Prevenire le trombosi in modo naturale con le vitamine

Come determinati nutrienti aiutano a trattare una trombosi ed evitano l’insorgenza di malattie conseguenti

Il potere coagulante del sangue è fondamentale per la nostra salute perché, in caso contrario, potremmo morire dissanguati a ogni minima ferita. Il termine trombosi indica la formazione all’interno di un vaso di un coagulo di sangue non dovuto a una precedente ferita, che può avere conseguenze letali come embolia polmonare, ictus e infarto. Diverse vitamine, minerali e flavonoidi sono ausili efficaci per il trattamento di una trombosi. Leggete qui quali sono i micronutrienti più adatti per la cura o la prevenzione di una trombosi.

Illustration eines Blutgerinnsels
La trombosi è la formazione di un trombo che impedisce al sangue di scorrere liberamente nel vaso. Immagine: Troscha/iStock/Getty Images Plus

Cause e sintomi

Che cos’è la trombosi?

Con il termine trombosi si indica la formazione di un trombo in un vaso sanguigno. Il potere coagulante del sangue è estremamente importante perché evita che moriamo dissanguati ogni volta che ci feriamo. Tuttavia, in caso di trombosi, il sangue coagula indipendentemente da una ferita e nel posto sbagliato: il coagulo che si forma ostruisce infatti il vaso in cui si sviluppa e il sangue non è più in grado di scorrere liberamente.

Molto spesso la trombosi colpisce le vene, in particolare quelle del polpaccio e della coscia. In questo caso i medici parlano di trombosi venosa. Può colpire anche altre vene, ad esempio quelle delle braccia o dell’inguine, oppure le arterie. Spesso una trombosi arteriosa è la causa di infarto o ictus, perché il coagulo occlude un’arteria che trasporta il sangue e l’ossigeno a parti del cuore o del cervello. Se l’occlusione non viene eliminata entro poche ore, le cellule del cuore o del cervello muoiono e limitano il funzionamento dell’organo colpito.

Si parla di embolia quando il coagulo si sposta dal luogo originario di formazione e si deposita in un altro vaso, occludendolo. Una forma frequente di questo tipo di embolia è l’embolia polmonare, nella quale il trombo va ad occludere un’arteria polmonare.

Cause della trombosi

La trombosi è dovuta a varie cause. Tra i principali fattori di rischio si annoverano:

  • lunghi periodi caratterizzati da assenza di movimento (ad esempio dovuti ad allettamento forzato o in seguito ad un intervento chirurgico) o trascorsi stando sempre in piedi o seduti
  • determinate cardiopatie, come ad esempio la coronaropatia
  • malattie e lesioni dei vasi, ad esempio l’arteriosclerosi o un indebolimento venoso (vene varicose)
  • ipertensione
  • tumori
  • gravidanza e prime settimane dopo il parto
  • determinati farmaci come i contraccettivi ormonali, ad esempio la pillola,  o i diuretici
  • fumo

Sintomi della trombosi

I disturbi dovuti alla trombosi variano a seconda del vaso nel quale si è formato il trombo.

  • Gambe (o braccia): la trombosi venosa si manifesta molto spesso con i sintomi tipici di un’infezione, come dolori lancinanti, sensazione di tensione, sensibilità alla pressione, gonfiore e calore eccessivo dell’arto interessato. Col tempo spesso aumenta il rischio di ferite e problemi di cicatrizzazione (sindrome post-trombotica).
  • Polmoni: se il coagulo si sposta dalla vena della gamba al polmone (embolia polmonare), causa dispnea, dolori respiratori e aumento delle pulsazioni.
  • Cuore: spesso l’infarto si riconosce dai forti dolori nell’area del petto, che possono poi irradiarsi a collo, mascella, spalla e braccio. Tra i sintomi tipici figurano aritmie, affanno, sensazione di ansia, brividi, nausea e vomito.
  • Cervello: nella maggior parte dei casi, i tipici sintomi di un ictus sono un calo della forza in una metà del corpo oppure una paralisi di braccia, gambe e viso, accompagnati anche da improvvisi disturbi del linguaggio, fino ad arrivare alla perdita della parola.
Classificazione

Obiettivi del trattamento

Qual è il trattamento classico della trombosi?

Calze sanitarie antitrombo su sfondo bianco
Spesso in caso di trombosi alle gambe si utilizzano delle calze sanitarie antitrombo. Immagine: Geo-grafika /iStock/Getty Images Plus

La cura della trombosi mira ad evitare che il coagulo aumenti ulteriormente o che si trasformi in embolia polmonare. Inoltre, è necessario liberare immediatamente il vaso bloccato così da ripristinare la circolazione ed evitare complicanze quali dolori ed edemi.

Per farlo si adottano diverse misure: solitamente le persone colpite prendono per molti mesi un farmaco anticoagulante come l’eparina (ad esempio Calciparina®, Epsoclar®, Eparina Vister®) o altri anticoagulanti come rivaroxaban, apixaban, dabigatran o warfarin (ad esempio Xarelto®, Eliquis®, Pradaxa®, Coumadin®). Gli anticoagulanti sono farmaci che bloccano la coagulazione e possono evitare la formazione di ulteriori trombi.

In caso di trombosi venosa alle gambe si interviene spesso con azioni di compressione tramite bende elastiche o calze antitrombo per migliorare la funzionalità delle vene. In alcuni casi, ad esempio in presenza di disturbi gravi o di embolia polmonare, si ricorre nelle prime ore dopo una trombosi a farmaci in grado di sciogliere il trombo, come ad esempio le eparine. In rari casi i medici eliminano il trombo chirurgicamente o con l’ausilio di un catetere.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

Diversi micronutrienti possono supportare il trattamento classico della trombosi:

  • Gli acidi grassi omega-3, la vitamina E e l’estratto di corteccia di pino bloccano la coagulazione e contrastano le infiammazioni.
  • L’arginina e l’estratto di corteccia di pino dilatano i vasi.
  • Gli antiossidanti prevengono l’arteriosclerosi.
  • Le vitamine B6, B12 e acido folico riducono il livello di omocisteina e prevengono l’arteriosclerosi.
Classificazione

Trattamento con i micronutrienti

Gli acidi grassi omega-3 favoriscono la coagulazione

Meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3

Gli acidi grassi Omega-3 favoriscono la coagulazione, come dimostrato in numerosi esperimenti sull’uomo e sugli animali. Sono in grado di ridurre il rischio di trombosi in molti modi:

  • Negli esperimenti condotti sugli animali, ma anche in studi sull’uomo, gli acidi grassi omega-3 hanno ridotto la concentrazione nel sangue di diversi fattori coagulanti. Il sangue risultava così più acquoso e circolava meglio.
  • Sono inoltre stati in grado di ridurre diversi fattori di rischio come i valori di lipidi e infiammazione, che favoriscono le infiammazioni e le alterazioni delle pareti dei vasi (arteriosclerosi). La trombosi è causata anche da un irruvidimento delle pareti dei vasi.
  • Un ulteriore studio ha mostrato come gli omega-3 siano in grado di stabilizzare le placche che, se si rompono, causano la formazione di un coagulo che porta a sua volta allo sviluppo di un trombo che può restringere i vasi o, se trascurato, provocare un’embolia.
  • Gli omega-3 intervenivano anche sulle caratteristiche dei coaguli, che potevano essere sciolti in provetta in modo più rapido e semplice.

Finora, l’efficacia degli omega-3 in caso di trombosi è stata confermata con evidenze scientifiche solo in teoria, ma non nella pratica clinica. Tuttavia, i primi studi clinici condotti indicano che gli omega-3 riducono il rischio di contrarre malattie cardiovascolari (ad esempio la coronaropatia e l’ipertensione) e l’arteriosclerosi.

Dosaggio e consigli sull’assunzione degli acidi grassi omega-3

Capsule di acidi grassi omega-3 su un cucchiaio e sparse intorno ad esso
Gli acidi grassi omega-3 influiscono sulla coagulazione e possono aiutare in caso di trombosi. Immagine: alice-photo /iStock/Getty Images Plus

Il trattamento di una trombosi può essere supportato mediante l’assunzione di acidi grassi omega-3 in dosi giornaliere comprese tra 600 e 1.000 milligrammi. Gli acidi grassi omega-3 vanno assunti preferibilmente insieme ad alimenti contenti grassi, che ne favoriscono l’assorbimento a livello intestinale e il passaggio nel flusso sanguigno.

Consiglio

Il pesce e gli oli vegetali, come ad esempio l’olio di lino, sono particolarmente ricchi di omega-3. Nella scelta degli integratori alimentari occorre prestare particolare attenzione alla qualità. Gli integratori di bassa qualità e non purificati contengono spesso residui nocivi per l’uomo e che riducono l’efficacia degli omega-3.

L’indice omega-3: determinazione dei livelli di acidi grassi omega-3 in laboratorio

L’indice omega-3 indica il livello di acidi grassi omega-3 di cui dispone l’organismo. Il medico richiede la determinazione in laboratorio della percentuale di acidi grassi omega-3 negli eritrociti, ovvero nei globuli rossi. Poiché i valori dell’Indice Omega-3 sono indicati in percentuale, un risultato pari a otto indica ad esempio che otto su 100 acidi grassi presenti nei globuli rossi sono acidi grassi omega-3.

Valori compresi tra cinque e otto sono considerati normali, mentre valori inferiori indicano una carenza. L’analisi dei dati provenienti da un totale di 19 studi scientifici conferma che un indice omega-3 normale riduce sensibilmente il rischio di coronaropatia.

Da considerare prima di un intervento chirurgico, se si assumono anticoagulanti e in caso di malattie epatiche e renali

Gli acidi grassi omega-3 hanno proprietà anticoagulanti e possono ridurre il rischio di trombosi. Chi assume anticoagulanti come ad esempio Aspirina®, Clexane®, Marcumar®, Pradaxa®, Rivaroxaban® o Coumadin® deve fare attenzione e ricordare che gli omega-3 possono potenziarne l’efficacia. In questi casi l’assunzione di acidi grassi omega-3 deve essere assolutamente discussa con il proprio medico e il tempo di protrombina deve essere controllato regolarmente per tutta la durata dell’eventuale trattamento.

Anche prima di un intervento chirurgico programmato si consiglia di chiedere al proprio medico se è meglio interrompere l’assunzione di acidi grassi omega-3 o ridurne la dose, a causa del prolungamento del tempo di protrombina. Al contrario, in seguito a un intervento chirurgico non si corrono rischi, anzi, gli omega-3 agiscono da antinfiammatori e possono favorire la cicatrizzazione della ferita. In presenza di disturbi della coagulazione del sangue, ad esempio in caso di emofilia, è opportuno consultare il proprio medico prima di procedere alla loro assunzione.

Chi soffre di malattie epatiche o renali, pancreatite o colecisti dovrebbe evitare gli integratori di omega-3.

L’estratto di corteccia di pino ha un effetto antiossidante e anticoagulante

Meccanismo d’azione dell’estratto di corteccia di pino

Le infiammazioni che colpiscono i vasi in presenza di arteriosclerosi incrementano il pericolo di trombosi. In questo caso, è possibile ricorrere all’estratto di corteccia di pino, che ha un elevato contenuto di procianidine dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Inoltre, l’estratto di corteccia di pino favorisce la formazione del monossido di azoto all’interno delle pareti dei vasi, che è in grado di migliorare il flusso sanguigno e di dilatare i vasi.

Studi clinici mostrano come l’estratto di corteccia di pino abbia un effetto anticoagulante e riduca il rischio di trombosi nelle persone che soffrono di vene varicose, ad esempio in caso di lunghi voli in aereo. Le vene varicose aumentano il pericolo di coaguli perché il sangue all’interno delle vene otturate ristagna e tende a coagularsi. L’estratto di corteccia di pino può ridurre il rischio di complicanze (sindrome post-trombotica) a seguito di una trombosi e migliorare la guarigione delle piaghe sulle gambe.  

Dosaggio e consigli sull’assunzione dell’estratto di corteccia di pino

Secondo studi clinici, l’estratto di corteccia di pino riduce il rischio di trombosi già a dosi giornaliere comprese tra 100 e 400 milligrammi. I medici specializzati in micronutrienti consigliano quindi di assumere ogni giorno almeno 100 milligrammi di estratto di corteccia di pino con 70 milligrammi di procianidine.

È meglio assumere questi integratori insieme ai pasti con del liquido perché il loro effetto aumenta se combinati con vitamine o aminoacidi.

Da considerare in caso di gravidanza, malattie e assunzione di farmaci

L’estratto di corteccia di pino è generalmente ben tollerato, ma in mancanza di dati sulla sua sicurezza è sconsigliato assumerlo in gravidanza.

Le persone che fanno uso di farmaci anticoagulanti come Aspirina®, Clexane®, Marcumar®, Pradaxa®, Rivaroxaban® o Coumadin® dovrebbero consultare un medico prima di assumere integratori a base di estratto di corteccia di pino per escludere che possano potenziare l’efficacia di questi farmaci.

L’arginina dilata i vasi

Meccanismo d’azione dell’arginina

Medico che allunga la mano con una capsula sul palmo
L’arginina migliora la funzione dei vasi. Immagine: Techin24 /iStock/Getty Images Plus

L’arginina è un aminoacido che influenza diversi processi metabolici che contribuiscono a loro volta a dilatare i vasi. L’arginina, infatti, è il precursore del monossido di azoto, un vasodilatatore la cui produzione viene solitamente bloccata durante la coagulazione. Le prime osservazioni su colture cellulari indicano che l’arginina può contrastare questa perdita. Questo effetto non è ancora stato confermato sulle persone colpite da trombosi, tuttavia risulta efficace per cuore e vasi.

I primi studi condotti indicano che l’arginina migliora la funzionalità dei vasi in soggetti che soffrono di malattie cardiocircolatorie, come ad esempio l’arteriosclerosi e coronaropatie.

L’arginina agisce anche da antiossidante e protegge le cellule dei vasi dagli effetti negativi dei radicali dell’ossigeno che, se presenti in misura eccessiva, possono ossidare il colesterolo LDL presente nel sangue, che a sua volta si accumula poi sulle pareti dei vasi. L’ossidazione del colesterolo ha quindi un ruolo non indifferente nell’insorgenza dell’arteriosclerosi, che aumenta a sua volta il rischio di trombosi.

Dosaggio e consigli sull’assunzione dell’arginina

In caso di malattie cardiovascolari, i medici specializzati in micronutrienti consigliano di assumere ogni giorno da 2.000 a 6.000 milligrammi di arginina, preferibilmente lontano dai pasti, distribuendo la dose nel corso della giornata.

Determinazione dei livelli di arginina e dimetilarginina in laboratorio

Prima di assumere un integratore a base di arginina, si consiglia di sottoporsi a esami di laboratorio per determinare i livelli di arginina e ADMA nel sangue.

La dimetilarginina asimmetrica (ADMA) blocca l’effetto dell’arginina sulla produzione di monossido di azoto. Si consiglia quindi di tenerla sotto controllo, soprattutto se si soffre di malattie cardiovascolari. Il valore normale della dimetilarginina è compreso tra 0,3 e 0,7 micromoli per litro e il suo rapporto con l’arginina dovrebbe oscillare tra 50:1 e 100:1. Uno squilibrio a favore della dimetilarginina può essere compensato assumendo arginina.

Da considerare in caso di gravidanza, allattamento, herpes e assunzione di farmaci

Determinati principi attivi, come ad esempio i nitrati (come Natispray® o Triniplas®), la molsidomina (Corvalgan®, Sidomol®) e il sodio nitroprussiato, aumentano il rilascio di monossido di azoto e agiscono quindi da vasodilatatori. In questo caso si consiglia di consultare il proprio medico se si desidera assumere degli integratori alimentari contenenti arginina, perché potrebbe essere necessario modificare la dose dei farmaci. Non bisogna prendere l’arginina insieme a farmaci contro l’impotenza come il sildenafil (Viagra®).

Chi soffre di herpes ricorrente dovrebbe evitare gli integratori a base di arginina perché i virus dell’herpes hanno bisogno degli aminoacidi per proliferare, pertanto la loro assunzione potrebbe provocare una nuova infezione. Anche le donne incinte e che allattano al seno dovrebbero assumere l’arginina con cautela e sotto la supervisione medica, perché non si hanno a disposizione dati a sufficienza per garantirne la sicurezza.

La vitamina E blocca la coagulazione

Meccanismo d’azione della vitamina E

Alcuni studi indicano che la vitamina E può ridurre il rischio di trombosi perché blocca l’accumulo di piastrine, importanti nella fase di coagulazione e quindi anche nella formazione dei trombi.

Inoltre, i tocotrienoli, un sottogruppo della vitamina E, abbassano il colesterolo, in particolare quello cattivo LDL che, se presente in dosi superiori alla norma, si accumula sulle pareti dei vasi, restringendoli ulteriormente.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina E

Se si vuole favorire il trattamento di una trombosi o di un’arteriosclerosi, si consiglia di assumere ogni giorno insieme ai pasti un massimo di 130 milligrammi di vitamina E del sottogruppo dei tocoferoli e dei tocotrienoli.

Questa dose andrebbe però sempre concordata con un medico esperto in micronutrienti, mentre in assenza di consulto si consiglia di assumere un massimo di 30 milligrammi di vitamina E al giorno.

Il parere degli esperti

Diversi studi indicano che la vitamina E sotto forma di alfa-tocoferolo riduce il rischio di forme più frequenti di ictus dovute a occlusione dei vasi, ma aumenta il rischio di sviluppare le forme più rare dovute a emorragia cerebrale. Inoltre, i ricercatori finlandesi hanno scoperto che l’alfa-tocoferolo può aumentare il pericolo di emorragia cerebrale, soprattutto in persone ipertese. In generale, però, gli esperti ritengono che il rischio sia relativamente basso. Secondo un’analisi completa dei dati a disposizione, circa una persona su 1.250 trattate con alfa-tocoferolo è colpita da ictus causato da emorragia cerebrale. Dosi superiori a 100 milligrammi (mg) (50 milligrammi per i fumatori) sono considerate rischiose. Tuttavia, poiché finora si hanno a disposizione solo pochi dati di qualità, è necessario condurre ulteriori studi per confermare che la vitamina E non aumenti il rischio di emorragia. Attualmente sono in corso studi per determinare l’influenza sull’ictus della vitamina E sotto forma di complesso di tocoferolo e tocotrienolo.

Alcuni integratori alimentari contengono l’alfa-tocoferolo che, se isolato e assunto in dosi elevate, può favorire i processi ossidativi anziché arrestarli. Si consiglia quindi di preferire integratori alimentari che contengano tutte le otto forme della vitamina E.

Da considerare in caso di fumo e assunzione di farmaci

La vitamina E può potenziare l’effetto degli anticoagulanti come ad esempio l’acido acetilsalicilico (ASA, Aspirina®), Marcumar® o Coumadin®. Per sicurezza, si consiglia di consultare il medico prima di assumere dosi elevate di integratori a base di vitamina E. Se necessario, il medico effettuerà un controllo accurato dei valori di coagulazione del sangue.

I fumatori dovrebbero evitare dosi elevate di integratori di vitamina E contenenti l’alfa-tocoferolo (50 milligrammi), perché si sospetta che possano aumentare il rischio di cancro ai polmoni ed emorragia cerebrale.

Polvere e chicchi di cacao su un tavolo
L’estratto di cacao e il cioccolato amaro hanno effetti positivi sulle proprietà anticoagulanti. Immagine: ValentynVolkov /iStock/Getty Images Plus

Gli antiossidanti proteggono i vasi

Meccanismo d’azione degli antiossidanti

Gli antiossidanti catturano i radicali liberi dell’ossigeno ed evitano l’ossidazione del colesterolo, uno dei fattori di rischio dell’arteriosclerosi, riducendo così anche il rischio di trombosi.

Uno studio clinico sull’uomo ha mostrato che gli antiossidanti assunti sotto forma di integratori combinati riducono l’attivazione delle piastrine e, di conseguenza, anche la coagulazione.

Vitamina C: uno studio condotto su fumatori ha mostrato che dosi elevate di vitamina C, combinate con la vitamina E, migliorano le funzionalità delle cellule dei vasi sanguigni e riducono la concentrazione di diversi fattori di coagulazione nel sangue.

Estratto di cacao: i risultati dei primi studi condotti indicano che l’estratto di cacao può ridurre il D-dimero, un marcatore trombotico.

Informazioni

Oltre al rispettivo integratore alimentare, anche il consumo occasionale di cioccolato amaro può avere effetti positivi sul sistema cardiovascolare e sulla coagulazione del sangue.

Estratto di tè verde: un esperimento condotto sugli animali ha mostrato che l’estratto di tè verde arresta la coagulazione sanguigna in topi e ratti. I ricercatori sono riusciti a mostrare che le piastrine del sangue umano raccolto in una provetta si aggregavano molto meno in seguito all’assunzione dell’estratto di tè verde, mentre altre proprietà coagulanti rimanevano invariate.

Resveratrolo: il resveratrolo è un antiossidante dalle proprietà antinfiammatorie. Uno studio condotto sui ratti ha evidenziato che il resveratrolo può ridurre il rischio di trombosi dopo l’asportazione chirurgica della milza. I ricercatori ipotizzano che il resveratrolo influenzi le piastrine.

N-acetilcisteina: spesso chi soffre di diabete è esposto a un rischio maggiore di trombosi. Uno studio attuale sui topi ha rivelato che l’N-acetilcisteina blocca l’attivazione delle piastrine nei soggetti diabetici, inibendo la formazioni di trombi nel cervello. Inoltre, i ricercatori sono riusciti a dimostrare come nei topi e in provetta l’N-acetilcisteina favorisce lo scioglimento del trombo in seguito a trombosi. Non si hanno ancora a disposizione studi scientifici che possano dimostrare se l’N-acetilcisteina ottenga effetti paragonabili sull’uomo.

Selenio: una carenza di selenio può aumentare il rischio di trombosi arteriosa. In uno studio sulle colture cellulari con piastrine e cellule dei vasi sanguigni umani, i ricercatori hanno mostrato come il selenio blocchi l’aggregazione delle piastrine e influisca sul rilascio di sostanze che controllano la coagulazione.

Dosaggio e consigli sull’assunzione degli antiossidanti

In caso di trombosi, i medici specializzati in micronutrienti consigliano un integratore combinato a base di diversi antiossidanti dagli effetti complementari. Si consigliano le seguenti dosi:

  • Vitamina C: 200 milligrammi al giorno
  • Selenio: da 55 a 100 milligrammi al giorno
  • Estratto di cacao: da 40 a 50 milligrammi al giorno

Determinazione dello stato antiossidante in laboratorio

Solitamente le dosi di antiossidanti consigliate sono sicure, ma in caso di assunzione di dosi elevate si dovrebbe determinare il fabbisogno personale per evitare sovradosaggi.

Si consiglia quindi di consultare prima un medico, che determinerà lo stato antiossidante scegliendo tra una serie di test diversi, per i quali è necessario un campione di urina o di sangue. Il valore ottenuto indica un’eventuale carenza e se l’organismo è esposto a stress ossidativo.

Le vitamine del gruppo B riducono il livello di omocisteina

Meccanismo d’azione delle vitamine del gruppo B

L’omocisteina è un prodotto di degradazione del metabolismo. Livelli di omocisteina nel sangue superiori alla norma costituiscono un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, l’ictus e la trombosi. Gli esperimenti condotti sugli animali hanno dimostrato che livelli elevati di omocisteina causano una carenza di monossido di azoto, che nei topi accelera sia l’insorgenza dell’arteriosclerosi che la predisposizione alla trombosi.

Anche negli uomini con carenza di vitamina B il rischio di trombosi è maggiore. Si ipotizza che questo sia dovuto al fatto che le vitamine del gruppo B contribuiscono alla degradazione dell’omocinetica nociva.

Ad oggi non è scientificamente chiaro se le vitamine del gruppo B siano in grado di evitare la trombosi. Alcuni studi mostrano però che possono ridurne il rischio. Si consiglia quindi di chiedere al medico di controllare il livello di omocisteina nel sangue. Qualora fosse troppo elevato, è possibile assumere le vitamine del gruppo B, in particolare le vitamine B6, B12 e acido folico, che contribuiscono a ridurlo e a prevenire le malattie cardiovascolari.

Dosaggio e consigli sull’assunzione delle vitamine del gruppo B

Per ridurre i livelli di omocisteina superiori alla norma, si consigliano le seguenti dosi:

  • Vitamina B6: da 5 a 15 milligrammi
  • Vitamina B12: da 10 a 500 milligrammi (sotto forma di metilcobalamina)
  • Acido folico: da 200 a 600 microgrammi (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico, la forma attiva utilizzabile direttamente)

Consiglio

Circa la metà della popolazione ha un difetto genetico che non consente di trasformare l’acido folico nella sua forma attiva, l’acido 5-metiltetraidrofolico (5-MTHF). Pertanto, sebbene queste persone ne assumano a sufficienza, rischiano sempre una carenza. Occorre quindi fare attenzione e scegliere un integratore di acido folico che contenga già la forma attiva di questa vitamina.

Determinazione dei livelli di omocisteina in laboratorio

Provetta di sangue in primo piano e altre provette sullo sfondo
Basta un campione di sangue per misurare il livello di omocisteina, che non dovrebbe essere troppo elevato. Immagine: nussar/iStock/Getty Images Plus

Gli esami di laboratorio consentono di rilevare un aumento eccessivo dei livelli di omocisteina. Il medico preleva un campione di sangue e in laboratorio si misura poi la quantità di omocisteina presente nel plasma, la parte liquida. Il valore dell’omocisteina dovrebbe essere inferiore a 10 micromoli per litro.

Da considerare in caso di gravidanza, allattamento, insufficienza renale e assunzione di farmaci

Le donne incinte e che allattano dovrebbero consultare un medico prima di assumere dosi elevate di vitamine del gruppo B e assumerle solo in caso di conclamata carenza.

L’efficacia delle vitamine del gruppo B per chi ha sofferto di infarto o ha uno stent non è ancora stata studiata a sufficienza. In questo caso si consiglia di evitare dosi elevate di vitamina B6 (da 40 a 60 milligrammi al giorno), vitamina B12 (da 60 a 400 microgrammi al giorno) e acido folico (da 800 a 1.200 milligrammi al giorno).

I pazienti con problemi renali non dovrebbero assumere la vitamina B12 sotto forma di cianocobalamina, bensì di metilcobalamina.

Chi segue una terapia con farmaci antiepilettici o contro il Parkinson, come la levodopa (ad esempio Sinemet®, Duodopa®, Corbilta® e Madopar®), non dovrebbe assumere più di 5 milligrammi di vitamina B6 al giorno. Tra i farmaci antiepilettici rientrano ad esempio:

  • i barbiturici come il fenobarbitale (Luminale®) e il primidone (Mysoline®)
  • le benzodiazepine clonazepam (Rivotril®) e midazolam (Buccolam®)
  • l’acido valproico (Depakin®)
  • la carbamazepina (Tegretol®)
  • la fenitoina (Aurantin®, Dintoina®)

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere di micronutrienti consigliate in caso di trombosi

Vitamine

Vitamina E

fino a 130 milligrammi (mg)

Vitamina C

200 milligrammi

Vitamina B6

da 5 a 15 milligrammi

Vitamina B12

da 10 a 500 milligrammi

Acido folico

da 200 a 600 microgrammi (µg)

Minerali

Selenio

da 55 a 100 microgrammi

Aminoacidi

Arginina

da 2.000 a 6.000 milligrammi

Flavonoidi

Estratto di corteccia di pino

da 100 a 400 milligrammi

Estratto di cacao

da 44 a 50 milligrammi

Altro

Acidi grassi omega-3

da 600 a 1.000 milligrammi

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami del sangue consigliati in caso di colesterolo alto

Valori normali

Indice omega-3

dal 5 all’8 percento

Dimetilarginina

da 0,3 a 0,7 micromoli per litro (µmol/l)

Rapporto dimetilarginina/arginina

da 50:1 a 100:1

Omocisteina

meno di 10 micromoli per litro

Classificazione

Sostegno ai farmaci tramite i micronutrienti

L’eparina incrementa il rischio di osteoporosi

L’assunzione a lungo termine di eparina (oltre quattro mesi) può aumentare il rischio di osteoporosi. L’apporto di calcio, vitamina D e vitamina K2 può aiutare a bloccare l’osteoporosi dovuta ai farmaci e a ridurre così il rischio di fratture ossee. Per prevenire l’osteoporosi sono consigliate le seguenti dosi:

  • Calcio: almeno 1.000 milligrammi al giorno
  • Vitamina D: da 1.000 a 2.000 unità internazionali al giorno
  • Vitamina K2: almeno 180 microgrammi al giorno

Acido acetilsalicilico: prevenire una carenza di vitamina C

L’acido acetilsalicilico (ASA, Aspirina®) riduce il livello di vitamina C perché blocca l’assorbimento a livello intestinale e contemporaneamente favorisce l’eliminazione da parte dei reni. L’apporto di vitamina C a dosi pari a 500 milligrammi due volte al giorno può contrastare questa perdita e migliorare la tollerabilità gastrica del farmaco.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere di micronutrienti consigliate in caso di assunzione di farmaci

Eparina

Calcio

almeno 1.000 milligrammi (mg)

Vitamina D

da 1.000 a 2.000 unità internazionali (UI)

Vitamina K2

almeno 180 microgrammi (µg)

Acido acetilsalicilico

Vitamina C

1.000 milligrammi

Classificazione

Riepilogo

I micronutrienti sono un sostengo efficace al trattamento classico della trombosi. Gli acidi grassi omega-3 riducono la concentrazione di vari fattori di coagulazione. Grazie alle loro proprietà antinfiammatorie, offrono benefici anche a chi soffre di trombosi o arteriosclerosi. L’estratto di corteccia di pino possiede proprietà antiossidanti e antinfiammatorie utili nel trattamento e nella prevenzione di coaguli.

L’arginina contribuisce a dilatare i vasi e può prevenire determinate malattie cardiovascolari. La vitamina E riduce il colesterolo e contrasta la coagulazione. Gli antiossidanti non solo proteggono i vasi dai radicali liberi dell’ossigeno nocivi, ma possono anche contrastare l’arteriosclerosi, che rappresenta un importante fattore di rischio per la formazione di coaguli. Le vitamine del gruppo B riducono il livello di omocisteina, che incrementa il rischio di contrarre malattie cardiovascolari, ictus e trombosi.

Determinati micronutrienti possono aiutare anche farmaci come l’eparina e l’acido acetilsalicilico, prescritti dai medici in caso di trombosi: calcio, vitamina D e K2 aumentano l’efficacia dell’eparina, mentre la vitamina C è utile in caso di assunzione di acido acetilsalicilico.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

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