L-carnitina: irrinunciabile per bruciare i grassi

Meccanismo d’azione dell’L-carnitina nell’organismo e malattie per le quali è utile

L’L-carnitina è indispensabile per la produzione di energia nelle cellule. Grazie alle sue proprietà antiossidanti, l’L-carnitina contenuta in particolare nella carne è in grado anche di proteggere dallo stress ossidativo e dai danni che quest’ultimo può causare. La medicina dei micronutrienti consiglia l’L-carnitina soprattutto per favorire la fertilità, per chi pratica sport a livello agonistico e per diverse patologie come il diabete. Leggete qui per quali altre patologie si utilizza l’L-carnitina e a cosa fare attenzione in caso di assunzione.

Formula chimica della carnitina
L’organismo è in grado di produrre autonomamente la carnitina, presente però anche negli alimenti, soprattutto nella carne. La forma importante per l’uomo è l’L-carnitina, una sua "sottoforma". Immagine: Zerbor/iStock/Getty Images Plus

Proprietà e presenza negli alimenti

Proprietà dell’L-carnitina

L’L-carnitina è una sostanza simile alle vitamine composta da due aminoacidi: lisina e metionina. Al contrario delle vitamine, l’organismo è in grado di sintetizzare l’L-carnitina, che non deve essere necessariamente assunta con la dieta.

Per produrla, l’organismo necessita, oltre a lisina e metionina, anche di vitamina C, niacina (vitamina B3), vitamina B6, vitamina B12, acido folico, ferro e magnesio. Una carenza di questi micronutrienti limita la produzione di L-carnitina.

Esiste anche la D-carnitina, ma essa non è significativa per l’uomo ed è biologicamente inefficace. Quando si parla di "carnitina", dunque, si fa sempre riferimento all’L-carnitina.

Quali sono gli alimenti che contengono elevate quantità di L-carnitina?

L’L-carnitina è presente sia negli alimenti di origine vegetale sia in quelli di origine animale, anche se in questi ultimi il suo contenuto è di gran lunga superiore. Buone fonti sono ad esempio la carne di capra o di agnello.

Solitamente i vegetariani assumono molta meno L-carnitina rispetto a chi segue una dieta varia. La quantità media giornaliera può variare, da soggetto a soggetto, fino a 16 volte: i vegetariani assumono in media 2 milligrammi di L-carnitina, mentre chi segue un’alimentazione mista ne assume 32 milligrammi.

Le 5 migliori fonti di carnitina:

Milligrammi (mg) per 100 kilocalorie (kcal)

Milligrammi per 100 grammi (g)

Cosciotto di capretto

400

221

Bistecca di cervo

189

193

Cosciotto di agnello

148

190

Cosciotto di capriolo

169

164

Filetto di agnello

299

161

 

 

Classificazione

Fabbisogno e funzioni nell’organismo

Fabbisogno giornaliero di L-carnitina

Poiché l’organismo è in grado di produrre autonomamente L-carnitina, è difficile stabilirne il fabbisogno esatto. Si stima tuttavia che sia compreso tra 50 e 300 milligrammi.

Ad ogni modo, è importante assumerne quantità sufficienti anche attraverso la dieta. In passato sono stati osservati casi di carenza e apporto insufficiente, in particolare in gruppi a rischio che, a causa di determinate patologie, avevano bisogno di assumere dosi maggiori.

L-carnitina: assorbimento e distribuzione nell’organismo

L’L-carnitina è assorbita dall’intestino tenue. La percentuale proveniente dalla dieta oscilla tra due valori molto divergenti, ossia tra il 16 e l’87 percento. L’L-carnitina raggiunge il fegato attraverso speciali sistemi di trasporto e poi, attraverso il sangue, rifornisce in particolare il cuore, la muscolatura scheletrica, i reni e, negli uomini, anche gli epididimi. Tutti questi organi servono anche da deposito dell’L-carnitina. Sostanzialmente l’L-carnitina viene poi eliminata attraverso i reni.

L’organismo è in grado di assorbirne solo una determinata quantità alla volta; il resto rimane nell’intestino e, a seconda della composizione della flora intestinale, viene sintetizzato in altri prodotti, non sempre innocui (ad esempio trimetilammina-N-ossido). Ecco perché la dose singola non dovrebbe superare i 2.000 milligrammi.

Funzioni dell’L-carnitina nell’organismo

L’L-carnitina è necessaria per produrre energia dai grassi, che possono essere trasportati all’interno dei mitocondri solo se legati all’L-carnitina. Questo vale soprattutto per gli acidi grassi a catena lunga.

Il parere degli esperti

Una volta che ha caricato questo tipo di acidi grassi, infatti, l’L-carnitina risulta per così dire "attiva" e viene denominata acilcarnitina, perché trasporta un acile che raggiunge i mitocondri, dove viene utilizzato per la produzione di energia.

Al contempo, l’L-carnitina trasporta determinati prodotti metabolici fuori dai mitocondri, evitando così che si accumulino e causino danni. In questo modo l’L-carnitina agisce anche da disintossicante.

Inoltre, partecipa alla produzione di energia da altre sostanze, ovvero da determinati componenti proteici (aminoacidi a catena ramificata), ha proprietà antiossidanti e protegge l’organismo dai danni causati dai radicali liberi (stress ossidativo).

Classificazione

Riconoscere e compensare una carenza

La carenza di L-carnitina provoca dei disturbi?

Donna che giace stanca a letto
l’L-carnitina è fondamentale per la produzione di energia, quindi una sua carenza può manifestarsi sotto forma di stanchezza o spossatezza immediata. Immagine: demaerre/iStock/Getty Images Plus

Nonostante l’organismo sia in grado di produrre l’L-carnitina e la riceva attraverso la dieta, in passato si sono osservati casi di carenza di natura genetica o anche acquisiti nel corso della vita. La carenza di L-carnitina di origine genetica è dovuta spesso a un deficit metabolico.

Tra i sintomi della carenza di L-carnitina figurano:

  • stanchezza, spossatezza e letargia improvvise
  • mialgia, crampi muscolari, insufficienza cardiaca e insufficienza muscolare
  • disfunzioni cerebrali che limitano le percezioni e le capacità cognitive
  • ingrossamento del fegato e fegato grasso (dovuto a un deficit nella sintesi dei grassi e a un accumulo degli stessi)
  • disturbi della crescita e dello sviluppo nei bambini
  • ipoglicemia
  • pressione bassa
  • maggiore predisposizione alle infezioni

I ricercatori ipotizzano che una carenza di L-carnitina possa generare diversi meccanismi patologici e che sia responsabile della comparsa di alcuni disturbi. Molto probabilmente, quando non possono essere utilizzati per la produzione di energia, i grassi (trigliceridi) si accumulano nella muscolatura scheletrica e cardiaca e nel fegato, danneggiando così le fibre muscolari.

Gruppi a rischio di carenza di L-carnitina

I bambini nati prematuri necessitano di dosi più elevate di L-carnitina e sono quindi più a rischio di carenza perché la quantità prodotta a livello endogeno non è ancora sufficiente per soddisfare il loro fabbisogno. Anche altri gruppi di persone possono essere particolarmente esposti al rischio di carenza da L-carnitina, come ad esempio chi soffre di:

  • malattie renali croniche, in particolare i pazienti in dialisi
  • interventi gastrointestinali
  • infezioni gravi come HIV o difterite
  • malattie epatiche
  • neoplasie
  • ipoglicemia e diabete
  • Alzheimer
  • insufficienza cardiaca e disturbi cardiovascolari
  • stanchezza cronica
  • sterilità (in particolare negli uomini)
  • mialgie
  • anoressia e denutrizione
  • dieta vegetariana e vegana
  • intenso sforzo fisico, ad esempio nel caso degli sportivi professionisti

Esistono dei test per determinare la carenza di L-carnitina?

La misurazione dell’L-carnitina a livello ematico consente di rilevare una carenza solo in modo limitato perché la sua concentrazione nei tessuti è fino a 200 volte superiore rispetto a quella nel sangue. Se la concentrazione di L-carnitina libera nel siero sanguigno (la parte liquida del sangue priva di cellule ematiche) è inferiore a 35 micromoli per litro (nell’uomo) o a 30 micromoli per litro (nella donna), siamo di fronte a una carenza.

L-carnitina libera nel siero sanguigno in micromoli per litro (µmol/l)

Carenza (uomo)

inferiore a 35

Carenza (donna)

inferiore a 30

 

 

Immagine dei mitocondri
L’L-carnitina trasporta gli acidi grassi nei mitocondri, dove saranno utilizzati per produrre energia. L’L-carnitina potrebbe quindi essere utile in caso di mitocondriopatie, caratterizzate da una disfunzione dei mitocondri. Immagine: CIPhotos/iStock/Getty Images Plus

Compensare una carenza di L-carnitina

In presenza di una carenza, la dose di L-carnitina per compensarla varia in base ai disturbi e al quadro clinico personale. Nella maggior parte dei casi i medici specializzati in micronutrienti consigliano una dose giornaliera totale compresa tra 1.000 e 6.000 milligrammi, suddivisa in fino a tre somministrazioni nel corso della giornata, in dosi singole che variano da 1.000 a 2.000 milligrammi.

Dose giornaliera consigliata di L-carnitina in caso di carenza

Carenza di L-carnitina

da 1.000 a 6.000 milligrammi (mg)

 

 

Classificazione

Impiego in caso di malattie

Mitocondriopatie: l’L-carnitina è necessaria per bruciare i grassi

In caso di mitocondriopatie, il metabolismo energetico è danneggiato da un’alterazione dei mitocondri. I ricercatori ipotizzano che l’integrazione di L-carnitina possa migliorare alcune forme di mitocondriopatie.

L’L-carnitina potrebbe supportare il trattamento perché trasporta gli acidi grassi all’interno dei mitocondri, dove vengono usati per produrre energia, e contribuisce a depurare i mitocondri eliminando i prodotti metabolici intermedi. Se l’apporto di L-carnitina è insufficiente, i prodotti intermedi nocivi si accumulano nelle cellule e danneggiano il metabolismo energetico. Sono disponibili le prime evidenze relative all’efficacia dell’L-carnitina in caso di mitocondriopatie. Tuttavia, è necessario condurre ulteriori studi clinici su un numero elevato di soggetti che confermino i primi risultati positivi ottenuti.

In caso di mitocondriopatie, i medici specializzati in micronutrienti consigliano da 2.000 a 4.000 milligrammi di L-carnitina al giorno, suddivisi ad esempio in tre dosi da 1.000 milligrammi.

L’L-carnitina riequilibra la glicemia

Un indice glicemico elevato, con livelli di trigliceridi e colesterolo superiori alla norma, rappresenta un fattore di rischio per numerose patologie, come arteriosclerosi e infarto cardiaco. Sembra che l’L-carnitina regoli il livello di trigliceridi e colesterolo. In alcuni studi preliminari è stato mostrato che i pazienti con valori di trigliceridi e colesterolo superiori alla media, pressione alta e/o cardiopatie normalizzavano i loro valori con l’L-carnitina.

Si presume che l’L-carnitina abbia effetti positivi anche sul metabolismo dei grassi dei diabetici. Secondo un esperimento condotto su animali con diabete, l’apporto di L-carnitina consentiva di riequilibrare il livello di trigliceridi e colesterolo.

Una meta-analisi condotta su più studi ha però fornito risultati differenti. In alcuni studi, infatti, l’L-carnitina era efficace mentre in altri no. La reale efficacia di un trattamento a base di L-carnitina deve essere accertata con ulteriori ricerche.

L’L-carnitina ha anche proprietà antiossidanti: protegge i vasi e può ridurre il colesterolo LDL ossidato, che causa a sua volta accumuli nei vasi. Se questi accumuli interessano le coronarie, possono causare un infarto cardiaco. In caso di iperglicemia, i medici specializzati in micronutrienti consigliano da 2.000 a 3.000 milligrammi di L-carnitina al giorno.

L-carnitina per bruciare i grassi negli sport di resistenza

Ciclista professionista che attraversa il bosco in bicicletta
L’L-carnitina favorisce in particolare le prestazioni di chi pratica sport di resistenza, che necessita di quantità elevate di energia derivanti dalla combustione dei grassi. L’L-carnitina è necessaria per trasformare i lipidi in energia. Immagine: photoschmidt/iStock/Getty Images Plus

Chi pratica sport di resistenza ha un fabbisogno maggiore di L-carnitina, perché quest’ultima viene eliminata in quantità superiore per produrre energia e perché l’intenso sforzo fisico richiede all’organismo di bruciare più grassi. Gran parte dell’energia spesa per gli sport di resistenza si ottiene infatti dalla combustione dei grassi. La concentrazione di L-carnitina è particolarmente elevata nella muscolatura scheletrica e cardiaca per consentire di produrre energia sufficiente dai grassi. Un livello di L-carnitina inferiore alla norma può quindi peggiorare le prestazioni fisiche.

Molti ricercatori hanno condotto studi sull’efficacia dell’L-carnitina negli sportivi, che hanno evidenziato i seguenti effetti:

  • aumento della produzione di proteine e muscoli
  • maggiore resistenza e migliori prestazioni (ad esempio incremento della velocità di corsa)
  • maggiore combustione dei grassi
  • migliore circolazione
  • migliore rigenerazione e meno danni e dolori muscolari
  • risposta muscolare più rapida
  • calo dello stress ossidativo
  • minore frequenza cardiaca

I medici specializzati in micronutrienti consigliano a chi pratica discipline sportive di resistenza e competitive una dose di L-carnitina compresa tra 1.000 e 2.000 milligrammi durante l’allenamento. Durante le gare la quantità consigliata sale a 2.000-4.000 al giorno.

L’L-carnitina può contrastare i deficit metabolici correlati al diabete

Chi soffre di diabete presenta uno squilibrio nel metabolismo degli zuccheri e dell’insulina. Si presume che l’L-carnitina possa agire sul metabolismo grazie ai seguenti meccanismi:

  • maggiore trasformazione degli acidi grassi a catena lunga in energia, evitando che si accumulino e che inibiscano l’efficacia dell’insulina
  • regolazione della produzione e dell’attività degli enzimi fondamentali per il metabolismo degli zuccheri
  • influenza sui geni del metabolismo dell’insulina

Vari esperimenti condotti sull’uomo e sugli animali hanno mostrato come un apporto extra di L-carnitina migliori la glicemia e le difese antiossidanti nei diabetici. In un primo studio l’L-carnitina riduceva ad esempio il valore HbA1c, che mostra i livelli glicemici dei due-tre mesi precedenti, rispetto al placebo. Tuttavia, non tutti gli studi hanno confermato l’influenza dell’L-carnitina sulla sintesi degli zuccheri nei diabetici.

Questo aminoacido potrebbe aiutare anche a contrastare le complicanze del diabete, in particolare nelle forme acetil-L-carnitina o propionil-L-carnitina, migliorando le neuropatie causate dal diabete, i dolori e le malattie che interessano i vasi. È stato osservato anche un miglioramento del calo della sensibilità, sia in studi preliminari che in studi clinici.

Informazioni

Esperimenti condotti sugli animali hanno dimostrato che l’acetil-L-carnitina è in grado di evitare o ridurre l’insorgenza dell’offuscamento del cristallino (cataratta), spesso conseguenza del diabete. Sembra che l’acetil-L-carnitina riduca la formazione di speciali legami di zucchero (Advanced Glycation Endproducts, AGE) coinvolti nell’insorgenza della cataratta. Tuttavia, è necessario condurre ulteriori studi sull’uomo per confermare questo risultato.

In caso di diabete, i medici specializzati in micronutrienti consigliano da 1.000 a 3.000 milligrammi di L-carnitina al giorno, in particolare l’acetil-L-carnitina per evitare neuropatie. Durante la somministrazione, il medico dovrebbe tenere sotto controllo anche il decorso della malattia e la sensibilità insulinica.  

L-carnitina: una protezione dell’apparato cardiocircolatorio

Il cuore ha bisogno dell’energia generata dalla combustione dei grassi. Se si considera che circa il 60-70 percento di energia proviene dai grassi, è chiaro come un apporto ottimale di L-carnitina è fondamentale per garantire la salute del cuore e per prevenire le cardiopatie.

Una meta-analisi condotta su 17 studi con oltre 1.600 soggetti ha mostrato come l’L-carnitina migliorasse ad esempio la fornitura di energia al muscolo cardiaco e ne incrementasse le prestazioni in caso di insufficienza cardiaca cronica. Inoltre, l’L-carnitina alleviava i disturbi e riduceva il livello di un determinato ormone (Brain Natriuretic Peptide, BNP) che aumenta in caso di insufficienza cardiaca e che serve da riferimento per controllare il decorso della malattia. Non è stato però possibile determinare l’influenza dell’L-carnitina sul tasso di sopravvivenza dei pazienti con insufficienza cardiaca rispetto al placebo.

L’L-carnitina è risultata efficace anche in caso di angina pectoris, il sintomo più frequente di una coronaropatia. Numerosi studi clinici e preliminari hanno mostrato come l’assunzione quotidiana di 900-3.000 milligrammi di L-carnitina migliorasse le prestazioni fisiche e i disturbi dei soggetti in studio. Sulla base di questi risultati i ricercatori ipotizzano che l’assunzione di L-carnitina potrebbe guarire dall’angina pectoris addirittura un quinto dei pazienti. Più lungo era il periodo di assunzione, maggiori erano gli effetti positivi.

Studi clinici e preliminari condotti su pazienti con malattie cardiovascolari hanno riscontrato ulteriori effetti dell’L-carnitina:

  • miglioramento dei disturbi circolatori nelle gambe (claudicatio intermittens) e della capacità di percorrere un tragitto più lungo
  • tasso di sopravvivenza maggiore nei pazienti colpiti da infarto cardiaco
  • prevenzione di aritmie

Chi soffre di malattie cardiovascolari dovrebbe quindi fare attenzione e assumere sempre quantità sufficienti di L-carnitina. In caso di insufficienza cardiaca, i medici specializzati in micronutrienti consigliano da 1.000 a 6.000 milligrammi di L-carnitina al giorno suddivisi in più pasti, ad esempio in due dosi da 1.000 milligrammi. I pazienti con angina pectoris e coronaropatie dovrebbero assumerne da 900 a 3.000 milligrammi al giorno. Dopo un infarto cardiaco, gli esperti in micronutrienti consigliano da 2.000 a 6.000 milligrammi di L-carnitina, sempre sotto regolare controllo medico per monitorare l’andamento delle malattie cardiovascolari.

Fertilità: la carnitina favorisce lo sviluppo e la motilità degli spermatozoi

Immagine degli spermatozoi che si muovono su una membrana
Diversi studi dimostrano che l’L-carnitina può migliorare la motilità degli spermatozoi, aumentando il tasso di gravidanze nelle coppie che hanno difficoltà ad avere figli. Immagine: iLexx/iStock/Getty Images Plus

Lo sviluppo e la maturazione degli spermatozoi necessitano dell’energia prodotta dai grassi, e per ottenerla è fondamentale l’L-carnitina. Si sa che un calo nella concentrazione di L-carnitina influisce sul liquido seminale, riducendo la qualità degli spermatozoi. Si presume che, grazie alle sue proprietà antiossidanti, l’L-carnitina protegga gli spermatozoi dai danni ossidativi.

Una meta-analisi che ha preso in considerazione diversi studi sugli uomini con spermatozoi di scarsa qualità ha mostrato che l’assunzione di L-carnitina aumentava la motilità degli spermatozoi, riduceva il numero di quelli malformati e migliorava quindi il tasso di gravidanza. Due studi clinici hanno dimostrato come la combinazione di L-carnitina e acetil-L-carnitina risultasse particolarmente efficace.

Per migliorare la maturazione e la motilità degli spermatozoi, gli esperti in micronutrienti consigliano da 1.500 a 3.000 milligrammi di L-carnitina al giorno, suddividendoli più dosi nel corso della giornata, ad esempio in tre dosi da 500 milligrammi.

 

 

L’L-carnitina è efficace in caso di spossatezza cronica?

La carenza di L-carnitina è associata alla sindrome da stanchezza cronica. Uno studio preliminare condotto su 35 soggetti interessati da questa sindrome ha evidenziato che chi aveva livelli ematici di L-carnitina elevati presentava meno limitazioni alle funzioni mitocondriali rispetto a chi aveva livelli più bassi. Poiché i mitocondri sono responsabili della produzione di energia, tali disfunzioni potrebbero contribuire all’insorgenza della sindrome da stanchezza cronica. Tuttavia, un altro studio osservazionale su un numero ridotto di soggetti non ha rilevato alcuna correlazione.

In uno studio provvisorio i ricercatori hanno confrontato l’efficacia dell’amantadina, un principio attivo farmacologico, e dell’L-carnitina in pazienti con sindrome da stanchezza cronica. Dopo due settimane i ricercatori hanno osservato che l’L-carnitina era sensibilmente più tollerabile e anche più efficace dell’amantadina, che di solito viene utilizzata contro il morbo di Parkinson. I miglioramenti più significativi ascrivibili all’L-carnitina sono stati riscontrati tra la quarta e l’ottava settimana dello studio.

In futuro sarà necessario condurre altri studi clinici che confermino l’efficacia dell’L-carnitina in caso di sindrome da stanchezza cronica. A fronte dei primi risultati positivi, gli esperti in micronutrienti consigliano una dose quotidiana pari a 2.000 milligrammi.

L’L-carnitina aiuta in caso di malattie epatiche?

L’L-carnitina evita l’accumulo di composti nocivi nelle cellule. Singoli studi preliminari condotti su un numero ridotto di soggetti indicano che una dose compresa tra 900 e 1.200 milligrammi di L-carnitina potrebbe migliorare i valori epatici e ridurre il grado di gravità del fegato grasso e della cirrosi epatica. Potrebbe inoltre migliorare altri disturbi come i crampi muscolari.

La somministrazione di L-carnitina a pazienti con disfunzioni cerebrali dovute a epatopatie sembra ridurre anche il livello di ammoniaca e migliorare le funzioni cerebrali. In caso di demenza associata a epatopatia, l’ammoniaca si accumula nell’organismo poiché il fegato non è più in grado di neutralizzarla in quanto le sue funzioni sono compromesse.

In linea generale l’efficacia dell’L-carnitina in caso di malattie epatiche non è stata ancora sufficientemente studiata. Sulla base degli esperimenti condotti finora i medici specializzati in micronutrienti consigliano 1.000 milligrammi di L-carnitina al giorno, consultando il proprio medico prima di un’eventuale assunzione.

L-carnitina e sclerosi multipla

La sclerosi multipla (SM) è una patologia infiammatoria cronica dei neuroni cerebrali e del midollo spinale, che col tempo perdono la loro funzionalità, causando paralisi. Spesso si manifesta anche una spossatezza cronica.

Se l’L-carnitina sia in grado di alleviare questa spossatezza finora non è stato chiarito dai risultati di una meta-analisi. Spesso, tuttavia, i pazienti con SM presentano livelli ematici di L-carnitina inferiori alla norma. I ricercatori ritengono che ci sia una correlazione tra questo aminoacido e la stanchezza cronica.

Svariati studi preliminari e uno studio clinico condotto su un numero ridotto di soggetti hanno mostrato come l’L-carnitina o l’acetil-carnitina allevino la stanchezza cronica. I ricercatori hanno riscontrato che l’efficacia dell’L-carnitina era uguale o addirittura superiore a quella dell’amantadina, utilizzata per il trattamento del Parkinson e per alleviare la stanchezza cronica in pazienti con SM. Altri studi, alcuni clinici, hanno invece dimostrato come i due composti di carnitina non fossero efficaci. Negli studi condotti, l’L-carnitina è stata somministrata sotto forma di compresse, capsule o infusione. Sotto forma di capsule, la dose consigliata è pari a 2.000 milligrammi al giorno.

Dosaggi consigliati in breve

Dosi giornaliere di L-carnitina consigliate in milligrammi (mg)

Mitocondriopatie

da 2.000 a 4.000

Colesterolo e trigliceridi alti

da 2.000 a 3.000

Sportivi

da 1.000 a 2.000 durante l’allenamento

da 2.000 a 4.000 per la gara

Diabete

da 1.000 a 3.000 (sotto forma di acetil-L-carnitina)

Malattie cardiovascolari

da 1.000 a 6.000

Per migliorare la maturazione e la motilità degli spermatozoi

da 1.500 a 3.000

Sindrome da stanchezza cronica

2.000

Malattie epatiche

1.000

Sclerosi multipla

2.000

Classificazione

Uso insieme ai farmaci

L’L-carnitina riduce gli effetti collaterali dei farmaci antitumorali

Durante la chemioterapia con derivati del platino (ad esempio il cisplatino come Platamine®), la quantità di L-carnitina e acetil-L-carnitina libera eliminata aumenta. I ricercatori ipotizzano quindi che i pazienti che introducono quantità di carnitina insufficienti siano esposti al rischio di carenza se si sottopongono a sedute di chemioterapia con derivati del platino. Una carenza di L-carnitina può peggiorare le condizioni generali di un soggetto e limitare le prestazioni fisiche.

Esperimenti condotti sugli animali e studi preliminari hanno mostrato che un apporto sufficiente di L-carnitina può proteggere dagli effetti collaterali degli antitumorali, come stanchezza cronica, neuropatie e danni ai reni. Ora servono altri studi per confermare tale risultato e analizzare anche la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti.

L’L-carnitina potrebbe contribuire ad alleviare gli effetti collaterali della chemioterapia con antracicline (ad esempio mitoxantrone come Mitoxantrone Sandoz®, Onkotrone®), quali danni cardiaci o stanchezza, come confermato da studi preliminari. Tuttavia, per arrivare a conclusioni certe è necessario condurre ulteriori studi clinici.

Per migliorare la condizione di stanchezza dovuta ai derivati del platino si consigliano da 1.500 a 6.000 milligrammi di L-carnitina al giorno, mentre per proteggere il cuore dai danni causati dalle antracicline si possono assumere 3.000-6.000 milligrammi giornalieri.

L’assunzione dell’L-carnitina da parte di pazienti che soffrono di tumore andrebbe sempre concordata con il medico. Inoltre, l’utilizzo è sconsigliato in presenza di determinate forme tumorali.

Epatite: l’L-carnitina contro la carenza in chi assume adefovir

Il farmaco antiepatite adefovir favorisce l’eliminazione dell’L-carnitina da parte dei reni. Questo potrebbe provocare danni renali, causati dall’adefovir e intensificati dalla perdita di L-carnitina.

Uno studio osservazionale ha mostrato come i bambini con epatite B cronica presentassero livelli di carnitina inferiori rispetto ai bambini sani. L’entità della carenza era direttamente proporzionale alla gravità dei danni al fegato causati dall’epatite. Si consiglia quindi di integrare la carnitina all’adefovir, anche se la sua efficacia deve ancora essere confermata da studi clinici condotti su un numero superiore di soggetti. Sembra che una dose extra di L-carnitina sia efficace nel favorire il metabolismo energetico, in particolare nei pazienti che soffrono già di cirrosi a seguito di epatite.

In caso di terapia a lungo termine con adefovir si consiglia di compensare la carenza di L-carnitina con una dose giornaliera compresa tra 500 e 2.000 milligrammi.

Aritmie: l’L-carnitina contrasta gli effetti collaterali dell’amiodarone

L’amiodarone (Amiodar®, Cordarone® e Amiodarone Mylan®) viene utilizzato per il trattamento delle aritmie. Un esame di laboratorio ha evidenziato che l’amiodarone danneggiava i mitocondri e causava la morte delle cellule polmonari, potendo quindi anche danneggiare i polmoni. Durante questo esame, quando i ricercatori somministravano L-carnitina o L-acetil-carnitina, gli effetti nocivi dell’amiodarone scomparivano.

La combinazione tra amiodarone e L-carnitina non è ancora stata studiata nell’uomo, ma si ipotizza che possa protegga i mitocondri. I medici specializzati in micronutrienti consigliano quindi da 200 a 500 milligrammi di L-carnitina in caso di assunzione di amiodarone.

Epilessia: l’L-carnitina previene i danni epatici dovuti all’acido valproico

L’acido valproico utilizzato in caso di epilessia (Depakin®) riduce i livelli di carnitina, presumibilmente attraverso l’eliminazione. Una carenza causa a sua volta un incremento dei livelli di ammoniaca, che di solito viene degradata nel fegato. Tuttavia, se si accumula nell’organismo può arrecare danni agli organi, ad esempio al fegato.

I pazienti epilettici con danni al fegato e con un maggiore rischio di danni epatici a causa dell’acido valproico dovrebbero quindi prestare particolare attenzione e assumere sempre dosi sufficienti di carnitina. Alcuni case study dimostrano che la somministrazione di L-carnitina per via endovenosa può supportare l’acido valproico, migliorando le probabilità di sopravvivenza di chi soffre di danni epatici. Ulteriori studi dovranno ora verificare se lo stesso effetto si ottiene anche con le compresse o le capsule di carnitina. Vale comunque la pena tentare, poiché alcuni pazienti hanno riferito miglioramenti e benessere dalla combinazione di acido valproico ed L-carnitina.  

Nei bambini la dose di L-carnitina per chilogrammo di peso consigliata è compresa tra 25 e 100 milligrammi (massimo 2.000 milligrammi al giorno). Per gli adulti la dose giornaliera è compresa tra 500 e 3.000 milligrammi.

Dosaggi consigliati in breve

Dosi giornaliere di L-carnitina consigliate in milligrammi (mg)

Derivati del platino

da 1.500 a 6.000

Antraciclina

da 3.000 a 6.000

Adefovir

da 500 a 2.000

Amiodarone

da 200 a 500

Acido valproico

da 500 a 3.000

Classificazione

Consigli sull’assunzione

Quando e come andrebbe assunta l’L-carnitina?

Integratore di L-carnitina
La carnitina può essere prodotta dall’organismo o assunta attraverso la dieta, ad esempio mangiando carne. In presenza di determinate malattie, i medici specializzati in micronutrienti consigliano integratori di carnitina, che possono essere dosati in modo mirato. Immagine: ayo888/iStock/Getty Images Plus

In condizioni normali l’L-carnitina prodotta dall’organismo e quella assunta con la dieta sono sufficienti. In caso di disturbi quali stanchezza, in presenza di determinate patologie o in caso di rischio di carenza gli esperti in micronutrienti consigliano di ricorrere a integratori. L’L-carnitina è disponibile sotto forma di capsule, compresse, polvere e infusione, che il medico può somministrare direttamente per via endovenosa.

La dose complessiva di L-carnitina andrebbe assunta nel corso della giornata, suddividendola in dosi singole non superiori a 2.000 milligrammi per evitare che non venga assorbita in modo ottimale a livello intestinale. I batteri intestinali potrebbero degradare l’L-carnitina non assorbita in prodotto metabolici nocivi come la TMAO (trimetilammina-N-ossido).

L’L-carnitina andrebbe assunta insieme ai pasti, così da essere più tollerabile a livello gastrico. Si consiglia inoltre di consumare frutta e verdura, perché fibre e flavonoidi (polifenoli) possono ridurre la formazione di prodotti metabolici nocivi.

I diversi composti della carnitina

Solitamente gli integratori contengono diversi composti dell’L-carnitina:

  • L-carnitina libera (levocarnitina)
  • Acetil-L-carnitina
  • L-carnitina-L-tartrato
  • L-carnitina-cloridrato

L’acetil-L-carnitina è utilizzata principalmente per rafforzare i nervi e per migliorare le prestazioni mentali, mentre le altre forme sono utilizzate nelle altre sfere d’applicazione. L’L-carnitina-L-tartrato è adottata soprattutto nello sport per incrementare le prestazioni fisiche.

Quali sono le caratteristiche degli integratori di L-carnitina di qualità?

Chi desidera prendere degli integratori alimentari a base di L-carnitina dovrebbe fare attenzione a scegliere un integratore purificato, ovvero privo di eccipienti come coloranti e aromi o ausili tecnici, che vengono utilizzati dai produttori soprattutto per facilitare il confezionamento. Gli integratori di buona qualità non dovrebbero contenere neppure sostanze che causano allergie o intolleranze.

Rispetto all’L-carnitina cloridrato, l’L-carnitina-tartrato è più tollerabile a livello gastrico. Nel tratto gastrointestinale viene scissa in L-carnitina e L-tartrato. L’organismo può assorbire l’L-carnitina-tartrato e utilizzarla sotto forma di L-carnitina libera.

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Sovradosaggio, interazioni e avvertenze in caso di malattie

Esiste il rischio di sovradosaggio di L-carnitina?

A dosi comprese tra 500 e 2.000 milligrammi, l’L-carnitina è un micronutriente molto sicuro e privo di effetti collaterali. A volte gli esperti in micronutrienti consigliano anche dosi superiori, di regola ben tollerabili, ma sempre previo consulto medico e per periodi di tempo limitati.

In rari casi, a partire da una dose di 3.000 milligrammi possono manifestarsi nausea, vomito, disturbi gastrointestinali come lievi crampi, singhiozzo o diarrea, che scompaiono se si interrompe l’assunzione di L-carnitina.

Se assunta per lungo tempo, non si dovrebbero superare i 2.000 milligrammi al giorno.

Le donne incinte possono prendere l’L-carnitina?

L’L-carnitina può essere assunta durante la gravidanza (da 200 a 1.000 milligrammi), e nelle ultime fasi ha dimostrato di avere anche effetti positivi. Il fabbisogno energetico durante la gravidanza aumenta, quindi l’L-carnitina può rivelarsi utile.

L-carnitina: interazioni con gli anticoagulanti

In casi molto rari l’L-carnitina può intensificare l’effetto degli anticoagulanti cumarinici (antagonisti della vitamina K), tra cui il fenprocumone, l’etilbiscumacetato e il warfarin (Coumadin®). Chi assume anticoagulanti dovrebbe sempre discutere con il proprio medico l’eventualità di prendere anche degli integratori a base di L-carnitina. Prima di autorizzare l’assunzione, il medico può eventualmente controllare i valori di coagulazione e adeguare la dose di L-carnitina o dei farmaci.

Prudenza se si combinano L-carnitina e farmaci antidiabetici

L’L-carnitina può migliorare la glicemia nei diabetici. Se si assume L-carnitina contemporaneamente a farmaci ipoglicemizzanti, c’è dunque il rischio di ipoglicemia. Tra i farmaci interessati figurano la metformina (Metforal®, Metfonorm® e Glucophage®) e le sulfoniluree (Euglucon®, Bi-Euglucon® o Maninil®). Potrebbe eventualmente essere necessario adeguare la dose dei farmaci. Si consiglia di controllare regolarmente l’indice glicemico e di consultare il proprio medico.

Prudenza in caso di rischio elevato di malattie cardiovascolari e diabete

Immagine di batteri intestinali
I batteri intestinali utilizzano l’L-carnitina per produrre determinati prodotti metabolici che potrebbero a loro volta aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. Per evitarlo, la dose di carnitina andrebbe distribuita nel corso della giornata. Immagine: Rost-9D/iStock/Getty Images Plus

Negli ultimi anni è stato scoperto che l’L-carnitina potrebbe essere usata dai batteri intestinali per produrre metaboliti come la TMAO (trimetilammina-N-ossido) che, se presenti in grandi quantità, possono aumentare il rischio di arteriosclerosi e malattie cardiovascolari.

Si presume che la composizione della flora intestinale sia coinvolta in questo processo, come dimostrato da studi preliminari in cui un elevato consumo di fibre riduceva la formazione di TMAO perché influenzava positivamente la flora intestinale.

Chi è esposto al rischio di malattie cardiovascolari dovrebbe assumere costantemente L-carnitina solo sotto il controllo del proprio medico. Inoltre, la dose singola di carnitina non dovrebbe superare i 2.000 milligrammi, perché l’intestino è in grado di assorbirne solo una determinata quantità alla volta. Il resto permane nell’intestino e potrebbe essere sintetizzato dalla flora intestinale in prodotti metabolici nocivi.

Inoltre, potrebbe esserci una correlazione tra la presenza di TMAO nel sangue e una scarsa sensibilità insulinica. Chi soffre di diabete e delle sue forme preliminari (sindrome metabolica) dovrebbe quindi sottoporsi a controlli medici per monitorare la risposta del suo organismo all’insulina. Se i valori peggiorano, sarebbe necessario interrompere l’assunzione di L-carnitina.

In caso di infarto cardiaco non interrompere all’improvviso l’assunzione di carnitina

L’interruzione improvvisa della carnitina dopo un infarto cardiaco potrebbe far peggiorare i danni causati al cuore, come confermato dalle evidenze risultanti da un esperimento condotto sugli animali. In caso di infarto cardiaco, si dovrebbe informare il medico che si sta assumendo carnitina.

Prudenza in caso di tumore

Le persone affette da tumore dovrebbero valutare con il medico l’eventuale impiego di L-carnitina, perché essa potrebbe favorirne la progressione, in particolare se si tratta di determinate tipologie neoplastiche correlate all’aumento del metabolismo dei grassi, ad esempio il tumore alla vescica e alla prostata. In questi casi si sconsiglia di assumere L-carnitina.

Non è ancora chiaro quale sia il suo effetto a lungo termine sul cancro all’intestino. Quello che si sa è che i pazienti che soffrono di questo tipo di neoplasia presentano livelli elevati di TMAO, il prodotto metabolico probabilmente nocivo, e che l’L-carnitina potrebbe farli aumentare ulteriormente.

L-carnitina: indicazioni sull’assunzione in presenza di malattie epatiche e renali

Chi soffre di insufficienza renale cronica dovrebbe discutere con il proprio medico l’eventuale assunzione di preparati a base di dosi elevate di L-carnitina (oltre 1.000 milligrammi), poiché il loro impiego nel lungo termine non è stato ancora studiato a sufficienza.

In caso di malattie epatiche, l’L-carnitina potrebbe sovraccaricare ulteriormente il fegato poiché agisce sui prodotti metabolici nocivi (TMAO). Secondo un esperimento condotto sugli animali, la somministrazione diretta di TMAO causava depositi di grasso nel fegato e peggiorava le condizioni di chi soffriva di fegato grasso non alcolico. Chi soffre di malattie epatiche dovrebbe quindi sempre consultare il proprio medico prima di assumere L-carnitina.

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Riepilogo

L’L-carnitina, una sostanza simile alle vitamine, è indispensabile per produrre energia dagli acidi grassi. L’L-carnitina è presente in concentrazioni elevate all’interno di organi che necessitano di molta energia, come cuore e muscoli. L’organismo è in grado di produrla autonomamente, ma è presente anche in diversi alimenti, in particolare in quelli di origine animale come la carne.

La medicina dei micronutrienti ricorre all’L-carnitina in caso di disturbi mitocondriali, di diabete mellito e delle sue complicanze, ad esempio in presenza di danni neurologici (neuropatia diabetica). L’L-carnitina può avere effetti positivi anche su altre patologie, quali malattie cardiovascolari, glicemia alta, malattie epatiche, sclerosi multipla o sindrome da stanchezza cronica. Si sa che l’L-carnitina migliora le prestazioni di chi pratica sport di resistenza o influisce positivamente sulla qualità degli spermatozoi, favorendo la fertilità. Inoltre, supporta l’efficacia di determinati farmaci.

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Indice degli studi e delle fonti

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