Come trattare le alterazioni della flora intestinale

In che modo la medicina dei micronutrienti può riequilibrare l’intestino crasso

L’intestino crasso è la sede di innumerevoli microrganismi, soprattutto batteri, che nel complesso vengono definiti flora intestinale. I batteri intestinali svolgono importanti funzioni metaboliche e aiutano il sistema immunitario, ma se il numero di batteri nocivi o patogeni supera quello dei batteri "buoni", si ha uno squilibrio a livello intestinale, denominato alterazione della flora intestinale o disbiosi. I sintomi possono essere problemi digestivi come diarrea o stipsi, ma anche stanchezza e mal di testa. Scoprite qui come la medicina dei micronutrienti può riequilibrare la flora intestinale nell’intestino crasso e aiutare i batteri "buoni" a svolgere le loro funzioni indisturbati.

Dottoressa che tiene in mano un tablet con il grafico di un intestino
In caso di alterazione della flora intestinale, il rapporto tra batteri sani e batteri patogeni nell’intestino crasso è alterato. Immagine: Natali_Mis/iStock/Getty Images Plus

Cause e sintomi

Che cosa si intende con disbiosi?

L’apparato digerente, soprattutto l’intestino crasso, è la sede di una grande varietà di microrganismi, soprattutto batteri. Di questi, oltre 100 miliardi costituiscono la flora intestinale (microbioma), che protegge l’intestino dalle infezioni, supporta il sistema immunitario, produce acidi grassi a catena corta e vitamine e garantisce il mantenimento di un valore di pH ottimale. Se la flora intestinale è costituita principalmente da batteri patogeni, subisce uno squilibrio e non è più in grado di svolgere le sue funzioni. Si parla in questo caso di disbiosi (squilibrio).

Cause delle alterazioni della flora intestinale

La flora intestinale è un sistema delicato, il cui equilibrio può essere alterato da diversi fattori, come ad esempio:

  • Infezioni batteriche: i batteri che causano la diarrea o il batterio gastrico Helicobacter pylori irritano la mucosa intestinale.
  • Alimentazione scorretta: una dieta ricca di grassi e zuccheri favorisce lo sviluppo di batteri nocivi.
  • Stress: anche lo stress fisico ed emotivo influisce sulla flora intestinale e, in questo caso, i batteri dannosi hanno gioco facile.
  • Intolleranze alimentari: le intolleranze al fruttosio, al glutine e al lattosio possono causare irritazioni e danneggiare l’equilibrio della flora intestinale.
  • L’alcol irrita le cellule del tratto gastrointestinale e favorisce lo sviluppo di vari fattori infiammatori che danneggiano i batteri intestinali sani.
  • Inquinanti: l’organismo può assorbire mercurio e piombo attraverso l’alimentazione e favorire così la disbiosi.
  • Farmaci: gli antibiotici eliminano non solo i batteri patogeni ma anche quelli buoni. Più ampio è lo spettro d’azione di questi farmaci e maggiore è la durata della terapia, maggiori saranno i danni alla flora intestinale. L’equilibrio della flora può essere danneggiato anche da altri farmaci quali i lassativi e la pillola anticoncezionale.

Sintomi dell’alterazione della flora intestinale

L’alterazione della flora intestinale si manifesta principalmente sotto forma di gonfiore addominale, spesso accompagnato da flatulenza o problemi digestivi, sensazione di sazietà e nausea. Altri sintomi frequenti sono diarrea e stipsi. Tuttavia, la disbiosi non compromette solo la digestione, ma può anche causare altri disturbi quali stanchezza, spossatezza, mal di testa e problemi di concentrazione. Inoltre, le persone colpite da alterazioni della flora intestinale sono anche più esposte alle infezioni.

Conseguenze dell’alterazione della flora intestinale

Immagine di diversi batteri
Tra i batteri "buoni" figurano ad esempio i bifidobatteri e i lattobacilli, a cui si aggiunge l’E. coli, nonostante spesso quest’ultimo sia associato alle intossicazioni alimentari. In realtà, la maggior parte dei ceppi di E. coli è innocua e fa parte della naturale flora batterica intestinale. Immagine: Bezvershenko/iStock/Getty Images Plus

La flora intestinale determina quali componenti alimentari e altre sostanze sono innocui o pericolosi per il sistema immunitario. In caso di disbiosi, il sistema immunitario può risultare troppo sensibile oppure non reagire in modo adeguato. Di conseguenza, può attaccare le cellule innocue, portando a malattie autoimmuni, oppure causare infezioni. La disbiosi comporta a lungo termine modifiche della mucosa intestinale, che risulta meno impermeabile e non è più in grado di difendersi dalle sostanze nocive. La barriera intestinale è una barriera importante che separa l’interno dell’organismo dal mondo esterno.

Le alterazioni della flora intestinale possono essere associate a diverse patologie. Finora non è ancora chiaro se la disbiosi è causa o conseguenza di queste patologie. Alcuni esempi sono:

  • Malattie intestinali: infiammazioni croniche intestinali come il morbo di Crohn o la sindrome dell’intestino irritabile
  • Intolleranze alimentari
  • Malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide
  • Malattie allergiche come raffreddore da fieno, asma, neurodermite o eczemi

Si presume inoltre che la flora intestinale sia correlata alle seguenti malattie: sclerosi multipla, depressione, emicrania, cancro, diabete mellito e malattie cardiovascolari. I ricercatori stanno studiando ora quale sia l’influenza dell’intestino sull’insorgenza di tali malattie.

Classificazione

Obiettivi del trattamento

Qual è il trattamento classico delle alterazioni della flora intestinale?

Al momento non esiste una terapia classica per le alterazioni della flora intestinale, né sono state redatte delle linee guida in merito. In linea di massima lo scopo è cercare di evitare influenze dannose. Considerato ad esempio il fatto che gli antibiotici alterano in modo significativo la composizione della flora intestinale, è necessario valutare in modo critico i rischi e i benefici di una terapia antibiotica.

Anche l’alimentazione influenza la flora intestinale, quindi occorre assicurarsi che sia equilibrata. Si consiglia di preferire alimenti ricchi di fibre, ridurre il consumo di zucchero ed evitare piatti molto ricchi di grassi. Si dovrebbero anche evitare alimenti che causano gonfiore (come ad esempio il cavolo) e gli alcolici. Una seduta da un consulente alimentare e un piano nutrizionale adatto potrebbero migliorare questo disturbo.

A volte, in caso di alterazioni della flora intestinale si raccomanda di sottoporsi a una "pulizia intestinale", ma poiché non si hanno a disposizione studi significativi sul suo successo, questo trattamento non è accreditato né risolutivo del problema. La pulizia intestinale può essere eseguita con metodi diversi, ad esempio con clisteri o con sedute di digiuno.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

Alimenti ricchi di fibre

I batteri intestinali si nutrono di fibre, come l'amido resistente estratto dal mais, che sono quindi una componente fondamentale della medicina dei micronutrienti, utilissima in caso di alterazioni della flora intestinale.

Determinate sostanze possono aiutare la membrana intestinale e rafforzare la barriera dell'intestino e le difese immunitarie, ristabilendo l'equilibrio intestinale e bloccando i batteri nocivi. La medicina dei micronutrienti utilizza con successo le seguenti sostanze:

  • L'amido resistente è l'alimento dei batteri intestinali "buoni".
  • I probiotici riforniscono l'intestino crasso di batteri buoni.
  • Gli acidi grassi omega-3 hanno proprietà antinfiammatorie.
  • La glutammina rafforza la barriera intestinale.
  • I flavonoidi sembrano in grado di regolare la flora intestinale.
Classificazione

Consiglio

Molto spesso, per combattere i disturbi della flora batterica intestinale, gli esperti in micronutrienti consigliano di assumere un preparato combinato contenente le vitamine del gruppo B. Le vitamine del gruppo B sono importanti per avere una mucosa intestinale sana. L'organismo ne ha bisogno, ad esempio, per la divisione cellulare nell'intestino e per la produzione di energia nelle cellule. Queste vitamine sono carenti soprattutto nelle persone che soffrono di malattie infiammatorie intestinali.

Trattamento con i micronutrienti

L’amido resistente è l’alimento dei batteri intestinali

Meccanismo d’azione dell’amido resistente

L’amido resistente è una fibra che l’organismo non è in grado di digerire ma che è molto importante per i batteri intestinali, che lo utilizzano per produrre acidi grassi a catena corta, responsabili di fornire energia alle cellule nell’intestino crasso. L’acido butirrico a catena corta (butirrato), in particolare, ha proprietà antinfiammatorie. Inoltre, gli acidi grassi a catena corta riducono il valore del pH e forniscono le condizioni ottimali per mantenere sana la flora intestinale. Un primo studio ha confermato che un’alimentazione arricchita con amido resistente è in grado di modificare positivamente la composizione batterica.

È possibile che l’amido resistente favorisca la guarigione in caso di diarrea. Un primo studio condotto su 183 bambini di età compresa tra sei mesi e tre anni ha mostrato come l’amido resistente sia in grado di ridurre sensibilmente la durata dei casi di diarrea rispetto alla terapia standard. Ciò è stato confermato da un ulteriore studio preliminare condotto su adulti che soffrivano di diarrealiquida. Rispetto a una soluzione zuccherina, l’amido resistente ha ridotto del 55 percento i casi di diarrea e il peso delle feci (e, quindi, anche la quantità di liquidi persi) già dopo 12 ore.

Amido resistente: dosaggio e consigli sull’assunzione

In caso di alterazione della flora intestinale nell’intestino crasso, gli esperti in micronutrienti consigliano di assumere ogni giorno fino a 25 grammi di amido resistente (ad esempio sotto forma in polvere), da distribuire nel corso della giornata insieme ai pasti, ad esempio assumendone tre dosi al giorno da 8 grammi ciascuna. Inoltre, occorre bere molta acqua.

Consiglio

Inizialmente l’amido resistente può causare flatulenza, quindi si raccomanda di iniziare lentamente finché l’intestino non si è abituato a un incremento dell’apporto di fibre. Ad esempio, all’inizio sono consigliati 8 grammi al giorno. Una volta verificato che l’organismo li tollera senza problemi, è possibile aumentare la dose.

I probiotici aiutano a riequilibrare la flora intestinale

Meccanismo d’azione dei probiotici

I probiotici includono batteri vivi "buoni", come i batteri lattici.Una volta assunti, si stabiliscono nell’intestino crasso, dove esercitano il loro effetto positivo sulla salute: competono ad esempio con i batteri cattivi per accaparrarsi le sostanze nutritive e influiscono in modo positivo sulla composizione della flora intestinale. I probiotici supportano anche il sistema immunitario e aiutano l’organismo a proteggersi dagli agenti patogeni, aumentando la produzione di anticorpi. Rafforzano inoltre la barriera intestinale ed evitano che le sostanze nocive penetrino nell’organismo attraverso la mucosa intestinale.

Un primo studio condotto su 60 adulti con sindrome dell’intestino irritabile ha mostrato come una cura a base di Lactobacillus plantarum riducesse flatulenza e dolori. Anche i pazienti con intestino irritabile arruolati in uno studio clinico hanno mostrato dei miglioramenti dopo aver assunto una miscela probiotica a base di lattobacilli, bifidobatteri eStreptococcus thermophilus. In tale studio i probiotici consentivano non solo di alleviare i dolori, ma anche di stabilizzare la composizione della flora intestinale. Anche uno studio preliminare su soggetti sani ha confermato che l’integrazione di lattobacilli e bifidobatteri faceva aumentare il numero di batteri buoni e diminuire quello di batteri nocivi.

L’effetto dei probiotici è stato studiato anche in relazione all’assunzione di antibiotici. Una meta-analisi ha concluso che i casi di diarrea dovuta agli antibiotici sono più rari se i soggetti assumono probiotici. Negli studi analizzati, tipologie di batteri come Lactobacillus rhamnosus e Saccharomyces boulardii sono risultati particolarmente efficaci.

Immagine di batteri
Gli integratori a base di batteri probiotici aiutano a riequilibrare la flora intestinale. Alcuni studi hanno dimostrato come questi batteri possano ad esempio alleviare disturbi quali flatulenza, diarrea e stati dolorosi. Immagine: Rost-9D/iStock/Getty Images Plus

Dosaggio e consigli sull’assunzione dei probiotici

Per riequilibrare la flora intestinale è necessario assumere i probiotici ogni giorno per un lungo periodo di tempo. Inoltre, per garantire che i batteri raggiungano l’intestino crasso, gli integratori dovrebbero contenerne almeno un miliardo (1 x 109 di unità formanti colonie). In un primo studio condotto su pazienti con intestino irritabile, è stata utilizzata una dose pari a 50 milioni (5 x 107).

Per ottenere un effetto positivo, i medici specializzati in micronutrienti consigliano tuttavia una dose maggiore, ad esempio pari ad almeno 10 miliardi (10 x 109). Consigliano anche di scegliere integratori combinati che contengano diversi lattobacilli e bifidobatteri, perché si presume che in questo modo si possano integrare i vari effetti e che si garantiscano le più alte probabilità di sopravvivenza a livello intestinale.

I probiotici sono disponibili sotto forma di polvere o capsule. Per ottenere la massima efficacia, i probiotici andrebbero assunti insieme a un pasto leggero, per consentire loro di attraversare rapidamente lo stomaco ed evitare danni eccessivi causati dagli acidi gastrici.

Consiglio

Anche yogurt e formaggio contengono batteri vivi, ma spesso in quantità insufficienti. Il numero di batteri dipende dalla preparazione e dalla durata di conservazione. Sebbene uno studio clinico abbia mostrato come uno yogurt probiotico fosse generalmente efficace, i medici specializzati in micronutrienti consigliano un integratore con un numero di batteri ben definito.

Probiotici: da considerare in caso di malattie

È possibile che alcuni probiotici producano istamina nell’intestino. Tra questi figurano: Lactobacillus casei, Lactobacillus delbrueckii ssp. bulgaricus, Lactobacillus reuteri, Lactococcus lactis ed Enterococcus faecium. I probiotici possono quindi risultare nocivi per le persone intolleranti all’istamina.

Si sconsiglia l’uso di probiotici a pazienti molto deboli con difese immunitarie basse, a persone con catetere venoso centrale (ad esempio sottoposti a chemioterapia) e a chi soffre di valvulopatie e di sindrome dell’intestino corto.

Gli acidi grassi omega-3 combattono le infiammazioni

Meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3

Gli acidi grassi omega-3 alleviano le infiammazioni: l’organismo è in grado di utilizzare gli acidi grassi omega-3, in particolare l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), per produrre sostanze con proprietà antinfiammatorie che bloccano la produzione di agenti infiammanti.

Studi osservazionali hanno dimostrato che c’è un legame tra le alterazioni della flora intestinale con processi infiammatori cronici e i disturbi metabolici, che può portare a patologie quali adiposità o diabete. In linea generale, gli omega-3 si sono dimostrati un valido supporto in caso di patologie di natura infiammatoria. Alcuni studi clinici hanno mostrato gli effetti positivi degli omega-3 in caso di artrite reumatoide e calcificazioni nei vasi. Inoltre, possono essere d’aiuto contro le malattie infiammatorie croniche intestinali.

Potrebbero favorire anche la flora intestinale e, parimenti alle fibre, fornire componenti indigeribili che nutrono i batteri buoni. I primi studi condotti in merito hanno mostrato che gli omega-3 riducono il batterio intestinale Faecalibacterium, solitamente presente in numero elevato nei pazienti che soffrono di intestino irritabile, e che aumentano al contempo il numero di batteri che producono acidi grassi a catena corta con proprietà antinfiammatorie. Quest’ultimo effetto è stato confermato anche da un ulteriore studio preliminare. I risultati ottenuti sono promettenti, ma è necessario che siano ora sostenuti da ulteriori studi.

Dosaggio e consigli sull’assunzione degli acidi grassi omega-3

In caso di malattie infiammatorie, gli esperti in micronutrienti consigliano di assumere ogni giorno da 1.000 a 2.000 milligrammi di omega-3, preferibilmente contenuti in olio di pesce o di krill, ricchi di EPA e DHA. Si dovrebbero preferire gli integratori con una quantità elevata di EPA (ad esempio 1.400 milligrammi), poiché l’EPA ha un forte effetto antinfiammatorio. 

L’efficacia degli omega-3 è maggiore se assunti insieme a pasti contenenti alimenti grassi.

Consiglio

Sul mercato esistono integratori a base di omega-3 con differenze qualitative. Sono da prediligere gli integratori purificati, privi di sostanze nocive e residui indesiderati.

Determinazione dei livelli di acidi grassi omega-3 in laboratorio

L’Indice omega-3 consente di determinare un’eventuale carenza. Questo esame di laboratorio misura la percentuale degli acidi grassi omega-3 nei globuli rossi (eritrociti). L’indice omega-3 è espresso in percentuale e dovrebbe essere superiore a 8, ad indicare che 8 acidi grassi su 100 presenti nei globuli rossi sono acidi grassi omega-3 di alta qualità.

Acidi grassi omega-3: da considerare in caso di assunzione di anticoagulanti, malattie e prima di interventi chirurgici

Poiché gli acidi grassi omega-3 hanno un effetto anticoagulante, se assunti a dosi superiori a 1.000 milligrammi possono potenziare l’azione dei farmaci anticoagulanti. Prima dell’assunzione si consiglia di consultare il proprio medico, che controllerà regolarmente il tempo di protrombina (tempo di Quick). Tra gli anticoagulanti figurano:

  • Derivati cumarinici (come Coumadin®)
  • Acido acetilsalicilico (ASA, Aspirina®)
  • Eparina (Calciparina®)
  • Nuovi anticoagulanti orali: apixaban (Eliquis®), dabigatran (Pradaxa®), edoxaban (Lixiana®) e rivaroxaban (Xarelto®)

Si sconsiglia l’assunzione di acidi grassi omega-3 in caso di malattie renali, malattie epatiche, pancreatite o colecistite acute. Anche chi soffre di problemi di coagulazione o deve sottoporsi a un intervento chirurgico dovrebbe consultare il proprio medico, che confermerà o meno se è possibile continuare ad assumere gli integratori a base di omega-3. Alcuni medici consigliano di sospendere l’impiego di questi preparati una o due settimane prima dell’operazione.

La glutammina rafforza la barriera intestinale

Meccanismo d’azione della glutammina

La glutammina è un aminoacido ed è il principale fornitore di energia per le cellule dell’intestino tenue. Esistono inoltre evidenze che anche le cellule dell’intestino crasso possano usufruire della stessa energia. La glutammina regola speciali proteine e rende impermeabili le pareti dell’intestino, rafforzandone la barriera. Non da ultimo, interrompe la trasmissione dei segnali dei processi infiammatori. L’integrazione di questo aminoacido sembra essere particolarmente promettente per contrastare la sindrome dell’intestino permeabile (Leaky Gut Syndrome). I primi studi condotti in merito mostrano che la glutammina migliora la tenuta della barriera intestinale, ad esempio nei bambini e nelle persone con gravi patologie.

Si presume che l’alterazione della flora intestinale sia legata anche al sovrappeso. In uno studio preliminare, a soggetti in sovrappeso sono stati somministrati 30.000 milligrammi di glutammina al giorno. Già dopo due settimane, il rapporto tra i batteri intestinali Firmicutes e Bacteroidetes era positivamente cambiato. I soggetti normopeso presentano una maggioranza di Bacteroidetes nella flora intestinale, quelli sovrappeso una maggioranza di Firmicutes.

Informazioni

La composizione batterica ha un’influenza diretta sul metabolismo energetico: si presume che un aumento del numero di Firmicutes migliori la scissione e il metabolismo degli alimenti e agevoli il dimagrimento. La glutammina potrebbe quindi aiutare non solo a riequilibrare la flora intestinale, ma anche a ridurre indirettamente il peso.

Formula chimica della glutammina
La glutammina è un aminoacido che rafforza la barriera intestinale, regola speciali proteine e rende impermeabili le pareti dell’intestino. Immagine: Zerbor/iStock/Getty Images Plus, Bulgnn/iStock/Getty Images Plus

Dosaggio e consigli sull’assunzione della glutammina

La dose consigliata per rafforzare la barriera intestinale è compresa tra 5.000 e 15.000 milligrammi al giorno. La glutammina è disponibile sotto forma di capsule o polvere. L’organismo è in grado di metabolizzare al meglio la glutammina se viene distribuita in più dosi nell’arco della giornata, preferibilmente mezz’ora prima dei pasti. In questo modo ha sufficiente vantaggio prima che gli altri aminoacidi contenuti negli alimenti ne riducano l’assorbimento a livello intestinale.

Glutammina: da considerare in caso di malattie

La glutammina è sconsigliata in caso di disturbi della funzione renale ed epatica. Se degradata, la glutammina produce azoto (ammonio), che deve poi essere a sua volta decontaminato da reni e fegato. Nelle persone con disturbi che colpiscono questi due organi, essi non sono in grado di svolgere correttamente tale funzione.

I flavonoidi potrebbero influenzare la flora intestinale e bloccare le infiammazioni

Meccanismo d’azione dei flavonoidi

I flavonoidi sono metaboliti secondari delle piante i cui effetti benefici sulla salute sono in parte già stati studiati in modo approfondito. Ad oggi, però, si hanno conoscenze solo limitate sui loro effetti sulla composizione dei batteri intestinali e sul rapporto reciproco tra flora intestinale e flavonoidi. Si ipotizza non solo che questi ultimi influenzino la composizione della flora intestinale, ma anche che, a sua volta, la flora intestinale influisca sulla disponibilità e sull’attività dei flavonoidi. I batteri intestinali, ad esempio, trasformano determinati flavonoidi in altre sostanze.

Esperimenti cellulari confermano l’effetto dei flavonoidi sul Bifidobacterium adolescentis presente nella flora intestinale: i flavonoidi potrebbero fornire sostanze nutritive per questo batterio intestinale, favorendone la crescita e aumentandone le proprietà antinfiammatorie. In un primo studio condotto sull’uomo, un’alimentazione ricca di flavonoidi ha mostrato effetti positivi sulla barriera intestinale, sulla sua attività metabolica e sulle manifestazioni infiammatorie a livello intestinale. In tale studio, i soggetti hanno ricevuto 340 milligrammi di flavonoidi ogni 1.000 calorie.

Tra i flavonoidi importanti per l’intestino figurano la rutina e la quercetina. La flora intestinale trasforma la rutina in quercetina. Entrambe hanno proprietà antinfiammatorie e potrebbero avere un ruolo primario nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali, come confermato da esperimenti condotti sugli animali. Non sono però stati ancora condotti studi su soggetti umani affetti da tali malattie. Inoltre, occorre approfondire in che misura i flavonoidi possono influire sulla composizione della flora intestinale dell’uomo e come possono essere d’aiuto in caso di infiammazioni intestinali. Tuttavia, poiché si tratta di sostanze antinfiammatorie, vale la pena provare ad assumerle.

Dosaggio e consigli sull’assunzione dei flavonoidi

In caso di alterazione della flora intestinale, gli esperti in micronutrienti consigliano di seguire una dieta ricca di flavonoidi, ovvero di frutta e verdura, a cui si possono aggiungere integratori a base di rutina e quercetina. Si può optare ad esempio per l’assunzione di 150 milligrammi di rutina e 150 milligrammi di quercetina insieme ad un pasto.

Flavonoidi: da considerare in caso di malattie

La rutina e la quercetina, escrete attraverso fegato e reni, devono essere assunte con la massima cautela ed esclusivamente sotto controllo medico in caso di gravi patologie a carico di tali organi.

L’impiego della rutina non è inoltre indicato in presenza di edemi dovuti a malattie cardiache.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate in caso di alterazione della flora intestinale

 

Probiotici e fibre

Probiotici con lactobacilli e bifidobatteri

10 miliardi (10 x 109) di unità formanti colonie (UFC)

Amido resistente

25 grammi (g)

  
 

Acidi grassi

Acidi grassi omega-3

da 1.000 a 2.000 milligrammi (mg) con un elevato contenuto di EPA (ad esempio 1.400 milligrammi di EPA)

  
 

Aminoacidi

Glutammina

da 5.000 a 15.000 milligrammi

  
 

Sostanze vegetali

Flavonoidi

ad esempio 150 milligrammi di quercetina e 150 milligrammi di rutina

 

 

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami di laboratorio consigliati in caso di alterazione della flora intestinale

 

Valori ottimali

Indice omega-3

superiore all’8 percento (%)

 

 

Classificazione

Riepilogo

Uno dei requisiti per una buona salute è una flora intestinale sana. Si parla di alterazione della flora intestinale (disbiosi) quando esiste uno squilibrio tra batteri buoni e batteri nocivi. I sintomi possono essere diversi, tra cui gonfiore addominale, diarrea e stanchezza. L’alterazione della flora intestinale è anche legata a molte patologie come la sindrome dell’intestino permeabile, il diabete mellito, la depressione e il sovrappeso.

La medicina dei micronutrienti può aiutare a riequilibrare la flora intestinale, soprattutto ricorrendo ai probiotici. Si tratta di batteri che favoriscono la salute, come i lattobacilli che si stabiliscono nell’intestino e competono con i batteri nocivi per accaparrarsi le sostanze nutritive. Le fibre, come l’amido resistente, sostengono i batteri "buoni" e forniscono energia.

Gli acidi grassi omega-3 hanno proprietà antinfiammatorie e si pensa abbiano un’influenza positiva anche sulla composizione della flora intestinale. La glutammina è una sostanza nutritiva importante per le cellule intestinali e contribuisce a rendere impermeabile la barriera intestinale e a proteggere l’organismo dalle sostanze nocive. Anche i flavonoidi, come la quercetina e la rutina, potrebbero aiutare a contrastare le malattie infiammatorie croniche intestinali.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

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