Trattare la ritenzione idrica con flavonoidi e minerali

In che modo i flavonoidi e i minerali regolano l’equilibrio idrico e riducono gli effetti collaterali dei farmaci tradizionali

Con ritenzione idrica (edema) si intende l’accumulo di abnormi quantità di liquido nei tessuti causato da diverse patologie. Questo accumulo provoca evidenti gonfiori in singole parti del corpo, spesso le gambe, che possono limitare pesantemente la salute. Determinati flavonoidi e minerali riducono la ritenzione di liquidi, consentendo ai tessuti di rigenerarsi e alleviando le infiammazioni in corso. Scoprite qui quali micronutrienti possono essere d’aiuto in caso di ritenzione idrica e in che modo utilizzarli correttamente.

Donna che si tiene il piede gonfio
Nella maggior parte dei casi la ritenzione idrica colpisce piedi e gambe e si manifesta sotto forma di gonfiori, sensazione di tensione e anche dolore. Immagine: Toa55/iStock/Getty Images Plus

Cause e sintomi

Donna che legge il foglietto illustrativo e prende una capsula
Anche alcuni farmaci possono causare ritenzione idrica come effetto collaterale. Immagine: AntonioGuillem/iStock/Getty Images Plus

La ritenzione idrica (edema) è dovuta a uno squilibrio idrico che spinge quantità eccessive di liquido dai vasi sanguigni ai tessuti circostanti. Questo fenomeno può essere causato da un aumento della pressione dei vasi, dalla permeabilità delle membrane o da una carenza di proteine. La ritenzione idrica si manifesta sotto forma di rigonfiamenti nei punti interessati, accompagnati da sensazione di pressione e dolore. Anche un aumento di peso può essere un sintomo di un edema.

Spesso la ritenzione idrica interessa gambe e caviglie, ad esempio in persone che stanno a lungo in piedi, ma in linea di massima può manifestarsi in ogni parte del corpo. Anche lesioni, malattie e alcuni farmaci possono figurare tra le cause scatenanti. Citiamo ad esempio:

  • Malattie renali: spesso i reni malati o deboli producono una quantità abnorme di un ormone, l’aldosterone, che trattiene il sodio e comporta un’eliminazione eccessiva di potassio. Questo squilibrio minerale causa a sua volta ritenzione idrica. L’insufficienza renale può essere ad esempio dovuta a un diabete scarsamente controllato.
  • Alterazioni ormonali: le donne colpite da sindrome premestruale (PMS) soffrono spesso di ritenzione idrica al termine del ciclo, che nella maggior parte dei casi regredisce alla fine delle mestruazioni. Anche in menopausa e in gravidanza si può osservare un aumento dell’acqua nei tessuti.
  • Malattie epatiche: se il fegato è compromesso, il sangue può accumularsi nelle vene epatiche. Ecco perché chi soffre di cirrosi epatica e di tumore al fegato presenta spesso degli accumuli di liquidi nella zona addominale.
  • Malattie cardiache e vascolari: la ritenzione idrica è una conseguenza frequente di insufficienza venosa, insufficienza cardiaca e trombi. Queste patologie comportano un accumulo di sangue nei vasi che esercita pressione sui liquidi, spingendoli nei tessuti circostanti.
  • Infiammazioni, infezioni e allergie: tutte le infiammazioni, infezioni e allergie possono comportare ritenzione idrica. L’infiammazione di un tessuto produce un aumento del flusso sanguigno, i vasi risultano più permeabili e il liquido fuoriesce. Chi soffre di allergia può presentare anche il cosiddetto edema di Quincke, o angioedema, un accumulo di liquido che colpisce generalmente il viso ma può causare anche gonfiore del petto.
  • Disturbi digestivi: chi soffre di gravi disturbi digestivi o malattie quali la celiachia può avere una carenza di proteine dovuta a infiammazioni o a un malassorbimento delle sostanze nutritive. Ne consegue che l’acqua non si lega più correttamente nei tessuti e causa di conseguenza ritenzione idrica. In caso di carenza di proteine, l’acqua dei tessuti si accumula principalmente nella zona addominale.
  • Disturbi della tiroide: l’ipotiroidismo o l’ipertiroidismo, come il morbo di Basedow, possono portare a ritenzione idrica, definita in questo caso mixedema.
  • Tumori e terapie antitumorali: alcune neoplasie come il tumore e le metastasi al fegato causano ritenzione idrica. La ritenzione idrica si può manifestare anche quando un linfonodo viene asportato o quando un vaso linfatico viene danneggiato dalla chemioterapia. Se il sistema linfatico è danneggiato, non è più in grado di drenare a sufficienza i liquidi presenti nel tessuto e può causare il cosiddetto linfedema.
  • Farmaci: alcuni farmaci antipertensivi come i calcio-antagonisti, che bloccano i canali del calcio (come Adalat® e Norvasc®), possono favorire la ritenzione idrica. Anche altri farmaci come i lassativi (ad esempio Tamarine®, Aptivus®, e Movicol® a causa della perdita di potassio), gli antinfiammatori non steroidei (come Asprina®, Voltaren® e Diclofenac®), gli antidepressivi (come Samyr®) e il cortisone (ad esempio il prednisone, nome commerciale Deltacortene® e Rectodelt®) possono causare ritenzione idrica.
Classificazione

Obiettivi del trattamento

Qual è il trattamento classico della ritenzione idrica?

Per prima cosa è necessario trattare la malattia di base, pertanto la terapia varia notevolmente. In linea di massima è importante liberare i vasi e drenare i liquidi accumulatisi nell’organismo.

In caso di lieve ritenzione idrica nelle gambe si consiglia di seguire un’alimentazione povera di sale e ricca di potassio. Anche tenere sollevate le gambe e ricorrere a misure che favoriscono la circolazione, come docce con acqua calda e fredda alternativamente, aiutano  a combattere un caso di lieve di ritenzione idrica. La terapia include anche il regolare movimento, a cui si aggiunge la prescrizione di farmaci, i cosiddetti diuretici, che stimolano la vescica e contribuiscono a drenare i liquidi in eccesso. Tra questi figurano:

  • Diuretici dell’ansa a base dei principi attivi furosemide (come Lasix®), piretanide (come Tauliz®) e torasemide (come Diuremid®)
  • Diuretici risparmiatori di potassio a base di spironolattone (come Aldactone®, Spirolang® e Uractone®)
  • Diuretici tiazidici a base di indapamide (come Ipamix®, Millibar® e Natrilix)® e xipamide

In caso di ritenzione idrica grave, accompagnata ad esempio da linfedema, si ricorre al cosiddetto trattamento fisioterapico di decongestionamento (KPU), che si basa su quattro componenti: Nella fase di linfodrenaggio i vasi vengono stimolati a drenare i liquidi dal tessuto. I bendaggi e le calze a compressione graduata favoriscono il deflusso dei liquidi. L’attività fisica (ad esempio aquagym e bicicletta) sostengono l’azione decongestionante nei vasi sanguigni. Curare la pelle con pomate a pH neutro è altrettanto importante, perché gli edemi rendono la pelle più soggetta alle infezioni. Questo trattamento non è però adatto a pazienti con insufficienza cardiaca e trombi agli arti inferiori.

L’edema di Quincke può causare un principio di soffocamento potenzialmente letale. Il trattamento prevede l’uso di cortisone, farmaci antiasmatici per alleviare le allergie e, se necessario, di una penna precaricata con adrenalina.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

La medicina dei micronutrienti integra in modo ottimale il trattamento della ritenzione idrica. I flavonoidi e i minerali sostengono il drenaggio e potenziano i vasi dall’interno. Alcuni flavonoidi, ad esempio, hanno proprietà antiossidanti e proteggono così le cellule dei vasi. Altri possono alleviare le infiammazioni che potrebbero a loro volta essere la causa della ritenzione idrica. Questi includono:

  • L’ortica allevia le infiammazioni favorendo le sostanze antinfiammatorie.
  • Il dente di leone ha proprietà diuretiche e incrementa la produzione di urina.
  • Gli asparagi rendono permeabili i vasi e potrebbero proteggere dalla ritenzione.
  • Il potassio regola l’equilibrio dei liquidi e riduce la pressione arteriosa.

I diuretici possono anche provocare un aumento della perdita di minerali, che deve essere compensata con i giusti micronutrienti, tra cui potassio, magnesio e zinco.

Classificazione

Trattamento con i micronutrienti

L’ortica allevia l’infiammazione associata alla ritenzione idrica

Meccanismo d’azione dell’ortica

L’ortica è una pianta officinale tradizionale il cui estratto contribuisce ad aumentare la quantità di urina. L’efficacia si basa su un effetto drenante dato dall’elevata quantità di minerali. Un primo test condotto sugli animali ha confermato questa sua proprietà e ha dimostrato che l’estratto di ortica faceva regredire la ritenzione idrica. Tuttavia, non sono stati ancora condotti studi clinici sull’uomo. L’uso dell’estratto di ortica in caso di ritenzione idrica si basa soprattutto su una lunga tradizione legata alla medicina officinale.

Inoltre, l’ortica ha proprietà antinfiammatorie perché contiene principalmente acido caffeoilmalico che, insieme ad altre sostanze, blocca la formazione dei mediatori dell’infiammazione. Un primo studio ha confermato che i soggetti con diabete di tipo 2 presentavano una diminuzione dei valori dell’infiammazione se assumevano un estratto di ortica. I risultati di uno studio clinico hanno mostrato inoltre che la riduzione dei mediatori dell’infiammazione nell’organismo può ridurre i dolori. I soggetti in studio che assumevano un integratore misto a base di ortica, altri flavonoidi e vitamina D avevano meno dolori articolari, mentre nei soggetti che avevano ricevuto un placebo questo effetto era molto meno marcato.

L’estratto di ortica non solo può ridurre la ritenzione idrica ma potrebbe anche alleviare infiammazioni e dolori ad essa associati.

Pianta di ortica e tè all’ortica
L’ortica è una classica pianta officinale utilizzata contro la ritenzione idrica perché i suoi ingredienti hanno un effetto irrigante e stimolano l’eliminazione dell’acqua. Immagine: g215/iStock/Getty Images Plus

Dosaggio e consigli sull’assunzione dell’ortica

In caso di ritenzione idrica l’ortica può essere assunta sotto forma di tè, spremuta, polvere o estratto. Per alleviare le infiammazioni si consigliano preparazioni a base di tè composte da 6 a 10 grammi di ortica secca al giorno. In alternativa, è possibile bere da 10 a 15 millilitri di succo fresco distribuiti durante la giornata. Il succo si ottiene pressando l’ortica.

Se si preferisce l’estratto, gli esperti in micronutrienti consigliano da 770 a 900 milligrammi al giorno, ad esempio sotto forma di capsule. Il vantaggio dell’estratto è che contiene una maggiore quantità di ingredienti attivi rispetto alla polvere, ad esempio.

Inoltre, l’estratto di ortica può essere assunto indipendentemente dai pasti. A causa delle sue proprietà diuretiche, l’ortica non andrebbe assunta la sera perché si corre il rischio di doversi alzare di notte per andare in bagno.

Ortica: da considerare in caso di gravidanza, allattamento e malattie

L’estratto di ortica è sconsigliato in gravidanza e durante l’allattamento perché non è ancora stato testato per verificare l’effettiva assenza di rischi. Lo stesso vale per chi soffre di ritenzione idrica dovuta a una limitata funzionalità di reni o cuore.

Il dente di leone favorisce il drenaggio in caso di ritenzione idrica

Meccanismo d’azione del dente di leone

Le foglie, l’erba o le radici del dente di leone sono tradizionalmente usati per drenare e purificare le vie urinarie. Si tratta di una pianta particolarmente ricca di potassio, che contiene anche altri minerali come il magnesio. Possiede inoltre proprietà antiossidanti.

Da uno studio preliminare risulta che l’estratto di foglie di dente di leone aumenta la frequenza della minzione. Si tratta di un risultato che conferma l’antica credenza che il dente di leone sia un diuretico naturale. Ora è necessario che tale risultato venga confermato da studi clinici, ma a fronte della sua ottima tollerabilità rispetto ai classici diuretici, si consiglia di assumerlo in ogni caso.

Molti diuretici classici comportano una crescente perdita di minerali e possono favorire lo stress ossidativo a livello renale. Ecco perché il dente di leone potrebbe rivelarsi molto utile come terapia integrativa per alleviare la ritenzione idrica e lo stress ossidativo e compensare la perdita di sostanze nutritive dovuta a una terapia farmacologica.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del dente di leone

Chi soffre di ritenzione idrica può alleviarla scegliendo tra diversi preparati. Si possono assumere ad esempio ogni giorno da 3 a 4 grammi di erba o radici di dente di leone sotto forma di tè, oppure optare per l’estratto in capsule. Nella maggior parte dei casi gli esperti in micronutrienti consigliano l’estratto anziché il tè o la polvere, perché gli ingredienti utili sono presenti in quantità concentrate. Si consiglia di assumere 600 milligrammi di estratto al giorno.

Inoltre, l’estratto può essere assunto indipendentemente dai pasti. Tuttavia, date le sue proprietà diuretiche, il dente di leone andrebbe evitato prima di andare a dormire, per non correre il rischio di dover andare in bagno di notte.

Dente di leone: da considerare in caso di gravidanza, allattamento e malattie

In assenza di un numero di studi sufficienti sul suo utilizzo, le donne incinte e che allattano dovrebbero evitare il dente di leone.

Se ne sconsiglia l’assunzione anche a chi soffre di patologie epatobiliari, come occlusione biliare, infiammazione delle vie biliari, calcoli biliari, malattie epatiche o ulcera gastrica. In caso di bruciore di stomaco, le sostanze amare contenute nel dente di leone, soprattutto nelle radici, potrebbero peggiorare i disturbi. Si consiglia di iniziare con una dose minima per verificarne la tollerabilità.

Anche chi soffre di diabete, insufficienza cardiaca o malattie renali dovrebbe evitare l’estratto di dente di leone, perché c’è il rischio che aumentino i livelli di potassio. In alternativa, è possibile consultare prima il proprio medico, che deciderà eventualmente di tenere sotto controllo i valori del potassio.

Gli asparagi proteggono dallo stress ossidativo

Meccanismo d’azione degli asparagi

Gli asparagi sono famosi per le loro proprietà diuretiche e sono ricchi di minerali, come il potassio, che regolano l’equilibrio dei liquidi e di numerosi antiossidanti. Questi ultimi riducono lo stress ossidativo e possono contribuire ad alleviare le infiammazioni nei vasi, possibile causa di ritenzione idrica. Si suppone che anche la proprietà degli asparagi di migliorare la permeabilità dei vasi sanguigni sia da ricondursi agli antiossidanti, in particolare alla rutina. Gli asparagi contengono anche diversi aminoacidi e proteine che potrebbero potenziare gli effetti positivi.

L’efficacia degli asparagi come trattamento di supporto contro la ritenzione idrica è in gran parte basato sull’esperienza, poiché finora non sono stati condotti studi clinici su un numero elevato di soggetti. Tuttavia, considerate le proprietà diuretiche e antiossidanti degli asparagi, vale sempre la pena ricorrervi in caso di ritenzione idrica.

Informazioni

Questi ortaggi hanno anche un effetto antipertensivo, che è già stato testato in uno studio preliminare con risultati promettenti. Gli asparagi potrebbero quindi risultare particolarmente utili in caso di ritenzione idrica dovuta a farmaci antipertensivi.

Asparagi su uno sfondo bianco
Gli asparagi contengono numerosi micronutrienti fondamentali per il buon funzionamento dell’equilibrio dei liquidi nell’organismo. Sono quindi spesso consigliati per il drenaggio. Immagine: MahirAtes/iStock/Getty Images Plus

Dosaggio e consigli sull’assunzione degli asparagi

Una dose giornaliera compresa tra 45 e 60 grammi di asparagi freschi può aiutare a ridurre la ritenzione idrica. Tuttavia, poiché la verdura fresca non è disponibile tutto l’anno e in generale non si consuma tutti i giorni, gli esperti in micronutrienti consigliano l’assunzione di un estratto di asparagi, ad esempio 300 milligrammi al giorno sotto forma di capsule.

In alternativa si può optare per la polvere secca di asparago, assumendone da 2.000 a 2.800 milligrammi. Il principale vantaggio dell’estratto è che contiene una maggiore quantità di sostanze nutritive e, quindi, se ne possono assumere dosi inferiori per ottenere lo stesso effetto.

Si consiglia di assumerlo insieme ai pasti o tra un pasto e l’altro, evitando di consumarlo la sera, poiché le sue proprietà diuretiche potrebbero disturbare il sonno notturno.

Asparagi: da considerare in caso di gravidanza, allattamento e malattie

Le donne incinte e che allattano dovrebbero evitare di assumere gli asparagi a fini terapeutici poiché non si hanno a disposizione studi che escludano possibili effetti pericolosi. Lo stesso vale anche per chi soffre di nefropatie come insufficienza renale o calcoli renali e di ritenzione idrica di natura cardiopatica.

Il potassio regola l’equilibrio dei liquidi e riduce la pressione

Meccanismo d’azione del potassio

Insieme ad altri minerali come il sodio, il potassio regola l’equilibrio idrico e partecipa alla regolazione della pressione arteriosa. Inoltre, è corresponsabile della stimolazione delle cellule nervose e muscolari e influisce sulle funzionalità cardiache. È ampiamente riconosciuto l’effetto diuretico e antipertensivo di una dieta ricca di potassio e povera di sodio per chi soffre di malattie vascolari.

Una meta-analisi ha mostrato che il potassio riduce la pressione arteriosa. Questo suo effetto antipertensivo risulta particolarmente evidente se in precedenza era stato assunto molto sale (sodio) attraverso l’alimentazione. La pressione arteriosa costantemente alta può avere diverse conseguenze come disturbi cardiocircolatori e malattie renali. Poiché questi disturbi a loro volta possono essere correlati alla ritenzione idrica, il potassio è fondamentale nella terapia e nella prevenzione di accumuli di liquidi di natura cardiocircolatoria.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del potassio

In caso di ritenzione idrica si consiglia in primo luogo di seguire una dieta ricca di potassio e povera di sodio. Il potassio è presente ad esempio in frutta, verdura, legumi e noci, mentre pane, formaggio e insaccati sono ricchi di sodio, il sale da cucina.

Informazioni

Secondo studi osservazionali l’assorbimento stimato di 4.700 milligrammi di potassio con la dieta riduce la pressione sistolica di 8 millimetri di mercurio (mmHg) in media e quella diastolica di 4 millimetri di mercurio.

Se la situazione non migliora e si è in presenza di una comprovata carenza di potassio, gli esperti in micronutrienti consigliano di ricorrere a un integratore, a dosi comprese tra 500 e 1.000 milligrammi. Una singola dose non dovrebbe superare i 782 milligrammi di potassio. Se la dose è superiore, va distribuita nel corso della giornata. Poiché c’è il rischio di sovradosaggio, chi vuole assumere un integratore di potassio dovrebbe sempre prima consultare il proprio medico.

Si consiglia di assumere il potassio insieme ai pasti per migliorarne la tollerabilità. Particolarmente adatti sono i suoi composti organici, come il citrato di potassio.

Consiglio

Il potassio è spesso disponibile sotto forma di integratore combinato insieme al magnesio, che incrementa l’assorbimento del potassio nell’organismo.

Determinazione dei livelli di potassio in laboratorio

Simbolo e numero del potassio nella tavola periodica
Il potassio è un minerale importante che regola l’equilibrio dei liquidi. Gli integratori dovrebbero essere assunti dopo aver consultato un medico. Immagine: Ekaterina79/iStock/Getty Images Plus

Prima di assumere un preparato si consiglia di verificare i livelli ematici di potassio perché, in assenza di carenza conclamata o di altre motivazioni, si rischia il sovradosaggio.

Il potassio viene misurato nel siero, la parte liquida del sangue priva di cellule ematiche, e i valori normali sono compresi tra 3,6 e 4,8 millimoli per litro. Poiché sono sufficienti oscillazioni minime dalla norma per causare gravi complicanze come aritmie cardiache, il controllo dei livelli di potassio è presente in quasi tutti gli esami di laboratorio.

Potassio: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie

Alcuni antipertensivi possono bloccare l’eliminazione del potassio attraverso i reni, pertanto se si continua ad assumerlo si rischia il sovradosaggio. Tra gli antipertensivi interessati rientrano gli ACE-inibitori a base di ramipril (come RamiLich®) e lisinopril (come Listen®). Lo stesso vale per gli AT1-antagonisti a base di amlodipina (come Norvasc®) e candesartan (come Ratacand® o Blopress®). Chi deve assumere questi farmaci dovrebbe evitare gli integratori di potassio.

Il potassio interferisce con l’efficacia dei farmaci per il cuore (glicosidi cardioattivi) quali la digitossina (ad esempio Digitossina® o Digimerck®) o la digossina (ad esempio Cardioreg® o Lanoxin®) e andrebbe quindi evitato.

Chi assume diuretici risparmiatori di potassio come lo spironolattone (Aldactone®) o l’eplerenone (Inspra®) non dovrebbe assumere integratori di potassio perché si rischia il sovradosaggio.

I reni malati e indeboliti eliminano quantità inferiori di potassio rispetto ai reni sani, quindi un integratore di potassio può incrementarne il livello nel sangue. In caso di insufficienza renale il potassio andrebbe preso solo dopo aver consultato un medico, che effettuerà controlli regolari a livello ematico.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate in caso di ritenzione idrica

 

Minerali

Potassio

da 500 a 1.000 milligrammi (mg) (d’accordo con il medico)

  
 

Flavonoidi

Ortica

Tè: da 6 a 10 grammi (g) di ortica essiccata

Spremuta: da 10 a 15 millilitri (ml)

Estratto: da 770 a 900 milligrammi

Dente di leone

Tè: da 3 a 4 grammi di radice secca o erba

Estratto: 600 milligrammi

Asparagi

Asparagi freschi: da 45 a 60 grammi

Estratto: 300 milligrammi

Asparagi in polvere: da 2.000 a 2.800 milligrammi

 

 

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami di laboratorio consigliati in caso di ritenzione idrica

 

Valori normali

Potassio

da 3,6 a 4,8 millimoli (mmol/l) per litro

 

 

Classificazione

Sostegno ai farmaci tramite i micronutrienti

I diuretici causano una carenza di minerali e vitamine

La ritenzione idrica viene trattata con i diuretici, tra cui i diuretici dell’ansa a base di furosemide (come Lasix®), piretanide (come Tauliz®) e torasemide (come Diuremid®) e i diuretici tiazidici come indapamide (Ipamix®) e xipamide.

Il loro effetto drenante comporta però la contemporanea perdita di importanti minerali e vitamine. Per prevenire una carenza in chi assume diuretici dell’ansa e tiazidici si consiglia di integrare ogni giorno le seguenti sostanze nutritive:

  • 500 milligrammi di potassio (previo consulto medico)
  • 20 milligrammi di zinco
  • da 400 a 600 milligrammi di magnesio
  • da 5 a 30 milligrammi di vitamina B1
  • da 1 a 5 milligrammi di vitamina B2
  • da 5 a 15 milligrammi di vitamina B6
  • fino a 500 microgrammi di vitamina B12 (sotto forma di metilcobalamina)
  • da 200 a 500 microgrammi di acido folico (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico)

Gli esperti in micronutrienti consigliano a chi assume diuretici risparmiatori di potassio come lo spironolattone (Aldactone®, Spirolang® e Uractone®) di integrarli con le seguenti vitamine e minerali:

  • 20 milligrammi di zinco        
  • da 1 a 5 milligrammi di vitamina B2  
  • da 5 a 15 milligrammi di vitamina B6
  • fino a 500 microgrammi di vitamina B12 (sotto forma di metilcobalamina)
  • da 200 a 500 microgrammi di acido folico (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico)

Informazioni

Attenzione: il potassio svolge un ruolo speciale. Se assunti per lunghi periodi, i diuretici dell’ansa e tiazidici possono ridurre il livello di potassio. Al contrario, i diuretici risparmiatori di potassio lo trattengono nei reni, evitandone l’eliminazione. Chi li assume non dovrebbe in nessun caso integrarli con preparati di potassio.

Medico che tiene in mano un tablet con un’immagine dei reni
In caso di ritenzione idrica, i medici prescrivono i diuretici che, tuttavia, non eliminano solo l’acqua in eccesso attraverso i reni, ma anche vitamine e minerali. Immagine: Davizro/iStock/Getty Images Plus

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate in concomitanza con i farmaci

Diuretici dell’ansa e tiazidici

 

Potassio

500 milligrammi (mg) (previo consulto con il medico)

Zinco

20 milligrammi

Magnesio

da 400 a 600 milligrammi

Vitamina B1

da 5 a 30 milligrammi

Vitamina B2

da 1 a 5 milligrammi

Vitamina B6

da 5 a 15 milligrammi

Vitamina B12

fino a 500 microgrammi (µg)

Acido folico

da 200 a 500 microgrammi

Diuretici risparmiatori di potassio

 

Zinco

20 milligrammi

Vitamina B2

da 1 a 5 milligrammi

Vitamina B6

da 5 a 15 milligrammi

Vitamina B12

fino a 500 microgrammi

Acido folico

da 200 a 500 microgrammi

Classificazione

Riepilogo

La ritenzione idrica (edema) è un sintomo di varie patologie e viene trattata diversamente a seconda della causa. Si manifesta sotto forma di gonfiore, sensazione di pressione e dolore.

L’estratto di ortica favorisce la purificazione dei reni e allevia le infiammazioni all’interno dell’organismo. Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, l’estratto di ortica potrebbe alleviare anche i dolori. L’estratto di dente di leone ha invece proprietà diuretiche e contiene antiossidanti che proteggono le cellule. Anche l’estratto di asparagi ha proprietà diuretiche e può supportare il trattamento della ritenzione idrica. Il potassio regola l’equilibrio dei liquidi e, insieme a un’alimentazione povera di sodio, favorisce la salute del cuore e contribuisce a ridurre la pressione arteriosa.

I diuretici sono utilizzati per il trattamento di numerose patologie che causano ritenzione idrica. Hanno proprietà drenanti, ma possono danneggiare l’equilibrio dei micronutrienti, sia di minerali come potassio, zinco e magnesio, sia vitamine come le vitamine B1, B2, B6 e B12 e l’acido folico. Il problema può essere risolto assumendo integratori di micronutrienti.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

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