Micronutrienti e diabete mellito

Ridurre la glicemia con vitamine e minerali

Nel diabete mellito l'effetto dell'insulina nell'organismo è ridotto, con un conseguente livello elevato di zucchero nel sangue. La medicina dei micronutrienti si prefigge l'obiettivo di ridurre la glicemia, utilizzando ad esempio vitamine, minerali e fibre. Anche alcuni alimenti diminuiscono il rischio di malattie conseguenti, perché proteggono i vasi. Scoprite gli alimenti indispensabili contro il diabete e la loro efficacia a supporto della terapia.

Misurazione della glicemia da parte di un medico con dispositivo di misurazione
Per determinare l'indice glicemico, si preleva dal polpastrello una goccia di sangue, che viene messa su una striscia reattiva. Immagine: Maya23K/iStock/Getty Images Plus

Cause e sintomi

Diabete mellito: come si manifesta e quali tipologie esistono?

Secondo la definizione, il diabete mellito è un disturbo della produzione di insulina, del suo effetto o una combinazione di entrambi, con la conseguenza di un aumento del livello di zucchero nel sangue (iperglicemia). L'insulina è un ormone prodotto nelle cellule beta del pancreas e normalmente garantisce che lo zucchero presente nel sangue (glucosio) raggiunga le cellule sotto forma di energia e riduca la glicemia.

Tipo 1: Nel diabete di tipo 1 si ha una carenza di insulina poiché le cellule adibite alla sua produzione vengono danneggiate dagli anticorpi dell'organismo stesso (malattia autoimmune). Il diabete di tipo 1 può avere cause genetiche, ma anche essere la conseguenza di malattie infettive provocate da virus. La malattia si manifesta già nei bambini e nei ragazzi e non è curabile.

Tipo 2: Il diabete di tipo 2 insorge in età adulta e, nella maggior parte dei casi, è dovuto a uno stile di vita insalubre e a scarso movimento. In questa forma di diabete le cellule dell'organismo non sono più in grado di reagire all'insulina (insulino-resistenza) e non assorbono lo zucchero nel sangue, che si mantiene a livelli alti. Il corpo compensa questa resistenza all'insulina producendone in misura maggiore, finché il pancreas non è esausto e blocca il processo. In questo stadio si riscontra una carenza di insulina. A volte i medici distinguono tra diabete di tipo 2a e 2b. Le persone con diabete di tipo 2b soffrono anche di obesità, a differenza di quelle con diabete di tipo 2a.

Informazioni

Un tempo il diabete di tipo 2 era anche definito come diabete dell'adulto, poiché si manifestava principalmente in età matura, mentre oggi colpisce sempre più spesso anche i bambini, a causa dello stile di vita.

Tipo 3: I difetti genetici sono i responsabili del diabete di tipo 3, caratterizzato da una produzione insufficiente di insulina emolto raro.

Tipo 4: Il diabete di tipo 4 compare in gravidanza (diabete gestazionale), se il pancreas non è in grado di soddisfare l'aumentato fabbisogno di insulina.

Sintomi del diabete

Un aumento della glicemia nel sangue non è immediatamente visibile e può essere determinato solo mediante esami di laboratorio. Tuttavia in presenza di diabete si manifestano i seguenti sintomi, soprattutto quando la malattia non è ancora identificata o riconosciuta:

  • maggior stimolo alla minzione e sete
  • nausea e perdita di peso
  • sovrappeso
  • capogiri, debolezza e stanchezza
  • disturbi dello stato di coscienza fino al coma diabetico

Effetti e conseguenze

La diagnosi precoce del diabete permette di evitare malattie conseguenti. A lungo andare un livello elevato di zucchero nel sangue causa danni vascolari e neurologici. Tra le complicazioni frequenti figurano:

  • danni ai vasi sanguigni (angiopatie), come l'arteriosclerosi
  • malattie neuro-degenerative (polineuropatie)
  • danni alla retina (retinopatia)
  • malattie ai reni (nefropatie)

Anche demenza e depressione possono rientrare tra le conseguenze. Spesso i diabetici soffrono di depressione e di demenza legata ai danni vascolari.

Classificazione

Obiettivi del trattamento

Come viene comunemente trattato il diabete?

La siringa è inserita in una piega della pelle
Se non è possibile ridurre il livello di glicemia con gli antidiabetici, i medici prescrivono le iniezioni di insulina. Immagine: AndreyPopov/iStock/Getty Images Plus

La terapia si basa su un cambiamento dello stile di vita: perdita di peso, movimento fisico, consumo moderato di alcol e alimentazione sana spesso consentono un miglioramento. Se si segue uno stile di vita sano in modo costante, può non essere necessaria la terapia farmacologica.

I farmaci solitamente usati per la normale cura del diabete sono:

Antidiabetici: Si distingue tra principi attivi che promuovono la produzione di insulina (sulfaniluree) e principi attivi che agiscono attraverso altri meccanismi (metformina, gliflozine, glitazone):

  • La metformina rallenta l'assorbimento del glucosio nell'intestino e ne promuove l'assorbimento nelle cellule del corpo.
  • Gli inibitori SGLT-2 (gliflozine) evitano che il glucosio presente nei reni ritorni in circolo durante la "pulizia" del sangue, ovvero ne favoriscono l'escrezione.
  • I glitazoni assicurano un miglior assorbimento dell'insulina da parte delle cellule. Questi farmaci, come il pioglitazone, vengono raramente prescritti a causa dei loro effetti collaterali.
  • I sulfaniluree (come glibenclamide) favoriscono la secrezione di insulina nel pancreas.

Insulina: Se non è possibile ridurre il livello di glicemia con gli antidiabetici, i medici prescrivono l'insulina somministrata tramite iniezione. Poiché chi soffre di diabete di tipo 1 non è più in grado di produrre insulina, a questi pazienti viene sempre prescritta una terapia insulinica. Oggi la somministrazione avviene con un microinfusore.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

In diabetologia, l'obiettivo della medicina dei micronutrienti è rallentare lo sviluppo della malattia. Determinati micronutrienti come cromo, vitamina D e magnesio supportano e migliorano l'efficacia dell'insulina e sono in grado di ridurre il livello di glicemia. Le fibre contenute in un pasto fanno aumentare lentamente la concentrazione di zucchero nel sangue. La dose di insulina necessaria risulta così minore, la sua produzione non sovraccarica il pancreas ed possibile ritardare l'assunzione di farmaci.

Inoltre i minerali riducono il rischio di complicazioni: una carenza di vitamina D aumenta ad esempio il rischio di danni neurologici e vascolari. Gli antiossidanti combattono i radicali liberi, che possono essere rilasciati in presenza di livelli di glucosio troppo elevati edanneggiare i vasi, causando infezioni che possono essere alleviate con gli acidi grassi omega-3.

Classificazione

Trattamento con i micronutrienti

Senza il cromo l'insulina è inefficace

Meccanismo d'azione

L'oligoelemento cromo regola il metabolismo del glucosio e potenzia l'effetto dell'insulina. Il meccanismo d'azione preciso non è stato ancora chiarito: probabilmente il cromo attiva una molecola segnale che si lega al recettore insulinico e consente così allo zucchero nel sangue di arrivare meglio all'interno delle cellule.

Meta-studi hanno dimostrato che il cromo nei diabetici riduce sensibilmente la glicemia a digiuno e l'emoglobina glicata (HbA1c). Un meta-studio è un lavoro di indagine che analizza i risultati di numerose ricerche per ottenere una panoramica completa. Molti meta-studi, anche se non tutti, hanno dimostrato questo effetto.

Qual è la causa dell'incongruenza tra i risultati degli studi: È possibile che alcuni pazienti soffrissero di carenza di cromo e altri no. Finora non esiste un metodo affidabile per analizzare i livelli di cromo. In alcuni studi il livello di glucosio è migliorato anche con il placebo. Questo potrebbe indicare che i partecipanti hanno modificato il loro comportamento durante lo studio.

Dosaggio e consigli per l'assunzione

I medici esperti in micronutrienti consigliano, in caso di diabete di tipo 2, di assumere almeno 200 microgrammi di cromo al giorno per favorire l'azione dell'insulina. La soluzione ideale è legarlo con il cromo picolinato, che viene meglio assorbito rispetto ad altri composti a base di cromo. Si consiglia di assumere il cromo distribuendolo durante la giornata, ad esempio 100 microgrammi mattina e sera.

Non è ancora chiaro se il cromo sia utile per il diabete di tipo 1, poiché gli studi a disposizione sono troppo pochi. Le donne incintedovrebbero fare attenzione e non superare i 30 microgrammi di cromo al giorno.

Da ricordare in caso di assunzione di farmaci contro il diabete e in gravidanza e allattamento

Se il cromo è combinato con farmaci contro il diabete (antidiabetici), si dovrebbe controllare attentamente la glicemia, soprattutto all'inizio del trattamento. In caso di ipoglicemia, è consigliabile consultare il proprio medico per una regolazione della dose.

Probabilmente il cromo è sicuro per le donne incinte e che allattano. L'assunzione di preparati a base di cromo ad alto dosaggio (superiore a 50 microgrammi) dovrebbe tuttavia essere preceduta da una valutazione critica del medico.

La vitamina D per la produzione di insulina

Meccanismo d'azione

Donna in piedi ad un tramonto sul balcone
Il corpo ha bisogno di vitamina D perché cellule del pancreas possano rilasciare insulina. Immagine: AntonioGuillem/iStock/Getty Images Plus

Controllo dell'indice glicemico

Il corpo ha bisogno della vitamina D per produrre insulina dalle cellule beta del pancreas. Rispetto al placebo, la vitamina D ha migliorato la glicemia a digiuno e l'emoglobina glicata (HbA1c), nonché l'insulino-resistenza (HOMA-Index), come dimostrato in numerosi meta-studi incentrati su diverse sperimentazioni cliniche.

Tuttavia i ricercatori non hanno riscontrato alcun effetto, o solo minimo, sulla glicemia. Questo può essere dovuto al fatto che la durata e la dose variavano, che all'inizio dello studio i partecipanti avevano livelli ematici di vitamina D diversi o un indice di massa corporea superiore. Le persone in sovrappeso necessitano infatti di una quantità maggiore di vitamina D, poiché si trova distribuita nel tessuto adiposo.

Si consiglia di compensare eventuali carenze in tutte le forme di diabete.

Complicazioni

Nei diabetici la vitamina D inibisce la formazione di agenti infiammatori. Il diabete è infatti associato a infiammazioni croniche e sono proprio queste infiammazioni "silenti" a contribuire all'insorgenza di complicazioni. Nei diabetici una carenza di vitamina D aumenta il rischio di nefropatie, danni alla retina e danni neurologici.

Tuttavia la misura in cui l'assunzione di vitamina D è in grado di impedire o migliorare le malattie deve essere analizzata in modo più approfondito. In caso di danni neurologici la vitamina D si è dimostrata efficace in un primo studio, in cui la somministrazione diretta nei muscoli ha migliorato la qualità della vita.

Dosaggio e consigli di assunzione

In caso di diabete sono efficaci da 1.000 a 4.000 unità internazionali di vitamina D al giorno. Tuttavia l'ideale sarebbe misurare il livello di vitamina D in laboratorio. IDosi più elevate sono necessarie per compensare una carenza e ottenere un effetto. A seconda della gravità della carenza di vitamina D, i medici consigliano di assumerne anche 10.000 unità internazionali al giorno per alcune settimane.

Se non si conosce il proprio livello di vitamina D, è possibile integrarlo con un massimo 2.000 unità internazionali al giorno. La vitamina D andrebbe sempre assunta ai pasti: si tratta infatti di una vitamina liposolubile che necessita dei grassi per essere assorbita.

Il parere degli esperti

La regola per incrementare lentamente il livello di vitamina D; : una somministrazione costante di 1.000 unità internazionali (UI) al giorno, in aggiunta alle circa 4.500 unità internazionali prodotte dal corpo, aumenta il livello di vitamina D di 10 nanogrammi per millilitro (ng/ml). 

Rilevazione del livello di vitamina D in laboratorio

La quantità di vitamina D viene determinata nel siero sanguigno, che è la componente liquida del sangue priva di cellule ematiche. I valori ottimali dovrebbero oscillare tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro. Il valore limite per una carenza è inferiore a 20 nanogrammi per millilitro.

Da ricordare in caso di assunzione di diuretici e malattie renali

La vitamina D aumenta l'assorbimento del calcio. I farmaci diuretici tiazidici rallentano però l'escrezione di calcio nell'urina, causando livelli troppo elevati nel sangue. L'assunzione divitamina D dovrebbe essere accompagnata da un controllo costante del livello di calcio. Tra i tiazidici figurano l'idroclorotiazide, lo xipamide o l'indapamide.

Con l'assunzione di vitamina D il livello di calcio dovrebbe essere tenuto sotto controllo anche in caso di nefropatie, così da evitare che il calcio si accumuli nei vasi sanguigni e causi calcificazioni.

Zinco per l'immagazzinamento di insulina e la guarigione delle ferite

Meccanismo d'azione

Lo zinco ha un ruolo significativo nella formazione e nell'immagazzinamento di insulina nel pancreas. Esso è inoltre importante perché l'insulina sia efficace e assorba lo zucchero contenuto nel sangue. Da una valutazione di 52 studi osservazionali è risultato che i diabetici hanno livelli di zinco inferiori rispetto alle persone di controllo sane. Uno dei motivi è che i diabetici spesso eliminano più zinco attraverso i reni e quindi corrono un rischio maggiore di sviluppare una carenza. Una carenza di zinco danneggia a sua volta l'immagazzinamento e l'effetto dell'insulina e quindi anche il metabolismo degli zuccheri.

L'assunzione di preparati a base di zinco si è dimostrata efficace sui livelli di glicemia a digiuno: rispetto al placebo, lo zinco ha consentito una riduzione media dei valori di 18,13 milligrammi per decilitro. Lo zinco ha migliorato anche la glicemia dopo pranzo e l'emoglobina glicata (HbA1c), come dimostrato dalla valutazione di 25 studi di alto livello su diabetici di tipo 1 e 2.

L'assunzione di zinco (30 milligrammi al giorno) si è dimostrata efficace anche nelle donne incinte in uno studio di qualità, in cui lo zinco ha ridotto i valori di glicemia e insulina nelle donne con diabete gestazionale rispetto al placebo.

Lo zinco migliora la guarigione delle ferite Il corpo ha bisogno dello zinco per la divisione cellulare e per i processi di riparazione. Spesso nei diabetici la guarigione delle ferite è più difficoltosa, a causa dei danni neurologici e vascolari e di una ridotta funzione immunitaria. Uno studio di alto livello ha dimostrato che lo zinco non solo ha migliorato il controllo della glicemia, ma anche la guarigione del "piede diabetico", una tipica conseguenza caratterizzata da ferite al piede difficili da rimarginare.

Dosaggio e consigli per l'assunzione

In presenza di diabete di tipo 1 e di tipo 2 gli esperti in medicina dei micronutrienti consigliano l'assunzione quotidiana di 15-30 milligrammi di zinco. Le donne incinte dovrebbero discutere con il medico l'opportunità di assumere elevate dosi di zinco (superiori a 10 milligrammi).

Lo zinco andrebbe assunto ai pasti, per migliorarne la tolleranza da parte dello stomaco e l'assorbimento nell'intestino. Gli aminoacidi contenuti nelle proteine alimentari favoriscono l'assorbimento.

Da ricordare in caso di assunzione di farmaci e malattie renali

Lo zinco riduce l'effetto di determinati antibiotici del gruppo delle tetracicline. Anche i farmaci contro l'osteoporosi (bisfosfonati) si legano allo zinco e risultano così inefficaci. Tra questi figurano l'alendronato o il clodronato. Pertantotra l'assunzione del farmaco e dello zinco dovrebbero trascorrere almeno due ore.

Non si dovrebbe assumere zinco extra sotto forma di preparati in presenza di nefropatie. I reni compromessi non sono in grado di espellere completamente lo zinco, con un conseguente aumento del suo livello nel sangue.

Frequente carenza di magnesio nei diabetici

Meccanismo d'azione

Lettere per magnesio da cubi di legno e Mg a forma di compresse
Il magnesio regola la produzione di ormoni e quindi anche dell'insulina. Ecco perché molti diabetici presentano una carenza di magnesio. Immagine: tihomir_todorov/iStock/Getty Images Plus

Il magnesio regola la produzione di ormoni e quindi anche dell'insulina. In sua assenza la produzione di insulina nel pancreas diminuisce. Un maggior apporto di magnesio riduce il rischio di diabete (tipo 2). Inoltre molti diabetici hanno una carenza di magnesio perché l'insulina a sua volta ne regola il livello. La carenza di magnesio viene tuttavia collegata alla progressione del diabete.

Se i diabetici di tipo 2 assumono del magnesio, il livello di glicemia a digiuno si riduce in media di 4,6 milligrammi al decilitro. Si tratta di un effetto sicuro, riscontrato in tutti gli studi valutati (meta-analisi). Il magnesio ha migliorato il controllo della glicemia (ad esempio glicemia a digiuno, valori dell'insulina, HOMA-Index), anche nei pazienti con diabete di tipo 1 e gestazionale.

Il magnesio ha effetti distensivi sui vasi e riduce così l'ipertensione nei diabetici. Un miglior apporto di magnesio è associato inoltre a minori complicazioni legate al diabete, come infarto coronarico, angiopatie e arteriosclerosi.

Dosaggio e consigli per l'assunzione

In caso di diabete gli esperti di medicina dei micronutrienti consigliano di assumere almeno 250 milligrammi di magnesio al giorno. In presenza di malattie conseguenti già conclamate si consigliano dosi anche più elevate, ad esempio fino a 700 milligrammi in caso di pressione alta.

È possibile scoprire il corretto dosaggio per compensare una carenza analizzando la consistenza delle feci e aumentando la dose di magnesio finché queste non risulteranno più morbide. Le feci morbide indicano che l'intestino non è più in grado di assorbire il magnesio e il corpo ne dispone a sufficienza. In questo caso ridurre la dose, assumendo una capsula o una compressa in meno.

Per una migliore tollerabilità, assumere il magnesio ai pasti.

Consiglio

I composti basici del magnesio, come il citrato, il taurato o il gluconato, sono ideali perché contrastano l'acidificazione (acidosi) che può verificarsi in caso di diabete.

Esami di laboratorio

Il livello di magnesio andrebbe controllato in caso di assunzione regolare di dosi elevate (oltre i 250 milligrammi).

La misurazione nel sangue intero è il metodo migliore, poiché il magnesio si trova principalmente nei globuli rossi. Il sangue intero contiene tutti i globuli rossi. I valori normali sono compresi tra 1,38 e 1,50 millimoli per litro di sangue intero.

Da ricordare in caso di malattie renali

I reni debilitati non sono in grado di eliminare correttamente il magnesio in eccesso. Pertanto chi soffre di nefropatie croniche non dovrebbe assumere magnesio aggiuntivo tramite preparati, oppure dovrebbe sentire il parere del medico.

Frutta varia su fiocchi d'avena
Le fibre determinano un aumento più lento della glicemia. Immagine: Vitalina Rybakova/iStock/Getty Images Plus

Le fibre rallentano l'aumento della glicemia

Meccanismo d'azione

Le fibre consentono di digerire più lentamente i carboidrati contenuti negli alimenti, consentendo così anche un aumento più lento della glicemia. In caso di diabete si consigliano quindi carboidrati complessi anziché zuccheri semplici come lo zucchero bianco.

Consiglio

Come alternativa allo zucchero, si consiglia il galattosio, che viene assorbito nelle cellule senza insulina e può essere usato per dolcificare tè o caffè.

I beta-glucani nell'avena

Le fibre contenute nell'avena (beta-glucani) sono fonti particolarmente buone, perché si legano con l'acqua nel tratto digestivo e consentono uno svuotamento lento dello stomaco nonché una degradazione altrettanto prolungata dei carboidrati in zuccheri. Inoltre sembra che i beta-glucani ostacolino l'assorbimento dello zucchero nell'intestino. Se chi soffre di diabete di tipo 2 integra l'alimentazione con beta-glucani dell'avena, migliora la glicemia a digiuno e l'emoglobina glicata, come dimostrato da un esame di diversi studi di sintesi.

Informazioni

I beta-glucani riducono anche il colesterolo, che è spesso elevato nei diabetici e comporta il rischio di complicazioni.

Dosaggio e consigli per l'assunzione

I diabetici dovrebbero assumere ogni giorno almeno 40 grammi di fibre, ancora meglio se in quantità maggiore. Idealmente si consigliano legumi e cereali integrali.

Nella maggior parte degli studi, una dose da 2,5 a 6 grammi di beta-glucani al giorno, assunta ai pasti, migliora il controllo della glicemia. Tre grammi di beta-glucani sono contenuti in circa 80 grammi di fiocchi d'avena o in 40 grammi di crusca d'avena. Chi non vuole mangiare avena ogni giorno, può acquistare speciali preparati a base di beta-glucani, da mischiare in yogurt o bevande.

Da ricordare in caso di intolleranza al glutine

I beta-glucani presenti nell'avena possono contenere tracce di glutine e sono pertanto controindicati in caso di intolleranza a questa sostanza (celiachia).

L'acido alfa-lipoico riduce la glicemia e protegge dalle malattie neuro-degenerative

Meccanismo d'azione

L'acido alfa-lipoico riduce la glicemia. La sua somministrazione per otto settimane ha portato al miglioramento di diversi sintomi tipici del diabete, tra cui la glicemia a digiuno, l'indice glicemico elevato subito dopo pranzo oppure una scarsa risposta all'insulina. L'effetto dipende dalla dose: 1.200 milligrammi riducono la glicemia molto più di 300 milligrammi.

Inoltre l'acido alfa-lipoico è un antiossidante che neutralizza i radicali liberi, evitando l'insorgere dello stress ossidativo, corresponsabile delle complicanze del diabete.

L'acido alfa-lipoico allevia particolari disturbi legati alle lesioni nervose (polineuropatie). Diversi studi hanno mostrato un miglioramento, valutato dai ricercatori sulla base di diversi questionari sui sintomi, ad esempio in ambito di dolori e prurito della pelle. Ed è migliorata anche la qualità della vita: la metà dei pazienti si sentiva meglio grazie all'acido alfa-lipoico e tornava a partecipare alla vita sociale.

L'assunzione di acido alfa-lipoico è stata testata in studi di una durata massima di quattro anni ed è risultata ben tollerata. Anche l'assunzione diretta tramite vena (somministrazione endovenosa) ha ottenuto buoni risultati, come riscontrato dai ricercatori in un meta-studio concentrato su otto sperimentazioni mediche.

Informazioni

L'acido alfa-lipoico può essere d'aiuto nella dieta. L'acido alfa-lipoico ha portato a una maggiore perdita di peso tra i diabetici rispetto ai pazienti del gruppo di controllo, a cui non era stato somministrato.

Dosaggio e consigli per l'assunzione

Per ridurre la glicemia, è necessario assumere almeno 300 milligrammi di acido alfa-lipoico. In caso di danni neurologici causati dal diabete di tipo 1 e 2, gli esperti in medicina dei micronutrienti consigliano da 600 a 1.200 milligrammi al giorno.

L'acido alfa-lipoico andrebbe assunto a stomaco vuoto, ad esempio un'ora prima dei pasti. I minerali contenuti negli alimenti ne bloccano l'assorbimento nell'intestino.

Consiglio

Integrare con la biotina. L'assunzione di acido alfa-lipoico per diverse settimane dovrebbe essere accompagnata ogni giorno da 100 a 500 microgrammi di biotina. L'acido alfa-lipoico blocca l'effetto della biotina.

Da ricordare in caso di assunzione di farmaci contro il diabete e in gravidanza e allattamento

Dosi elevate di acido alfa-lipoico (1.200 milligrammi) in rari casi possono provocare ipoglicemia, se combinate con farmaci contro il diabete e insulina. La glicemia dovrebbe essere pertanto oggetto di controlli rigorosi, soprattutto all'inizio dell'assunzione. Si consiglia di consultare il proprio medico in merito a una regolazione della dose.

Le donne incinte e che allattano dovrebbero sottoporsi a un trattamento con acido alfa-lipoico solo su raccomandazione e sotto controllo medico. Finora non sono disponibili studi sufficienti in merito.

Gli acidi grassi omega-3 bloccano le infiammazioni e riducono la glicemia

Meccanismo d'azione

Dagli acidi grassi omega-3 il corpo produce agenti che bloccano le infiammazioni. I medici esperti in micronutrienti consigliano quindi sempre l'assunzione di acidi grassi omega-3 in caso di patologie croniche correlate a processi infiammatori e pertanto anche per il diabete. Nei diabetici gli acidi grassi riducono in modo comprovato i valori infiammatori nel sangue.

L'involucro delle cellule (membrana cellulare) è ricco di acidi grassi omega-3 e quindi contribuisce a proteggere le cellule nervose. I pazienti con diabete di tipo 1 sottoposti a somministrazione di preparati a base di omega-3 (con una percentuale di DHA elevata) per un anno hanno mostrato miglioramenti nei sintomi delle neuropatie.

Gli acidi grassi omega-3 sembrano inoltre avere un effetto diretto sulla glicemia: l'assunzione di acidi grassi omega-3 EPA ha migliorato i livelli di glicemia a digiuno ed emoglobina glicata rispetto al placebo.

Dosaggio e consigli per l'assunzione

Olio di pesce in una ciotola e un cucchiaio con capsule sopra di essa
Gli acidi grassi omega-3 dovrebbero sempre essere assunti ai pasti poiché il corpo li assorbe al meglio. Immagine: titinsumartini/iStock/Getty Images Plus

In caso di diabete si consiglia di assumere da 700 a 2.000 milligrammi di acidi grassi omega-3 contenuti nell'olio di pesce, di krill o di alghe, idealmente con una percentuale elevata di EPA, che ha un effetto antinfiammatorio.

In caso di malattie neuro-degenerative, i medici esperti in micronutrienti consigliano spesso gli acidi grassi omega-3 DHA, chiamati anche "acidi grassi nervosi" perché le membrane cellulari dei nervi ne sono ricche. Esistono speciali preparati con un'elevata percentuale di DHA. Si consiglia di assumerne un massimo di 1.000 milligrammi al giorno.

Gli acidi grassi omega-3 dovrebbero sempre essere assunti ai pasti poiché il corpo li assorbe al meglio.

Consiglio

Fare attenzione a scegliere olio di pesce di qualità. Acquistare solo preparati che sono stati purificati e quindi privi di sostanze nocive e altri inquinanti.

L'indice omega-3 indica l'apporto corretto

L'indice omega-3 è lo strumento ideale per analizzare l'apporto corretto di acidi grassi omega-3, poiché mostra la loro concentrazione (EPA e DHA) nei globuli rossi del sangue. L'indice omega-3 dovrebbe essere superiore all'otto percento.

Cosa ricordare in caso di assunzione di anticoagulanti

A partire da una dose di 1.000 milligrammi al giorno, gli acidi grassi omega-3 possono rafforzare l'effetto dei farmaci che bloccano la coagulazione del sangue (anticoagulanti). Pertanto la loro assunzione va discussa con il proprio medico. La dose può eventualmente essere adattata.

Tra questi farmaci figurano i derivati della curmarina, warfarin, acido acetilsalicilico (ASA), eparina e i nuovi anticoagulanti orali: apixaban, dabigatran, edoxaban e rivaroxaban.

Gli antiossidanti riducono il rischio di complicazioni

Meccanismo d'azione

Nella maggior parte dei casi il diabete è accompagnato da uno squilibrio tra i radicali liberi dovuti a una glicemia troppo alta e le sostanze che li neutralizzano (antiossidanti). Si parla quindi di stress ossidativo che danneggia le cellule, causa infiammazioni ed è coinvolto nell'insorgenza di altre patologie.

La medicina dei micronutrienti consiglia quindi gli antiossidanti per rallentare lo sviluppo della malattia. Tra questi figurano ad esempio le vitamine C ed E, lo zinco, il selenio e il coenzima Q10, ma anche sostanze vegetali come i flavonoidi o le catechine contenute nel tè verde.

Alcuni antiossidanti hanno un effetto positivo anche sul controllo del glucosio. Diversi studi hanno dimostrato che la vitamina C, lo zinco e il coenzima Q10 migliorano la glicemia a digiuno o la resistenza all'insulina.

Tè verde in polvere in una ciotola
Gli antiossidanti sono consigliati per rallentare il decorso del diabete. Immagine: DeeNida/iStock/Getty Images Plus

Dosaggio e consigli per l'assunzione

I medici esperti in micronutrienti consigliano nella maggior parte dei casi una combinazione di diversi antiossidanti a basso dosaggio sotto forma di un preparato multivitaminico, poiché i singoli componenti si supportano a vicenda, risultando più efficaci, e sono importanti per la rigenerazione reciproca. La vitamina C, ad esempio, è necessaria perché consente alla vitamina E di essere ripristinata dopo aver bloccato i radicali liberi.

Gli antiossidanti liposolubili, come il coenzima Q10 o la vitamina E, devono essere assunti durante il pasto per essere assorbiti dall'organismo.

Si consiglia di assumere fino a 1.000 milligrammi di vitamina C e da 100 a 200 milligrammi di coenzima Q10 per un ulteriore effetto sulla riduzione della glicemia.

Vitamine del gruppo B per il metabolismo degli zuccheri e contro l'omocisteina elevata

Meccanismo d'azione

Le vitamine B,indispensabili al metabolismo degli zuccheri, finalizzato alla produzione di energia, dovrebbero essere prese in considerazione dai diabetici. Le persone con diabete di tipo 1 e 2 hanno infatti un valore inferiore di vitamina B1 nel sangue rispetto alle persone sane, oltre a eliminare più vitamina B1 attraverso i reni. In un ulteriore studio i ricercatori hanno riscontrato una carenza di vitamina B6 in chi soffre di diabete di tipo 2.

Uno studio su 75 partecipanti con diabete di tipo 2, l'assunzione mirata di vitamine B ha alleviato i disturbi di una malattia neuro-degenerativa. In questo studio sono state somministrate le seguenti dosi: 10 milligrammi di vitamina B1, 20 milligrammi di vitamina B2, 10 milligrammi di vitamina B6, 10 microgrammi di vitamina B12, 1.000 microgrammi di acido folico e 200 microgrammi di biotina.

Inoltre, il corpo ha bisogno delle vitamine B6, B12 e dell'acido folico per ridurre l'omocisteina. In caso di carenza di vitamine, questa non può essere eliminata e danneggia i vasi. Nei diabetici il livello di omocisteina può essere elevato.

Dosaggio e consigli per l'assunzione

I medici esperti in micronutrienti consigliano per tutti i tipi di diabete un preparato che contenga tutte le vitamine del gruppo B e in particolare almeno 10 milligrammi di vitamina B1 e 200 microgrammi di biotina in caso di diabete di tipo 1 e 2.

Per ridurre un livello elevato di omocisteina, si consiglia il seguente dosaggio giornaliero: da 5 a 15 microgrammi di vitamina B6, fino a 500 microgrammi di vitamina B12 (sotto forma di metilcobalamina) e da 200 a 500 microgrammi di acido folico (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico utilizzabile direttamente).

Informazioni

Quasi la metà della popolazione non riesce a di utilizzare correttamente l'acido folico: queste persone non sono in grado di sintetizzare a sufficienza la forma attiva dell'acido 5-metiltetraidrofolico per una disfunzione dell'enzima necessario.

Verificare i livelli di omocisteina

I diabetici dovrebbero analizzare il loro livello di omocisteina nel sangue per evitare di danneggiare ulteriormente i vasi sanguigni.

L'omocisteina viene misurata nel plasma sanguigno, che è la componente liquida del sangue, senza cellule ematiche. I valori normali sono inferiori a 10 micromoli per litro.

Da ricordare in caso di nefropatie, in gravidanza e allattamento e con l'assunzione di farmaci

I diabetici con danni ai reni devono prestare particolare attenzione: dosi elevate di vitamina B per ridurre l'omocisteina potrebbero peggiorare la funzionalità renale. Gli scienziati pensano che questo possa essere dovuto alla vitamina B12. La cianocobalamina è probabilmente dannosa a dosaggi elevati per i pazienti con problemi ai reni. La vitamina B12 non dovrebbe essere utilizzata sotto forma di cianocobalamina, bensì di metilcobalamina.

Dosi elevate di vitamina B2, B6 e B12 dovrebbero essere assunte in gravidanza e allattamento solo in caso di carenza comprovata e previo accordo con il ginecologo.

A dosi elevate (oltre 5 milligrammi al giorno), la vitamina B6 può ridurre l'effetto di antiepilettici (come carbamazepina o gabapentin) e farmaci contro il Parkinson (come la levodopa (L-Dopa)). Pertanto questi principi attivi non dovrebbero essere assunti insieme alla vitamina B6.

Dosaggi in breve

Dose giornaliera di micronutrienti consigliata in presenza di diabete

 

Diabete di tipo 1 e 2

Diabete gestazionale

Vitamine

Vitamina D

da 1.000 a 4.000 unità internazionali (UI)

da 1.000 a 4.000 unità internazionali

Vitamina C

fino a 1.000 milligrammi (mg)

almeno 110 milligrammi

Biotina

almeno 200 microgrammi (µg)

da 30 a 60 microgrammi

Vitamina B1

almeno 10 milligrammi

almeno 1,2 milligrammi

Vitamina B6

da 5 a 15 milligrammi

2 milligrammi

Vitamina B12

fino a 500 microgrammi (come metilcobalamina)

almeno 3 microgrammi (come metilcobalamina)

Acido folico

da 200 a 500 microgrammi (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico)

da 400 a 800 microgrammi (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico)

   

Minerali

Cromo

almeno 200 microgrammi

da 30 a 100 microgrammi

Magnesio

almeno 250 milligrammi

almeno 250 milligrammi

Zinco

fino a 30 milligrammi

10 milligrammi

   

Altre sostanze nutritive

Acido alfa-lipoico

da 600 a 1.200 milligrammi

 

Fibre

Beta-Glucan

almeno 40 grammi (g)

da 2,5 a 6 grammi

almeno 40 grammi

da 2,5 a 6 grammi

Acidi grassi omega-3

da 700 a 2.000 milligrammi di acidi grassi omega-3 con un'elevata percentuale di EPA in caso di nefropatie fino a 1.000 milligrammi DHA

da 700 a 2.000 milligrammi di acidi grassi omega-3 con elevata percentuale EPA

Coenzima Q10

Da 100 a 200 milligrammi

 
   

 

 Sintesi degli esami di laboratorio consigliati

Esami del sangue consigliati in caso di diabete

 

Valori normali

Vitamina D (siero)

da 40 a 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml)

Magnesio (sangue intero)

da 1,38 a 1,50 millimoli per litro (mmol/l)

Indice omega-3

superiore all'8 percento

Omocisteina (plasma)

superiore all'8 percento

 

 

Classificazione

I micronutrienti a sostegno dei farmaci

La metformina causa una carenza di vitamina B12

Il principio attivo farmacologico metformina rallenta l'assorbimento dello zucchero nell'intestino e migliora così la regolazione del glucosio. Tuttavia la metformina blocca anche l'assorbimento della vitamina B12:

molti diabetici che assumono metformina presentano livelli ematici troppo bassi di vitamina B12 rispetto ai diabetici che non assumono metformina o ricevono un placebo. I diabetici più colpiti nello studio erano quelli che assumevano metformina da più di quattro anni. Non si può escludere che la carenza di vitamina B12 contribuisca a favorire malattie neuro-degenerative diabetiche.

I medici esperti in micronutrienti consigliano di controllare i livelli di vitamina B12 nel sangue e di compensare una carenza, ad esempio assumendone da 500 a 1.000 microgrammi al giorno. Per prevenire una carenza dovuta all'assunzione di metformina si consigliano 250 microgrammi di vitamina B12 al giorno.

In alcuni studi è stato dimostrato come la metformina aumenti anche l'omocisteina dannosa per le cellule, soprattutto in assenza di integrazioni di vitamine del gruppo B. Per questo si consigliano anche acido folico (almeno 200 microgrammi) e vitamina B6 (almeno 5 milligrammi). Il corpo ha bisogno delle vitamine B6, B12 e dell'acido folico per eliminare l'omocisteina.

Abbinamento di glitazone e sostanze nutritive per le ossa

Il glitazone, come il principio attivo pioglitazione, garantiscono una migliore risposta delle cellule all'insulina e l'assorbimento dello zucchero presente nel sangue. Oggi viene prescritto molto raramente dai medici in caso di diabete perché ha effetti collaterali. Il glitazone aumenta il rischio fratture ossee, in particolare nelle donne, ma anche tra gli uomini. Gli esperti di medicina dei micronutrienti consigliano quindi sostanze nutritive per le ossa.

  • Se si assumono farmaci, si dovrebbe controllare il livello di vitamina D e compensare un'eventuale carenza. A seconda del valore, è efficace assumere da 1.000 a 4.000 unità internazionali di vitamina D al giorno.
  • Anche il calcio è importante: ne servono 1.000 milligrammi al giorno per avere ossa sane. Secondo uno studio il glitazone aumenta l'eliminazione del calcio attraverso i reni.
  • Il corpo ha bisogno della vitamina K, soprattutto K2, perché è in grado di immagazzinare il calcio nelle ossa. Per prevenire l'osteoporosi si consigliano almeno 80 microgrammi di vitamina K2.

 

Dosaggi in breve

Dose giornaliera di micronutrienti consigliata in caso di assunzione di

 

metformina

Vitamina B6

da 5 a 15 milligrammi (mg)

Vitamina B12

250 microgrammi (µg) (metilcobalamina)

Acido folico

da 200 a 500 microgrammi (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico)

  
 

glitazone

Calcio

1.000 milligrammi

Vitamina D

da 1.000 a 4.000 unità internazionali (UI)

Vitamina K2

almeno 80 microgrammi

 

Classificazione

Riepilogo

Nel diabete le cellule dell'organismo non reagiscono più all'ormone insulina, oppure questa non viene prodotta dal pancreas in quantità sufficiente.. Di conseguenza il livello di glicemia nel sangue è troppo elevato. Cromo, vitamina D e magnesio garantiscono l'efficacia dell'insulina, mentre le fibre rallentano la scissione dei carboidrati in zuccheri. In questo modo la glicemia non aumenta così rapidamente.

Gli acidi grassi omega-3, gli antiossidanti come la vitamina C, lo zinco e il coenzima Q10, ma anche l'acido alfa-lipoico e le vitamine del gruppo B proteggono i vasi e quindi prevengono le complicazioni. Le complicazioni, come i danni neurologici, nascono da glicemia troppo elevata, stress ossidativo e infiammazioni croniche.

I micronutrienti sono importanti anche come supporto ai farmaci. Il principio attivo metformina provoca una carenza della vitamina B12 perché ne blocca l'assorbimento. Pertanto, per evitare livelli elevati di omocisteina, i medici consigliano spesso l'assunzione di vitamina B12, B6 e acido folico.

Classificazione

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