Micronutrienti: una cura naturale contro le mitocondriopatie

Determinate vitamine, minerali e altre sostanze nutritive rafforzano e proteggono i mitocondri

Raffigurazione di un mitocondrio
L’energia dell’organismo viene prodotta nei mitocondri, le centrali delle cellule. Quando questi non funzionano correttamente, in medicina si parla di malattia mitocondriale o mitocondriopatia. Immagine: wir0man/iStock/Getty Images Plu / corbac40/iStock/Getty Images Plus

L’energia dell’organismo viene prodotta nei mitocondri, le centrali delle cellule. Quando questi non funzionano correttamente, in medicina si parla di malattia mitocondriale o mitocondriopatia. Il quadro clinico non è omogeneo e può coinvolgere più organi. I sintomi di questa patologia vanno dalla stanchezza all’insufficienza cardiaca, fino agli attacchi epilettici. Leggete qui come vitamine, minerali, acidi grassi e principi attivi vegetali possono trattare i disturbi associati alla mitocondriopatia e prevenire le malattie conseguenti.

Cause e sintomi

Tipologie e cause delle mitocondriopatie

Solo i mitocondri sani forniscono energia: i mitocondri sono le centrali delle nostre cellule e sono responsabili della produzione di energia. Se alcuni mitocondri sono danneggiati e, quindi, non funzionano più perfettamente, l’organismo subisce una carenza di energia, con conseguente accumulo anomalo dei prodotti intermedi del metabolismo. Di conseguenza, le cellule e gli organi non possono più svolgere correttamente le loro funzioni. Questa situazione colpisce in particolare i tessuti che consumano molta energia, come il cuore e i nervi. I medici definiscono queste alterazioni patologiche mitocondriopatie o malattie mitocondriali.

Informazioni

La centrale di produzione dell’energia si trova nei mitocondri: all’interno dei mitocondri si svolgono importanti processi metabolici come il ciclo di Krebs, responsabile della trasformazione di grassi, zuccheri e aminoacidi in energia. La fase fondamentale del metabolismo energetico, ovvero la catena respiratoria, avviene nella membrana dei mitocondri, dove, con l’aiuto dell’ossigeno, si produce l’ATP (adenosina trifosfato), il fornitore universale di energia per l’organismo. L’ATP è necessaria per tutti gli organi vitali che consumano energia, ad esempio per il movimento muscolare.

Le mitocondriopatie si distinguono in ereditarie e acquisite:

Nelle mitocondriopatie ereditarie (primarie) il patrimonio genetico (DNA) è danneggiato o alterato e, quindi, l’organismo non è in grado di creare in modo corretto gli enzimi principali dei mitocondri. Questo difetto genetico viene trasmesso dai genitori ai figli, pertanto, nella maggior parte dei casi, questo tipo di mitocondriopatia viene riscontrato già nella prima infanzia.

Le mitocondriopatie acquisite (secondarie) si manifestano nel corso della vita e sono causate da sostanze che danneggiano le cellule. Sono evidenti con l’avanzare dell’età e in caso di costante carico delle sostanze. Le cause possono essere:

  • Farmaci
  • Inquinamento da metalli pesanti e sostanze chimiche
  • Infezioni e infiammazioni croniche
  • Carenza di ossigeno (ad esempio a causa di disturbi della circolazione)
  • Sovraccarico del corpo dovuto a stress fisico o mentale (burn-out, stress)

Tra i farmaci che danneggiano i mitocondri si annoverano, ad esempio:

  • Antibiotici come la tetraciclina (ad esempio Ambramicina®), la doxorubicina (ad esempio Adriblastina®) e l’epirubicina (ad esempio Farmorubicina®)
  • Farmaci antidiabetici come la metformina (ad esempio Glucophage®, Metfonorm® e Metforal®)
  • Antiepilettici come l’acido valproico (ad esempio Depakin®, Acido Valproico Sandoz®, Sodio Valproato Sanofi®)
  • Analgesici come il paracetamolo (ad esempio Acetamol®, Adolef®, Efferalgan®) o l’ibuprofene (ad esempio Brufen®, Nurofen®)
  • Statine contro il colesterolo alto come la simvastatina (ad esempio Lipenil®)
  • Farmaci antitumorali come il cisplatino (ad esempio Cisplatino Pfizer Italia®, Platamine®)

Questi agenti causano all’interno dell’organismo legami chimicamente molto reattivi che possono danneggiare altre molecole. Si distingue tra:

  • stress ossidativo (produzione eccessiva di specie reattive dell’ossigeno e carenza di antiossidanti)
  • stress nitrosativo (produzione eccessiva di specie reattive dell’azoto e carenza di antiossidanti)

Sintomi e malattie secondarie delle mitocondriopatie

Silhouette di un corpo
Il quadro clinico della mitocondriopatia non è omogeneo, bensì è caratterizzato da diversi sintomi. Immagine: chombosan /iStock/Getty Images Plus

Il quadro clinico della mitocondriopatia non è omogeneo, bensì è caratterizzato da diversi sintomi. Solitamente questa patologia colpisce più organi e tessuti, soprattutto quelli che hanno un elevato fabbisogno di energia, tra cui tutti i muscoli (la muscolatura scheletrica e cardiaca), il sistema nervoso centrale, la retina oculare, il fegato e i reni.

Alcune persone presentano solo disturbi lievi come debolezza muscolare in situazioni di stress fisico, mentre altre soffrono di gravi danni neurologici. Cresce sempre più la convinzione che le mitocondriopatie potrebbero contribuire all’insorgenza di numerose malattie. Tra i sintomi specifici dei vari organi e le presunte conseguenze si annoverano:

Organo

Sintomo

Presunte malattie conseguenti

Cuore

-

Insufficienza cardiaca, aritmie

Cervello e nervi

Attacchi epilettici, disabilità mentali, stati simili a un ictus

Alzheimer, emicrania, sclerosi laterale amiotrofica
(SLA), sclerosi multipla,
Parkinson, disturbo da deficit di attenzione
e iperattività (ADHD), depressione,
sindrome da fatica cronica (CFS),
sindrome delle gambe senza riposo

Muscoli

Contrazioni muscolari involontarie, dolori muscolari, affaticamento muscolare, disturbi del movimento

Miopatie mitocondriali (malattie muscolari),
fibromialgia

Fegato e pancreas

-

Steatosi, insufficienza epatica, danni epatici
diabete mellito

Reni

Edemi, acidosi e perdita di albumina attraverso l’urina

-

Occhi

Disturbi alla vista causati da difetti della retina, danni al nervo ottico, paralisi dei muscoli oculari, tremore oculare

Degenerazione maculare senile (DMS)

Orecchie

Perdita dell’udito, debolezza d’udito, acufene

-

Naso

Perdita dell’olfatto

-

Classificazione

Obiettivi del trattamento

Qual è il trattamento classico della mitocondriopatia?

Uomo anziano con un bastone
Ad oggi non si conoscono terapie in grado di curare le mitocondriopatie, e i possibili trattamenti sono molto limitati. Immagine: Jacob Wackerhausen /iStock/Getty Images Plus

Ad oggi non si conoscono terapie in grado di curare le mitocondriopatie, e i possibili trattamenti sono molto limitati. L’obiettivo della terapia è alleviare i sintomi ed evitare complicanze. Per evitare che i disturbi peggiorino non si dovrebbero assumere determinati farmaci come alcuni antibiotici (tetracicline), farmaci antiepilettici (acido valproico) o medicinali che abbassano il colesterolo (statine) senza aver prima consultato il proprio medico.

Gli esperti consigliano a chi soffre di mitocondriopatie di evitare forti fattori scatenanti, come il caldo e il freddo, e di non soggiornare ad altezze elevate. Inoltre, si dovrebbe seguire un’alimentazione equilibrata, fare più pasti durante la giornata e allenarsi da due a tre volte la settimana facendo esercizi di resistenza e di forza, senza però raggiungere il limite massimo delle proprie prestazioni.

Attualmente sono disponibili conferme scientifiche solo per poche sostanze che possono essere utilizzate nella terapia contro le mitocondriopatie. La medicina classica interviene solo quando si riesce a scoprire qual è la sostanza mancante. Tra i micronutrienti utilizzabili rientrano la vitamina B1, la vitamina B2, l’acido folico, la vitamina E, il coenzima Q10, la creatina, l’arginina, l’acido alfa-lipoico e l’L-carnitina.

Ogni medico deciderà poi quale terapia adottare in base al singolo caso e al quadro clinico. Ogni tentativo terapeutico dovrebbe durare sei mesi così da verificare se l’integratore è efficace. Le malattie conseguenti devono essere trattate da uno specialista (ad esempio con farmaci antidiabetici in presenza di diabete o con ausili alla vista in caso di malattie oculari).

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

Per il trattamento delle mitocondriopatie, la medicina dei micronutrienti si basa su tre pilastri:

  1. Eliminare i veleni che danneggiano i mitocondri,
  2. Alleviare le infiammazioni e
  3. Proteggere i mitocondri dai radicali liberi e da altri fattori di stress.

È possibile proteggere e rafforzare i mitocondri assumendo determinati micronutrienti indispensabili per la produzione di energia al loro interno. Tra i suddetti micronutrienti si annoverano:

  • Il coenzima Q10 è necessario per la produzione di energia.
  • L’L-carnitina è importante per l’introduzione dei grassi nel metabolismo energetico.
  • Le vitamine del gruppo B sono fondamentali per diversi processi metabolici all’interno dei mitocondri.
  • Il magnesio contribuisce a immagazzinare e liberare energia.
  • Gli antiossidanti e i flavonoidi proteggono i mitocondri dallo stress ossidativo che si forma durante la produzione di energia.
  • Gli acidi grassi omega-3 attenuano le infiammazioni.
Classificazione

Trattamento con i micronutrienti

Il coenzima Q10 protegge i mitocondri

Meccanismo d’azione del coenzima Q10

Formula chimica del coenzima Q10
Il coenzima Q10 è una sostanza simile alle vitamine. Poiché è un componente importante nella catena respiratoria, è indispensabile per la fase finale che prevede la produzione di energia all’interno dei mitocondri. Immagine: Ekaterina79 /iStock/Getty Images Plus

Il coenzima Q10 è un componente importane nella catena respiratoria ed è indispensabile per la fase finale che prevede la produzione di energia all’interno dei mitocondri. Inoltre, ha proprietà antiossidanti e protegge i mitocondri dai radicali liberi dannosi (stress ossidativo). La sua carenza causa stanchezza, mancanza di energia e debolezza muscolare.

Alcuni studi dimostrano che il coenzima Q10 migliora la potenza muscolare: i soggetti con mitocondriopatia arruolati in un piccolo studio clinico che avevano ricevuto ogni giorno, per 60 giorni, 1.200 milligrammi di coenzima Q10 hanno ottenuto risultati migliori in termini di resistenza in un test da sforzo con ergometro rispetto ai soggetti che non avevano ricevuto il coenzima Q10. Tuttavia, è necessario condurre ulteriori studi per determinare se il coenzima Q10 reca benefici a tutti i pazienti.

Neuropatie: spesso negli studi condotti su soggetti affetti da neuropatie i risultati ottenuti indicavano un livello di coenzima Q10 inferiore alla norma. Sebbene non sia stato ancora chiarito in modo definitivo se il coenzima Q10 sia veramente in grado di curare le neuropatie, i primi studi condotti in merito evidenziano un effetto positivo.

  • Alzheimer: negli esperimenti condotti sugli animali il coenzima Q10 ha frenato la formazione di beta-amiloide e proteina tau, due proteine che, in chi soffre di Alzheimer, si accumulano all’interno e tra i neuroni formando delle placche che contribuiscono alla morte delle cellule cerebrali. Uno studio clinico condotto su pazienti con Alzheimer ha dimostrato che la somministrazione combinata di coenzima Q10, vitamine C ed E e acido alfa-lipoico per 16 settimane riduce in modo sensibile lo stress ossidativo all’interno del cervello. Tuttavia, il composto non ha avuto alcun effetto sulle beta-amiloidi e sulla proteina tau.
  • Parkinson: si suppone che,negli individui colpiti da Parkinson, il coenzima Q10 sotto forma di ubichinolo attenui i sintomi, come dimostrato dai primi esami preliminari. I pazienti che avevano ricevuto il coenzima Q10, in particolare se combinato con l’L-carnitina, presentavano un rallentamento della perdita delle capacità cognitive rispetto ai soggetti cui era stato somministrato un placebo.
  • Sclerosi laterale amiotrofica (SLA): al contrario, nella sclerosi laterale amiotrofica il coenzima Q10 non è stato in grado di arrestare l’avanzare dell’atrofia muscolare.
  • Fibromialgia: nei primi studi condotti su uomini e animali il coenzima Q10 ha ridotto le infiammazioni che contribuivano all’insorgenza della fibromialgia e ha diminuito la frequenza di dolori, stati di spossamento e stanchezza. Inoltre, ha migliorato le condizioni energetiche delle cellule. Nonostante questi evidenze, sono necessari ulteriori studi clinici che studino in modo approfondito questi risultati.
  • Sindrome da fatica cronica (CFS): gli scienziati presumono che una carenza del coenzima Q10 favorisca la comparsa di sintomi come grave debolezza fisica, eccessiva sonnolenza diurna e problemi di concentrazione. Un piccolo studio ha dimostrato che i sintomi sono più gravi nei soggetti con livelli di coenzima Q10 più bassi. Tuttavia, è ancora da dimostrare se i pazienti ottengono benefici dall’assunzione del coenzima Q10.
  • Depressione: i ricercatori hanno scoperto che la quantità di coenzima Q10 nel sangue di chi soffre di depressione è inferiore rispetto alle persone sane. In particolare, i livelli erano particolarmente bassi nelle persone che non avevano risposto ad alcun trattamento precedente o che soffrivano anche di sindrome da fatica cronica. In questi casi si potrebbe consigliare di assumere un integratore a base di coenzima Q10.
  • Emicrania: i ricercatori ipotizzano che nei pazienti che soffrono di emicrania il metabolismo energetico nel cervello sia limitato. Un piccolo studio clinico mostra che il coenzima Q10 è efficace in caso di emicrania perché riduce la frequenza, la gravità e la durata dei mal di testa da emicrania. Ora è necessario condurre studi su un numero maggiore di soggetti così da verificare se tutti i pazienti ne traggono beneficio.

Malattie oculari: i ricercatori ipotizzano che i radicali liberi e lo stress ossidativo favoriscano l’insorgenza di glaucoma, cataratta, degenerazione maculare senile (DMS) e danni alla retina associati al diabete. Nei primi studi condotti sul coenzima Q10, i soggetti che lo hanno assunto hanno riportato un miglioramento della vista.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del coenzima Q10

In caso di mitocondriopatie, i medici esperti in micronutrienti consigliano di assumere ogni giorno da 100 a 300 milligrammi di coenzima Q10, preferibilmente insieme ai pasti, perché il grasso contenuto negli alimenti migliora ne migliora l’assorbimento nell’intestino.

Consiglio

È meglio assumere il coenzima Q10 sotto forma di ubichinolo anziché di ubichinone, poiché studi clinici hanno dimostrato che con l’ubichinolo si possono raggiungere livelli ematici più elevati che con l’ubichinone. Inoltre, il primo non deve essere attivato perché è presente già nella sua forma attiva.

Da considerare in caso di assunzione di anticoagulanti

Il coenzima Q10 può ridurre l’efficacia di determinati anticoagulanti, tra cui i principi attivi fenprocumone (ad esempio Marcumar®, Falithrom® e Marcuphen®) e warfarin (Coumadin®), già a dosi comprese tra 30 e 100 milligrammi. Un’eventuale assunzione deve pertanto essere prima discussa con il medico.

L-carnitina per trasformare i grassi in energia

Meccanismo d’azione dell’L-carnitina

L’L-carnitina è indispensabile per ottenere energia dai grassi. Gli acidi grassi che compongono i lipidi possono essere trasportati nei mitocondri solo se si legano all’L-carnitina. Questa sostanza contribuisce inoltre a disintossicare i mitocondri liberandoli dagli acidi grassi a catena media e lunga presenti in eccesso. Se l’apporto di L-carnitina è insufficiente, i prodotti intermedi nocivi si accumulano nelle cellule e danneggiano il metabolismo energetico.

La carenza di L-carnitina è spesso correlata alla sindrome da fatica cronica: in un piccolo studio condotto su 38 soggetti, chi presentava livelli di L-carnitina superiori nel sangue ha sofferto di disturbi meno accentuati rispetto ad altri pazienti con livelli inferiori. Anche i risultati di un primo studio clinico sugli effetti dell’L-carnitina sono positivi. Questa sostanza è stata tollerata molto meglio ed è stata più efficace rispetto al principio attivo di controllo (amantadina) somministrato in via sperimentale contro la sindrome da fatica cronica. I soggetti hanno assunto le due sostanze per due mesi. I miglioramenti più significativi ascrivibili all’L-carnitina sono stati riscontrati tra la quarta e l’ottava settimana dello studio.

Le miopatie mitocondriali sono un gruppo di patologie muscolari congenite e rare. In uno studio clinico condotto su un numero ridotto di soggetti, l’assunzione di 3.000 milligrammi di L-carnitina per due mesi ha potenziato sensibilmente le prestazioni dei soggetti sottoposti a test di resistenza rispetto a quelli che avevano ricevuto un placebo.

L-carnitina: dosaggio e consigli sull’assunzione

In caso di mitocondriopatie i medici specializzati in micronutrienti consigliano di assumere ogni giorno da 2.000 a 4.000 milligrammi di L-carnitina distribuiti nell’arco della giornata, ad esempio in tre dosi da 1.000 milligrammi l’una da assumere preferibilmente insieme ai pasti per migliorarne la tollerabilità a livello gastrico.

Le vitamine del gruppo B sono essenziali per il metabolismo energetico

Meccanismo d’azione delle vitamine del gruppo B

Alimenti contenenti vitamina B2
Le carenze energetiche potrebbero contribuire a favorire l’insorgenza di attacchi di emicrania, perché la soglia di irritabilità degli agenti scatenanti si abbassa. Immagine: bit245 /iStock/Getty Images Plus

Le vitamine del gruppo B intervengono in diverse fasi della produzione di energia:

  • La vitamina B1 contribuisce al metabolismo dei carboidrati per la produzione di energia nel ciclo di Krebs. Una sua carenza riduce l’attività degli enzimi dipendenti dalla vitamina B1, causando un calo della produzione di energia e danni irreversibili ai mitocondri.
  • Le forme attive della vitamina B2 fanno parte degli enzimi necessari per la fase finale della produzione di energia. Inoltre, questa vitamina aiuta a contrastare lo stress ossidativo perché contribuisce alla rigenerazione del glutatione, una sostanza necessaria per eliminare i legami aggressivi. Insieme alla niacina (vitamina B3),interviene anche nell’eliminazione degli acidi grassi.
  • La vitamina B12 è necessaria per trasformare grassi e carboidrati in energia. Contribuisce inoltre a proteggere i neuroni, soprattutto in caso di danni neurologici. La vitamina B12 riduce anche lostress nitrosativo perché è in grado di distruggere le specie reattive dell’azoto prodotte dalle cellule del sistema immunitario in caso di infiammazioni.

Si presume che gli attacchi di emicrania siano dovutianche a stress ossidativo, disfunzioni nella produzione di energia e infiammazioni, pertanto scienziati e medici stanno considerando la possibilità di curarli con la vitamina B2. La maggior parte degli studi finora condotti mostra come la vitamina B2 migliori la produzione di energia da parte delle cellule e prevenga gli attacchi di emicrania. Inoltre, questa vitamina riduce la frequenza, la durata e la gravità degli attacchi.

Si ipotizza inoltre che le mitocondriopatie siano correlate all’autismo. Secondo alcuni primi studi i bambini che soffrono di questo disturbo presentano spesso anche difetti mitocondriali. Nonostante i dati a disposizione siano limitati, i primi esperimenti condotti mostrano come le vitamine del gruppo B abbiano effetti positivi sui soggetti, in particolare la vitamina B12 e l’acido folico combinati con il coenzima Q10 e la carnitina. In futuro sarà necessario condurre altri studi per confermare i risultati finora ottenuti.

La sindrome di Leigh è una malattia genetica che colpisce il metabolismo energetico a causa di un difetto mitocondriale. Spesso chi ne soffre è soggetto, oltre che ad attacchi di crampi, anche ad apnea del sonno ostruttiva. Si tratta di un disturbo respiratorio che comporta il collasso del cavo orale durante il sonno e il conseguente blocco delle vie respiratorie superiori, limitando l’afflusso di ossigeno. Secondo le prime esperienze riportate, una dose elevata di vitamina B1, combinata con coenzima Q10, L-carnitina e vitamine C ed E, può alleviare i disturbi associati all’apnea del sonno nei pazienti con sindrome di Leigh.

Dosaggio e consigli sull’assunzione delle vitamine del gruppo B

Poiché le vitamine del gruppo B collaborano a stretto contatto durante il metabolismo e la produzione di energia, la medicina dei micronutrienti consiglia di assumere integratori che le contengano tutte. In caso di mitocondriopatie, si consigliano le seguenti dosi:

  • Vitamina B1: da 100 a 300 milligrammi
  • Vitamina B2: da 50 a 400 milligrammi
  • Vitamina B12: da 100 a 1.000 microgrammi
  • Acido folico: 400 microgrammi
  • Niacina: da 50 a 75 milligrammi

Vitamine del gruppo B: da considerare in caso di gravidanza, allattamento, malattie e assunzione di farmaci

Le donne incinte e che allattano dovrebbero consultare un medico prima di assumere dosi elevate di vitamine del gruppo B e assumerle solo in caso di conclamata carenza.

I pazienti con malattie renali non dovrebbero assumere la vitamina B12 sotto forma di cianocobalamina, perché potrebbe essere nociva a dosi elevate, e preferire la metilcobalamina.

L’assunzione di vitamine del gruppo B dopo l’impianto di stent e dopo un infarto non è stata ancora studiata a sufficienza. Di conseguenza, si dovrebbe evitare di assumere dosi elevate di vitamina B12 (da 60 a 400 microgrammi al giorno) e acido folico (da 800 a 1.200 microgrammi al giorno).

L’assunzione di grandi quantità di niacina può peggiorare i sintomi di una gotta pregressa e pregiudicare l’efficacia dell’allopurinolo usato per il suo trattamento (ad esempio Zyloric®, Allurit®). I pazienti che soffrono di questa condizione dovrebbero consultare preventivamente il proprio medico curante.

La niacina non dovrebbe essere assunta insieme a determinati antibiotici, le tetracicline (Miraclin®, Ambramicina®), perché interferisce negativamente con il loro assorbimento da parte dell’organismo. La soluzione migliore sarebbe rispettare un intervallo di due-tre ore. Anche l’acido folico riduce l’efficacia di antibiotici a base di trimetropin (Bactrim®), proguanile (Malarone®) e pirimetamina (Metakelfin®).

La niacina, sotto forma di acido nicotinico ad alto dosaggio, incrementa l’efficacia degli anticoagulanti e degli antipertensivi (ad esempio Krupil®, Norapril®, Quark®), pertanto la sua assunzione dovrebbe essere autorizzata dal medico.

Il magnesio contrasta la carenza di energia

Meccanismo d’azione del magnesio

Il magnesio svolge numerosi compiti legati alla conservazione e al rilascio di energia. Se manca il magnesio, l’organismo subisce una carenza energetica, e sintomi quali crampi muscolari o mal di testa sono più frequenti. Inoltre, una carenza di magnesio porta all’insorgenza dello stress nitrosativo, una delle cause dei difetti mitocondriali, ed è spesso correlata alle mitocondriopatie.

Sindrome da fatica cronica: in un primo studio condotto su 138 soggetti , la maggior parte soffriva di carenza da magnesio e, contemporaneamente, è stata diagnosticata loro una disfunzione mitocondriale. Maggiore era questa disfunzione, più accentuati erano i disturbi legati alla malattia. Uno studio clinico di alto livello ha però dimostrato che la somministrazione di magnesio per via endovenosa direttamente nella muscolatura può migliorare i sintomi della sindrome da fatica cronica e lo stato emotivo dei soggetti. Ora è necessario condurre studi su un numero maggiore di soggetti per verificare se tutti i pazienti ne traggono beneficio.

Neuropatie: vista la sua importanza nella trasmissione dei segnali nervosi, il magnesio è oggi oggetto di dibattiti in merito al suo possibile uso in campo terapeutico per il trattamento di neuropatie quali emicrania, epilessia, depressione, Parkinson e Alzheimer. In futuro sarà necessario condurre ulteriori studi per verificare il suo livello di efficacia contro queste patologie.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del magnesio

In caso di mitocondriopatie e malattie associate si consiglia di assumere ogni giorno da 200 a 900 milligrammi di magnesio. In caso di assunzione prolungata di dosi maggiori (superiori a 250 milligrammi) è invece consigliabile sottoporsi a controlli dei valori ematici.

Inoltre, poiché a dosi superiori a 300 milligrammi può causare diarrea nei soggetti più sensibili, si consiglia di assumerlo in diverse piccole quantità nel corso della giornata.

Determinazione dei livelli di magnesio in laboratorio

Il magnesio è presente principalmente nei globuli rossi. Pertanto, se si vuole ottenere un risultato più preciso, andrebbe misurato nel sangue intero anziché nel siero, ovvero nella parte liquida priva di globuli rossi. I valori normali sono compresi tra 1,38 e 1,50 millimoli per litro. I medici specializzati in micronutrienti consigliano ai pazienti di sottoporsi a controlli del magnesio una o due volte l’anno.

Magnesio: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie renali

Il magnesio può legarsi ai farmaci assunti in concomitanza e ridurne l’efficacia. Si consiglia quindi di rispettare un intervallo di almeno due ore tra le due somministrazioni. Tra i suddetti farmaci si annoverano:

  • determinati antibiotici come la ciprofloxacina (ad esempio Basemar®), l’enoxacina (ad esempio Enoxor®), la levofloxacina (ad esempio Agilev®) e la doxiciclina (ad esempio Bassado®)
  • principi attivi contro l’osteroporosi (bifosfonati) come l’acido alendronico (ad esempio Fosamax®, Alenic®), l’acido clodronico (ad esempio Clasteon®) o l’acido etidronico (ad esempio Moticlod®)

I pazienti con malattie renali non dovrebbero assumere integratori a base di magnesio, perché i reni indeboliti non sono in grado di eliminarlo correttamente e si accumulerebbe nel sangue.

Gli antiossidanti e i flavonoidi proteggono i mitocondri dallo stress ossidativo

Meccanismo d’azione degli antiossidanti e dei flavonoidi

Le vitamine C ed E, il selenio e numerosi flavonoidi proteggono i mitocondri dallo stress ossidativo. La vitamina C e il selenio prevengono anche lo stress nitrosativo perché neutralizzano le specie dell’azoto nocive per l’organismo. I primi studi condotti su un numero ridotto di pazienti hanno dimostrato che la vitamina C somministrata per infusione a pazienti con sindrome da fatica cronica potrebbe contribuire al miglioramento dei sintomi. In uno studio osservazionale si è notato che nei pazienti con fibromialgia i livelli di selenio erano sensibilmente inferiori rispetto a quelli dei soggetti in studio sani. Le persone che soffrono di questo disturbo dovrebbero assumere sempre dosi sufficienti di selenio. I risultati ottenuti devono però essere ancora confermati da studi su un numero maggiore di soggetti.

Anche le antocianidine, contenute ad esempio nell’uva rossa e nel vino rosso, si sono rivelate utili in caso di fibromialgia. Uno studio clinico su un numero ridotto di soggetti ha dimostrato che 80 milligrammi di antocianidine possono alleviare i disturbi del sonno e i sintomi da fatica in modo molto più efficace rispetto a un placebo.

Esperimenti su animali e in laboratorio hanno evidenziato che le proprietà antiossidanti del ginkgo biloba proteggono i mitocondri. Nello specifico, l’estratto di ginkgo ha migliorato le disfunzioni mitocondriali e incrementato il loro rendimento energetico. I ricercatori ipotizzano quindi che il ginkgo abbia effetti positivi anche sulle demenze, come l’Alzheimer.

Anche l’epigallocatechina gallato (EGCG) presente nel tè verde e la curcumina estratta dalla curcuma proteggono i mitocondri. Gli esperimenti condotti sugli animali hanno dimostrato che entrambe le sostanze bloccano lo stress ossidativo e contribuiscono al corretto funzionamento del metabolismo energetico all’interno dei mitocondri.

Dosaggio e consigli sull’assunzione di antiossidanti e flavonoidi

A pazienti che soffrono di mitocondriopatie si consiglia di assumere da 1.000 a 3.000 milligrammi di vitamina C, 100 microgrammi di selenio e fino a 50 milligrammi di vitamina E. Per una protezione di base con antiossidanti si dovrebbero preferire gli integratori contenenti tutte e otto le forme della vitamina E (l’intero complesso di vitamine E), mentre per quanto riguarda i flavonoidi, si consiglia di optare per un mix di antocianidine, ginkgo, epigallocatechina gallato e curcumina e di preferire i preparati con un dosaggio armonizzato.

Informazioni

La vitamina C può bloccare l’assorbimento del selenio contenuto nel selenito di sodio. Le due sostanze dovrebbero pertanto essere assunte a una-due ore di distanza l’una dall’altra. Se si sceglie un integratore combinato, assicurarsi che contenga il selenato di sodio. Il selenio contenuto negli alimenti non viene bloccato dalla vitamina C.

Esami di laboratorio per misurare il livello di stress ossidativo e selenio

Ogni laboratorio può utilizzare diversi metodi per misurare lo stress ossidativo, ad esempio lo stato antiossidante (i valori normali sono compresi tra 1,13 e 1,57 millimoli per litro). I valori normali variano quindi in base alla metodologia adottata e ogni laboratorio indica i propri valori di riferimento.

È anche possibile misurare il numero di cellule danneggiate oppure la presenza di antiossidanti nel sangue. Si consiglia di calcolare il livello di selenio, preferibilmente nel sangue intero, poiché contiene tutte le cellule ematiche e mostra l’apporto a lungo termine di selenio. I valori devono essere compresi tra 120 e 150 microgrammi per litro.

Da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

Malattie renali: in caso di insufficienza renale non si dovrebbero assumere più di 500 milligrammi di vitamina C al giorno, perché i reni indeboliti non sono in grado di elaborare dosi così elevate. Possibili conseguenze sono la formazione di uroliti o accumuli di ossalato. Anche le persone con tendenza a calcoli renali devono evitare di assumere dosi di vitamina C superiori a 1.000 milligrammi. Lo stesso discorso vale per il selenio: gli integratori a base di selenio andrebbero assunti solo dopo controlli regolari della sua presenza nel sangue.

Emocromatosi: poiché la vitamina C migliora l’assorbimento del ferro, chi soffre di emacromatosi dovrebbe assumere dosi più elevate solo previo controllo medico.

Gli acidi grassi omega-3 contrastano le infiammazioni

Meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3

Gli acidi grassi omega-3 come l’acido eicosapentaenoico (EPA) contenuto nell’olio di pesce hanno proprietà antinfiammatorie e bloccano la produzione di sostanze che promuovono l’infiammazione. Hanno inoltre proprietà antiossidanti e sono in grado di ridurre lo stress ossidativo che colpisce i mitocondri. Gli acidi grassi omega-3 vengono trasportati all’interno della membrana dei mitocondri delle cellule muscolari, nel luogo esatto in cui possono essere utilizzati direttamente e possono svolgere la loro azione protettiva.

Si presume che gli acidi grassi omega-3 influiscano positivamente sulle malattie associate a una disfunzione mitocondriale, come il Parkinson, l’Alzheimer, le malattie cardiovascolari e il diabete.

Dosaggio e consigli sull’assunzione degli acidi grassi omega-3

La medicina dei micronutrienti consiglia ai pazienti con mitocondriopatie di assumere una dose giornaliera di acidi grassi omega-3 compresa tra 1.000 e 2.000 milligrammi, prediligendo gli integratori che contengono EPA. Gli acidi grassi omega-3 andrebbero assunti sempre insieme a pasti ricchi di alimenti contenenti grassi in modo da facilitare l’assorbimento nell’intestino.

Consiglio

L’EPA è contenuto in particolare nell’olio di pesce, ma occorre prestare particolare attenzione alla qualità di questi integratori. I prodotti di qualità sono sottoposti a un particolare processo di purificazione così da eliminare ogni residuo indesiderato.

Determinazione dei livelli di acidi grassi omega-3 in laboratorio: l’indice omega-3

Mediante un esame del sangue chiamato indice omega-3 è possibile determinare la proporzione di acidi grassi omega-3 presente nei globuli rossi, indicata in percentuale. Un risultato compreso tra cinque e otto è il valore medio e indica che da cinque a otto acidi grassi su 100 presenti nei globuli rossi sono preziosi omega 3. Il valore ottimale è compreso tra otto e undici.

Acidi grassi omega-3: da considerare in caso di assunzione di anticoagulanti e malattie epatiche e renali

Gli acidi grassi omega-3 possono avere un effetto emodiluente e, a partire da una dose di 1.000 milligrammi, possono potenziare l’effetto dei farmaci anticoagulanti. Pertanto, la loro assunzione va discussa con il proprio medico. Tra gli anticoagulanti rientrano i principi attivi fenprocumone (come Marcumar®) e warfarin (Coumadin®), l’acido acetilsalicilico (ASA, Aspirina®), l’eparina (Clexane®) e i nuovi anticoagulanti orali come apixaban (Eliquis®), dabigatran (Pradaxa®), edoxaban (Lixiana®) e rivaroxaban (Xarelto®).

In caso di malattie epatiche o renali improvvise, pancreatite acuta o colecistite non si dovrebbero assumere acidi grassi omega-3. Anche chi soffre di coagulopatie dovrebbe consultare il proprio medico prima di assumere queste sostanze nutritive.

Dosaggi in breve

Dosi quotidiane di micronutrienti consigliate in caso di mitocondriopatia

Vitamine

 

Vitamina B1

da 100 a 300 milligrammi (mg)

Vitamina B2

da 50 a 400 milligrammi

Vitamina B12

da 100 a 1.000 microgrammi (µg)

Acido folico

400 microgrammi

Niacina

da 50 a 75 milligrammi

Vitamina C

da 1.000 a 3.000 milligrammi

Vitamina E

fino a 50 milligrammi

  

Minerali

 

Magnesio

da 200 a 900 milligrammi

Selenio

100 microgrammi

  

Altri nutrienti

 

Coenzima Q10

100 e 300 milligrammi

L-carnitina

2.000 e 4.000 milligrammi

Acidi grassi omega-3

1.000 e 2.000 milligrammi

 

 

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami del sangue consigliati in caso di mitocondriopatie

 

Valori normali

Magnesio

da 1,38 a 1,50 millimoli per litro (mmol/l)

Stato antiossidante

da 1,13 a 1,57 millimoli per litro*

Selenio

da 120 a 150 microgrammi per litro (µg/l)

Indice omega-3

dal 5 all’8 percento

*Valori e unità variano sensibilmente a seconda del laboratorio e del metodo utilizzato.

Classificazione

Riepilogo

Con mitocondriopatia si intende una patologia che altera o blocca completamente il metabolismo energetico dei mitocondri. Si distinguono due tipologie: le mitocondriopatie primarie, di origine genetica, e quelle secondarie, che si manifestano nel corso della vita e sono causate da sostanze che danneggiano le cellule, come farmaci o metalli pesanti.

La medicina dei micronutrienti si basa su diversi pilastri nel trattamento delle mitocondriopatie, uno dei quali è l’eliminazione delle sostanze velenose che danneggiano i mitocondri. Allo stesso tempo è necessario lenire le infiammazioni e proteggere i mitocondri dai radicali liberi e da altre sostanze nocive.

Determinati micronutrienti sono indispensabili per la produzione di energia all’interno dei mitocondri. Possono rafforzarli e alterare positivamente il decorso delle mitocondriopatie. Tra questi micronutrienti si annoverano il coenzima Q10, l’L-carnitina e le vitamine del gruppo B come le vitamine B1, B2 e B12, la niacina e l’acido folico. Anche il magnesio è necessario per la produzione di energia all’interno dei mitocondri.

Gli antiossidanti come la vitamina C ed E, il selenio e diversi flavonoidi, ad esempio le antocianidine, l’epigallocatechina gallato e la curcumina, proteggono invece i mitocondri dai danni causati dai radicali liberi. Infine, gli acidi grassi omega-3 hanno un effetto antinfiammatorio e attenuano le conseguenze dello stress ossidativo.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

Bae, J.H. & Kim, G. (2018): Systematic review and meta-analysis of omega-3-fatty acids in elderly patients with depression. Nutr Res. 2018 Feb; 50:1-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29540267, consultato il: 09.10.2018.

Biesalski, H.K. (2016): Vitamine und Minerale. Indikation, Diagnostik, Therapie. Georg Thieme Verlag Stuttgart New York.

Biesalski, H.K. et al. (2010): Ernährungsmedizin. 4. Aufl. Georg Thieme Verlag Stuttgart.

Booth, N.E. et al. (2012): Mitochondrial dysfunction and the pathophysiology of Myalgic Encephalomyelitis/Chronic Fatigue Syndrome (ME/CFS). International Journal of Clinical and Experimental Medicine, 5(3), 208–220. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3403556/, consultato il: 09.10.2018.

Colombo, B. et al. (2014): Riboflavin and migraine: the bridge over troubled mitochondria. Neurol Sci. 2014 May;35 Suppl 1:141-4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24867851, consultato il: 09.10.2018.

Cordero, M.D. et al. (2014): NLRP3 inflammasome is activated in fibromyalgia: the effect of coenzyme Q10. Antioxid Redox Signal. 2014 Mar 10;20(8):1169-80. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23886272, consultato il: 09.10.2018.

Cordero, M.D. et al. (2014): Can coenzyme q10 improve clinical and molecular parameters in fibromyalgia? Antioxid Redox Signal. 2013 Oct 20;19(12):1356-61. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23458405, consultato il: 09.10.2018.

Cox, I.M. et al. (1991): Red blood cell magnesium and chronic fatigue syndrome. Lancet. 337(8744):757–60. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1672392, consultato il: 09.10.2018.

Delhey, L.M. et al. (2017): The Effect of Mitochondrial Supplements on Mitochondrial Activity in Children with Autism Spectrum Disorder. Journal of Clinical Medicine, 6(2), 18. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5332922/, consultato il: 09.10.2018.

Devika, P.T. (2008): Epigallocatechin-gallate (EGCG) prevents mitochondrial damage in isoproterenol-induced cardiac toxicity in albino Wistar rats: a transmission electron microscopic and in vitro study. Pharmacol Res 57(5): 351-357. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18456509, consultato il: 09.10.2018.

Eckert, A. et al. (2005): Stabilization of mitochondrial membrane potential and improvement of neuronal energy metabolism by Ginkgo biloba extract EGb 761. Ann N Y Acad Sci 1056: 474-485. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/13130384, consultato il: 09.10.2018.

Eckert, A. (2012): Mitochondrial effects of Ginkgo biloba extract. Int Psychogeriatr. 2012 Aug;24 Suppl 1:S18-20. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22784423, consultato il: 09.10.2018.

Edwards, A. M. et al. (2000): Food Supplements in the Treatment of Primary Fibromyalgia: A Double-blind, Crossover Trial of Anthocyanidins and Placebo. Journal of Nutritional and Environmental Medicine 10(3): 189-199. https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/13590840050134863, consultato il: 09.10.2018.

Erb, C. & Konieczka, K. (2018): Mitochondrial Dysfunctions and Role of Coenzyme Q10 in Patients with Glaucoma. Klin Monbl Augenheilkd. 2018 Feb;235(2):157-162. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29448286, consultato il: 09.10.2018.

Fan, C. et al. (2013): n-3 fatty acids modulate adipose tissue inflammation and oxidative stress. Curr Opin Clin Nutr Metab Care. 16(2):124–32. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23222801, consultato il: 09.10.2018.

Filler, K. et al. (2014): Association of mitochondrial dysfunction and fatigue: A review of the literature. BBA Clinical, 1, 12–23. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4136529/, consultato il: 09.10.2018.

Galasko, D.R. et al. (2012): Alzheimer’s Disease Cooperative Study. Antioxidants for Alzheimer disease: a randomized clinical trial with cerebrospinal fluid biomarker measures. Arch Neurol. 2012 Jul;69(7):836-41. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22431837, consultato il: 09.10.2018.

García-Corzo, L. et al. (2014): Ubiquinol-10 ameliorates mitochondrial encephalopathy associated with CoQ deficiency. Biochim Biophys Acta. 2014 Jul;1842(7):893-901. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24576561, consultato il: 09.10.2018.

Glover, E. et al. (2010): A randomized trial of coenzyme Q10 in mitochondrial disorders. Muscle Nerve. 2010 Nov;42(5):739-48. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20886510, consultato il: 09.10.2018.

Gimenes, A.C. et al. (2015): Effect of L-carnitine on exercise performance in patients with mitochondrial myopathy. Braz J Med Biol Res. 2015 Apr;48(4):354-62. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25714882, consultato il: 09.10.2018.

González-Salazar, A.et al. (2011): Cardiovasc Toxicol (2011) 11: 357. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs12012-011-9128-9#citeas, consultato il: 09.10.2018.

Gröber, U. (2011): Mikronährstoffe. Metabolic Tuning – Prävention – Therapie. 3. Aufl. Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft mbH Stuttgart.

Gröber, U. (2007): Arzneimittel und Mikronährstoffe – Medikationsorientierte Supplementierung. 3. Aufl. Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft Stuttgart.

Gröber, U. (2012): Die mitochondriale Toxizität von Arzneimitteln, MMP, 2012, 35, 12, 445-456. http://www.mikronaehrstoff.de/pdf/Groe_Mitotox_von%20Arzneimitteln_MMP_2012.pdf, consultato il: 09.10.2018.

Gröber, U. (2015): Interaktionen, Arzneimittel und Mikronährstoffe. 2. Aufl. Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft Stuttgart.

Herbst, E. A. F. et al. (2014): Omega-3 supplementation alters mitochondrial membrane composition and respiration kinetics in human skeletal muscle. The Journal of Physiology, 592(Pt 6), 1341–1352. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3961091/, consultato il: 09.10.2018.

Igamberdiev, A.U. & Kleczkowski, L.A. (2015): Optimization of ATP synthase function in mitochondria and chloroplasts via the adenylate kinase equilibrium. Front Plant Sci 6: 10. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4309032/, consultato il: 09.10.2018.

Katyare, S. & Mali, A.V. (2016): Omega-3 Fatty Acids and Mitochondrial Functions, S. 229-233, in Hegde, M.V., Zanwar, A., Adekar, S.P. (Hrsg.): Omega-3 fatty acids: Keys to nutritional health, Springer International Publishing.

Kodama, M. et al. (1996): The value of the dehydroepiandrosterone-annexed vitamin C infusion treatment in the clinical control of chronic fatigue syndrome (CFS). II. Characterization of CFS patients with special reference to their response to a new vitamin C infusion treatment. In Vivo 10(6):585-596. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8986468, consultato il: 09.10.2018.

Langsjoen, P.H. & Langsjoen, A.M. (2014): Comparison study of plasma coenzyme Q10 levels in healthy subjects supplemented with ubiquinol versus ubiquinone. Clin Pharmacol Drug Dev. 3(1):13-7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27128225, consultato il: 09.10.2018.

Lemperle, M. & Kesten, S. (2017): Nitrosativer Stress als Ursache erworbener Mitochondriopathien – Mitochondrien schützen und stärken mit Mikronährstoffen, OM & Ernährung 2017, 159, F20–25. https://www.omundernaehrung.com/nitrosativer-stress-als-ursache-erworbener-mitochondriopathien.html, consultato il: 09.10.2018.

Li, Z. et al. (2015): The effect of creatine and coenzyme q10 combination therapy on mild cognitive impairment in Parkinson's disease. Eur Neurol. 73(3-4):205-11. https:/­/­www.ncbi.nlm.nih.gov/­pubmed/­25792086, consultato il: 09.10.2018.

Maes, M. et al. (2009): Coenzyme Q10 deficiency in myalgic encephalomyelitis/chronic fatigue syndrome (ME/CFS) is related to fatigue, autonomic and neurocognitive symptoms and is another risk factor explaining the early mortality in ME/CFS due to cardiovascular disorder. Neuro Endocrinol Lett. 2009;30(4):470-6. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20010505, consultato il: 09.10.2018.

Maes M, et al. (2009): Lower plasma Coenzyme Q10 in depression: a marker for treatment resistance and chronic fatigue in depression and a risk factor to cardiovascular disorder in that illness. Neuro Endocrinol Lett. 2009;30(4):462-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20010493, consultato il: 09.10.2018.

Marashly,E.T. & Bohlega, S.A. (2017): Riboflavin Has Neuroprotective Potential: Focus on Parkinson's Disease and Migraine. Front Neurol. 2017 Jul 20;8:333. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28775706, consultato il: 09.10.2018.

Mermigkis, C. et al. (2013): Medical treatment with thiamine, coenzyme Q, vitamins E and C, and carnitine improved obstructive sleep apnea in an adult case of Leigh disease. Sleep Breath. 2013 Dec;17(4):1129-35. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23389837, consultato il: 09.10.2018.

Miyamae, T. et al. (2013): Increased oxidative stress and coenzyme Q10 deficiency in juvenile fibromyalgia: amelioration of hypercholesterolemia and fatigue by ubiquinol-10 supplementation. Redox Rep. 2013;18(1):12-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23394493, consultato il: 09.10.2018.

Mukherjee, R. & Brasch, N.E. (2011): Mechanistic Studies on the Reaction between Cob(II)alamin and Peroxynitrite: Evidence for a Dual Role for Cob(II)alamin as a Scavenger of Peroxynitrous Acid and Nitrogen Dioxide. Chemistry. 17(42):11805–1181. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21922568, consultato il: 09.10.2018.

Müller, W.E. et al. (2017): Therapeutic efficacy of the Ginkgo special extract EGb761(®) within the framework of the mitochondrial cascade hypothesis of Alzheimer's disease. World J Biol Psychiatry. 2017 May 2:1-17. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Therapeutic+efficacy+of+the+Ginkgo+special+extract+EGb76, consultato il: 09.10.2018.

Pall, M.L. (2007): Explaining „Unexplained Illnesses“: Disease Paradigm for Chronic Fatigue Syndrome, Multiple Chemical Sensitivity, Fibromyalgia, Post-Traumatic Stress Disorder, Gulf War Syndrome, and others. CRC Press.

Plioplys, A.V., Plioplys, S. (1995): Serum levels of carnitine in chronic fatigue syndrome: clinical correlates. Neuropsychobiology. 1995;32(3):132-8. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8544970, consultato il: 09.10.2018.

Rehman, H. et al. (2013): Green Tea Polyphenols Stimulate Mitochondrial Biogenesis and Improve Renal Function after Chronic Cyclosporin A Treatment in Rats. PLoS ONE, 8(6), e65029. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3670924/, consultato il: 09.10.2018.

Reinhard, P. et al. (1998): Selenium status in fibromyalgia. Toxicol Lett 96-97: 177-180. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9820664, consultato il: 09.10.2018.

Rossignol, D.A. & Frye, R.E. (2012): Mitochondrial dysfunction in autism spectrum disorders: a systematic review and meta-analysis. Mol Psychiatry. 2012 Mar;17(3):290-314. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21263444, consultato il: 09.10.2018.

Sándor, P.S. et al. (2005): Efficacy of coenzyme Q10 in migraine prophylaxis: a randomized controlled trial. Neurology. 2005 Feb 22;64(4):713-5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15728298, consultato il: 09.10.2018.

Shoeibi, A. et al. (2017): Effectiveness of coenzyme Q10 in prophylactic treatment of migraine headache: an open-label, add-on, controlled trial. Acta Neurol Belg. 2017 Mar;117(1):103-109. www.ncbi.nlm.nih.gov/­pubmed/27670440, consultato il: 09.10.2018.

Soto-Urquieta, M.G. et al. (2014): Curcumin restores mitochondrial functions and decreases lipid peroxidation in liver and kidneys of diabetic db/db mice. Biol Res. 2014 Dec 22;47:74. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25723052, consultato il: 09.10.2018.

Sperl, W. et al. (2011): Mitochondriopathien - Ein Update. Monatsschr Kinderheilkd, 2011, 159:848–854. https://www.springermedizin.de/mitochondriopathien/8049120, consultato il: 09.10.2018.

Thompson, D.F. & Saluja, H.S. (2017): Prophylaxis of migraine headaches with riboflavin: A systematic review. J Clin Pharm Ther. 2017 Aug;42(4):394-403. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28485121, consultato il: 09.10.2018.

Udhayabanu, T. et al. (2017): Riboflavin Responsive Mitochondrial Dysfunction in Neurodegenerative Diseases. J Clin Med. 2017 May 5;6(5). pii: E52. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28475111, consultato il: 09.10.2018.

U.S. Department of Health & Human Services, National Institutes of Health (2018): Dietary Supplements for Primary Mitochondrial Disorders. https://ods.od.nih.gov/factsheets/PrimaryMitochondrialDisorders-HealthProfessional/, consultato il: 09.10.2018.

Yoritaka, A. et al. (2015): Randomized, double-blind, placebo-controlled pilot trial of reduced coenzyme Q10 for Parkinson's disease. Parkinsonism Relat Disord. 21(8):911-6. https:/­/­www.ncbi.nlm.nih.gov/­pubmed/­26054881, consultato il: 09.10.2018.

Vollono, C. et al. (2018): Migraine in mitochondrial disorders: Prevalence and characteristics. Cephalalgia. 2018 May;38(6):1093-1106. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28762753, consultato il: 09.10.2018.

Zhang, X. et al. (2017): Therapeutic Potential of Co-enzyme Q10 in Retinal Diseases. Curr Med Chem. 2017;24(39):4329-4339. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28762311, consultato il: 09.10.2018.

Classificazione