Bronchite cronica: quando la tosse diventa un ospite fisso

Queste sostanze nutritive alleviano la bronchite cronica e proteggono dalle malattie conseguenti

La bronchite cronica è caratterizzata da un’infiammazione permanente delle mucose delle vie respiratorie, che colpisce soprattutto i fumatori e provoca una forte tosse. Scoprite qui i micronutrienti utili a contenere l’infiammazione ed alleviare la tosse del fumatore.

Cause e sintomi

Medico che ausculta i polmoni di un uomo anziano
Una forte tosse con produzione di muco catarrale è il sintomo più visibile di una bronchite cronica, che colpisce spesso i fumatori. Immagine: Wavebreakmedia/iStock/Thinkstock

Quadro clinico e sintomi della bronchite cronica

La bronchite cronica è caratterizzata da un’infiammazione permanente delle mucose dei bronchi che porta ad una maggiore produzione di muco da parte dell’organismo. Il muco irrita i recettori della tosse e aumenta l’espettorazione. Per questo una forte tosse grassa, ovvero con formazione di muco catarrale, è il sintomo più visibile di una bronchite cronica.

Secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), si parla di bronchite cronica quando la tosse espettorante si manifesta per almeno tre mesi in due anni consecutivi.

Cause della bronchite cronica

Immagine di un polmone
L’abitudine al fumo o l’esposizione prolungata a sostanze nocive sono tra le principali cause della bronchite cronica. Immagine: yodiyim/iStock/Thinkstock

Mentre la bronchite acuta in caso di raffreddamento ha origine batterica, nella maggior parte dei casi la bronchite cronica è provocata dal fumo di sigaretta. Altri fattori di rischio includono il fumo passivo e l’esposizione a sostanze tossiche (ad esempio sul posto di lavoro). In questi casi la bronchite non è contagiosa, al contrario di quanto accade se la sua comparsa è la conseguenza di infezioni frequenti.

Informazioni

Altre cause della tosse cronica: un aumento della produzione di muco e tosse sono sintomi tipici di una bronchite cronica, ma possono essere provocati anche da molte altre malattie. Al momento della diagnosi è pertanto necessario escludere patologie come fibrosi polmonare, asma, cancro o una maggiore predisposizione alle infezioni. Nella mucoviscidosi, una malattia genetica, l’organismo produce muco viscoso molto difficile da espettorare. Bronchite cronica, polmonite e predisposizione alle infezioni ne sono le conseguenze.

Decorso delle malattie conseguenti in presenza di bronchite cronica

Una persona su cinque colpita da bronchite sviluppa un’ipersensibilità bronchiale con costrizione delle vie aeree e peggioramento della funzione polmonare. In questo caso si parla di bronchite cronica ostruttiva o BPCO (Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva), che di solito è una conseguenza della bronchite cronica. La BPCO si differenzia da una “semplice” bronchite non ostruttiva per la comparsa di ulteriori sintomi come difficoltà respiratorie, attacchi di tosse e calo delle prestazioni durante sforzi fisici. La BPCO accorcia l’aspettativa di vita di otto o dieci anni, mentre la bronchite non ostruttiva è curabile.

Obiettivi del trattamento

Qual è il trattamento classico della bronchite?

Infermiera aiuta un uomo durante un’inalazione
Inalazioni regolari sono parte integrante del trattamento della bronchite cronica. Immagine: AndreyPopov/iStock/Thinkstock

Il trattamento della bronchite cronica persegue l’obiettivo di eliminare le cause della tosse persistente, alleviare i disturbi e impedire che la malattia peggiori, trasformandosi in BPCO.

Nella maggior parte dei casi la bronchite cronica è una conseguenza del fumo e il primo passo è pertanto la rinuncia alle sigarette. Anche eventuali sostanze nocive o irritanti, responsabili degli attacchi di tosse, dovrebbero essere evitate. È inoltre previsto l’impiego di farmaci con principi attivi come l’ambroxolo (Azimil®, Fluibron®) o la bromexina (Bisolvon®, Frutoxil®), che sciolgono il muco e ne facilitano l’espettorazione. Anche gli oli essenziali, come l’olio di timo, liberano le vie respiratorie dal muco.

Informazioni

Anche la malattia da reflusso, in cui gli acidi gastrici si diffondono nell’esofago e nelle vie respiratorie, può provocare o peggiorare una bronchite cronica. In questo caso il trattamento si basa sull’impiego di inibitori della pompa protonica con principi attivi come l’omeprazolo (Antra®) o l’esomeprazolo (Nexium®), che limitano la produzione di acidi gastrici.

Di regola non si ricorre a cortisone o antibiotici.

Spesso la tosse secca può essere lenita anche attraverso misure di fisioterapia toracica, come massaggi a percussione o ginnastica respiratoria, nonché mediante regolari inalazioni con acqua salata, migliorando al tempo stesso la tecnica di espettorazione.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

La medicina dei micronutrienti (medicina ortomolecolare) impiega vitamine, minerali e altri nutrienti per alleviare i sintomi della bronchite cronica e rallentarne la progressione.

Principi attivi come l’N-acetilcisteina sciolgono il muco, riducendo i disturbi. Antiossidanti come le vitamine A, C ed E e l’oligoelemento selenio compensano lo stress ossidativo e proteggono le cellule, evitando così un peggioramento della bronchite. Le infiammazioni possono essere inibite con gli acidi grassi omega-3. La vitamina D rafforza il sistema immunitario delle vie respiratorie.

Classificazione

Trattamento con i micronutrienti

L’N-acetilcisteina scioglie il muco

Meccanismo d’azione dell’N-acetilcisteina

L’N-acetilcisteina ha un’azione mucolitica, ovvero scioglie il muco, che diventa così più fluido e più facile da espettorare. Al tempo stesso riduce l’infiammazione e lo stress ossidativo provocato da quest’ultima.

L’azione dell’N-acetilcisteina nel trattamento delle malattie delle vie respiratorie come la sinusite è confermata da numerosi studi, mentre la sua utilità nella bronchite cronica non è ancora stata chiarita in modo definitivo.

Effetti positivi del suo impiego nella bronchite cronica sono evidenziati in alcuni studi, uno dei quali ha mostrato come il quadro clinico raramente peggiorasse nei pazienti che la assumevano regolarmente.

Un secondo studio ha permesso di osservare un miglioramento dei sintomi della bronchite cronica nei pazienti trattati con N-acetilcisteina per un periodo da 12 a 24 settimane rispetto ai soggetti che avevano ricevuto il placebo. La ricerca ha inoltre sottolineato i pochi effetti collaterali legati all’assunzione dell’N-acetilcisteina, anche se non sono ancora disponibili dati sul suo impiego a lungo termine.

Non è stato neppure possibile dimostrare un miglioramento della funzione polmonare o della salute generale delle vie respiratorie legata alla sua somministrazione, soprattutto nelle persone affette da BPCO.

Informazioni

L’N-acetilcisteina protegge le cellule dai danni provocati dal fumo o da altri influssi ambientali.

N-acetilcisteina: dosaggio e consigli sull’assunzione in caso di bronchite cronica

In caso di bronchite cronica si consiglia di assumere da 600 a 1.200 milligrammi di N-acetilcisteina al giorno sotto forma di compresse o capsule, preferibilmente suddivisi in diverse piccole dosi distribuite nell’arco della giornata.

L’N-acetilcisteina è generalmente ben tollerata anche a dosi elevate e solo raramente può provocare effetti collaterali quali nausea, vomito o disturbi gastrointestinali.

N-acetilcisteina: da considerare in caso di gravidanza, allattamento e assunzione di farmaci

Non sono state maturate esperienze sufficienti con l’uso dell’N-acetilcisteina durante la gravidanza e l’allattamento, pertanto occorre soppesarne attentamente l’impiego, parlandone con il proprio ginecologo.

I farmaci del gruppo degli antitussivi (Monapax®, Codyl®) limitano il riflesso della tosse e non dovrebbero mai essere assunti assieme all’N-acetilcisteina per evitare un pericoloso accumulo di secreto.

La vitamina D previene la propensione alle infezioni

Meccanismo d’azione della vitamina D

Immagine di un’infezione polmonare
La vitamina D ha effetti positivi sul sistema immunitario nelle vie respiratorie. La sua azione contribuisce alla formazione delle cellule immunitarie, che a loro volta annientano i batteri patogeni, con un conseguente calo della sensibilità alle infezioni. Immagine: Dr_Microbe/iStock/Thinkstock

Nella bronchite cronica i polmoni e il meccanismo di pulizia dei bronchi sono costantemente soggetti ad una sollecitazione eccessiva. L’espulsione delle sostanze, dei virus e dei batteri inspirati richiede più tempo ed è più difficoltosa, con un conseguente aumento della propensione alle infezioni.

La vitamina D ha effetti positivi sul sistema immunitario nelle vie respiratorie. La sua azione contribuisce alla formazione delle cellule immunitarie, che a loro volta annientano i batteri patogeni, Alcuni studi mostrano come un alto livello di vitamina D possa proteggere da gravi infezioni e da un peggioramento della funzione polmonare. Uno studio americano associa un basso livello di vitamina D ad un rischio maggiore di sviluppare una bronchite cronica. Anche le infezioni delle vie respiratorie si verificano più raramente in caso di assunzione di preparati a base di vitamina D.

Vitamina D: dosaggio e consigli sull’assunzione in caso di bronchite cronica

I frequenti casi di carenza di vitamina D rendono opportuna la sua integrazione per prevenire la comparsa di infezioni in presenza di bronchite cronica. Le dosi consigliate sono comprese tra 1.000 e 4.000 unità internazionali (UI) al giorno.

Tuttavia, spesso il ripristino dei depositi in caso di carenza di vitamina D richiede la somministrazione di quantità superiori (ad esempio di 10.000 UI). Il livello di vitamina D deve pertanto essere determinato da un medico, che può così definire il dosaggio esatto.  

La vitamina D sotto forma di compresse o capsule andrebbe assunta insieme ai pasti poiché è liposolubile.

Determinazione dei livelli di vitamina D in laboratorio

Test ematico della vitamina D
I livelli di vitamina D possono essere determinati con un esame di laboratorio. Immagine: jarun011/iStock/Thinkstock

Per prevenire l’aumento della predisposizione alle infezioni è opportuno verificare i livelli di vitamina D mediante un esame del sangue che rileva il contenuto di calcidiolo (vitamina D 25 (OH)), un suo precursore, nel siero ematico. Un valore inferiore a 20 nanogrammi di calcidiolo per millilitro è insufficiente, mentre i valori ideali sono compresi tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro.

Gli antiossidanti contribuiscono alla prevenzione delle malattie conseguenti

Meccanismo d’azione degli antiossidanti

I radicali liberi sono composti dell’ossigeno che danneggiano le cellule dell’organismo e, se presenti in quantità eccessiva, provocano il cosiddetto stress ossidativo. Gli antiossidanti hanno il compito di catturarli e renderli innocui.

Nella bronchite cronica svolge molto probabilmente un ruolo anche lo stress ossidativo. Gli influssi ambientali dannosi, il fumo di sigaretta così come i frequenti processi infiammatori comportano il consumo degli antiossidanti e, di conseguenza, all’interno dell’organismo i composti nocivi per le cellule sono più numerosi delle sostanze protettive. In questo caso la bronchite cronica può evolversi in una broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).

Una serie di studi documenta come le persone affette da BPCO abbiano valori ematici più elevati relativi allo stress ossidativo, come indicato ad esempio dagli alti livelli del suo marcatore: la malondialdeide. I micronutrienti come le vitamine A, C ed E e l’oligoelemento selenio hanno un’azione antiossidante e aiutano a proteggere dallo stress ossidativo:

  • Vitamina A: secondo uno studio, un’elevata assunzione di vitamina A dimezza il rischio di BPCO.
  • Vitamina C: un livello plasmatico di 20 micromoli per litro riduce il rischio di BPCO del 13%.
  • Vitamina E: bassi livelli di vitamina E e C in presenza di BPCO determinano la comparsa più frequente di rumori respiratori, espettorazione e difficoltà respiratorie.
  • Selenio: le persone affette da BPCO presentano livelli di selenio inferiori rispetto a quelle sane.

Gli esiti degli studi sull’assunzione di preparati a base di antiossidanti nella prevenzione di gravi malattie polmonari sono tuttavia discordi e caratterizzati dalle seguenti tendenze:

  • le vitamine isolate a dosi elevate sono inefficaci o addirittura dannose (ad esempio la vitamina E isolata artificialmente, ovvero l’alfa-tocoferolo, o il beta-carotene, precursore della vitamina A). Entrambe le sostanze non sono indicate per alleviare i sintomi della BPCO e soprattutto i fumatori non dovrebbero assumerle a dosaggi elevati.
  • Allo stesso modo, i preparati a base di vitamina C non sono riusciti ad evitare un peggioramento della funzione polmonare. Alcuni casi hanno addirittura indicato un effetto peggiorativo del sovradosaggio di antiossidanti sullo stress ossidativo.

In generale, sulla base dei risultati degli studi attuali, si consiglia l’assunzione di sostanze antiossidanti nella loro forma naturale attraverso l’alimentazione. Altrettanto adatti sono anche i preparati con miscele di antiossidanti a dosi da basse a medie, che in questo modo esercitano un’azione preventiva pur non riuscendo a compensare gli effetti negativi del fumo.

Antiossidanti: dosaggio e consigli sull’assunzione in caso di bronchite cronica

In presenza di bronchite cronica è consigliabile un buon apporto di antiossidanti con miscele dai dosaggi moderati, ad esempio con 800 microgrammi di vitamina A, 120 milligrammi di vitamina C e 50 microgrammi di selenio al giorno. La vitamina E deve essere usata nella sua forma naturale (complesso della vitamina E, 40 milligrammi), che contiene tutti gli otto tocoferoli naturali. I dati sull’assunzione della forma isolata dell’alfa-tocoferolo non sono convincenti.

Le compresse o capsule andrebbero assunte insieme ai pasti perché l’organismo necessita del grasso degli alimenti per poter assorbire in modo ottimale le vitamine A ed E.

Diversi alimenti su un tavolo
Un’alimentazione sana è già in grado di fornire i principali antiossidanti, che dovrebbero essere però integrati con dosi moderate. Immagine: happy_lark/iStock/Getty Images Plus

Consiglio

La vitamina E deve essere rigenerata per sviluppare appieno i propri benefici per l’organismo e a tal fine richiede la presenza della vitamina C.

Per evitare errori di dosaggio, i preparati a base di micronutrienti dovrebbero essere assunti solo dopo aver determinato la propria condizione e l’effettivo fabbisogno di antiossidanti. Gli antiossidanti dovrebbero essere integrati solo per il periodo necessario ad eliminare lo stress ossidativo, dopodiché si consiglia di proseguire con un’alimentazione equilibrata e ricca di vitamine. Qualora il fabbisogno sia maggiore, è possibile garantire un apporto di base con antiossidanti a dosaggio basso o moderato.

Determinazione dello stress ossidativo in laboratorio

Lo stress ossidativo può essere misurato in vari modi:

Il danneggiamento del patrimonio genetico delle cellule (DNA) da parte dei composti dell’ossigeno provoca la formazione del composto 8-idrossi-2’-deossiguanosina. La concentrazione di questo marcatore nell’urina indica l’eventuale presenza di stress ossidativo. Un valore compreso tra 0,4 e 1,4 nanomoli per nanomole di creatinina è considerato normale. La creatinina è un marcatore che indica il livello di escrezione nell’urina.

La malondialdeide è un marcatore che indica l’entità del danno subito dagli acidi grassi insaturi dell’organismo da parte delle molecole di ossigeno. Il livello di malondialdeide può essere determinato nell’urina o nel siero ematico. I valori normali sono compresi tra 0,36 e 1,4 micromoli per litro di sangue o tra 0,2 e 1,45 micromoli per millimole di creatina nell’urina.

Lo stress ossidativo può essere rilevato anche in altri modi, in base al laboratorio di fiducia del medico.

Antiossidanti: prudenza in caso di nefropatie

Chi soffre di insufficienza renale dovrebbe evitare di assumere dosi di vitamina C superiori a 500 milligrammi al giorno perché i reni indeboliti non sono in grado di elaborarle, con possibili conseguenze come la formazione di uroliti o di depositi di ossalato.

Allo stesso modo, questi soggetti dovrebbero rinunciare all’impiego di integratori di micronutrienti con vitamina A a causa dei problemi di degradazione del retinolo. Anche i preparati a base di selenio devono essere assunti in questo caso solo per compensare una carenza accertata e sempre sotto controllo medico.

Gli omega-3 alleviano le infiammazioni

Meccanismo d’azione degli omega-3 in caso di bronchite cronica

L’azione antinfiammatoria degli omega-3 è oggetto di ricerca in relazione a numerose malattie infiammatorie, tra cui patologie polmonari come asma, danni ai polmoni provocati da mucoviscidosi e BPCO. Immagine: Bet_Noire/iStock/Thinkstock

Gli acidi grassi omega-3 (DHA ed EPA) svolgono un’azione antinfiammatoria. L’organismo li impiega per la produzione di sostanze in grado di eliminare attivamente l’infiammazione. Regolano ad esempio la secrezione dei trasmettitori cellulari che attirano le cellule immunitarie verso il focolaio dell’infezione.

L’azione antinfiammatoria degli omega-3 è oggetto di ricerca in relazione a numerose malattie infiammatorie, tra cui patologie polmonari come asma, danni ai polmoni provocati da mucoviscidosi e BPCO.

Acidi grassi omega-3: dosaggio e consigli sull’assunzione in caso di bronchite cronica

Di norma il trattamento di patologie infiammatorie prevede dosi quotidiane di acidi grassi omega-3 comprese tra 25 e 40 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo.

La quantità consigliata a una persona di 60 chili sarebbe pertanto compresa tra 1.200 e 2.400 milligrammi di EPA e DHA al giorno, idealmente assunti insieme ai pasti.

Controllo dei valori di coagulazione in caso di assunzione concomitante di anticoagulanti

Gli acidi grassi omega-3 fluidificano il sangue e per questo possono aumentare il fabbisogno di farmaci anticoagulanti (Marcumar®, Falithrom®). L’assunzione contemporanea di anticoagulanti e integratori di omega-3 deve avvenire sotto stretto monitoraggio dei valori di coagulazione, con l’eventuale aggiustamento della dose dei farmaci.

Per lo stesso motivo le persone con disturbi di coagulazione non dovrebbero fare uso di acidi grassi omega-3.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere di micronutrienti consigliate in caso di bronchite cronica

Vitamine

Vitamina A

800 microgrammi (µg)

Vitamina C

120 milligrammi (mg)

Vitamina D

da 1.000 a 4.000 unità internazionali (UI)

Vitamina E

40 milligrammi

Oligoelementi

Selenio

50 microgrammi

Altre sostanze

N-acetilcisteina

da 600 a 1.200 milligrammi

Acidi grassi omega-3

da 1.400 a 2.400 milligrammi

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami del sangue consigliati in caso di bronchite cronica

Valori normali

Vitamina D
(siero ematico)

da 40 a 60 nanogrammi di calcidiolo per millilitro (ng/ml)

Stress ossidativo

8-idrossi-2’-deossiguanosina

(urina)

da 0,4 a 1,4 nanomoli per nanomole di creatina (nmol/nmol)

Malondialdeide

(siero ematico o urina)

da 0,36 a 1,4 micromoli di malondialdeide per litro di siero ematico (µmol/l)

da 0,2 a 1,45 micromoli di malondialdeide per millimole di creatina nelle urine (µmol/mmol)

Classificazione

Riepilogo

La bronchite cronica è una malattia caratterizzata da un’infiammazione permanente delle mucose delle vie respiratorie, soprattutto dei bronchi. Il sintomo principale è costituito dalla tosse con espettorazione di muco, mentre la causa primaria è il fumo di sigaretta.

La medicina dei micronutrienti impiega vitamine, minerali e altre sostanze per alleviare i sintomi e impedire la progressione della bronchite cronica, con l’insorgenza di malattie conseguenti come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Al gruppo appartengono, ad esempio, l’N-acetilcisteina, che ha un’azione mucolitica, e antiossidanti come le vitamine A, C e E e l’oligoelemento selenio, che proteggono dallo stress ossidativo. La vitamina D supporta le difese immunitarie nelle vie respiratorie, aiutando così a prevenire un aumento della predisposizione alle infezioni. Gli acidi grassi omega-3 inibiscono le infiammazioni.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

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