 di alta qualità.

Acidi grassi omega-3: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie

Poiché gli acidi grassi omega-3 hanno un effetto anticoagulante, se assunti a dosi superiori a 1.000 milligrammi possono potenziare l’azione dei farmaci anticoagulanti. Si consiglia quindi di sentire il parere del proprio medico. Tra gli anticoagulanti interessati figurano i derivati cumarinici come il fenprocumone o il warfarin (Coumadin®), l’acido acetilsalicilico (ASA, Aspirina®), l’eparina (Clexane®) e i nuovi anticoagulanti orali come l’apixaban (Eliquis®), il dabigatran (Pradaxa®), l’edoxaban (Lixiana®) e il rivaroxaban (Xarelto®). Anche chi soffre di coagulopatie dovrebbe consultare il medico, che deciderà in merito all’assunzione di omega-3.

Gli acidi grassi omega-3 non andrebbero assunti in caso di malattie epatiche improvvise e pancreatite o colecistite acuta.

I probiotici riequilibrano la flora del cavo orale

Meccanismo d’azione dei probiotici

Le infiammazioni agli impianti dentali sono dovute anche a determinati batteri del cavo orale. I probiotici sono batteri "buoni" che soppiantano i batteri che causano infiammazioni. I probiotici potrebbero quindi riequilibrare la flora orale e favorire così l’integrazione degli impianti dentali.

Due studi clinici condotti su un numero ridotto di partecipanti e uno studio preliminare hanno mostrato come il ceppo batterico Lactobacillus reuteri era in grado di ridurre i disturbi e il sanguinamento gengivale nei pazienti con infiammazioni nell’area dell’impianto e di bloccare le reazioni infiammatorie. Un altro studio preliminare non ha però rilevato alcun miglioramento significativo delle infiammazioni.

Sono quindi necessari ulteriori studi clinici per confermare i vantaggi dei probiotici in caso di impianti dentali. La letteratura è però promettente, soprattutto in caso di infiammazioni croniche associate a parodontite, pertanto si consiglia sempre di ricorrere ai probiotici anche dopo un’implantologia dentale.

Dosaggio e consigli sull’assunzione dei probiotici

Donna che prende una compressa di probiotici
Uno squilibrio dei batteri che vivono nel cavo orale contribuisce alle infiammazioni agli impianti dentali. I batteri "buoni" possono quindi aiutare a ridurre il rischio di complicazioni. Immagine: Martin Barraud/iStock/Getty Images Plus

In caso di infiammazioni nell’area degli impianti dentali gli esperti in micronutrienti consigliano da 2 a 4 miliardi di batteri al giorno (da 2 x 109 a 4 x 109 unità formanti colonie). Si consigliano compresse orosolubili o gomme da masticare, che consentono ai batteri di restare a lungo nel cavo orale e agire localmente.

I ceppi batterici Lactobacillus reuteri, Lactobacillus rhamnosus e Lactobacillus salivarius si sono rivelati particolarmente efficaci in caso di infiammazioni gengivali.

Probiotici: da considerare in caso di malattie

Si sconsiglia l’uso di probiotici a pazienti molto deboli con difese immunitarie basse, a persone con catetere venoso centrale (ad esempio sottoposti a chemioterapia) e a chi soffre di valvulopatie e di sindrome dell’intestino corto, poiché in rari casi la debolezza del sistema immunitario può comportare il rischio di infezioni.

Alcuni batteri probiotici come il Lactobacillus reuteri potrebbero produrre istamina a livello intestinale che, in pazienti intolleranti, può causare disturbi.

Ossa sane con gli isoflavoni

Meccanismo d’azione degli isoflavoni

Durante la menopausa le donne sono soggette ad una diminuzione dei livelli di estrogeni e, di conseguenza, anche ad un maggior indebolimento osseo. Gli isoflavoni contenuti nella soia e nel trifoglio hanno effetti parziali simili a quelli degli ormoni. Due studi osservazionali su un grande numero di soggetti e uno studio clinico hanno dimostrato che gli isoflavoni migliorano la densità ossea e ne contrastano lo sfaldamento nelle donne in menopausa.

Non sono ancora stati condotti studi sull’efficacia degli isoflavoni sulla stabilità degli impianti dentali, ma i risultati ottenuti finora mostrano che hanno un effetto positivo sul metabolismo delle ossa e potrebbero quindi essere efficaci anche in questo caso. Le donne in menopausa, in particolare, potrebbero trarne beneficio e quindi provare ad assumerli.

Dosaggio e consigli sull’assunzione degli isoflavoni

Durante la menopausa si consigliano da 35 a 70 milligrammi al giorno di isoflavoni, ad esempio contenuti nella soia, a sostegno delle ossa, da assumersi preferibilmente insieme ai pasti, quando sono più tollerabili.

Isoflavoni: da considerare in caso di tumore, assunzione di farmaci e allergie

Le donne che hanno sofferto di cancro al seno o sono geneticamente esposte a questo rischio non dovrebbero assumere isoflavoni, perché il loro effetto simile a quello degli estrogeni potrebbe aumentare il rischio di recidiva di tali forme tumorali dipendenti dagli ormoni.

Gli isoflavoni riducono l’efficacia degli antiestrogeni come il farmaco antitumorale tamoxifene (ad esempio Kessar®, Nolvadex®). Si sconsiglia pertanto l’assunzione in concomitanza con gli antiestrogeni.

Gli isoflavoni contenuti nella soia possono limitare l’assorbimento a livello intestinale del farmaco tiroideo levotiroxina, riducendone l’efficacia. Potrebbe quindi essere necessario che il medico ne regoli la dose.

Anche i soggetti allergici al polline di betulla devono prestare attenzione, perché gli isoflavoni contenuti nella soia potrebbero causare allergie incrociate.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate in caso di impianti dentali

 

Vitamine

Vitamina D

da 1.000 a 2.000 unità internazionali (UI)

Vitamina C

100 milligrammi (mg)

Vitamina E

da 10 a 20 milligrammi

Vitamina B2

da 1 a 2 milligrammi

Vitamina B6

da 2 a 5 milligrammi

Vitamina B12

da 5 a 10 microgrammi (µg) (sotto forma di metilcobalamina)

Acido folico

da 200 a 400 microgrammi (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico)

  
 

Minerali

Calcio

da 600 a 800 milligrammi

Magnesio

da 300 a 800 milligrammi

Zinco

da 10 a 30 milligrammi

Boro

da 3 a 6 milligrammi

Acido silicico

100 milligrammi

Selenio

da 50 a 70 microgrammi

  
 

Flavonoidi

Bromelina

da 1.000 a 3.000 unità F.I.P. (corrispondenti a 200-600 milligrammi)

Isoflavoni

da 35 a 70 milligrammi

Resveratrolo

da 5 a 10 milligrammi

 

 
 

Altro

Acidi grassi omega-3

700 milligrammi

Probiotici

da 2 a 4 miliardi (da 2 x 109 a 4 x 109 unità formanti colona [UFC])

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami del sangue consigliati in caso di impianti dentali

 

Valori normali

Vitamina D

da 40 a 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml)

Magnesio (sangue intero)

da 1,38 a 1,5 millimoli per litro (mmol/l)

Selenio (sangue intero)

da 120 a 150 microgrammi per litro (µg/l)

Omocisteina

da 5 a 9 micromoli per litro (µmol/l)

Indice omega-3

superiore all’8 percento (%)

Classificazione

Riepilogo

I micronutrienti supportano la guarigione della ferita, l’integrazione e la tenuta degli impianti dentali nell’osso. La vitamina D e i minerali quali calcio, magnesio, zinco, boro e acido silicico sono fondamentali per il metabolismo osseo perché incrementano la stabilità delle ossa, ne migliorano la densità e potrebbero supportare l’integrazione dell’impianto.

Gli antiossidanti come le vitamina C ed E, il selenio e il resveratrolo riducono lo stress ossidativo causato dal metallo contenuto nell’impianto e dalle infiammazioni. In questo modo prevengono i danni ai tessuti e favoriscono la guarigione della ferita. Le vitamine del gruppo B stimolano la divisione cellulare, supportano la rigenerazione dei tessuti e riducono la concentrazione di una citotossina, l’omocisteina. Le vitamine del gruppo B potrebbero migliorare la guarigione della ferita dopo un intervento di implantologia dentale e migliorare la tenuta dell’impianto.

La bromelina ha proprietà decongestionanti, analgesiche e antinfiammatorie e potrebbe così risultare vantaggiosa una volta inserito l’impianto. Anche gli acidi grassi omega-3 hanno proprietà antinfiammatorie, e sebbene la loro efficacia in caso di impianti dentali non sia ancora stata confermata in modo chiaro, potrebbero contribuire alla guarigione. I probiotici riequilibrano la flora del cavo orale e i loro effetti contro le infiammazioni di natura batterica potrebbero essere promettenti. Gli isoflavoni possono essere utili in particolare per le donne in menopausa perché contrastano la distruzione delle ossa.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

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