Raffreddamento: un aiuto al sistema immunitario

Come i micronutrienti rafforzano le difese

In caso di raffreddamento o infezione influenzale, i virus entrano nell'organismo attraverso bocca e naso e causano i tipici sintomi: tosse, raffreddore, raucedine, mal di testa, di gola e dolori articolari. Determinati micronutrienti rafforzano il sistema immunitario. Consentono di difendersi in modo più efficace dagli agenti patogeni quali virus e batteri. Scoprite quali micronutrienti sostengono le difese dell'organismo e come utilizzarli al meglio con la medicina dei micronutrienti.

Donna raffreddata seduta a letto circondata da fazzoletti di carta
Tosse, raffreddore, mal di gola e raucedine sono i tipici disturbi di un raffreddamento principalmente causato da virus. Immagine: KatarzynaBialasiewicz/iStock/Thinkstock

Cause e sintomi

Il raffreddore è una malattia infettiva causata, nella maggior parte dei casi, da virus. Esistono oltre 200 virus da raffreddamento diversi, ma quelli che si manifestano con la maggior frequenza sono i rhinovirus che infettano le vie respiratorie. I virus entrano nel corpo da naso o bocca e causano i tipici disturbi quali tosse, raffreddore, mal di gola e raucedine. A questi possono aggiungersi anche orecchie tappate, mal di testa, febbre oppure lacrimazione oculare.

A differenza di quanto si possa presumere dal nome, il freddo non è la causa del raffreddore, anche se lo aiuta. Studi dimostrano che alle basse temperature il sistema immunitario lavora peggio e le difese sono indebolite. 

Poiché i sintomi del raffreddore e dell'influenza sono simili, in caso di raffreddore si parla anche di infezione influenzale. A differenza della vera influenza, l'infezione influenzale non è causata dai virus dell'influenza e solitamente il suo decorso è sensibilmente più lieve.
 

Classificazione

Obiettivi del trattamento

Come viene curato il raffreddore in modo classico?

In caso di infezione influenzale il corpo è in grado di curarsi da solo: le cellule immunitarie rilevano gli agenti patogeni come virus da raffreddamento e li neutralizzano.

Pertanto, il classico trattamento del raffreddore consiste principalmente nell'alleviare i disturbi correlati. Gli spray nasali contenenti principi attivi decongestionanti, sono efficaci contro i disturbi da raffreddore. I sedativi per la tosse mucolitici alleviano la tosse. Mal di testa e febbre vengono trattati con farmaci che contengono ad esempio il principio attivo paracetamolo.

Informazioni

Gli antibiotici sono inefficaci contro le malattie virali. Sono utili in caso di infezioni batteriche, ma non in caso di influenza e raffreddore. Ma c'è un eccezione: se le infezioni virali indeboliscono il sistema immunitario, anche i batteri riescono a penetrare più facilmente nel corpo. In caso di superinfezione batterica, è necessaria una terapia antibiotica.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

I micronutrienti sono eccellenti per prevenire e curare i raffreddori. L'obiettivo è rafforzare il sistema immunitario con vitamine e oligoelementi, in modo da migliorare la capacità del corpo di difendersi dagli agenti patogeni. Si presume che anche gli oli di senape abbiano un effetto antivirale diretto.

Nella maggior parte dei casi gli esperti in micronutrienti consigliano un preparato di micronutrienti che contenga tutte le vitamine e i minerali importanti per il sistema immunitario, come la vitamina C, la vitamina D e lo zinco. In caso di raffreddore si consigliano anche sostanze mucolitiche e antinfiammatorie nonché enzimi naturali, che alleviano i disturbi.

Prevenzione: un sistema immunitario forte e ben funzionante è un'importante forma di prevenzione, perché protegge a priori dagli agenti patogeni. 
 

Classificazione

Trattamento con i micronutrienti

La vitamina C gestisce le difese immunitarie

Meccanismo d'azione della vitamina C

La vitamina C supporta le naturali difese del corpo, proteggendo le cellule immunitarie e prolungandone la vita. Inoltre, la vitamina C dirige le reazioni difensive dell'organismo verso gli agenti patogeni, garantendo, tra l'altro, la produzione di determinati trasmettitori che richiamano le cellule del sistema immunitario nel luogo dell'infezione, in modo da neutralizzare gli agenti patogeni, ad esempio sulla mucosa faringea.

Uno studio di alta qualità ha mostrato una riduzione della frequenza dei raffreddori, così come della loro durata e gravità dei sintomi, con l'integrazione giornaliera di vitamina C in inverno. I ricercatori hanno anche dedotto da una meta-analisi che gli integratori di vitamina C potrebbero accorciare la durata del raffreddore e il tempo trascorso a casa. La vitamina C ha anche alleviato i sintomi del raffreddore comune. L'integrazione potrebbe quindi essere un buon rimedio.

Vitamina C: Dose e consigli di assunzione per la cura di un raffreddore

Vitamina C in forma di capsula e di limone
L'assunzione di vitamina C rafforza il sistema immunitario e sostiene le difese dell'organismo. Immagine: KMNPhoto/iStock/Thinkstock

In caso di raffreddore si consigliano ogni giorno da 1.000 a 6.000 milligrammi di vitamina C per un periodo compreso tra cinque e sette giorni. La dose va suddivisa in più porzioni (ad esempio 3 dosi da 500 grammi) nell'arco della giornata. Generalmente per avere un sistema immunitario forte, così come dopo i sette giorni di trattamento, si raccomanda di assumere 200-500 milligrammi di vitamina C, preferibilmente tramite capsule, polvere o pastiglie da sciogliere in bocca contenenti anche zinco. È importante iniziare il trattamento a base di vitamina C nelle prime 24 ore successive alla comparsa dei primi sintomi del raffreddore.

Alcuni esperti in micronutrienti somministrano anche la vitamina C direttamente in vena (infusione) due o quattro volte a settimana, dissolvendone da 7,5 a 30 milligrammi in una soluzione fisiologica.

Consiglio

Poiché la vitamina C è sensibile al calore, evitare che resti troppo a lungo in acqua calda. La soluzione migliore è scegliere preparati a base di vitamina C che non devono essere disciolti in acqua calda.

Vitamina C: da considerare durante la gravidanza e l'allattamento e in caso di assunzione di farmaci e malattie

Durante la gravidanza e l'allattamento una dose di vitamina C fino a 1.800 mg al giorno è probabilmente sicura, mentre l'assunzione di dosi elevate andrebbe discussa con il medico.

Poiché la vitamina C migliora l'assorbimento del ferro, le persone che soffrono di emocromatosi, una malattia caratterizzata da un eccessivo accumulo di ferro, dovrebbero assumerla solo sotto controllo medico.

Si consiglia inoltre di prestare attenzione con l'impiego dell'agente antimicotico fluconazolo (Diflucan®, Alozof®), perché in uno studio sugli animali i ricercatori hanno scoperto che la vitamina C ne riduce l'efficacia. Lo stesso potrebbe accadere anche in caso di assunzione concomitante con il principio attivo antileucemico bortezomib (ad esempio Velcade®) e pertanto chi è in trattamento con tale farmaco dovrebbe assumere vitamina C solo dopo aver consultato il proprio medico.

Lo zinco rafforza le cellule del sistema immunitario

Meccanismo d'azione dello zinco

Lo zinco sostiene le difese naturali su molti livelli e garantisce il funzionamento dei processi difensivi. Inoltre, protegge i tessuti dai danni causati dalle infiammazioni. Se manca lo zinco, le cellule del sistema immunitario sono meno attive e questo consente a virus e batteri di moltiplicarsi più facilmente nell'organismo.

Gli studi mostrano:

  • Più guarigioni: in dosi superiori a 75 milligrammi al giorno, lo zinco triplica il numero di guarigioni, ad esempio nel quinto giorno del raffreddore.
  • Guarigione più rapida: la durata della malattia può essere ridotta da dieci a sei-sette giorni.
  • Sintomi più lievi: in un'indagine lo zinco ha alleviato i sintomi da raffreddamento come febbre e sensazione di malessere generale nei bambini con infezione alle vie respiratorie, mostrando tuttavia questo effetto solo nei maschi e non nelle femmine.

A dosi inferiori lo zinco previene inoltre i raffreddori.  

Zinco: Dose e consigli di assunzione per la cura di un raffreddore

Il trattamento dovrebbe iniziare entro le prime 24 ore dalla comparsa dei primi sintomi da raffreddamento, assumendo 75 milligrammi di zinco al giorno, distribuiti nell'arco della giornata (ad esempio, cinque-sei dosi da 10 milligrammi), per cinque o sette giorni.

Successivamente, si raccomanda una dose giornaliera di 5-15 milligrammi di zinco, la quale è altresì utile per prevenire la comparsa di un infezione durante la stagione fredda.

Consiglio

Lo zinco sotto forma di compresse orosolubili è particolarmente consigliato in caso di raffreddamento. Succhiando le compresse, lo zinco arriva direttamente nel focolaio dell'infezione, ovvero le mucose della gola. Queste sono meglio inumidite e possono svolgere in modo più efficace il loro lavoro di barriera protettiva contro gli agenti patogeni, rendendo più difficile la penetrazione dei virus nel corpo.

Zinco: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie renali

Lo zinco riduce l'effetto di determinati antibiotici del gruppo delle tetracicline. Se si deve assumere un antibiotico per combattere un'infezione batterica, fare attenzione a rispettare un intervallo di due ore prima o di quattro-sei ore dopo l'assunzione dell'antibiotico.

 

Anche i farmaci contro l'osteoporosi (bisfosfonati) si legano allo zinco e risultano così inefficaci. Tra questi figurano l'alendronato o il clodronato. Pertanto, si dovrebbe rispettare sempre un intervallo di almeno due ore tra le due assunzioni.

 

Non si dovrebbe assumere altro zinco in caso di insufficienza renale. I reni indeboliti non sono infatti in grado di eliminare completamente lo zinco che di conseguenza aumenterebbe nel sangue.
 

La vitamina D attiva le cellule del sistema immunitario

Meccanismo d’azione

Immagine di diversi virus
La vitamina D può aiutare a eliminare gli agenti patogeni e a prevenire le malattie alle vie respiratorie. Immagine: Rost-9D/iStock/Thinkstock

La vitamina D (colecalciferolo) ha un ruolo importante per il sistema immunitario e viene usata per consentire a determinati precursori cellulari di trasformarsi in macrofagi, che rilevano gli agenti patogeni nell'organismo e li eliminano. Inoltre, la vitamina D garantisce che le cellule T distruggano virus e batteri, risvegliandole dal loro stato di quiescenza. La vitamina D elimina così più agenti patogeni e i virus da raffreddamento fanno più fatica a diffondersi nel corpo.

Esistono prove di una correlazione tra il grave sviluppo delle infezioni alle vie respiratorie e un livello basso di vitamina D. Uno studio ha dimostrato che la metà dei bambini ricoverati in ospedale a causa di un'infezione alle vie respiratorie presentava anche una carenza di vitamina D, con un rischio maggiore di trattamento in terapia intensiva o intubazione.

Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato come l'assunzione di vitamina D contribuisca a prevenire le infezioni delle vie respiratorie come il raffreddore, soprattutto nelle persone estremamente predisposte alle infezioni. In questo caso sono state somministrate con successo 4.000 unità internazionali (UI).

Vitamina D: dose consigliata in caso di raffreddore

In caso di raffreddore, gli esperti in micronutrienti raccomandano l'integrazione di vitamina D, generalmente alla dose di 1.000 unità internazionali in estate e 2.000 unità internazionali in inverno, quando la produzione di vitamina D nella pelle è inibita a causa della mancanza di luce solare. Mentre è in corso il raffreddore comune si possono invece assumere fino a 4.000 unità internazionali.

In caso di infezioni frequenti, occorre controllare il livello di vitamina D nel sangue e compensare un'eventuale carenza. In caso di carenza conclamata è solitamente necessaria una dose più elevata per un determinato periodo di tempo.

Controllare i valori della vitamina D

L'organismo è in grado di produrre da solo la vitamina D, ma per farlo ha bisogno della luce del sole. Soprattutto nei mesi invernali i raggi del sole non sono sufficienti per produrla, quindi è facile che si verifichi una carenza di vitamina D. A seconda dell'età, tra il 60 e l'80 percento delle persone non assumono quantità sufficienti di vitamina D,

quindi si consiglia di tenere sempre sotto controllo i suoi livelli. Il controllo viene effettuato tramite l'esame del siero, che consente di determinare il livello di calcidiolo (vitamina D 25-OH), la forma di trasporto della vitamina D. Gli esperti in micronutrienti consigliano, per mantenersi in salute, valori compresi tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro.

Vitamina D: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie

I diuretici del gruppo dei tiazidici riducono l’escrezione tramite i reni del calcio, i cui livelli ematici risultano dunque elevati. Poiché anche la vitamina D favorisce un aumento del calcio a livello ematico, essa può essere assunta insieme ai tiazidici solo se si tengono costantemente sotto controllo i livelli di calcio. I principi attivi interessati sono l’idroclorotiazide (Esidrex®), lo xipamide (Aquaphor®) e l’indapamide (Natrilix®).

Anche le persone con malattie renali (insufficienza renale) o calcoli renali contenenti calcio devono prestare attenzione e assumere preparati a base di vitamina D solo dopo aver consultato il medico. I soggetti nefropatici, infatti, potrebbero presentare un disturbo del bilancio del calcio, e in caso di predisposizione ai calcoli renali potrebbero formarsene di nuovi. Se necessario, il medico controllerà i valori del sangue e delle urine per motivi di sicurezza.

Anche i pazienti che soffrono di sarcoidosi (malattia di Boeck), una malattia infiammatoria del tessuto connettivo, presentano spesso valori elevati di calcio e dovrebbero assumere preparati a base di vitamina D solo sotto controllo medico.

Bromelina e papaina rafforzano il sistema immunitario

Frutti tropicali
Bromelina e papaina possono essere estratti dai frutti tropicali. Questi due enzimi rafforzano il sistema immunitario e riducono il rischio di cronicizzazione delle malattie. Immagine: billberryphotography/iStock/Thinkstock

Meccanismo d'azione: La bromelina cura il raffreddore

La bromelina è un enzima estratto dall'ananas. La papaina invece proviene dalla buccia della papaya. Entrambi gli enzimi partecipano alla gestione del sistema immunitario: rafforzano le reazioni di difesa quando sono troppo deboli. Riducono così i sintomi di un'infezione influenzale e anche il rischio di cronicizzazione, ad esempio diminuisce il rischio di sviluppare una bronchite cronica.

Inoltre, questi due enzimi sgonfiano le mucose nasali e hanno un effetto mucolitico, che migliora l'intasamento nasale. Uno studio comparativo di alto livello ha dimostrato che i bambini con sinusite guarivano più rapidamente se assumevano la bromelina. La papaina ha un effetto analgesico e antinfiammatorio, evidente in caso di sintomi da raffreddamento come raffreddore o mal di testa.

Bromelina: Dose e consigli di assunzione per la cura di un raffreddore

In caso di raffreddamento, si consigliano da 3.000 a 9.000 unità F.I.P. di bromelina e papaina combinate al giorno. 500 unità F.I.P. equivalgono a circa 60-100 milligrammi di bromelina. Questa dose può essere assunta per quattro o cinque giorni, dopodiché è consigliabile consultare un esperto in micronutrienti.

Se possibile, la dose andrebbe distribuita durante la giornata e assunta lontano dai pasti, almeno un'ora prima o due ore dopo un pasto. I preparati di buona qualità sono disponibili sotto forma di capsule resistenti agli acidi che impediscono che la bromelina e la papaina vengano distrutte dai succhi gastrici.

Consiglio

Fare attenzione a una possibile attività enzimatica per capsula o compressa, indicata in unità F.I.P. Si consigliano almeno 1.000 F.I.P. per capsula o compressa.

Bromelina: da considerare durante la gravidanza e in caso di assunzione di farmaci e malattie

In assenza di studi sulla sicurezza, il medico dovrebbe soppesare l'uso della bromelina durante la gravidanza e l'allattamento, perché non è possibile escludere la comparsa di problemi nelle prime fasi della gestazione.

La bromelina può favorire l'assorbimento nell'intestino di alcuni antibiotici, come i principi attivi eritromicina (ad esempio Lauromicina®) e claritromicina (ad esempio Clamodin®), e aumentarne così l'efficacia. L'assunzione concomitante con questi farmaci deve quindi essere discussa con il proprio medico.

Se si assumono farmaci anticoagulanti, come il fenprocumone e l'acido acetilsalicilico (ASA; ad es. Vivin®), il rischio di emorragia può aumentare.

Pertanto, poiché anche la bromelina può avere un effetto anticoagulante, prima di un intervento chirurgico programmato non devono essere assunti preparati che la contengano. Si consiglia prudenza anche a chi soffre di coagulopatie.

L'N-acetilcisteina ha un effetto mucolitico

Meccanismo d'azione

Una donna tossisce durante una visita medica
Il principio attivo N-acetilciseina promuove la decongestione e aiuta le mucose nella loro attività autopulente. Immagine: AlexRaths/iStock/Thinkstock

L'N-acetilcisteina (NAC) ha un effetto mucolitico e si utilizza ad esempio in caso di bronchite. In uno studio su bambini piccoli costretti in ospedale da una bronchite di origine virale i pazienti sottoposti a terapia con N-acetilcisteina hanno mostrato sintomi più deboli e sono stati dimessi prima degli altri. L'N-acetilcisteina garantisce inoltre la viscosità del muco e l'autopulizia delle mucose, favorendo anche la fuoriuscita del secreto dal naso.

N-acetilcisteina: Dose e consigli di assunzione per la cura di un raffreddore

In caso di raffreddore si consigliano da 200 a 400 milligrammi di N-acetilcisteina al giorno, ad esempio in capsule,

preferibilmente distribuita in più porzioni nell'arco della giornata (ad esempio due dosi da 200 milligrammi). Per garantire che il muco si sciolga durante il giorno e non durante la notte, gli integratori vanno assunti al mattino o non più tardi del pomeriggio.

L'assunzione a pasto ne migliora la tollerabilità a livello gastrico.

N-acetilcisteina: da considerare durante la gravidanza e l'allattamento, in caso di assunzione di farmaci e malattie

L'uso di N-acetilcisteina durante la gravidanza e l'allattamento deve essere discusso con il proprio medico, in assenza di studi sufficienti in merito.

Non si possono assumere farmaci per lenire la tosse (antitussivi) insieme all'N-acetilcisteina mucolitica, poiché questo potrebbe causare un ristagno del muco sciolto nei polmoni che non può essere espettorato. Tra i farmaci interessati ci sono Anecodal®, Klamar® o Tusmicina®.

Non si dovrebbe prendere l'N-acetilcisteina neanche contemporaneamente agli antibiotici come la tetraciclina (Ambramicina®), la streptomicina, l’amikacina (Amicasil®) o la penicillina (Zimox®), in quanto può ridurre il loro effetto. Occorre quindi rispettare un intervallo di almeno due ore tra le due assunzioni.

Poiché l'N-acetilcisteina può aumentare l'efficacia dei farmaci vasodilatatori contenenti nitroglicerina (Deponit®, Minitran®), c'è il rischio che si verifichi un calo eccessivo della pressione sanguigna. È quindi opportuno consultarsi con il proprio medico.

Si consiglia di rivolgersi al proprio medico anche se si soffre delle seguenti malattie:

  • Asma, perché possono verificarsi reazioni allergiche con restringimento delle vie aeree.
  • Intolleranza all'istamina: perché dall'N-acetilcisteina potrebbe essere prodotta l'istamina.
  • Ulcera gastrointestinale, perché l'N-acetilcisteina potrebbe causare emorragie.

Il beta-glucano del lievito attiva il sistema immunitario

Meccanismo d'azione

Lievito fresco e secco su un’asse
Il beta-glucano, estratto dal lievito, attiva le reazioni di difesa in caso di virus da raffreddamento. Inoltre ha un effetto positivo sulle condizioni generali delle persone colpite. Immagine: jirkaejc/iStock/Thinkstock

Il beta-glucano estratto dal lievito è una sostanza indigeribile che attiva il sistema immunitario e avvia le reazioni difensive sulle mucose contro i virus da raffreddamento. Il beta-glucano del lievito influenza una serie di cellule del sistema immunitario e contribuisce inoltre alla formazione degli anticorpi. Attiva le cellule killer e i macrofagi, che uccidono ed eliminano le cellule infettate dal virus.

Studi dimostrano che l'assunzione di beta-glucano derivato dal lievito ha un effetto positivo sulle condizioni generali dei pazienti raffreddati. Un'ulteriore ricerca ha dimostrato come i soggetti che assumevano beta-glucano dal lievito mostrassero meno sintomi da raffreddamento e si sentissero generalmente meglio e più in forma dei soggetti che avevano ricevuto il placebo. Il beta-glucano può anche migliorare i disturbi del sonno dovuti al raffreddore. Vale dunque sempre la pena assumerlo.

Beta-glucano del lievito: dosaggio e consigli sull’assunzione

In caso di raffreddore si dovrebbero assumere ogni giorno 250 milligrammi di beta-glucano del lievito sotto forma di capsule, idealmente insieme ai pasti. Finora il beta-glucano si è dimostrato molto tollerabile.

Informazioni

Per ottenere un rafforzamento del sistema immunitario è importante assumere beta-glucani provenienti dal lievito, perché essi sono legati in modo particolare tra loro e sono così in grado di "allenare" il sistema immunitario. Altri beta-glucani, come quelli dell'avena, sono invece meno efficaci.

Beta-glucano del lievito: da considerare in caso di gravidanza, allattamento e malattie

Non sono noti studi sulla sicurezza dell'assunzione del beta-glucano durante la gravidanza e l'allattamento, pertanto la loro assunzione dovrebbe essere preventivamente valutata con il proprio medico.

Studi condotti sugli animali sembrano indicare la capacità del beta-glucano del lievito di favorire la formazione di granulomi nel fegato e nei polmoni, tuttavia questo effetto non è stato ancora osservato nell’uomo. A ogni modo, per motivi di sicurezza, il suo impiego da parte di soggetti con granulomi deve essere preventivamente discusso con un medico. I granulomi possono presentarsi anche in caso di malattie infiammatorie come il morbo di Crohn, la sarcoidosi o i reumatismi (noduli reumatoidi).

L'insalata cappuccina e il rafano sono antibiotici naturali

Meccanismo d'azione

Gli oli di senape sono polifenoli dall'effetto antibatterico presenti nell'insalata cappuccina e nel rafano. Il loro uso in caso di infezioni alle vie urinarie e respiratorie è stato studiato con risultati positivi. In caso di raffreddore evitano ulteriori infezioni batteriche e sono in un certo qual modo degli antibiotici vegetali. Studi dimostrano la loro efficacia e sicurezza contro i germi. A differenza degli antibiotici, i principi attivi contenuti nell'insalata cappuccina e nel rafano non portano alla comparsa di batteri resistenti.

Oltre all'effetto antibatterico degli oli di senape, esistono prove della loro efficacia anche contro i virus da raffreddamento. Da tempo la fitoterapia (terapia mediante piante medicinali) utilizza il rafano e l'insalata cappuccina per curare e prevenire il raffreddore.

Insalata cappuccina e rafano: Dose e consigli di assunzione per la cura di un raffreddore

In caso di raffreddore si dovrebbero assumere ogni giorno da 250 a 2.500 milligrammi di estratto di insalata cappuccina e da 50 a 500 milligrammi di estratto di rafano, ad esempio sotto forma di capsule. Gli esperti in micronutrienti di solito consigliano di optare per l'estratto, dove gli oli di senape sono presenti in quantità maggiore rispetto ai preparati in polvere.

L'assunzione deve essere distribuita nell'arco della giornata, sempre dopo i pasti. Gli oli di senape sono ancora più efficaci se assunti alla comparsa dei primi sintomi di un raffreddamento.

Insalata cappuccina e rafano: da considerare in caso di gravidanza, allattamento e malattie

Poiché non esistono ancora studi sufficienti sull'assunzione di estratto di cappuccina e rafano in gravidanza e allattamento, si dovrebbe chiedere il parere del medico. Non è noto se gli oli di senape passino al latte materno.

I pazienti con malattie gastrointestinali dovrebbero evitare gli oli di senape estratti dalla cappuccina o dal rafano poiché potrebbero non tollerarli bene. Infatti, i prodotti di degradazione degli oli di senape (isotiocianati) possono causare ulteriori irritazioni della mucosa intestinale, nonché flatulenze e crampi allo stomaco. 

Le persone con tiroide ingrossata (gozzo) o carenza di iodio dovrebbero mangiare solo raramente le piante della famiglia delle crucifere, cui appartengono, la cappuccina e il rafano. Gli oli di senape possono infatti promuovere ulteriormente la formazione del gozzo, poiché i prodotti di degradazione ostacolano l’assorbimento dello iodio nella tiroide.

Dosaggi in breve

Vitamine

Vitamina C

trattamento acuto per 7 giorni: da 1.000 a 6.000 milligrammi (mg)

in seguito: da 200 a 500 milligrammi

Vitamina D3

trattamento acuto: 4.000 unità internazionali (UI)

regola generale: da 1.000 a 2.000 unità internazionali

Minerali

Zinco

trattamento acuto: 75 milligrammi

prevenzione: da 5 a 20 milligrammi

Altre sostanze

Bromelina e papaina

da 3.000 a 9.000 unità F.I.P.

N-acetilcisteina

da 200 a 400 milligrammi

Beta-glucano del lievito

250 milligrammi al giorno

Estratto di cappuccina

da 250 a 2.500 milligrammi

Estratto di rafano

da 50 a 500 milligrammi

Esami di laboratorio consigliati

Esami di laboratorio consigliati in caso di raffreddori frequenti

Valori normali
Vitamina D (siero)da 40 a 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml)
Classificazione

Riepilogo

In caso di raffreddamento o di infezione influenzale, i virus infettano le vie respiratorie e causano sintomi quali raffreddore, tosse, mal di gola o febbre.

Nella medicina dei micronutrienti si utilizzano le vitamine C e D, il minerale zinco e il beta-glucano del lievito per attivare il sistema immunitario. Un sistema immunitario attivo aiuta a combattere in modo efficace i virus da raffreddamento. Gli estratti di cappuccina e rafano hanno un effetto antibatterico e antivirale diretto. Bromelina, papaina ed N-acetilcisteina fluidificano il muco e danno sollievo dal naso chiuso. Inoltre, alleviano le infiammazioni, che causano disturbi collaterali sgradevoli.

Le vitamine C e D e lo zinco sono anche consigliati per la prevenzione e di conseguenza spesso contrastano raffreddamenti e infezioni influenzali.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

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