Anemia: trattamento dell’anemia con la medicina dei micronutrienti

Vitamine e minerali eliminano la causa dell’anemia e ne alleviano i sintomi

L’anemia è una carenza di globuli rossi o di emoglobina che pregiudica il trasporto dell’ossigeno e la produzione di energia nell’organismo. I sintomi tipici dell’anemia includono problemi di concentrazione, stanchezza, pallore, calo delle prestazioni e difficoltà respiratorie. Scoprite come riconoscere l’anemia e sconfiggerla con vitamine e minerali.

Cause e sintomi

I sintomi dell’anemia

Confronto tra il numero di globuli rossi di una persona anemica e di una sana
Un organismo colpito da anemia non dispone di una quantità sufficiente di emoglobina, la proteina che conferisce al sangue il tipico colore rosso, e/o è carente di globuli rossi (eritrociti). Immagine: solar22/iStock/Getty Images Plus

Un organismo colpito da anemia non dispone di una quantità sufficiente di emoglobina, la proteina che conferisce al sangue il tipico colore rosso, e/o è carente di globuli rossi (eritrociti), che hanno il compito di trasportare l’ossigeno, in questo caso legato chimicamente all’emoglobina, dai polmoni a organi e tessuti attraverso i vasi sanguigni.

In caso di carenza di emoglobina o globuli rossi, l’organismo non riceve sufficiente ossigeno e compaiono così sintomi quali disturbi della concentrazione, pallore, stanchezza, calo delle prestazioni, mal di testa, sensazione di freddo, tachicardia, capogiri e difficoltà respiratorie, soprattutto durante sforzi fisici. A seconda della causa, l’anemia può inoltre essere accompagnata da caduta dei capelli, prurito e secchezza della cute.

Le cause dell’anemia - Forme di anemia

L’anemia può insorgere per diversi motivi. Le anemie più frequenti sono quelle da carenza, provocate da un deficit di minerali o vitamine, con una diffusione particolarmente elevata delle anemie da carenza di ferro, vitamina B12 e acido folico.

Altre cause sono:

  • Perdita di sangue: la causa più elementare è rappresentata da un’ingente perdita di sangue, ad esempio a seguito di un incidente o di un intervento chirurgico, che non viene compensata in modo sufficientemente rapido. Una perdita costante di sangue può verificarsi anche a causa di forti mestruazioni o di sanguinamenti occulti nel tratto gastrointestinale.
  • Distruzione dei globuli rossi: nell’anemia emolitica l’organismo distrugge più globuli rossi di quanti non ne produca, ad esempio per effetto di una contaminazione da metalli pesanti o di determinate malattie autoimmuni o infezioni (malaria).
  • Insufficiente produzione di cellule del sangue (anemia aplastica): l’organismo non produce abbastanza cellule ematiche, ad esempio a causa di tossine, farmaci (chemioterapia) o radioterapia. Portano alla comparsa di questa forma di anemia anche malattie debilitanti e infiammatorie (reumatismi, malattia infiammatoria cronica intestinale), l’insufficienza renale, l’ipotiroidismo e la leucemia. La produzione di cellule del sangue può inoltre ridursi con l’avanzare dell’età.
  • Altre cause: L’anemia può essere provocata anche da un ingrossamento patologico della milza, che non riesce più a distribuire correttamente i globuli rossi nell’organismo, o molto raramente da fattori genetici (come nel caso dell’anemia falciforme).
Classificazione

Obiettivi del trattamento

Qual è il trattamento classico dell’anemia?

Il trattamento dell’anemia varia in base alla causa. Spesso si tratta di una carenza di vitamine o minerali, non sempre riconducibile ad abitudini alimentari errate. Non di rado il disturbo si accompagna ad altre malattie, come ad esempio patologie del tratto gastrointestinale (gastrite, sindrome da sovracrescita batterica nell’intestino tenue, celiachia o MICI), che compromettono l’assorbimento di vitamine e minerali nell’intestino. Anche una riduzione o un bypass gastrici (interventi bariatrici) possono essere all’origine di una carenza di vitamine.

Il trattamento dell’anemia da carenza di ferro richiede il ripristino dei depositi di questo minerale mediante l’assunzione di preparati per il periodo necessario a raggiungere nuovamente un valore di 100 microgrammi di ferro per litro di sangue.

Anche l’anemia da carenza di acido folico o vitamina B12 viene affrontata con la somministrazione delle vitamine mancanti fino al ripristino dei livelli normali. Una carenza di acido folico può dipendere da cattive abitudini alimentari o dall’abuso di sostanze alcoliche.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

Arzt zeigte eine Pille mit Mikronährstoffen
Il processo di formazione delle cellule del sangue si basa sull’azione congiunta di molte vitamine e minerali, che in caso di anemia possono essere integrati mediante la medicina dei micronutrienti. Immagine: Visivasnc/iStock/Getty Images Plus

Il processo di formazione delle cellule del sangue si basa sull’azione congiunta di molte vitamine e minerali. È per questo che la medicina dei micronutrienti prevede l’apporto di tutte le sostanze che svolgono un ruolo nell’anemia e non solo di ferro, acido folico e vitamina B12. Tra di esse si annoverano vitamine e oligoelementi che migliorano l’assorbimento e l’utilizzo del ferro e coadiuvano l’azione di acido folico e vitamina B12 nel processo di formazione delle cellule ematiche (divisione cellulare).

Le sostanze utili contro l’anemia da carenza di ferro sono:

  • Ferro:permette la produzione di emoglobina.
  • Rame: favorisce l’utilizzo del ferro e la produzione delle cellule del sangue.
  • Zinco: aumenta l’efficacia del trattamento per la compensazione della carenza di ferro.
  • Vitamina B2: è un’importante alleata del ferro.
  • Vitamina A: migliora il trasporto del ferro nell’organismo.
  • Vitamina C: potenzia l’assorbimento del ferro.

Per la produzione delle cellule del sangue l’organismo ha bisogno di:

  • Vitamina B12: compensa un suo malassorbimento in caso di disturbi gastrointestinali.
  • Acido folico: migliora l’utilizzo del ferro e la produzione delle cellule del sangue.
  • Vitamina C: attiva l’acido folico.
Classificazione

Trattamento con i micronutrienti

Il ferro contrasta l’anemia provocata da una sua carenza

Effetti del ferro sull’anemia

Il ferro è un componente essenziale dell’emoglobina, la sostanza che conferisce al sangue il suo tipico colore rosso ed è responsabile del trasporto dell’ossigeno. La mancanza di ferro impedisce all’emoglobina di svolgere questa funzione, oltre a compromettere la formazione di nuovi globuli rossi (eritropoiesi) e ad ostacolare il metabolismo cellulare e la produzione di energia. La situazione si ripercuote anche sul muscolo cardiaco, ragion per cui i soggetti con problemi di cuore (insufficienza cardiaca) devono prestare particolare attenzione all’assunzione di ferro.

Un rischio maggiore di anemia da carenza di ferro colpisce ad esempio le donne con un forte flusso mestruale, in gravidanza o subito dopo il parto. Presentano spesso una carenza di ferro anche vegani e vegetariani, che non consumano carne e rinunciano così ad un’importante fonte di questo minerale, così come le persone affette da cancro, gli alcolisti e gli individui che soffrono di malattie infiammatorie (reumatismi). Anche gli sportivi perdono ferro con la sudorazione.

Se non trattata, l’anemia da carenza di ferro può avere gravi conseguenze, tra cui malattie cardiocircolatorie, depressione, una maggiore propensione alle infezioni e complicazioni in gravidanza (parto prematuro, peso ridotto del neonato).

L’anemia da carenza di ferro può essere risolta con l’assunzione di integratori adeguati. Studi di alto livello mostrano come l’assunzione quotidiana di ferro aumenti i livelli di emoglobina, riduca il senso di spossatezza e migliori la qualità della vita della maggior parte delle persone colpite da anemia.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del ferro in caso di anemia

I soggetti che soffrono di anemia da carenza di ferro dovrebbero assumere ogni giorno da 20 a 40 milligrammi di ferro nei casi lievi e da 50 a 100 milligrammi in quelli gravi. Nelle situazioni più preoccupanti il medico può prescrivere fino a 200 milligrammi di ferro al giorno, ad esempio sotto forma di compresse o capsule.

I livelli di ferro dovrebbero essere controllati regolarmente, al più tardi dopo tre mesi dall’inizio del trattamento. I medici specializzati in micronutrienti consigliano l’assunzione di preparati a base di ferro per un periodo di 3-6 mesi dalla remissione dell’anemia, fino al raggiungimento di un valore di 100 microgrammi di ferritina per litro di sangue. La ferritina è la proteina responsabile dell’accumulo del ferro.

Il parere degli esperti

La regola generale per il dosaggio dell’integratore di ferro è la seguente: (valore nominale del ferro – valore reale del ferro in grammi per decilitro [g/dl] di sangue) x 250 = dose complessiva in milligrammi (mg).

I preparati a base di ferro possono provocare effetti collaterali, come ad esempio disturbi gastrointestinali, e sono più tollerabili se assunti insieme ai pasti. Tuttavia, alcune sostanze, in particolare caffè, tè e latte, ne ostacolano l’assorbimento nell’intestino, limitandone la disponibilità nell’organismo. Problematici sono anche gli alimenti vegetali (piselli, fagioli, cerali, semi di lino, semi di girasole), perché contengono acido fitico, un elemento che inibisce l’assorbimento del ferro.

Gli effetti collaterali si possono ridurre al minimo assicurandosi che il ferro presente negli integratori sia sotto forma di fumarato ferroso, bisglicinato ferroso o gluconato ferroso, ovvero di legami particolarmente tollerabili. Alcuni produttori offrono anche ferro incapsulato, più facile da assorbire.

Informazioni

Se la carenza di ferro è particolarmente pronunciata o la terapia a base di compresse o capsule non sortisce alcun effetto, esiste la possibilità di somministrare il ferro per via intravenosa con una serie di iniezioni. Questo metodo permette di contrastare l’anemia da carenza di ferro in modo più rapido.

Determinazione dei valori del ferro in laboratorio

Laborantin führt einen Eisenwert-Test durch
Per rilevare un’eventuale carenza di ferro, il medico verifica una serie di parametri di laboratorio, tra cui: l’emoglobina, che conferisce al sangue il tipico colore rosso; la ferritina e la transferrina, due proteine rispettivamente incaricate dell’accumulo e del trasporto del ferro; e la PCR, un marker infiammatorio. Immagine: luchschen/iStock/Getty Images Plus

Per rilevare un’eventuale carenza di ferro, il medico verifica una serie di valori di laboratorio, tra cui: emoglobina (responsabile della colorazione del sangue), ferritina (la proteina incaricata dell’accumulo del ferro), transferrina (la proteina di trasporto del ferro) e il marker infiammatorio PCR (proteina C-reattiva).

I seguenti valori indicano la presenza di una carenza di ferro da trattare:

  • Emoglobina: inferiore a 12 grammi per decilitro di sangue nelle donne, inferiore a 15 grammi per decilitro di sangue negli uomini
  • Transferrina: superiore a 380 milligrammi per decilitro di sangue
  • Ferritina: inferiore a 12 microgrammi per litro di sangue 
  • PCR: inferiore a 0,5 milligrammi per decilitro

Il parere degli esperti

Il marker infiammatorio PCR indica se la transferrina è aumentata per una carenza di ferro o per la presenza di processi infiammatori, che spesso ne fanno salire il valore. Un valore della PCR normale esclude un’infezione nascosta e conferma la carenza di ferro.

Da osservare in caso di assunzione di farmaci

I farmaci antigotta contenenti il principio attivo allopurinolo (Zyloric®) possono causare un aumento dei depositi di ferro nel fegato, con accumuli eccessivi nel lungo termine. Questi farmaci non devono pertanto essere assunti insieme a preparati a base di ferro ad alto dosaggio.

Inoltre, in caso di assunzione concomitante, il ferro riduce l’effetto di alcuni medicinali, tra cui:

  • Antipertensivi con principi attivi come benazepril (Zinadril) o captopril (Acediur®)
  • Farmaci contro l’osteoporosi con principi attivi come l’acido alendronico (Fosamax®) o l’acido pamidronico (Aredia®)
  • Medicinali contro il Parkinson con i principi attivi carbidopa (Duodopa®) o l-dopa (Madopar®)
  • Farmaci per la tiroide con tiroxina (l-tiroxina Tirosint®)
  • Antibiotici come la penicillina (Amoxina®, Zimox®) o l’ampicillina (Amplital®)
  • Farmaci contro la tubercolosi con il principio attivo rifampicina (Rifadin®)

Questi farmaci dovrebbero essere assunti a 2-3 ore di distanza dall’integratore di ferro.

Il ferro riduce inoltre l’assorbimento e l’azione di integratori di minerali come il magnesio, il calcio, lo zinco e il manganese. Anche in questo caso è opportuno rispettare un intervallo di 2-3 ore tra le due assunzioni.

Il rame favorisce il trasporto del ferro

Effetti del rame sull’anemia

Alimenti contenenti rame
Il rame è un oligoelemento che svolge un ruolo secondario nella comparsa dell’anemia, ma tuttavia importante. Immagine: ratmaner/iStock/Getty Images Plus

Il rame è un oligoelemento che svolge un ruolo secondario nella comparsa dell’anemia, ma tuttavia importante. Come cofattore enzimatico, partecipa a numerosi processi di sintesi e degradazione, ad esempio alla formazione dell’emoglobina e dei globuli rossi.

L’organismo ha inoltre bisogno del rame per poter utilizzare il ferro. È infatti grazie alla ceruloplasmina, un enzima contenente rame, che il ferro viene integrato nella transferrina, la proteina di trasporto che lo distribuisce a organi e tessuti. Un basso livello di rame può ridurre sensibilmente l’assorbimento e l’utilizzo del ferro nell’organismo.

Una carenza di rame può pertanto causare anemia, in questo caso caratterizzata da globuli rossi di dimensioni molto ridotte (anemia microcitaria). La carenza di rame e la conseguente anemia possono essere risolte con l’assunzione di un integratore adeguato per un periodo da quattro a dodici settimane.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del rame in caso di anemia

In caso di anemia provocata da carenza di rame si consiglia di assumere ogni giorno da 1 a 3 milligrammi di rame sotto forma di compresse o capsule. La terapia dovrebbe avere una durata compresa tra quattro e dodici settimane, fino alla compensazione della carenza.

L’integratore di rame andrebbe idealmente assunto mezz’ora o un’ora prima di un pasto, ma chi ha una propensione ai disturbi gastrici può integrarlo nei pasti per renderlo più tollerabile. È meglio preferire legami di rame facilmente utilizzabili dall’organismo, come ad esempio il citrato organico di rame o il gluconato di rame.

Determinazione dei valori del rame in laboratorio

I livelli di rame nel siero (la parte fluida del sangue) possono essere determinati mediante un esame del sangue. I valori normali sono compresi tra 11,6 e 19,2 micromoli per litro per le donne e tra 12,4 e 20,6 micromoli per litro per gli uomini.

In alternativa si può ricorrere all’analisi dell’urina raccolta nell’arco di 24 ore. Il valori normali per la concentrazione del rame nell’urina così ottenuta sono compresi tra 0,16 e 0,94 micromoli.

Informazioni

Tuttavia, la significatività clinica del livello di rame rilevato è spesso limitata, poiché i suoi valori nell’urina o nel siero ematico possono aumentare per effetto di stress, infezioni o della pillola contraccettiva. In presenza di una sospetta anemia dovuta a carenza di rame può essere opportuno verificare anche lo stato della ceruloplasmina nel siero ematico. I valori normali sono compresi tra 0,2 e 0,6 grammi per litro.

Da considerare in caso di malattie, assunzione di farmaci, gravidanza e allattamento

In presenza della malattia di Wilson, un disturbo ereditario che determina l’accumulo di rame nei tessuti, il fegato non è in grado di eliminare la quantità di minerale in eccesso, con conseguente formazione di depositi nel fegato e nel cervello. Le persone affette dalla malattia di Wilson non dovrebbero assumere integratori di rame.

Lo stesso vale per i soggetti con gravi danni renali, i cui reni indeboliti non riescono a smaltire il surplus della sostanza.

In gravidanza e allattamento gli integratori di rame ad alto dosaggio dovrebbero essere impiegati solo nel caso di una carenza dimostrata e senza superare i 2 milligrammi al giorno nel lungo termine, poiché non sono ancora state eseguite ricerche sufficienti sulla sicurezza.

Gli anticoncezionali ormonali, come la pillola contraccettiva, aumentano il livello di rame nel sangue. Anche in assenza di prove che dimostrino la tossicità di valori elevati, dosi quotidiane di rame superiori a 2.000 microgrammi per periodi prolungati andrebbero assunte solo sotto controllo medico.

Lo zinco per compensare una carenza di ferro

Effetti dello zinco sull’anemia

Lo zinco, al pari del rame, è cofattore di vari enzimi. Svolge un ruolo importante nel metabolismo del ferro e, dunque, anche nell’insorgenza dell’anemia. Numerosi studi osservazionali mostrano come i livelli di zinco nelle persone anemiche siano inferiori a quelli dei soggetti di controllo sani. Una carenza di zinco è spesso accompagnata anche da un livello di ferro insufficiente.

In presenza di anemia, gli esperti consigliano pertanto di assicurare anche un sufficiente apporto di zinco. Un integratore di micronutrienti a base di ferro, zinco e vitamina A utilizzato in uno studio iniziale ha indotto un aumento più netto dei livelli di emoglobina nei soggetti anemici rispetto al preparato contenente solo ferro.

Dosaggio e consigli sull’assunzione dello zinco in caso di anemia

In caso di anemia da carenza di ferro è opportuno evitare un deficit di zinco che, qualora già presente, dovrebbe essere compensato con un integratore. A tal fine i medici specializzati in micronutrienti consigliano di assumere ogni giorno 15 milligrammi di zinco, ad esempio sotto forma di compresse o capsule.

Consiglio

Attenzione: gli integratori di ferro e zinco non andrebbero assunti contemporaneamente, poiché il ferro riduce l’assorbimento dello zinco da parte dell’organismo, soprattutto quando i due minerali vengono presi a digiuno. Questo inconveniente si può evitare assumendo lo zinco mezz’ora o un’ora prima del preparato a base di ferro.

Da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie

I reni deboli hanno difficoltà ad eliminare lo zinco. I soggetti con patologie renali non dovrebbero pertanto usare preparati che lo contengono.

Lo zinco, se assunto assieme agli antibiotici, vi si lega annullandone l’efficacia. I farmaci interessati includono, tra gli altri, gli inibitori della DNA girasi con i principi attivi levofloxacina (Tavanic®), ciprofloxacina (Ciperus®, Ciprofloxacina Pfizer®) o enoxacina (Enoxen®), così come le tetracicline con i principi attivi tetraciclina (ad es. Ambramicina®) o doxiciclina (Efracea®, Ligosan®). Lo stesso vale per i farmaci contro l’osteoporosi (bifosfonati) che contengono principi attivi come l’acido alendronico (Fosamax®, Adronat®), l’acido clodronico (Bonefos®) o l’acido etidronico (Moticlod®). Occorre quindi rispettare un intervallo di almeno due o tre ore tra l’assunzione di preparati a base di zinco e antibiotici o farmaci contro l’osteoporosi.

La vitamina B2: un’alleata del ferro

Effetti della vitamina B2 sull’anemia

Rappresentazione della formula chimica della riboflavina
La vitamina B2 (riboflavina) è un’altra importante alleata del ferro, di cui favorisce l’assorbimento a livello intestinale, oltre ad essere impiegata per la mobilizzazione della sua forma di deposito, che può così essere utilizzata dall’organismo. Immagine: makaule/iStock/Getty Images Plus

La vitamina B2 (riboflavina) è un’altra importante alleata del ferro, di cui favorisce l’assorbimento a livello intestinale, oltre ad essere impiegata per la mobilizzazione della sua forma di deposito, che può così essere utilizzata dall’organismo. Una carenza di vitamina B12 si ripercuote negativamente sul metabolismo energetico e può così favorire la comparsa dell’anemia.

Gli studi iniziali condotti mostrano come, in caso di anemia, l’assunzione di vitamina B2 migliori le condizioni del sangue e l’efficacia dell’integratore di ferro utilizzato: in una ricerca condotta su donne in gravidanza, l’assunzione di ferro e vitamina B2 ha portato ad un aumento del livello di emoglobina e del numero dei globuli rossi, mentre il gruppo trattato con l’integratore di ferro senza vitamina B2 ha fatto addirittura registrare una diminuzione degli stessi valori.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina B2 in caso anemia

In caso di anemia si consiglia di assumere da 2 a 9 milligrammi di vitamina in B2 al giorno tra o ai pasti, in quest’ultimo caso per migliorarne la tollerabilità. La vitamina B2 è disponibile ad esempio sotto forma di capsule.  

La vitamina A non deve mancare in caso di carenza di ferro

Effetti della vitamina A sull’anemia

Anche la vitamina A influenza l’apporto di ferro all’organismo. Le ricerche iniziali mostrano come una sua carenza possa peggiorare il quadro dell’anemia e suggeriscono che la sua assunzione possa aumentare il livello di ferro, favorendone soprattutto il trasporto. Per questo la vitamina A migliora il successo di una terapia a base di ferro.

La carenza di vitamina A è rara nei paesi industrializzati, sebbene possa insorgere, ad esempio, nei soggetti che soffrono spesso di un deficit di ferro. A questo gruppo appartengono persone con disturbi digestivi, alcolisti o vegani. Per questo è importante che il trattamento dell’anemia preveda anche un apporto sufficiente di vitamina A.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina A in caso anemia

Chi soffre di anemia dovrebbe assumere ogni giorno da 400 a 800 microgrammi di vitamina A. La vitamina A è liposolubile e necessita dei grassi introdotti con l’alimentazione per essere assorbita correttamente dall’organismo. Per questo il momento migliore per assumerla è insieme ai pasti.

Da considerare in gravidanza, allattamento, assunzione di farmaci e malattie

Le donne incinte non dovrebbero assumere ulteriori quantità di vitamina A mediante preparati. Infatti, durante la gravidanza, dosi elevate superiori a 3.000 microgrammi possono provocare malformazioni del feto. Nel calcolo occorre considerare anche la quantità presente negli alimenti.

I farmaci per la riduzione del colesterolo come la colestiramina (Questran®, Quantalan®) e il colestipolo (Colestid®), nonché l’orlistat (Alli®) contro il sovrappeso non dovrebbero essere assunti insieme alla vitamina A poiché ne ostacolano l’assorbimento, per cui di consiglia di osservare un intervallo di due ore tra le assunzioni.

I soggetti con problemi renali o in dialisi potrebbero essere interessati da un sovradossaggio di vitamina A, la cui assunzione va pertanto discussa con il medico curante.

La vitamina B12 è necessaria per la produzione dei globuli rossi

Effetti della vitamina B12 sull’anemia

La vitamina B12 è necessaria per la suddivisione cellulare e, di conseguenza, anche per la formazione dei globuli rossi per la riproduzione del vettore delle informazioni genetiche (DNA). La mancanza di vitamina B12 impedisce la corretta separazione delle cellule progenitrici nel midollo osseo, provocando la formazione di eritrociti molto grandi ma in quantità ridotta (anemia perniciosa).

Il rischio di anemia da carenza di vitamina B12 aumenta nelle persone che soffrono di malattie gastrointestinali. Lo stomaco produce infatti una proteina di trasporto (fattore intrinseco) necessaria all’intestino per l’assorbimento della vitamina B12. Se lo stomaco o l’intestino è interessato da una qualche patologia, il processo non funziona. Anche gli anziani sono maggiormente esposti al rischio di una carenza perché la produzione del fattore intrinseco diminuisce con l’età.

Vegetariani e vegani possono a loro volta sviluppare un deficit a causa della scarsa presenza di vitamina B12 negli alimenti vegetali. Allo stesso modo, le donne in gravidanza o allattamento corrono un rischio maggiore di essere colpite da questa forma di anemia.

Poiché l’organismo è in grado di conservare molto a lungo le scorte di vitamina B12, i sintomi di una carenza possono diventare visibili anche dopo dieci anni.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina B12

Un’anemia da carenza di vitamina B12 può essere combattuta con la somministrazione quotidiana di dosi fino a 1.000 microgrammi sotto forma di metilcobalamina, fino al ripristino dei valori normali. Particolarmente indicate sono le compresse da sciogliere in bocca, perché la vitamina B12 viene assorbita anche attraverso la mucosa orale.

Se la carenza di vitamina B12 è provocata da una malattia gastrointestinale, le dosi devono essere superiori (da 500 a 1.000 microgrammi) e vanno assunte per tutta la vita per garantire all’organismo un apporto sufficiente nonostante il problema (ad esempio in caso di gastrite atrofica, infezione da Helicobacter pylori o trattamento a lungo termine con antiacidi come l’omeprazolo o il pantoprazolo).

Carenze particolarmente gravi possono essere trattate con iniezioni di vitamina B12 endovenose o intramuscolari.

Il momento migliore per l’assunzione di preparati a base di vitamina B12 ad alto dosaggio è insieme ai pasti, per evitare problemi allo stomaco.

Determinazione dei livelli di vitamina B12 in laboratorio

I livelli di vitamina B12 vengono determinati misurandone la forma attiva, la cosiddetta olotranscobalamina (HoloTC), nel siero ematico. Il valore ideale è superiore a 54 picomoli per litro.

Il parere degli esperti

Il test di Schilling permette invece di accertare se la carenza di vitamina B12 dipende dalla mancanza del fattore intrinseco. L’esame prevede la somministrazione ai pazienti di vitamina B12 marcata radioattivamente, con successiva misurazione della quantità escreta. La sua eliminazione completa da parte dell’organismo suggerisce la presenza di un fenomeno di malassorbimento a livello intestinale. In una seconda analisi i soggetti ricevono vitamina B12 e fattore intrinseco. Se l’assorbimento è scarso in entrambi i casi, il difetto può essere circoscritto alla sede di produzione del fattore intrinseco (stomaco).

Da considerare in caso di gravidanza, allattamento e malattie

Durante la gravidanza e l’allattamento le donne dovrebbero assumere dosi elevate di vitamina B12 solo in caso di comprovata carenza e dopo aver consultato il proprio ginecologo.

Le persone con danni renali dovrebbero in ogni caso assumere vitamina B12 sotto forma di metilcobalamina e non di cianocobalamina, che sembra avere effetti nocivi in presenza di tali disturbi.

L’acido folico migliora il trasporto dell’ossigeno

Effetti dell’acido folico sull’anemia

L’anemia da carenza di acido folico è caratterizzata da un difetto nella produzione del DNA nelle cellule del midollo osseo incaricate della formazione delle cellule ematiche. Per la divisione cellulare e la maturazione delle cellule del sangue l’organismo necessita non solo di ferro e vitamina B12, ma anche di acido folico. Se manca l’acido folico, le cellule crescono ma non si dividono, dando vita a globuli rossi di dimensioni anomale. La loro ridotta quantità nel sangue, al pari del contenuto di emoglobina, limita di conseguenza anche il trasporto dell’ossigeno.

L’organismo non può immagazzinare l’acido folico, che deve essere costantemente assunto con l’alimentazione. Una carenza diventa subito visibile, con sintomi quali stanchezza, spossatezza e problemi di concentrazione.

L’anemia da carenza di acido folico può comparire in caso di abuso di sostanze alcoliche o in presenza di intolleranze alimentari (celiachia). Anche i farmaci contro l’epilessia, come il primidone, (Mysoline®), la carbamazepina (ad es. Tegretol®), la fenitoina (Dintoina®, Aurantin®) e il fenobarbital (Luminale®), nonché la pillola contraccettiva possono ostacolare l’assorbimento dell’acido folico. In gravidanza il fabbisogno di acido folico aumenta, mentre una sua carenza nelle persone anziane deriva spesso da un’alimentazione non equilibrata, con poca frutta e verdura fresca. Anche le diete che comportano una rapida perdita di peso possono provocare situazioni di deficit.

Dosaggio e consigli sull’assunzione dell’acido folico in caso di anemia

Le persone con anemia da carenza di acido folico dovrebbero assumere quotidianamente da 1.000 a 5.000 microgrammi di questo elemento fino all’attenuazione dei sintomi, per proseguire poi con dosi comprese tra 400 e 800 microgrammi.

Consiglio

Il 50% della popolazione mondiale presenta una mutazione genetica che impedisce l’adeguata trasformazione dell’acido folico nella sua forma attiva, l’acido 5-metiltetraidrofolico (5-MTHF), e può provocare una carenza anche in caso di assunzione di quantità sufficienti. Per questo è meglio scegliere integratori contenenti la forma attiva.

Determinazione dei livelli di acido folico in laboratorio

I livelli di acido folico nel sangue vengono determinati sulla base dei valori del folato nei globuli rossi. Sono considerati normali valori del folato eritrocitario compresi tra 250 e 400 microgrammi per litro di sangue.

Informazioni

Attenzione: l’acido folico andrebbe sempre assunto insieme la vitamina B12! L’acido folico può nascondere una carenza di vitamina B12 poiché a livello di emocromo entrambe le sostanze danno risultati identici in caso di un loro deficit. L’assunzione di acido folico migliora obiettivamente i valori riscontrabili con un esame del sangue, anche in riferimento ad una carenza di vitamina B12, ma senza eliminarne i sintomi neurologici.

Da considerare in caso di gravidanza, allattamento e assunzione di farmaci

Le donne in gravidanza e allattamento dovrebbero concordare l’assunzione di dosi elevate di acido folico (oltre gli 800 microgrammi) con il proprio medico.

L’acido folico può ridurre l’efficacia dell’antibiotico trimetoprim (Bactrim®), dell’antimalarico proguanile (Malarone®) e del farmaco contro la toxoplasmosi pirimetamina (Daraprim®). Se assunto in dosi elevate, sembra inoltre in grado di amplificare gli effetti collaterali dei farmaci antitumorali con i principi attivi 5-fluorouracile (Actikerall®, Efudix®) e capecitabina (Xeloda®). Le persone trattate con questi farmaci devono concordare l’eventuale assunzione di acido folico con il proprio medico.

La vitamina C amplifica l’effetto di ferro e acido folico

Effetti della vitamina C sull’anemia

La vitamina C supporta in vari modi la produzione delle cellule del sangue in caso di anemia, da un lato partecipando alla trasformazione dell’acido folico nella sua forma attiva utilizzabile dall’organismo, rappresentata dall’acido tetraidrofolico, e dall’altro migliorando l’assorbimento del ferro, anche in presenza delle sostanze che inibiscono questo processo contenute negli alimenti.

Uno studio preliminare di piccole dimensioni condotto su bambini affetti da una lieve anemia da carenza di ferro ha mostrato un miglioramento dei parametri corrispondenti, tra cui il contenuto di emoglobina e ferritina nonché il numero dei globuli rossi, in caso di assunzione di vitamina C, anche senza l’integrazione del ferro. Questo effetto positivo è cresciuto di pari passo con l’aumento della dose di vitamina C, che ha dato risultati ottimali alla dose di 50 milligrammi al giorno.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina C in caso anemia

In caso di anemia i medici esperti in micronutrienti consigliano di assumere ogni giorno da 100 a 300 milligrammi di vitamina C sotto forma di compresse o capsule. La vitamina C sotto forma di acido ascorbico può provocare disturbi gastrici nei soggetti più sensibili. L’assunzione insieme ai pasti ne migliora la tollerabilità.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate in caso di anemia

Anemia da carenza di ferro

Ferro

da 50 a 200 milligrammi (mg)

Rame

da 1 a 3 milligrammi

Zinco

15 milligrammi

Vitamina B2

da 2 a 9 milligrammi

Vitamina A

da 400 a 800 microgrammi (µg)

Vitamina C

da 100 a 300 milligrammi

  

Anemia da carenza di vitamina B12/acido folico

Vitamina B12

1.000 microgrammi

Acido folico

da 1.000 a 5.000 microgrammi

Vitamina C

da 100 a 300 milligrammi

 

 

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami del sangue consigliati in caso di anemia

 

Valori normali

Ferro:

Ferritina

Transferrina

 

Emoglobina:

Donne

Uomini

 

PCR

 

>12 e fino a 20 microgrammi per litro (µg/l)

da 360 a 380 milligrammi per decilitro (mg/dl)

 

 

>12 grammi per decilitro (g/dl)

>15 grammi per decilitro

 

0,5 milligrammi per decilitro

Rame (siero):

Donne

 

da 11,6 a 19,2 micromoli per litro (µmol/l)

Uomini

da 12,4 a 20,6 micromoli per litro

Vitamina B12/

olotranscobalamina (siero)

>54 picomoli per litro (pmol/l)

Acido folico (folato eritrocitario)

da 250 a 400 microgrammi per litro

 

 

Classificazione

Riepilogo

L’anemia interferisce con il corretto trasporto dell’ossigeno nel sangue, provocando disturbi quali stanchezza, sensazione di freddo, pallore e capogiri. L’anemia è caratterizzata da una quantità insufficiente di emoglobina o globuli rossi, aventi il compito di rifornire di ossigeno tessuti e organi, e può avere cause differenti. Le forme più frequenti sono dovute ad una carenza di ferro, vitamina B12 o acido folico.

La medicina dei micronutrienti tratta le anemie provocate da una qualche carenza non solo con la somministrazione di ferro, vitamina B12 e acido folico per ripristinarne i livelli corretti, ma anche integrando tutte le vitamine e i minerali che partecipano all’assorbimento del ferro e al suo metabolismo (rame, zinco, vitamina B2, vitamina A). Anche la vitamina C promuove l’assorbimento del ferro e aiuta l’organismo a utilizzare l’acido folico. Questo approccio consente di affrontare e risolvere i casi di anemia.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

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