Trattamento dell’ipertrigliceridemia in modo naturale con la medicina dei micronutrienti

Come ridurre i valori dei trigliceridi ed evitare la comparsa di malattie conseguenti con l’aiuto di determinate vitamine e degli acidi grassi omega-3

Livelli elevati di trigliceridi nel sangue aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. La medicina dei micronutrienti può aiutare a ridurre valori dei trigliceridi troppo elevati, permettendo in alcuni casi di diminuire le dosi dei farmaci o di farne completamente a meno. Vitamine e minerali possono inoltre ridurre il rischio di malattie conseguenti. Qui troverete maggiori informazioni sui micronutrienti utili in caso di valori ematici dei trigliceriditroppo elevati e utilizzabili a supporto della relativa terapia.

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Livelli elevati di trigliceridi nel sangue aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. La medicina dei micronutrienti può sostenere l’azione dei farmaci impiegati per ridurli. Immagine: Naeblys/iStock/Getty Images Plus

Cause e sintomi

Che cos’è l’ipertrigliceridemia?

Valori elevati dei trigliceridi sono dovuti a un disturbo del metabolismo dei grassi. I trigliceridi, noti anche come grassi neutri, sono contenuti negli alimenti e vengono prodotti nei processi metabolici dell’organismo. La loro presenza nel sangue in quantità troppo elevata viene definita ipertrigliceridemia. Accanto ai trigliceridi, il sangue contiene anche altri grassi, come ad esempio il colesterolo, che è il più pericoloso di tutti quando ne salgono i livelli, soprattutto quelli della sua componente “cattiva” LDL. Valori di trigliceridi superiori alla norma peggiorano ulteriormente la situazione.

Cause dell’aumento dei valori dei trigliceridi

L’ipertrigliceridemia può avere varie cause, tra le quali figurano ad esempio:

  • ereditarietà (predisposizione genetica: ipertrigliceridemia primaria)
  • forte sovrappeso (obesità) e alimentazione scorretta (elevata percentuale di zuccheri semplici)  
  • malattie metaboliche, ad esempio il diabete mellito e il prediabete con intolleranza glucidica (sindrome metabolica)
  • malattie renali
  • ipotiroidismo
  • gravidanza (nel primo trimestre il livello iniziale dei trigliceridi raddoppia per natura e di solito non richiede alcun intervento terapeutico)
  • assunzione di determinati farmaci (ad esempio corticosteroidi, antipertensivi, betabloccanti, scambiatori anionici, antiestrogeni, ciclosporina)
  • alcol

Sintomi in caso di trigliceridi alti e malattie concomitanti

L’innalzamento dei valori dei trigliceridi non provoca sintomi immediatamente riconoscibili e per questo passa spesso inosservato. A lungo andare contribuisce però al danneggiamento dei vasi sanguigni, con un aumento del rischio di malattie cardiovascolari come l’arteriosclerosi e la coronaropatia.

Alti livelli di grassi si riscontrano spesso nella cosiddetta sindrome metabolica, considerata come lo stadio che precede il diabete di tipo 2 e caratterizzata da:

  • forte sovrappeso
  • alti livelli di grassi (valori dei trigliceridi)
  • ipertensione
  • glicemia occasionalmente elevata (principio di resistenza all’insulina)
Classificazione

Obiettivi del trattamento

Come viene trattata l’ipertrigliceridemia?

La terapia adottata in presenza di trigliceridi oltre la norma ha lo scopo di ridurne i livelli ematici e, così facendo, anche il rischio di malattie cardiovascolari. Il primo passo in questa direzione è rappresentato da una modifica dello stile di vita:

  • rinuncia ad alcol e fumo
  • alimentazione povera di grassi trans e acidi grassi saturi, soprattutto di grassi di origine animale
  • consumo contenuto di carboidrati a rapido assorbimento (zuccheri e amidi)

I carboidrati a rapido assorbimento sono presenti sotto forma di zucchero in dolciumi, bibite, succhi o frullati di frutta, dolci e zucchero per uso domestico. I carboidrati vengono assunti anche con prodotti contenenti amido, come pane bianco, patate, riso e pasta. Un consumo contenuto di carboidrati consente di ridurre il valore dei trigliceridi nel sangue anche oltre il 50%. Si consiglia un’alimentazione varia ed equilibrata, con frutta e verdura fresche, prodotti integrali (fibre) e pesce.

Il parere degli esperti

Lo zucchero diventa grasso: il fegato trasforma lo zucchero in eccesso (glucosio) in grasso. Una dieta molto ricca di carboidrati provoca dunque un aumento dei trigliceridi nel sangue. Sono proprio i carboidrati semplici (zucchero) che il fegato deve metabolizzare in grande quantità e rapidamente, con l’eventuale comparsa di problemi.

I valori dei trigliceridi nel sangue migliorano inoltre aumentando l’attività fisica quotidiana.

Tuttavia, le modifiche allo stile di vita a volte non bastano e i trigliceridi rimangono alti nonostante l’alimentazione sana. In questo caso i pazienti ad alto rischio (con valori dei trigliceridi superiori a 2,3 millimoli per litro o 200 milligrammi per decilitro di sangue) vengono trattati con statine, ovvero farmaci aventi la funzione di ridurre i grassi, tra le quali si annoverano: atorvastatina (ad esempio Torvacol®), fluvastatina (Lipaxan® o Lescol®), lovastatina (Lovinacor®), pravastatina (ad esempio Aplactin® e Pravaselect®), rosuvastatina (Crestor®) e simvastatina (Zocor®).

Se anche i valori del colesterolo sono elevati, le statine vengono a volte abbinate ai fibrati (ad esempio Cedur®, Eulitop®, Bezalip®).

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

La terapia classica dell’ipertrigliceridemia può essere integrata da numerosi minerali e vitamine che contribuiscono a ridurre ulteriormente il rischio di malattie conseguenti:

  • Acidi grassi omega-3: riducono i valori dei trigliceridi e proteggono il cuore.
  • Magnesio: migliora il metabolismo dei grassi e può proteggere l’apparato cardiocircolatorio.
  • Vitamina C: favorisce la degradazione dei trigliceridi.
  • Niacina: può inibire la produzione di trigliceridi nel fegato.
  • Carnitina: è importante per la produzione di energia da parte dell’organismo mediante la degradazione degli acidi grassi.
  • Vitamina D: protegge l’apparato cardiocircolatorio.
Classificazione

Trattamento con i micronutrienti

Gli acidi grassi omega-3 riducono i trigliceridi e proteggono il cuore

Meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3

L’azione degli acidi grassi omega-3 riduce la produzione di composti lipidici ricchi di trigliceridi nell’organismo e sembra promuovere la degradazione dei trigliceridi. I livelli di trigliceridi nel sangue scendono di conseguenza e aumenta il colesterolo buono (colesterolo HDL), che al contrario di quello cattivo LDL ha un effetto protettivo sui vasi sanguigni.

In generale, l’efficacia degli acidi grassi omega-3 in presenza di alti livelli di trigliceridi è ben documentata. Una massiccia opera di revisione condotta su 20 studi di alto livello incentrati sui diabetici ha mostrato in media una lieve diminuzione dei valori, che dipende dai livelli iniziali e dal dosaggio degli acidi grassi omega-3.

La loro presenza contribuisce inoltre a proteggere il cuore: è soprattutto l’acido eicosapentaenoico (EPA), presente nell’olio di pesce, a svolgere un’azione antinfiammatoria e di prevenzione di malattie conseguenti.

Alcune associazioni professionali raccomandano l’assunzione di 1.000 milligrammi di acidi grassi omega-3 al giorno in caso di alti livelli di lipidi nel sangue. Anche l’European Heart Association fornisce un consiglio generale: se i valori dei lipidi sono troppo elevati (superiori a 200 milligrammi per decilitro di sangue) e non è possibile ricorrere ai fibrati, gli acidi grassi omega-3 rappresentano un’ulteriore opzione di trattamento.

Dosaggio e consigli sull’assunzione degli acidi grassi omega-3

Il trattamento di un’ipertrigliceridemia può essere supportato mediante l’assunzione di acidi grassi omega-3 in dosi giornaliere comprese tra 1.000 e 2.000 milligrammi. È opportuno preferire i preparati a base di olio di pesce ricchi di acido eicosapentaenoico (EPA), il quale possiede forti proprietà antinfiammatorie e per questo è consigliabile nella prevenzione di malattie conseguenti. In presenza di livelli di trigliceridi molto elevati, gli esperti consigliano, a seconda dei casi, dosi fino a 4.000 milligrammi al giorno.

Gli acidi grassi omega-3 vanno sempre assunti insieme ad alimenti contenti grassi, che ne favoriscono l’assorbimento a livello intestinale e il passaggio nel flusso sanguigno.

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Gli acidi grassi omega-3 vanno sempre assunti insieme ad alimenti contenti grassi, che ne favoriscono l’assorbimento a livello intestinale e il passaggio nel flusso sanguigno. Immagine: kireewongfoto/iStock/Getty Images Plus

Consiglio

Il pesce e gli oli vegetali, come ad esempio quello di lino, sono particolarmente ricchi di acidi grassi omega-3, anche se gli oli di pesce sembrano essere più efficaci nella riduzione dei valori dei trigliceridi. Nella scelta degli integratori alimentari occorre prestare particolare attenzione alla qualità. I preparati scadenti e non purificati contengono spesso residui nocivi per l’uomo.

L’indice omega-3: determinazione dei livelli di acidi grassi omega-3 in laboratorio

L’indice omega-3 indica il livello di acidi grassi omega-3 di cui dispone l’organismo. Il medico richiede la determinazione in laboratorio della percentuale di acidi grassi omega-3 negli eritrociti, ovvero nei globuli rossi. Un risultato pari a otto indica ad esempio che otto dei 100 acidi grassi presenti nei globuli rossi sono acidi grassi omega-3.

I valori medi sono compresi tra il 5% e l’8%, anche se il livello ideale in presenza di malattie cardiocircolatorie dovrebbe attestarsi tra l’8% e l’11%.

Vitamina D: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

Gli acidi grassi omega-3 fluidificano il sangue e possono amplificare l’azione degli anticoagulanti. Se si assumono farmaci quali ad esempio Aspirina®, Calciparina®, Marcumar®, Pradaxa®, Rivaroxaban® o Coumadin®, occorre prestare la massima attenzione con dosi di acidi grassi omega-3 superiori a 1.000 milligrammi. In questi casi l’assunzione di acidi grassi omega-3 deve essere assolutamente discussa con il proprio medico e il tempo di protrombina deve essere controllato regolarmente per tutta la durata dell’eventuale trattamento.

Anche prima di un intervento chirurgico programmato si consiglia di chiedere al proprio medico se è meglio interrompere l’assunzione di acidi grassi omega-3 o ridurne la dose, a causa del prolungamento del tempo di protrombina. Nel post-operatorio gli acidi grassi omega-3 non sono motivo di preoccupazione poiché hanno un’azione antinfiammatoria e possono favorire la guarigione delle ferite. In presenza di disturbi della coagulazione del sangue, ad esempio in caso di emofilia, è opportuno consultare il proprio medico prima di procedere alla loro assunzione.

I soggetti affetti da malattie epatiche o renali acute e da pancreatite o colecistite acuta non dovrebbero prendere integratori di omega-3.

Il magnesio regola il metabolismo dei grassi e può proteggere l’apparato cardiocircolatorio

Meccanismo d’azione del magnesio

Capsule di magnesio
Nel corpo umano il magnesio svolge il ruolo di regolatore di oltre 300 sistemi enzimatici, influenzando anche il metabolismo dei grassi, con un meccanismo d’azione che in teoria ricalca quello di una statina. Immagine: Dmitrii Khvan/iStock/Getty Images Plus

Nel corpo umano il magnesio svolge il ruolo di regolatore di oltre 300 sistemi enzimatici, influenzando anche il metabolismo dei grassi. Al tempo stesso agisce come una statina nella prima fase della produzione del colesterolo. Il magnesio è inoltre necessario per un altro enzima che riduce il colesterolo LDL e i trigliceridi nel sangue e aumenta il colesterolo buono HDL (la lecitina-colesterolo-aciltransferasi).

Una revisione sistematica degli studi controllati condotti sui diabetici mostra come l’integrazione di magnesio, oltre ai valori della glicemia, possa influenzare positivamente anche i livelli dei trigliceridi. Questo effetto si verifica molto probabilmente solo nei soggetti diabetici con livelli di magnesio troppo bassi. Gli studi di alto livello che non prevedevano la misurazione preventiva del magnesio  non hanno mostrato alcun effetto, portando alla conclusione che il magnesio sia efficace solo se inizialmente carente.

Il trattamento concomitante con il magnesio può però ridurre il rischio di malattie cardiovascolari in presenza di diabete. L’assunzione del magnesio ha effetti positivi su arteriosclerosi, coronaropatie e ipertensione.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del magnesio

Una dose quotidiana di 250 milligrammi di magnesio è adatta per un trattamento prolungato nel tempo. In presenza di valori elevati dei trigliceridi accompagnati da una carenza di magnesio, i medici specializzati in micronutrienti consigliano l’assunzione temporanea di dosi giornaliere fino a 600 milligrammi.

Quantità di magnesio superiori a 300 milligrammi possono provocare lievi episodi di diarrea e devono pertanto essere distribuite in più assunzioni nel corso della giornata.

Il magnesio va assunto insieme ai pasti, per facilitarne l’assorbimento e aumentarne la tollerabilità a livello gastrico.

Determinazione dei livelli di magnesio in laboratorio

Il magnesio viene rilevato nel sangue intero contenente tutti i globuli rossi. Questo metodo è più significativo rispetto alla misurazione dei livelli nel siero (parte liquida del sangue priva di cellule) poiché il magnesio è presente soprattutto nei globuli rossi. Il valore normale del magnesio nel sangue intero è compreso tra 1,38 e 1,50 millimoli per litro. Quantità inferiori a 1,38 millimoli per litro di sangue intero sono indicative di una carenza.

Vitamina D: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

Se si assumono determinati antibiotici o farmaci contro l’osteoporosi (bisfosfonati), si dovrebbero sempre attendere almeno due ore prima di ingerire un preparato a base di magnesio, che altrimenti potrebbe fissarsi ai principi attivi presenti nel tratto gastrointestinale e renderli così inefficaci. Bisogna inoltre prestare cautela in caso di assunzione, tra gli altri, dei seguenti farmaci:

  • Inibitori della DNA girasi: ciprofloxacina (ad es. Ciperus®, Ciprofloxacina Pfizer®), enoxacina (ad es. Enoxen®), levofloxacina (ad es. Tavanic®), moxifloxacina (ad es. Avalox®), norfloxacina (ad es. Naflox®) e ofloxacina (ad es. Oflocin®, Exocin®)
  • Tetracicline: tetraciclina (ad es. Ambramicina®), doxiciclina (ad es. Efracea®, Ligosan®) e minociclina (ad es. Minotek®, Minocin®)
  • Bifosfonati: acido alendronico (ad es. Fosamax®, Adronat®), acido clodronico (ad es. Clodron®), acido etidronico (ad es. Etidron®), acido ibandronico (ad es. Bondronat®), acido pamidronico (ad es. Texpami®), acido risedronico (ad es. Actonel®) e acido tiludronico (ad es. Tildren®).

Le persone che soffrono di malattie renali non sono in grado di eliminare correttamente il magnesio in eccesso tramite i reni, pertanto, onde evitarne accumuli nel sangue, non dovrebbero assumerlo tramite integratori.

La vitamina C favorisce la degradazione dei trigliceridi

Meccanismo d’azione della vitamina C

Tra le sue molteplici proprietà, la vitamina C possiede anche quella di aumentare il grado di eliminazione dalla circolazione sanguigna delle lipoproteine a densità molto bassa (VLDL) preposte al trasporto dei lipidi. La vitamina C partecipa inoltre a processi metabolici nei quali gli acidi grassi vengono trasformati in energia, riuscendo così a ridurre le concentrazioni di lipidi nel sangue.

Negli studi sugli animali, la carenza di vitamina C ha provocato un aumento dei valori dei trigliceridi, con il conseguente incremento del loro accumulo nel fegato. Un’opera di revisione di studi controllati mostra come l’assunzione generale di vitamina C da parte di tutti i partecipanti (inclusi i volontari sani) non abbia alcun influsso chiaro sulle concentrazioni ematiche di lipidi come i trigliceridi. Il trattamento è stato tuttavia d’aiuto per determinati pazienti:

  • Pazienti con disturbi del metabolismo dei grassi
  • Diabetici
  • Persone con carenza di vitamina C

Una serie di studi controllati dimostra che, per ottenere una chiara riduzione dei livelli di colesterolo e trigliceridi nei pazienti con valori di colesterolo elevati, la vitamina C deve essere impiegata in dosi minime di 500 milligrammi al giorno per quattro settimane. Uno studio controllato è uno studio di buona qualità, con la presenza di un gruppo di controllo trattato con placebo.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina C

Una dose quotidiana compresa tra 500 e 1.000 milligrammi di vitamina C può essere impiegata per un periodo minimo di quattro settimane a titolo sperimentale per migliorare il metabolismo dei grassi. La vitamina C è più tollerabile se assunta insieme ai pasti con una sostanza liquida o meglio ancora se distribuita in più dosi nell’arco della giornata, poiché con l’aumentare della quantità (200 milligrammi) diminuisce la capacità di assorbimento a livello intestinale.

La vitamina C sotto forma di acido ascorbico è acida. Chi soffre di problemi gastrici o bruciori di stomaco dovrebbe preferire i composti basici, come l’ascorbato di calcio.

Da considerare in caso di malattie

Le persone che soffrono di insufficienza renale non dovrebbero assumere una dose giornaliera di vitamina C superiore a 500 milligrammi per non sovraccaricare i reni ed evitare la formazione sia di uroliti sia di depositi di ossalato nei tessuti.

La vitamina C migliora l’assorbimento del ferro nel sangue. Le persone che presentano un eccessivo accumulo di ferro (emocromatosi) dovrebbero consultare il proprio medico per stabilire l’eventuale dosaggio di vitamina C.

La niacina sembra inibire la produzione di trigliceridi

Meccanismo d’azione della niacina

Il modo in cui la niacina (vitamina B3) riesce a ridurre i valori dei trigliceridi oltre la norma non è ancora del tutto chiaro. Si presume che inibisca alcuni enzimi epatici responsabili della produzione dei trigliceridi, riducendo così il passaggio di questi ultimi dal fegato al sangue. La niacina ha inoltre la capacità di aumentare il colesterolo buono HDL con effetto vasoprotettore.

In un piccolo studio preliminare, la somministrazione nel breve periodo di niacina ha ridotto leggermente i valori dei trigliceridi nel sangue già dopo una settimana (diminuzione del 4%). Un’assunzione prolungata nell’arco di due anni ha invece prodotto un calo più significativo (dell’8%) rispetto al placebo, come attestato da un ulteriore studio preliminare condotto su circa 3.500 persone affette da malattie cardiovascolari. Entrambi gli studi hanno impiegato una speciale forma di niacina che viene rilasciata lentamente nel sangue (acido nicotinico a rilascio ritardato).

Grazie alla sua efficacia nel ridurre i livelli di trigliceridi, la niacina ha influenzato l’andamento delle malattie cardiovascolari pregresse. Uno studio di ampia portata ha evidenziato come la niacina possa ridurre l’insorgenza di infarto cardiaco dopo sei anni, così come il tasso di mortalità generale dopo 15 anni. La niacina è stata confrontata con un placebo. I quasi 4.000 partecipanti erano già stati colpiti in precedenza da un infarto. Esistono tuttavia altri studi in cui questo effetto non è stato dimostrato e che lasciano aperta la questione della reale efficacia della niacina sulle patologie cardiovascolari.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della niacina

In presenza di valori elevati dei trigliceridi, i medici esperti in micronutrienti consigliano di assumere quotidianamente da 1.000 a 2.000 milligrammi di niacina sotto forma di nicotinamide, suddividendo tale quantità in più dosi nel corso della giornata, ad esempio in tre dosi da 400 milligrammi, senza tuttavia superare i 500 milligrammi. La niacina dovrebbe essere assunta insieme ai pasti, assicurandosi che il preparato contenga il composto nicotinamide, maggiormente tollerabile poiché rilasciato più lentamente nel sangue. La niacina sotto forma di acido nicotinico può provocare arrossamenti cutanei, del tutto innocui ma piuttosto sgradevoli. I disturbi tipici includono rossore, vampate di calore, prurito e formicolio.

Da considerare in caso di gravidanza, allattamento, assunzione di farmaci e malattie

Durante la gravidanza e l’allattamento le donne dovrebbero assumere dosi elevate di niacina solo in caso di comprovata carenza e dopo aver consultato il proprio medico.

La niacina inibisce l’assorbimento a livello intestinale di determinati antibiotici, tra cui le tetracicline come Ambramicina® o Bassado®, pertanto occorre rispettare un intervallo di due o tre ore tra un’assunzione e l’altra.

L’assunzione di grandi quantità di niacina può peggiorare i sintomi di una gotta pregressa e pregiudicare l’efficacia dell’allopurinolo usato per il suo trattamento (ad esempio Zyloric®, Allurit®). I pazienti che soffrono di questa condizione dovrebbero consultare preventivamente il proprio medico curante.

La niacina sotto forma di acido nicotinico a dosi elevate può aumentare l’effetto del principio attivo fenprocumone (Marcumar®, Falithrom®) e degli antipertensivi a base di ramipril (Krupil®, Eclipse®). L’assunzione di acido nicotinico va preventivamente valutata con il proprio medico.

La carnitina regola la produzione di energia da parte dell’organismo mediante la degradazione degli acidi grassi

Meccanismo d’azione della carnitina

La carnitina svolge un ruolo decisivo nel metabolismo energetico dell’organismo. Uno dei suoi principali compiti consiste nel trasportare gli acidi grassi alle centrali energetiche del corpo (mitocondri), dove vengono usati per la produzione di energia. La carnitina ha inoltre la funzione di ripulire i mitocondri rimuovendo i prodotti di scarto.  

Negli studi sugli animali, l’apporto di carnitina in presenza di diabete ha permesso di riportare a livelli normali le concentrazioni di trigliceridi e colesterolo nel sangue. Un’opera di revisione volta a valutare studi controllati con l’impiego di un placebo mostra diversi risultati: in alcuni casi la carnitina si è dimostrata efficace, mentre in altri no. Esito positivo hanno dato due studi controllati su pazienti affetti da diabete o coronaropatia. La reale efficacia di un trattamento a base di carnitina deve essere accertata con ulteriori ricerche. Il suo impiego in presenza di trigliceridi oltre la norma è tuttavia consigliabile in virtù dei ridotti effetti collaterali.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della carnitina

Per ridurre i valori dei trigliceridi si consiglia di assumere da 500 a 2.000 milligrammi di carnitina al giorno, ad esempio sotto forma di L-carnitina tartrato. Soprattutto i vegetariani e i vegani presentano spesso bassi livelli di carnitina, contenuta prevalentemente nella carne. L’assunzione della carnitina insieme ai pasti la rende più tollerabile per lo stomaco. La quantità complessiva dovrebbe inoltre essere suddivisa nel corso della giornata, ad esempio in due dosi da 500 milligrammi.

Come evitare una carenza di vitamina D

Meccanismo d’azione della vitamina D

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In alcune stagioni dell’anno, soprattutto in autunno e in inverno, quando le giornate si accorciano, la luce solare non basta a produrre una quantità sufficiente di vitamina D. Immagine: nicoletaionescu/iStock/Getty Images Plus

La vitamina D è importante non solo per le ossa ma anche in presenza di malattie cardiovascolari, perché rinforza sia la muscolatura scheletrica sia quella cardiaca. Oltre ad abbassare la pressione sanguigna, la vitamina D contribuisce alla regolazione della glicemia e proprio questa sua versatilità la rende essenziale in presenza di malattie cardiovascolari.

La sua azione potrebbe inoltre favorire la riduzione dei trigliceridi nel sangue, anche se i dati degli studi attualmente disponibili non consentono di trarre conclusioni definitive su un suo reale influsso positivo sulla regolazione dei lipidi ematici. Tuttavia, pur in assenza di prove certe sulla sua efficacia in questo ambito, la vitamina D deve sempre essere presente nell’organismo in quantità sufficiente, perché contribuisce in maniera decisiva alla prevenzione di numerose malattie tipiche dell’invecchiamento.

I casi di carenza di vitamina D sono molto frequenti alle nostre latitudini, perché il corpo la produce solo se sufficientemente esposto alle radiazioni solari, cosa che non accade soprattutto in autunno e inverno.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina D

Nell’ambito della medicina dei micronutrienti si consiglia normalmente di assumere da 1.000 a 2.000 unità internazionali di vitamina D al giorno insieme ai pasti. La soluzione ideale prevede la determinazione dei livelli di vitamina D nel sangue in modo da poter stabilire la dose esatta. I casi di carenza grave richiedono a volte l’impiego di dosaggi superiori, che devono in ogni caso essere stabiliti dal medico ed essere accompagnati dal monitoraggio dei valori di vitamina D.

Determinazione dei livelli di vitamina D in laboratorio

Test della vitamina D
I valori normali per la vitamina D nel siero si attestano al di sopra dei 20 nanogrammi per millilitro (ng/ml) o delle 50 nanomoli per litro (nmol/l). Immagine: jarun011/iStock/Getty Images Plus

La carenza di vitamina D si accerta determinandone nel siero ematico la forma di trasporto, la cosiddetta vitamina D 25(OH) (calcidiolo). Il siero ematico è la parte liquida del sangue priva delle cellule.

Attenzione: la quantità di vitamina D nel siero ematico viene espressa con due unità di misura distinte: nanogrammi per millilitro (ng/ml) e nanomoli per litro (nmol/l). I livelli ottimali di vitamina D sono compresi tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro o tra 100 e 150 nanomoli per litro.

Da considerare in caso di malattie

I pazienti affetti da malattie renali dovrebbero consultare il proprio medico curante in merito all’opportunità di avviare un trattamento a base di vitamina D, spesso carente in presenza di patologie di questo tipo. La vitamina D aumenta però l’assorbimento del calcio nell’intestino e, di conseguenza, la sua quantità nel sangue, che non può essere adeguatamente smaltita dai reni indeboliti e incrementa il rischio di un sovradosaggio. Anche le persone con calcoli renali dovrebbero chiedere il parere di un medico prima di assumere la vitamina D.

La vitamina D è sconsigliata anche in caso di sarcoidosi, una malattia infiammatoria del tessuto connettivo che determina spesso un aumento dei valori ematici del calcio. Poiché favorisce l’assorbimento del calcio a livello intestinale, la vitamina D può peggiorare ulteriormente tale condizione.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate in caso di valori elevati dei trigliceridi

Vitamine

 

Vitamina C

da 500 a 1.000 milligrammi (mg)

Vitamina D

da 1.000 a 2.000 unità internazionali (UI) al giorno; o in base ai livelli

Niacina (sotto forma di nicotinamide)

da 1.000 a 2.000 milligrammi (suddivisi durante la giornata)

  

Minerali

 

Magnesio

da 250 a 600 milligrammi

  

Altre sostanze

 

Acidi grassi omega-3 (in particolare EPA)

da 1.000 a 2.000 milligrammi

Carnitina

da 500 a 2.000 milligrammi

 

 

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami del sangue consigliati in caso di valori elevati dei trigliceridi

 

Valori normali

Indice omega-3

8-11 percento (%)

Magnesio

da 1,38 a 1,50 millimoli per litro (mmol/l)

Vitamina D

da 40 a 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml)

Vitamina D 25(OH) (calcidiolo)

o da 100 a 150 nanomoli per litro (nmol/l)

 

 

Classificazione

Sostegno ai farmaci tramite i micronutrienti

Riduzione degli effetti indesiderati delle statine grazie al coenzima Q10 e alla vitamina D

Le statine vengono impiegate principalmente nel trattamento del colesterolo alto, ma possono essere somministrate anche a pazienti con valori elevati di trigliceridi nel sangue. Gli effetti collaterali includono spesso affaticamento e dolori muscolari. Si suppone che le statine distruggano le centrali energetiche (mitocondri) all’interno delle cellule muscolari, interrompendone l’approvvigionamento di energia.

Una conseguenza diretta dell’assunzione di statine è il calo del livello del coenzima Q10. Con il coenzima Q10 la medicina dei micronutrienti può contribuire ad alleviare i dolori muscolari provocati dalle statine, arrivando a dimezzare gli effetti collaterali in molti pazienti. Se ne consigliano da 100 a 300 milligrammi al giorno.

In studi osservazionali è stato inoltre documentato che l’assunzione di statine in presenza di una carenza di vitamina D provoca più spesso effetti collaterali come dolori muscolari. Per questo si consiglia di integrare la terapia per la riduzione del colesterolo con vitamina D, in base al suo livello effettivo o in dosi comprese tra 1.000 e 2.000 unità internazionali.

Al gruppo delle statine appartengono i seguenti principi attivi: atorvastatina (ad esempio Torvacol®), fluvastatina (Lipaxan® o Lescol®), lovastatina (Lovinacor®), pravastatina (ad esempio Aplactin® e Pravaselect®), rosuvastatina (Crestor®) e simvastatina (Zocor®).

La carnitina favorisce un ulteriore calo dei trigliceridi in caso di assunzione concomitante di simvastatina

Gli studi iniziali mostrano l’influsso positivo della carnitina assunta assieme alla simvastatina per la riduzione del colesterolo (Zocor®) e, quindi, la sua azione di supporto: l’impiego concomitante delle due sostanze ha fatto registrare una chiara diminuzione dei valori dei trigliceridi e di altri lipidi ematici. Se ne consiglia una dose di 2.000 milligrammi al giorno.

Le vitamine del gruppo B contrastano l’aumento dei livelli di omocisteina causato dai fibrati

I disturbi del metabolismo dei lipidi vengono spesso trattati con una combinazione di fibrati e statine. I fibrati possono provocare un innalzamento dei livelli di omocisteina, ovvero la cosiddetta iperomocisteinemia. L’omocisteina è un prodotto intermedio nocivo del metabolismo. Il perdurare dell’iperomocisteinemia aumenta il rischio di malattie cardiovascolari come infarto e ictus, nonché di trombosi, embolie e arteriosclerosi.

Al gruppo dei principi attivi dei fibrati appartengono, tra gli altri, il bezafibrato (Bezalip®) e il fenofibrato (Liperial®, Lipofene®).

Per degradare l’omocisteina in composti non nocivi, il corpo umano ha bisogno delle vitamine del gruppo B. Una terapia a base di micronutrienti che contenga da 5 a 15 milligrammi di vitamina B6 (piridossina), fino a 500 microgrammi di vitamina B12 (cobalamina) e da 200 a 500 microgrammi di acido folico al giorno può concorrere a ridurre efficacemente l’aumentata concentrazione di omocisteina nel sangue.

Per escludere il rischio di un nuovo aumento di detta concentrazione alla sospensione del trattamento, gli esperti in micronutrienti consigliano di assumere una combinazione di vitamine del gruppo B per un periodo prolungato.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere di micronutrienti consigliate in caso di assunzione di:

Statine

 

Coenzima Q10

da 100 a 300 milligrammi (mg)

Vitamina D

da 1.000 a 2.000 unità internazionali (UI)

Carnitina

2.000 milligrammi

  

Fibrati

 

Vitamina B6

da 5 a 15 milligrammi

Vitamina B12 (sotto forma di metilcobalamina)

fino a 500 microgrammi (µg)

Acido folico (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico direttamente utilizzabile)

da 200 a 500 microgrammi

 

 

Classificazione

Riepilogo

L’aumento dei valori dei trigliceridi può essere causato da vari fattori, tra cui stile di vita malsano (consumo di alcolici e alimenti ricchi di zucchero), forte sovrappeso e malattie metaboliche come il diabete, senza dimenticare le componenti genetiche. Valori dei trigliceridi superiori alla norma comportano il rischio di sviluppare malattie a carico dell’apparato cardiocircolatorio.

L’assunzione di acidi grassi omega-3 consente di ridurre sia il livello dei trigliceridi nel sangue sia il rischio di malattie cardiovascolari. Il magnesio regola il metabolismo dei grassi e supporta l’apparato cardiocircolatorio. Anche la vitamina C ha un effetto positivo sul livello dei trigliceridi e può contribuire a ridurre tanto i lipidi ematici e la glicemia quanto il rischio di malattie conseguenti. La niacina sembra inibire la produzione di trigliceridi nel fegato. La carnitina favorisce la degradazione degli acidi grassi, supportando così la produzione di energia da parte dell’organismo. Anche la vitamina D potrebbe contribuire all’abbassamento dei livelli dei trigliceridi, pertanto il corpo umano ne deve sempre disporre in quantità sufficienti.

Il trattamento dei disturbi del metabolismo dei grassi si basa principalmente sull’impiego di statine e fibrati, i cui eventuali effetti collaterali possono essere mitigati con l’ausilio della medicina dei micronutrienti. A tal fine la vitamina D e il coenzima Q10 sono le sostanze più indicate nel caso delle statine, mentre la carnitina supporta l’azione della simvastatina e le vitamine del gruppo B riducono l’elevato livello di omocisteina dovuto ai fibrati.

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Indice degli studi e delle fonti

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