Gli acidi grassi omega 3 fanno bene al cuore e ai vasi sanguigni e combattono le infiammazioni

Scoprite qui come sono usati dalla medicina dei micronutrienti e tutto quello che c'è da sapere su un buon preparato

Gli acidi grassi omega 3 sono importanti per la salute generale e per la cura di diverse malattie perché hanno un effetto antinfiammatorio e proteggono vasi e nervi. I due acidi grassi omega 3 principali sono EPA e DHA. Scoprite qui per quali patologie la medicina dei micronutrienti utilizza gli acidi grassi omega 3 e cosa tenere presente nella scelta del preparato adatto.

Simbolo dell'omega scritto con capsule, seguito dal numero tre
Gli acidi grassi omega 3 sono importanti per la salute in generale e si possono assumere sotto forma di preparati. Immagine: Kras1/iStock/Thinkstock

Caratteristiche e presenza negli alimenti

Caratteristiche degli acidi grassi omega 3

Gli omega 3, appartenenti al gruppo degli acidi grassi polinsaturi, vengono definiti acidi grassi essenziali perché il corpo, a differenza di altre sostanze affini, non è in grado di produrli autonomamente.

Tra i diversi tipi di acidi grassi omega 3, i principali sono l'acido alfa-linolenico (ALA) e gli acidi grassi a catena lunga eicosapentaenoico (EPA) e docosaesaenoico (DHA).

Il parere degli esperti

Per la precisione, solo l'acido alfa-linolenico è un acido grasso essenziale, da cui all'interno del corpo si formano EPA e DHA.

Presenza negli alimenti

Gli acidi grassi omega 3 sono presenti negli alimenti di origine vegetale e nel pesce, ma la loro tipologia varia sensibilmente. L'olio di lino, di colza o le noci sono ricchi di acido alfa-linolenico, mentre il pesce presenta elevate quantità di acido eicosapentaenoico e docosaesaenoico a catena lunga. Soprattutto i pesci che vivono in acque fredde, come salmone, sgombro, aringa e tonno, contengono quantità elevate di entrambi gli acidi grassi. La tabella seguente riporta cinque ottime fonti di omega 3:

Le cinque principali fonti di omega 3:

Acido alfa-linolenico (ALA)

Milligrammi (mg) per 100 calorie (kcal)

Milligrammi per 100 grammi (g)

Olio di lino

5.973

52.800

Noci

1.425

10.172

Olio di noci

1.380

12.200

Olio di colza

971

8.584

Margarina

367

2.600

Acido eicosapentaenoico (EPA)

Milligrammi (mg) per 100 calorie (kcal)

Milligrammi per 100 grammi (g)

Filetto di aringa

870

2.036

Sgombro (affumicato)

661

2.213

Tonno

648

1.620

Salmone (affumicato)

468

889

Sardina (sott'olio)

187

458

Acido docosaesaenoico (DHA)

Milligrammi (mg) per 100 calorie (kcal)

Milligrammi per 100 grammi (g)

Sgombro (affumicato)

1.065

3.567

Tonno

974

2.435

Salmone (affumicato)

749

1.423

Sardina (sott'olio)

506

1.240

Filetto di aringa

289

677

Classificazione
Broccoli, salmone e altri tipi di pesci, noci, uova e un cartello con la scritta Omega 3
Gli acidi grassi omega 3 sono contenuti in diversi alimenti di origine vegetale e nel pesce. Immagine: CharlieAJA/iStock/Thinkstock

Fabbisogno e funzioni nell'organismo

Il fabbisogno degli acidi grassi essenziali ALA, EPA e DHA

A oggi non si conosce l'esatto fabbisogno di acidi grassi omega 3. L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) stima che lo 0,5 percento dell'energia fornita all'organismo ogni giorno dovrebbe provenire dall'acido alfa-linolenico, pari in media a 1.000-2.000 milligrammi.

Fabbisogno giornaliero di acido alfa-linolenico in percentuale ed energia
Giovani e adulti0,5 (circa da 1.000 a 2.000 milligrammi (mg))
Donne incinte0,5 (circa da 1.000 a 2.000 milligrammi)
Donne che allattano0,5 (circa da 1.000 a 2.000 milligrammi)

L’EFSA consiglia a bambini e adulti di assumere 250 milligrammi al giorno di EPA e DHA, corrispondenti alla dose necessaria per coprirne il fabbisogno. Per le donne incinte e che allattano la quantità massima giornaliera è invece di 350-450 milligrammi.

Gli esperti in omega 3 ritengono che il fabbisogno spesso sia di gran lunga superiore e che il corpo necessiti di 1.000 milligrammi di EPA e DHA al giorno.

Acidi grassi omega 3: assorbimento e trasformazione nell'organismo

Profilo di un corpo umano con indicazione della circolazione sanguigna
Una volta assorbiti, gli acidi grassi omega 3 raggiungono la circolazione sanguigna. Immagine: JFalcetti/iStock/Thinkstock

In natura gli acidi grassi omega 3 sono legati ad altri grassi, da cui si separano all'interno dell'intestino per raggiungere il sangue.

La peculiarità degli acidi grassi omega 3 è che il corpo è in grado di ricavare EPA e DHA solo dall'acido alfa-linolenico, che quindi in teoria sarebbe l'unico a dover essere tassativamente assunto attraverso l'alimentazione.

Ma c'è un problema: gli enzimi che sintetizzano EPA e DHA dall'acido alfa-linolenico sono disponibili solo in misura limitata, a causa dell'acido arachidonico, un acido grasso omega 6 che per liberarsi utilizza gli stessi enzimi necessari anche per la trasformazione degli acidi grassi omega 3. Quindi un'assunzione di acido arachidonico superiore a quella dell'acido alfa-linolenico inibisce la produzione di EPA e DHA. Il problema si risolve trovando il corretto equilibrio tra acidi grassi omega 3 e omega 6, mentre anche quantità sufficienti di EPA e DHA dovrebbero essere assunte con l'alimentazione.

Omega 3 e omega 6: tutto dipende dall'equilibrio corretto

Gli acidi grassi omega 3 e omega 6 utilizzano gli stessi enzimi per i loro processi metabolici e per questo la prevalenza di uno dei due gruppi in termini di quantità inibisce la trasformazione e l'efficacia dell'altro e viceversa. Ecco perché è importante trovare il corretto equilibrio.

Il rapporto ottimale tra acidi grassi omega 6 e omega 3 è di 5 a 1. In altre parole, l'assunzione di 2.000 milligrammi al giorno di acidi grassi omega 3 presuppone un consumo massimo di 10.000 milligrammi di omega 6. Purtroppo la realtà è diversa e il rapporto tra i due è di 10 a 1 o anche superiore. Gli acidi grassi omega 6 sono disponibili in grandi quantità sotto forma di acido arachidonico, soprattutto nella carne e nelle uova.

L'obiettivo è quindi quello di migliorare sensibilmente questo rapporto, da un lato assumendo una quantità sufficiente di acidi grassi omega 3 a lunga catena e dall'altro limitando l'apporto di acido arachidonico.

Quali funzioni svolgono gli acidi grassi omega 3?

Immagine di cellule nervose umane
Gli acidi grassi omega 3 sono importanti per i neurotrasmettitori e quindi necessari al corretto funzionamento delle cellule nervose. Immagine: solvod/iStock/Thinkstock

Gli acidi grassi omega 3 sono parte integrante delle membrane cellulari e necessari per la produzione di determinati trasmettitori, i cosiddetti eicosanoidi, senza contare le numerose funzioni che svolgono all'interno del corpo.

Vasi sanguigni: Gli acidi grassi omega 3 contribuiscono a regolare la tensione dei vasi sanguigni per agevolare il flusso del sangue, evitando inoltre la formazione di depositi sulle pareti di vene e arterie.

Cuore: Gli acidi grassi omega 3 sono elementi costitutivi delle cellule cardiache, proteggono dai possibili danni al cuore e contribuiscono alla regolazione del battito.

Contro infiammazioni e dolori: Il corpo utilizza gli acidi grassi EPA e DHAper produrre eicosanoidi, trasmettitori antinfiammatori, evitando al tempo stesso la formazione di sostanze infiammanti dall'acido arachidonico. Ecco perché i medici specializzati in micronutrienti consigliano spesso di assumere acidi grassi omega 3 per combattere le infiammazioni e alleviare i sintomi dolorosi che di solito le accompagnano.

Sistema nervoso: La membrana dellecellule nervose è composta daacidi grassi omega 3, che sono quindi necessari per il loro funzionamento nonché per i trasmettitori che diffondono i segnali dall'una all'altra.

Cervello e occhi: Il DHA è indispensabile allo sviluppo del cervello del bambino nel grembo materno, oltre a essere un componente fondamentale delle cellule oculari e partecipare in modo determinante alla funzione visiva.

Classificazione

Come riconoscere ed eliminare una carenza

I segni di una carenza

Donna seduta al buio sul pavimento, appoggiata al letto
Una carenza di acidi grassi omega 3 si può manifestare, ad esempio, sotto forma di depressione. Immagine: kitzcorner/iStock/Thinkstock

I segnali che indicano una carenza di acidi grassi omega 3 sono molto diversi. Chi non assume sufficienti omega 3 può accusare infiammazioni, pelle secca e disturbi circolatori, ma una carenza può colpire anche il sistema nervoso, causando depressione, ansia, problemi di concentrazione, ADHD e disturbi alla vista.

Chi corre il maggior rischio di non assumere quantità sufficienti di acidi grassi omega 3?

Donne incinte e che allattano: Le donne incinte e che allattano necessitano di una quantità maggiore di omega 3 DHA perché questi acidi grassi sono necessari per lo sviluppo del sistema nervoso dei nascituri.

Bambini e anziani: I bambini hanno bisogno degli acidi grassi omega 3 per la crescita, mentre gli anziani soffrono spesso di infiammazioni croniche, che il corpo combatte con un consumo maggiore di acidi grassi omega 3.

Vegetariani e vegani: Rinunciando al pesce, vegetariani e vegani non assumono neppure EPA o DHA e, a causa della limitata capacità di produrli, sono spesso interessati da una carenza.

Il parere degli esperti

Il problema può essere risolto con l'uso di olio di alghe in sostituzione di quello di pesce o krill.

Persone con malattie gastriche o intestinali: Determinate patologie del sistema digestivo riducono l'assorbimento degli acidi grassi omega 3. Ad esempio, chi ha subito iun intervento allo stomaco non dispone degli enzimi fondamentali per la digestione dei grassi, mentre chi soffre di patologie epatobiliari presenta una diminuzione degli acidi biliari. Inoltre malattie intestinali infiammatorie croniche come il Morbo di Crohn limitano l'assorbimento degli acidi grassi nell'intestino.

Determinare il livello di acidi grassi omega 3 in laboratorio con l'indice omega 3

L'indice omega 3 consente di rilevare la presenza di acidi grassi omega 3 nel sangue, misurando la percentuale di EPA e DHA negli eritrociti, ovvero nei globuli rossi. L'indice omega 3 è espresso in percentuale e dovrebbe essere superiore a otto, a indicare che otto acidi grassi su 100 presenti nei globuli rossi appartengono agli omega 3.

La quantità di omega 3 può essere misurata anche nel siero, ovvero la parte liquida del sangue, ma con risultati meno affidabili e precisi. Nel siero infatti la loro permanenza è più breve che non nelle cellule ematiche, mentre il loro livello è maggiormente influenzato dalle variazioni legate all'assorbimento attraverso gli alimenti. Per questo un valore così ottenuto è indicativo solo nel breve termine.

Inoltre gli esami sul sangue consentono di calcolare anche il rapporto tra acido arachidonico omega 6 ed EPA, che dovrebbe avere il valore più basso possibile, pari o inferiore a 4. Il metodo utilizzato dal medico dipende dal laboratorio con il quale collabora.

 Indice omega 3 in percentualeAcido alfa-linolenico nel siero in milligrammi per litro (mg/l)EPA nel siero in milligrammi per litroDHA nel siero in milligrammi per litroAcido arachidonico - Quoziente EPA
Carenzada 0 a 5    
Mediada 5 a 8    
Valore ottimaleda 8 a 11da 15 a 30da 20 a 55da 50 a 1104 e inferiore

Come compensare una carenza

Capsule sparse
I preparati possono aiutare a compensare una carenza di acidi grassi omega 3. Immagine: Nik_Merkulov/iStock/Thinkstock

Per compensare una carenza si consiglia di assumere da 10 a 20 milligrammi di EPA e DHA per chilogrammo di peso corporeo. Una persona di 60 chili, ad esempio, necessita fino a 1.200 milligrammi di EPA e DHA al giorno.

Per aumentare di un punto percentuale l'indice omega 3 entro un mese si può applicare la regola indicativa che prevede l'assunzione di 16 grammi di acidi grassi omega 3 (EPA e DHA) al mese, corrispondenti a circa 500 milligrammi di EPA e DHA al giorno. Va però ricordato che la quantità necessaria varia da persona a persona e per questo si consiglia di controllare nuovamente l'indice omega 3 dopo al massimo sei mesi.

Dose giornaliera di EPA e DHA consigliata
Carenzada 10 a 20 milligrammi per chilogrammo (mg/kg) di peso corporeo
Aumento dell'indice omega 3 di un punto percentuale al mese500 milligrammi
Classificazione
Una donna incinta, seduta sul letto, che si tiene la pancia
Gli acidi grassi omega 3 sono consigliati durante la gravidanza, in particolare per la salute del cuore e dei vasi sanguigni Immagine: GeorgeRudy/iStock/Thinkstock

Utilizzo in caso di malattia, gravidanza, allattamento e attività sportiva

Malattie cardiocircolatorie: gli acidi grassi omega 3 per cuore e vasi sanguigni

Gli acidi grassi omega 3 hanno numerosi effetti positivi sulle malattie cardiocircolatorie e grazie al loro effetto antinfiammatorio riducono in modo dimostrabile i marcatori delle infiammazioni nel sangue. A un primo controllo queste infiammazioni associate alle malattie cardiocircolatorie non sono evidenti, ma non per questo meno pericolose, soprattutto perché si manifestano quando la malattia peggiora o alla comparsa di ulteriori patologie.

Gli acidi grassi omega 3 sono importanti anche per la funzione cardiaca, poiché proteggono le cellule del muscolo cardiaco dai danni e partecipano alla regolazione del battito. Un'elevata quantità di acidi grassi omega 3 nel sangue (indice omega 3 pari ad almeno l'8 percento), riduce del 30% la probabilità di morte per infarto cardiaco. Occorre tuttavia condurre studi più precisi per determinare in che misura gli acidi grassi omega 3 siano in grado di evitare un nuovo attacco cardiaco.

L'arteriosclerosi, ovvero la presenza di depositi sulle pareti dei vasi, fa aumentare la pressione sanguigna. Gli acidi grassi omega 3 impediscono la formazione di tali accumuli e favoriscono l'elasticità dei vasi, riducendo così la pressione sanguigna –  come dimostrato da un meta-studio scientifico che ha preso in considerazione 70 diversi studi per arrivare a conclusioni affidabili sulla relazione tra acidi grassi omega 3 e ipertensione.

La società americana di cardiologia consiglia il consumo settimanale di almeno due porzioni di pesce ricco di grassi. Se questo non è possibile, si raccomanda di consultare il proprio medico per trovare il preparato a base di omega 3 più adatto. Si consiglia una dose giornaliera compresa tra 1.500 e 2.500 milligrammi, con la massima percentuale possibile di EPA.

Gli acidi grassi omega 3 riducono il livello dei lipidi nel sangue

Gli acidi grassi omega 3 riducono la formazione di determinati lipidi nel fegato, come dimostrato dai livelli ridotti di trigliceridi nei soggetti con maggiori quantità di omega 3 nel sangue.

La stessa situazione si è verificata in uno studio in cui i soggetti hanno assunto acidi grassi omega 3 contenuti nell'olio di pesce o krill. In vari studi gli omega 3 si sono rivelati utili per la riduzione dei valori dei trigliceridi rispetto al placebo, comprovando in modo convicente la loro efficacia nell'ambito della ricerca scientifica. La dose massima è stabilita in 2.000 milligrammi, con la più alta percentuale possibile di EPA.

I trigliceridi alti sono corresponsabili dell'arteriosclerosi e delle patologie cardiocircolatorie che ne conseguono.

Diabete di tipo 2: gli acidi grassi omega 3 riducono la glicemia

Il medico misura l'indice glicemico di un paziente con un apposito strumento
Gli acidi grassi omega 3 possono migliorare i valori della glicemia perché potenziano l'efficacia dell'insulina. Immagine: Maya23K/iStock/Thinkstock

Gli acidi grassi omega 3 possono migliorare la glicemia nelle persone che soffrono di diabete di tipo 2, perché contribuiscono a rafforzare l'efficacia dell'insulina, l'ormone responsabile del metabolismo degli zuccheri e del miglior assorbimento da parte delle cellule del glucosio presente nel sangue. Chi soffre di diabete dovrebbe quindi assumere ogni giorno almeno 700 grammi di acidi grassi omega 3 presenti nell'olio di pesce.

Uno studio scientifico di alto livello ha dimostrato come nei soggetti che assumevano una dose massima giornaliera di 2.000 milligrammi di acidi grassi omega 3 i diversi sintomi del diabete, tra cui glicemia a digiuno e valore a lungo termine dell'HbA1C, migliorassero in misura maggiore che non nei partecipanti trattati con il placebo.

Si presume che gli acidi grassi omega 3 riducano anche i danni neurologici tipici del diabete, come la polineuropatia diabetica, una complicanza che colpisce i nervi, attaccati dai prodotti derivanti dal metabolismo dello zucchero in presenza di valori glicemici instabili.

Depressione e ADHD: gli acidi grassi omega 3 per le cellule nervose

Gli acidi grassi omega 3 sono componenti strutturali delle cellule nervose e partecipano all'invio delle informazioni da parte dei neurotrasmettitori, che se interessati da un malfunzionamento possono provocare depressione e ADHD. In questi casi i medici specializzati in micronutrienti consigliano di integrare la terapia medica con una dose quotidiana compresa tra 1.000 e 2.000 milligrammi di acidi grassi omega 3.

I bambini che soffrono di ADHD presentano spesso livelli più bassi di acidi grassi omega 3 nel sangue. Diversi studi medici hanno dimostrato che i bambini che assumevano fino a 650 milligrammi di EPA e 200 milligrammi di DHA presentavano miglioramenti nella soglia di attenzione rispetto a quelli che avevano ricevuto un placebo.

Si ritiene che il cervello delle persone colpite da depressione sia interessato da processi infiammatori che aggravano ulteriormente i disturbi. La modifica dell'alimentazione e il consumo di più acidi grassi omega 3 antinfiammatori anziché acidi grassi omega 6 saturi hanno effetti positivi sul trattamento di questa patologia, i cui sintomi si possono ridurre con 1.000 milligrammi di EPA, combinati con 150 milligrammi di DHA al giorno.

Gli acidi grassi omega 3 migliorano la mobilità articolare nelle persone colpite da artrosi e reumatismi

Una donna si tiene il ginocchio
Gli acidi grassi omega 3 possono ridurre gli effetti di artrosi e reumatismi sulle articolazioni. Immagine: blyjak/iStock/Thinkstock

Alcuni studi hanno dimostrato come gli acidi grassi omega 3 attenuino i processi infiammatori all'interno delle articolazioni che, in caso di artrosi e reumatismi, danneggiano la cartilagine articolare. I pazienti affetti da artrosi e con livelli maggiori di acidi grassi omega 3 nel sangue presentano di solito anche una minor perdita di massa cartilaginea nelle articolazioni.

Un maggiore apporto di acidi grassi omega 3 può addirittura ridurre i dolori articolari, come dimostrato da alcuni studi medici su pazienti che hanno assunto omega 3 contenuti nell'olio di pesce e che hanno riportato anche una migliore mobilità articolare.

Si consiglia di assumere da 1.000 a 2.000 milligrammi di acidi grassi omega 3 – , assicurandosi che contengano una percentuale più elevata possibile di acidi EPA che esercitano una forte azione antinfiammatoria.

Morbo di Crohn e colite ulcerosa: gli acidi grassi omega 3 sembrano alleviare le infiammazioni intestinali

Mani in posizione parallela sulla pancia
Secondo alcuni studi i componenti degli acidi grassi omega 3 indeboliscono i processi infiammatori nell'intestino. Immagine: A-Basler/iStock/Thinkstock

È possibile che gli acidi grassi omega 3 arrechino benefici alle persone affette da malattie intestinali infiammatorie croniche, come indicato da alcuni studi medici, secondo i quali acido alfa-linolenico, EPA e DHA attenuano i processi infiammatori intestinali

Tuttavia, è necessario condurre ulteriori studi più precisi per determinare se tale beneficio interessa tutte le persone colpite. Si consiglia in ogni caso di supportare il trattamento delle malattie intestinali infiammatorie croniche con un'alimentazione equilibrata che includa fino a 2.000 milligrammi di diversi acidi grassi omega 3.

Gli acidi grassi omega 3 supportano la terapia antitumorale

Le infiammazioni favoriscono la progressione dei tumori. Si presume che gli acidi grassi omega 3 possano arrestare la crescita tumorale grazie al loro effetto antinfiammatorio, come dimostrato da studi cellulari e test sugli animali. Studi medici indicano invece che le probabilità di sopravvivenza a un tumore aumentano nei soggetti con un livello maggiore di omega 3 nel sangue.

Inoltre, gli acidi grassi omega 3 contrastano la cachessia, ovvero il deperimento generale dovuto al tumore. Hanno infatti un effetto anabolizzante sull'organismo e studi dimostrano la loro capacità di contrastare la perdita della massa muscolare durante le sedute di chemioterapia. Occorre ricordare che anche una buona alimentazione è un requisito fondamentale nella lotta al cancro.

Gli acidi grassi omega 3 indeboliscono di fatto gli effetti collaterali della terapia antitumorale come i danni neurologici e al fegato. In alcuni pazienti si manifestano con minore gravità anche le infezioni alla mucosa orale, gli attacchi di diarrea o la tipica spossatezza che accompagna la malattia. Un meta-studio condotto su 9 studi medici ha dimostrato come l'effetto antinfiammatorio degli acidi grassi omega 3 favorisse il processo di guarigione una volta asportato il tumore.

Gli esperti in micronutrienti consigliano quindi di assumere dosi sufficienti di acidi grassi omega 3 durante la terapia antitumorale, in dosi di almeno 1.500 milligrammi al giorno. 

Le mani di un medico avvolgono il simbolo di un embrione
Gli acidi grassi omega 3 sono efficaci ancora prima dell'inizio di una gravidanza, perché migliorano la fertilità maschile e femminile. Immagine: Natali_Mis/iStock/Thinkstock

Gli acidi grassi omega 3 per fertilità, gravidanza e allattamento

Dato che gli acidi grassi omega 3 migliorano la fertilità, si consiglia di assumerne quantità sufficienti, comprese tra 1.500 e 3.000 milligrammi, già prima della gravidanza.

Negli uomini gli acidi grassi omega 3 contribuiscono allo sviluppo degli spermatozoi. Tra i partecipanti a uno studio medico di alto livello, gli uomini sterili che hanno assunto acidi grassi omega 3 per 7 mesi hanno fatto registrare un aumento del numero degli spermatozoi maggiore rispetto a quelli trattati con placebo.

Nelle donne gli acidi grassi omega 3 hanno migliorato i livelli ormonali in caso di sindrome dell'ovaio policistico (PCOS), un disturbo ormonale che è la causa principale dell'infertilità femminile.

Gli acidi grassi omega 3 sono importanti anche per lo sviluppo del feto. Le future mamme hanno bisogno in particolare del DHA per lo sviluppo del cervello e del senso della vista del bambino. Molti medici consigliano quindi di assumere quantità sufficienti di DHA, comprese tra 400 e 600 milligrammi, ma non inferiori a 200 milligrammi, al più tardi a partire dalla 13a settimana di gravidanz, proseguendo fino al termine del periodo di allattamento.

Gli acidi grassi omega 3 possono alleviare i dolori muscolari che si manifestano dopo l'attività sportiva

Una donna fa una pausa durante la corsa
Grazie al loro effetto antinfiammatorio, gli acidi grassi omega 3 possono ridurre anche i dolori muscolari successivi all'attività sportiva. Immagine: Ridofranz/iStock/Thinkstock

Grazie al loro potere antinfiammatorio, gli omega 3 alleviano i dolori muscolari causati da una sollecitazione insolita o elevata, che porta a sua volta a piccolissime lesioni delle fibre muscolari. Gli omega 3 possono proteggere da questi danni, riducendo anche i tempi di ripresa dopo l'esercizio fisico.

In alcuni studi medici le persone non abituate a praticare sport hanno riportato un minore indolenzimento muscolare con l'assunzione di acidi grassi omega 3 prima dell'allenamento, mentre i soggetti ben allenati o gli atleti professionisti hanno evidenziato un calo delle lesioni muscolari in seguito ad allenamento intenso e addirittura un miglioramento delle prestazioni assumendo almeno 750 milligrammi di EPA.

Si consiglia una dose giornaliera compresa tra 1.500 e 3.000 milligrammi di omega 3, con una percentuale possibilmente elevata di EPA, preferibilmente iniziando almeno una settimana prima dell'allenamento più intenso e proseguendone l'assunzione regolarmente.

Dosaggi consigliati in breve

Dose giornaliera consigliata di acidi grassi omega 3 in milligrammi (mg)
Malattie cardiocircolatorieda 1.500 a 2.500 (con un'elevata percentuale di EPA)
Valori elevati dei trigliceridi (ipertrigliceridemia)fino a 2.000 (con un'elevata percentuale di EPA)
Diabete mellito di tipo 2almeno 700
ADHSda 1.000 a 2.000
Depressioneda 1.000 a 2.000
Artrosi e reumatismida 1.000 a 2.000 (con un'elevata percentuale di EPA)
Morbo di Crohn e colite ulcerosafino a 2.000
Cancroalmeno 1.000
Desiderio di un figlio (soprattutto in caso di problemi di fertilità)da 1.500 a 3.000
Gravidanza e allattamentoda 400 a 600 (come DHA)
Attività sportivada 1.500 a 3.000 (con un'elevata percentuale di EPA)
Classificazione

Impiego in caso di assunzione di farmaci

Gli acidi grassi omega 3 riducono la necessità di analgesici

Simbolo di uno stomaco circondato da due mani
Gli acidi grassi omega 3 integrano l'effetto degli analgesici, riducendo il numero di trasmettitori coinvolti nel dolore cronico e contrastando gli effetti collaterali di questi farmaci. Immagine: Natali_Mis/iStock/Thinkstock

Gli acidi grassi omega 3 intervengono a sostegno degli analgesici, soprattutto se assunti regolarmente. Grazie al loro potere antinfiammatorio riducono l'effetto degli agenti responsabili della comparsa di dolori cronici. Per ottenere un effetto efficace si consiglia di assumerne 2.000 milligrammi al giorno.

Essi riducono inoltre gli effetti collaterali degli antidolorifici, come i danni al tratto gastrointestinale. Gli acidi grassi omega 3 bloccano infatti i radicali liberi prodotti a seguito dell'assunzione dei farmaci, che danneggiano le cellule della mucosa gastrica.

I principali analgesici in commercio includono gli antinfiammatori non steroidei contenenti acido acetilsalicilico (ad esempio Aspirina®), diclofenac (ad esempio Akis®, Voltaren®) o ibuprofene come Brufen®, Buscofen® o Moment®.

Gli acidi grassi omega 3 aumentano l'efficacia del cortisone

I farmaci a base di cortisone sono prescritti per la maggior parte delle malattie infiammatorie. Il cortisone, definito anche corticosteroide, blocca la formazione degli agenti che favoriscono le infiammazioni e gli acidi grassi omega 3, in virtù del loro effetto antinfiammatorio, non possono che contribuire a ottenere questo risultato. Gli esperti in omega 3 consigliano quindi di assumerne 2.500 milligrammi al giorno come supporto a una terapia cortisonica.

Tra i corticosteroidi rientrano ad esempio i principi attivi farmacologici prednisone (come Deltacortene® e Lodotra®), cloprednolo (Syntestan®), fludrocortisone (Florinef®), betametasone e desametasone.

Gli acidi grassi omega 3 riducono gli effetti collaterali degli immunosoppressori

Gli acidi grassi omega 3 possono ridurre gli effetti collaterali degli immunosoppressori, farmaci che inibiscono il sistema immunitario, tra cui danni renali, ipertensione e trigliceridi troppo alti.

Chi assume la ciclosporina, un farmaco usato principalmente per evitare il rigetto del nuovo organo trapiantato, dovrebbe integrarla con un massimo di 3.000 milligrammi di acidi grassi omega 3 con una percentuale elevata di EPA. Tra le ciclosporine si annoverano ad esempio Ciqorin® e Ikervis®.

Gli acidi grassi omega 3 migliorano inoltre l'efficacia di questi farmaci, incrementando la sopravvivenza del nuovo organo trapiantato.

Dosaggi consigliati in breve

Dose giornaliera di acidi grassi omega 3 consigliata in milligrammi (mg)
Analgesici2.000 milligrammi (con un'elevata percentuale di EPA)
Corticoseroidi (cortisone)2.500 (con un'elevata percentuale di EPA)
Immunosoppressori (ciclosporina)3.000 (con un'elevata percentuale di EPA)
Classificazione

Assunzione consigliata

Quando e come si dovrebbero assumere gli acidi grassi omega 3?

I vantaggi per la salute si ottengono solo con un consumo di acidi grassi omega 3 costante e regolare nel lungo termine. Il fabbisogno può essere facilmente soddisfatto con il consumo di pesce. 100 grammi di sgombro affumicato, per esempio, forniscono 5.700 milligrammi di acidi grassi omega 3 (EPA e DHA) e 100 grammi di filetto di aringa 2.700 milligrammi.

Chi non ama il pesce o preferisce non mangiarlo a causa dell'inquinamento di mari e fiumi può optare per integratori alimentari contenenti olio di pesce o di krill purificato. Questi ultimi sono particolarmente consigliati nella cura di alcune malattie perché, a differenza del pesce, il loro contenuto è sempre costante e possono quindi essere dosati meglio in base alle necessità.

Un consiglio: Preferite non mangiare pesce per motivi etici? L'acido EPA e DHA contenuto nell'olio di alghe è un'ottima alternativa per vegani e vegetariani.

I preparati a base di omega 3 dovrebbero essere assunti ai pasti:, perché insieme ai grassi degli alimenti, raggiungono meglio il sangue passando dall'intesti

ALA, EPA e DHA: qual è la forma migliore?

Tutti gli acidi grassi sono importanti e dovrebbero far parte di un'alimentazione sana. Secondo la medicina dei micronutrienti, la scelta del miglior acido grasso dipende in prima istanza dal campo di applicazione:

  • Acido alfa-linolenico (ALA): È il precursore degli acidi EPA e DHA, ma poiché la quantità che l'organismo può metabolizzare è limitata, la medicina dei micronutrienti consiglia di assumere direttamente EPA e DHA.
  • Acido eicosapentaenoico (EPA): L'organismo utilizza l'EPA per produrre sostanze antinfiammatorie. Inoltre nel processo metabolico l'EPA e l'acido arachidonico si contendono gli stessi enzimi. Maggiore è la quantità di EPA presente nell'organismo, minore sarà il numero di sostanze infiammatorie prodotte dall'acido arachidonico. Ecco perché in caso di patologie infiammatorie si preferisce somministrare l'EPA.
  • Acido docosaesaenoico (DHA): Sebbene abbia anche un effetto antiossidante, il DHA è importante specialmente in quanto componente principale delle membrane cellulari, soprattutto di quelle nervose.Gli esperti in micronutrienti consigliano quindi spesso di assumerlo per proteggere i nervi.

Da cosa si riconosce la qualità di un preparato a base di omega 3

Capsule disposte a forma di pesce
I preparati a base di omega 3 sono disponibili sul mercato soprattutto in capsule e contengono olio di pesce, olio di krill oppure oli vegetali. Immagine: CHUYN/iStock/Thinkstock

La maggior parte dei preparati a base di omega 3 è disponibile sul mercato sotto forma di capsule oppure di oli liquidi, a cui si aggiungono l'olio di pesce e di krill o gli oli vegetali come l'olio di lino e di alghe, utilizzabili anche da vegani e vegetariani.

Nei preparati a base di olio di pesce si distingue tra l'olio (liquido o in capsule) nella sua composizione naturale e l'olio sotto forma di concentrato.

Olio naturale: Il vantaggio dell'olio naturale è che gli acidi grassi contenuti sono presenti nella loro composizione naturale, come si trovano anche nei pesci. Questo significa che sono presenti molti altri acidi grassi omega 3 (non solo EPA e DHA).

Concentrato: L'olio concentrato contiene una quantità maggiore degli acidi grassi omega 3 desiderati rispetto all'olio di pesce non lavorato. Esistono ad esempio concentrati di olio di pesce con una percentuale elevata di EPA o DHA, consigliati se si ha la necessità di assumere una forma particolare di acido grasso. Un altro vantaggio dei concentrati è che per raggiungere la dose consigliata si deve assumere complessivamente una quantità minore di olio, riducendo così l'apporto calorico.

Un consiglio: Se scegliete un concentrato, fate attenzione che contenga la maggiore quantità possibile di trigliceridi, pari ad almeno il 90 percento. I trigliceridi sono il legante naturale dei grassi e confluiscono al meglio dall'intestino nel sangue. I concentrati di olio di pesce scadenti sono invece composti dai cosiddetti etil esteri che sono assorbiti peggio dall'intestino poiché gli enzimi della digestione riescono a separarli solo a fatica.

Occorre inoltre fare attenzione che gli acidi grassi siano di buona qualità, soprattutto quelli contenuti nei preparati a base di olio di pesce. I preparati pregiati sono sottoposti a diversi processi di depurazione per eliminare sostanze nocive e altri residui indesiderati, che possono anche danneggiare gli omega 3 e le cellule dell'organismo.

L'olio di krill invece contiene in linea di massima meno sostanze nocive. Il krill appartiene alla famiglia dei crostacei che si trovano in Antartide e l'olio che se ne ricava è particolarmente puro perché il krill non mangia animali che si alimentano di sostanze inquinanti, ma solo plancton e alghe. Inoltre, contiene l'astaxantina, un antiossidante molto efficace a cui sono attribuiti molti altri benefici.

Classificazione

Sovradosaggio, interazioni e indicazioni in caso di malattie

Esiste il rischio di sovradosaggio con gli acidi grassi omega 3?

L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha fissato a 5.000 milligrammi il valore massimo di acidi grassi omega 3 (EPA e DHA) consentito. Questo valore è supportato anche da studi attuali che confermano come gli integratori alimentari contenenti tale quantità possano essere assunti quotidianamente senza alcun pericolo. Gli acidi EPA non hanno effetti negativi se assunti da soli e fino a una dose massima giornaliera di 1.800 milligrammi, che per gli acidi DHA scende a 1.000 milligrammi.

Alcuni studi mostrano come quantità di EPA e DHA comprese tra 2.000 e 6.000 milligrammi possano aumentare leggermente i valori del colesterolo nel sangue. Ciononostante, secondo gli esperti le probabilità che questo aumento aggravi il rischio di contrarre malattie cardiocircolatorie sono inesistenti, in quanto gli acidi grassi omega 3 in generale presentano effetti positivi per il cuore e la circolazione.

Gli esperti in micronutrienti consigliano di somministrare ogni giorno ai bambini dai 4 ai 6 anni al massimo 1.000 milligrammi di acidi grassi omega 3 (EPA e DHA) e 1.500 milligrammi ai bambini fino a 10 anni.

Di norma gli effetti collaterali sono lievi e includono, ad esempio, nausea, bruciore di stomaco e diarrea, oppure un sapore di pesce quando si digerisce.

Un consiglio: Se si vuole evitare il rigurgito dovuto alle capsule a base di olio di pesce, è possibile scegliere un preparato inodore e insapore, quindi desodorato, oppure delle alternative contenenti omega 3 come l'olio di krill, di alghe o di lino.

Possibili interazioni tra omega 3 e anticoagulanti

Dosi superiori a 1.000 milligrammi di acidi grassi omega 3 possono potenziare l'effetto dei farmaci anticoagulanti. Per questo è opportuno consultare il proprio medico, che controllerà regolarmente la capacità di coagulazione, espressa come valore di Quick, e ridurrà il dosaggio del farmaco, qualora necessario.

Alcuni degli anticoagulanti più utilizzati sono:

  • Derivati cumarinici (come Marcumar®)
  • Warfarin (Coumadin®)
  • Acido acetilsalicilico (ASA, Aspirina®)
  • Eparina (Calciparina®)
  • Nuovi anticoagulanti orali: apixaban (Eliquis®), dabigatran (Pradaxa®), edoxaban (Lixiana®) e rivaroxaban (Xarelto®)

Particolare attenzione a chi soffre di epatopatie, nefropatie e coagulopatia

Le persone che soffrono di epatopatie o nefropatie improvvise, di pancreatite acuta o di colecistite non dovrebbero assumere acidi grassi omega 3. Anche chi soffre di coagulopatia dovrebbe sempre consultare prima un medico per essere sicuro di procedere nel modo corretto.

Acidi grassi omega 3 e interventi chirurgici: Da sapere

Dosi elevate di acidi grassi omega 3 possono ridurre la coagulazione sanguigna. Prima di un intervento chirurgico si consiglia quindi di consultare un medico per sapere se è meglio interrompere l'assunzione di omega 3 oppure ridurne la dose. Alcuni medici consigliano sospendere l'impiego di questi preparati una o due settimane prima dell'operazione.

Dopo l'intervento è possibile tornare ad assumerli senza problemi, perché sono d'aiuto durante la fase di guarigione grazie al loro potere antinfiammatorio.

Classificazione

Riepilogo

Gli acidi grassi omega 3 EPA e DHA sono componenti fondamentali di un'alimentazione equilibrata. Vegetariani e vegani, donne incinte, bambini e anziani devono fare particolare attenzione ad assumerne in quantità sufficiente perché spesso ne sono carenti.

Nella medicina dei micronutrienti gli omega 3 sono utilizzati soprattutto nella cura delle malattie infiammatorie come artrosi, reumatismi e malattie intestinali infiammatorie croniche. Inoltre gli acidi grassi omega 3 riducono il rischio di contrarre malattie cardiovascolari, migliorano l'indice glicemico nei diabetici e riducono i sintomi di depressione e ADHD, senza contare i benefici per sportivi e malati di cancro.

Assunti insieme ad analgesici o cortisone, gli acidi grassi omega sono in grado di aumentarne l'efficacia o di ridurne gli effetti indesiderati.

Nella scelta del preparato a base di omega 3, prestate particolare attenzione alla qualità: deve essere il più puro possibile e gli omega 3 devono essere presenti sotto forma di trigliceridi naturali.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

Alfano, C.M. et al. (2012): Fatigue, inflammation, and ω-3 and ω-6 fatty acid intake among breast cancer survivors. J Clin Oncol. 2012 Apr 20;30(12):1280-7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22412148, consultato il: 05.09.2017.

American Heart Association (2016): Fish and Omega-3 Fatty Acids http://www.heart.org/HEARTORG/HealthyLiving/HealthyEating/HealthyDietGoals/Fish-and-Omega-3-Fatty-Acids_UCM_303248_Article.jsp#.WYLrLYTyhhE, consultato il: 05.09.2017.  

Baker, K.R. et al. (2012): Association of plasma n-6 and n-3 polyunsaturated fatty acids with synovitis in the knee: the MOST study. Osteoarthritis Cartilage. 2012 May;20(5):382-7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22353693, consultato il: 05.09.2017. 

Barbalho, S.M. et al. (2016): Inflammatory bowel disease: can omega-3 fatty acids really help? Ann Gastroenterol. 2016 Jan-Mar;29(1):37-43. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26752948, consultato il: 05.09.2017.

Berge, K. et al. (2014): Krill oil supplementation lowers serum triglycerides without increasing low-density lipoprotein cholesterol in adults with borderline high or high triglyceride levels. Nutr Res. 2014 Feb;34(2):126-33 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24461313, consultato il: 05.09.2017.

Biesalski, H. K. et al. (2010): Ernährungsmedizin. 4. Aufl. Georg Thieme Verlag Stuttgart.

Bloch, M. H. & Qawasmi, A. (2011): Omega-3 Fatty Acid Supplementation for the Treatment of Children With Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder Symptomatology: Systematic Review and Meta-Analysis. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry. 2011 Oct;50(10):991-1000. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21961774, consultato il: 05.09.2017.  

Bos, D.J. et al. (2015): Reduced Symptoms of Inattention after Dietary Omega-3 Fatty Acid Supplementation in Boys with and without Attention Deficit/Hyperactivity Disorder. Neuropsychopharmacology. 2015 Sep;40(10):2298-306. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25790022, consultato il: 05.09.2017. 

Bozzatello, P. et al. (2016): Supplementation with Omega-3 Fatty Acids in Psychiatric Disorders: A Review of Literature Data. J Clin Med. 2016 Jul 27;5(8). pii: E67. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27472373, consultato il: 05.09.2017. 

Bundesinstitut für Risikobewertung (BfR) (2009): Für die Anreicherung von Lebensmitteln mit Omega-3-Fettsäuren empfiehlt das BfR die Festsetzung von Höchstmengen. Stellungnahme Nr. 030/2009 des BfR vom 26. Mai 2009. http://www.bfr.bund.de/cm/343/fuer_die_anreicherung_von_lebensmitteln_mit_omega_3_fettsaeuren_empfiehlt_das_bfr_die_festsetzung_von_hoechstmengen.pdf, consultato il: 05.09.2017.   

Colombo, J. et al. (2016): Prenatal DHA supplementation and infant attention. Pediatr Res. 2016 Nov;80(5):656-662. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27362506, consultato il: 05.09.2017. 

Deutsche Gesellschaft für Ernährung (DGE), Österreichische Gesellschaft für Ernährung (ÖGE), Schweizerische Gesellschaft für Ernährung (SGE) (2016): Referenzwerte für die Nährstoffzufuhr. 2. Aufl. Neuer Umschau Buchverlag GmbH Neustadt / Weinstraße.

Deutsche Gesellschaft für Ernährung (2015): DGE empfiehlt: Auf Fettmenge und -qualität achten. Fettzufuhr spielt Rolle für die Prävention von Krankheiten. Presseinformation: Presse, DGE aktuell 04/2015 vom 24. März, http://www.dge.de/presse/pm/dge-empfiehlt-auf-fettmenge-und-qualitaet-achten/, consultato il: 05.09.2017.   

Dyberg, J. et al. (2010): Bioavailability of marine n-3 fatty acid formulations. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2010 Sep;83(3):137-41. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20638827, consultato il: 05.09.2017.  

European Food Safety Authority (EFSA) (2012): Scientific Opinion on the Tolerable Upper Intake Level of eicosapentaenoic acid (EPA), docosahexaenoic acid (DHA) and docosapentaenoic acid (DPA). EFSA Journal 2012;10(7):2815. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.2903/j.efsa.2012.2815/epdf, consultato il: 05.09.2017.

Fabian, C.J. et al. (2015): Omega-3 polyunsaturated fatty acids and cancer. Breast Cancer Res. 2015 May 4;17:62. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25936773, consultato il: 05.09.2017.

Fakhrzadeh, H. et al. (2010): The effects of low dose n-3 fatty acids on serum lipid profiles and insulin resistance of the elderly: a randomized controlled clinical trial. Int J Vitam Nutr Res. 2010 Apr;80(2):107-16 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20803425, consultato il: 05.09.2017. 

Ghasemifard, S. et al. (2014): Omega-3 long chain fatty acid "bioavailability": a review of evidence and methodological considerations. Prog Lipid Res. 2014 Oct;56:92-108. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25218856, consultato il: 05.09.2017.

Gröber, U. (2011): Mikronährstoffe. Metabolic Tuning – Prävention – Therapie. 3. Aufl. Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft mbH Stuttgart.

Gröber, U. (2014): Arzneimittel und Mikronährstoffe – Medikationsorientierte Supplementierung. 3. Aufl. Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft mbH Stuttgart.

Harris, W.S. et al. (2017): The Omega-3 Index and relative risk for coronary heart disease mortality: Estimation from 10 cohort studies. Atherosclerosis. 262:51-54. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28511049, consultato il: 05.09.2017. 

Hamm, M. (2016): Fettsäuren in der Diskussion. Omega-3-aktiv - die Quelle ist entscheidend. Arbeitskreis Omega-3 e. V. http://www.ak-omega-3.de/presse/publikumsmedien/fettsaeuren-der-diskussion, consultato il: 05.09.2017.

Hibbeln, J.R. et al. (2007): Maternal seafood consumption in pregnancy and neurodevelopmental outcomes in childhood (ALSPAC study): an observational cohort study. Lancet. 2007 Feb 17;369(9561):578-85. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17307104, consultato il: 05.09.2017.

Hill, C.L. et al. (2016): Fish oil in knee osteoarthritis: a randomised clinical trial of low dose versus high dose. Ann Rheum Dis. 2016 Jan;75(1):23-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26353789, consultato il: 05.09.2017.

Jakeman, J.R. et al. (2017): Effect of an acute dose of omega-3 fish oil following exercise-induced muscle damage. Eur J Appl Physiol. 2017 Mar;117(3):575-582. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28213750, consultato il: 05.09.2017.

Köhler, A. et al. (2010): Effects of a convenience drink fortified with n-3 fatty acids on the n-3 index. Br J Nutr. 2010 Sep;104(5):729-36. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20420756, consultato il: 05.09.2017.

Kevin, C. M. et al. (2017): Use of supplemental long-chain omega-3 fatty acids and risk for cardiac death: An updated meta-analysis and review of research gaps. J Clin Lipidol. 2017 Aug 2. pii: S1933-2874(17)30395-1. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28818347, consultato il: 05.09.2017.

LaChance, L. et al. (2016): Omega-6 to Omega-3 Fatty Acid Ratio in Patients with ADHD: A Meta-Analysis. J Can Acad Child Adolesc Psychiatry. 2016 Spring;25(2):87-96. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27274744, consultato il: 05.09.2017.  

Laviano, A. et al. (2013): Omega-3 fatty acids in cancer. Curr Opin Clin Nutr Metab Care. 2013 Mar;16(2):156-61. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23299701, consultato il:  05.09.2017.    

Lesperance F et al. (2011): The efficacy of omega-3 supplementation for major depression: a randomized controlled trial. J Clin Psychiatry. 2011 Aug;72(8):1054-62. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20584525, consultato il: 05.09.2017.

Lewis, E.J.H. et al. (2017): Effect of omega-3 supplementation on neuropathy in type 1 diabetes: A 12-month pilot trial. Neurology. 88(24):2294-2301. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28515269, consultato il: 05.09.2017.

Makhoul, Z. et al. (2010): Associations of very high intakes of eicosapentaenoic and docosahexaenoic acids with biomarkers of chronic disease risk among Yup'ik Eskimos. Am J Clin Nutr 91: 777-85. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20089728, consultato il: 05.09.2017.

Masoumi, S.Z. et al. (2016): Effect of Citalopram in Combination with Omega-3 on Depression in Post-menopausal Women: A Triple Blind Randomized Controlled Trial. J Clin Diagn Res. 2016 Oct;10(10):QC01-QC05 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27891399, consultato il: 05.09.2017.

McDaniel, J.C. et al. (2008): Omega-3 fatty acids effect on wound healing. Wound Repair Regen. 2008 May-Jun;16(3):337-45. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18471252, consultato il: 05.09.2017.

Miller, P.E. et al. (2014): Long-chain omega-3 fatty acids eicosapentaenoic acid and docosahexaenoic acid and blood pressure: a meta-analysis of randomized controlled trials. Am J Hypertens. 2014 Jul;27(7):885-96. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24610882, consultato il: 05.09.2017.

Miyata, H. et al. (2017): Randomized study of the clinical effects of ω-3 fatty acid-containing enteral nutrition support during neoadjuvant chemotherapy on chemotherapy-related toxicity in patients with esophageal cancer. Nutrition. 2017 Jan;33:204-210. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27644137, consultato il: 05.09.2017.

Mocking, R.J. et al. (2016): Meta-analysis and meta-regression of omega-3 polyunsaturated fatty acid supplementation for major depressive disorder. Transl Psychiatry. 2016 Mar 15;6:e756. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4872453, consultato il: 05.09.2017.

Nadjarzadeh, A. et al. (2013): The effect of omega-3 supplementation on androgen profile and menstrual status in women with polycystic ovary syndrome: A randomized clinical trial. Iran J Reprod Med. 2013 Aug;11(8):665-72. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3941370, consultato il: 05.09.2017.

Neubronner, J. et al. (2011): Enhanced increase of omega-3 index in response to long-term n-3 fatty acid supplementation from triacylglycerides versus ethyl esters. Eur J Clin Nutr. 2011 Feb;65(2):247-54. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21063431, consultato il: 05.09.2017. 

Nielsen, A. A. et al. (2005): Omega-3 fatty acids inhibit an increase of proinflammatory cytokines in patients with active Crohn's disease compared with omega-6 fatty acids. Aliment Pharmacol Ther 22 (11-12), 1121-1128. 12 2005. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/labs/articles/16305726,consultato il: 05.09.2017.

Park, J.M. et al. (2015): Omega-3 polyunsaturated fatty acids as an angelus custos to rescue patients from NSAID-induced gastroduodenal damage. J Gastroenterol. 2015 Jun;50(6):614-25. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25578017, consultato il: 19.09.2017.

Peanpadungrat, P. (2015): Efficacy and Safety of Fish Oil in Treatment of Knee Osteoarthritis.  J Med Assoc Thai. 2015 Apr;98 Suppl 3:S110-4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26387397, consultato il: 05.09.2017.  

Prego-Dominguez, J. et al. (2017): Polyunsaturated Fatty Acids and Chronic Pain: A Systematic Review and Meta-analysis. Pain Physician. 2016 Nov-Dec;19(8):521-535. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27906932, consultato il: 19.09.2017. 

Rajaei, E. et al. (2015): The Effect of Omega-3 Fatty Acids in Patients With Active Rheumatoid Arthritis Receiving DMARDs Therapy: Double-Blind Randomized Controlled Trial. Glob J Health Sci. 2015 Nov 3;8(7):18-25. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26925896, consultato il: 05.09.2017.  

Safarinejad, M.R. (2011): Effect of omega-3 polyunsaturated fatty acid supplementation on semen profile and enzymatic anti-oxidant capacity of seminal plasma in infertile men with idiopathic oligoasthenoteratospermia: a double-blind, placebo-controlled, randomised study. Andrologia. 2011 Feb;43(1):38-47. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21219381, consultato il: 05.09.2017. 

Sarbolouki, S. et al. (2013): Eicosapentaenoic acid improves insulin sensitivity and blood sugar in overweight type 2 diabetes mellitus patients: a double-blind randomised clinical trial. Singapore Med J. 2013 Jul;54(7):387-90. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23900468, consultato il: 05.09.2017. 

Schuchardt, J.P. & Hahn, A. (2013): Bioavailability of long-chain omega-3 fatty acids. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2013 Jul;89(1):1-8. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23676322, consultato il: 05.09.2017.

Tartibian, B. et al. (2009): The effects of ingestion of omega-3 fatty acids on perceived pain and external symptoms of delayed onset muscle soreness in untrained men. Clin J Sport Med. 2009 Mar;19(2):115-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19451765, consultato il: 05.09.2017. 

Tinsley, G.M. et al. (2016): Effects of Fish Oil Supplementation on Postresistance Exercise Muscle Soreness. J Diet Suppl. 2016 Jul 21:1-12. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27441600, consultato il: 05.09.2017. 

Trebatická, J. et al. (2017): Cardiovascular diseases, depression disorders and potential effects of omega-3 fatty acids. Physiol Res. 2017 Jul 18;66(3):363-382. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28248536, consultato il: 05.09.2017. 

Van der Wurff, I.S.M. et al. (2016): Association between Blood Omega-3 Index and Cognition in Typically Developing Dutch Adolescents. Nutrients. 2016 Jan; 8(1): 13. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4748485, consultato il: 05.09.2017.

Von Schacky, C. et al. (2010). Omega-3 Index and Sudden Cardiac Death. Nutrients. 2010 Mar; 2(3): 375–388. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3257645, consultato il: 05.09.2017.

Watanabe, Y. & Tatsuno, I. (2017): Omega-3 polyunsaturated fatty acids for cardiovascular diseases: present, past and future. Expert Rev Clin Pharmacol. 2017 Aug;10(8):865-873. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28531360, consultato il: 05.09.2017.

Xie, H. & Chang, Y.N. (2016): Omega-3 polyunsaturated fatty acids in the prevention of postoperative complications in colorectal cancer: a meta-analysis. Onco Targets Ther. 2016 Dec 9;9:7435-7443. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28003759, consultato il: 05.09.2017.  

Yu, J. et al. (2017):Effects of omega-3 fatty acids on patients undergoing surgery for gastrointestinal malignancy: a systematic review and meta-analysis. BMC Cancer. 2017 Apr 14;17(1):271. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28410575, consultato il: 05.09.2017.  

Zhang, Y.Y. et al. (2017): Efficacy of Omega-3 Polyunsaturated Fatty Acids Supplementation in Managing Overweight and Obesity: A Meta-Analysis of Randomized Clinical Trials. J Nutr Health Aging. 2017;21(2):187-192. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28112774, consultato il: 05.09.2017. 

Classificazione

Mostra