Aritmie cardiache: la medicina dei micronutrienti può rafforzare il cuore in modo naturale

In che modo minerali e altre sostanze regolano il battito cardiaco e forniscono energia al cuore

Le persone colpite da aritmie cardiache hanno un battito del cuore alterato, ossia il ritmo è troppo veloce, troppo lento o irregolare. Le cause sono molteplici e diverse e spesso le aritmie sono associate ad altre cardiopatie. Spesso questi disturbi sono trattati farmacologicamente, ma anche la medicina dei micronutrienti può migliorare le funzionalità cardiache e supportare in modo efficace le cure tradizionali. Leggete qui quali micronutrienti sono d’aiuto in caso di aritmie cardiache e migliorano l’efficacia dei farmaci.

Stetoscopio e cuore su cardiogramma
I micronutrienti sono importanti per la salute del battito cardiaco: da un lato garantiscono un sufficiente apporto di energie e dall’altro contribuiscono a regolarlo. Immagine: LIgorko/iStock/Getty Images Plus

Cause e sintomi

Che cosa sono le aritmie cardiache?

Normalmente il cuore batte da 60 a 100 volte circa al minuto secondo un ritmo regolare. Se il battito è alterato o irregolare, i medici parlano di aritmia, che può indicare sia un battito troppo lento (bradicardia) che troppo accelerato (tachicardia). Spesso i battiti non rispettano un ritmo normale. In questo caso si parla di extrasistole e chi ne soffre sente il cuore "galoppare".

Il tipo di aritmia più frequente è la fibrillazione atriale. Nella fibrillazione atriale le contrazioni muscolari dei ventricoli sono alterate. Il cuore batte spesso troppo velocemente, ma pompa contemporaneamente un volume di sangue troppo ridotto. Aumenta così il rischio di insufficienza cardiaca, a cui può aggiungersi anche la fibrillazione ventricolare, un tipo di aritmia letale che va curata immediatamente. Nelle persone colpite il muscolo cardiaco non è più in grado di contrarsi nel modo corretto.

Le aritmie cardiache non sono necessariamente di natura patologica e spesso si manifestano anche nelle persone sane, ad esempio durante gli stati di eccitazione. Tuttavia, vanno sempre prese sul serio e, quando si verificano, bisogna sottoporsi ad esami medici adeguati.

Cause delle aritmie cardiache

Nelle persone con un battito normale, in una determinata area del cuore (nodo senoatriale) si producono impulsi elettrici che vengono poi inoltrati ai ventricoli. Le aritmie cardiache si manifestano nel momento in cui questo passaggio non avviene correttamente.

Nella maggior parte dei casi, le aritmie cardiache sono associate a una cardiopatia, ad esempio ipertensione, coronaropatia, infarto cardiaco, miocardite o insufficienza cardiaca, o a vizi valvolari. In alcuni casi possono essere dovute anche ad altre patologie, ad esempio malattie polmonari o ipertiroidismo. Il diabete mellito e il sovrappeso sono poi fattori da non sottovalutare.

Anche una carenza o un eccesso di potassio può causare un’aritmia cardiaca. Altre cause possono essere lo stress e disturbi emotivi. Un’aritmia può anche essere dovuta a un consumo elevato di caffè o alcol e all’assunzione di determinati farmaci (come ad esempio gli antidepressivi e gli antiasmatici).

Come si manifesta un’aritmia cardiaca

Donna che si misura le pulsazioni
Pulsazioni irregolari o rapide possono indicare un’aritmia cardiaca. Tra gli altri sintomi di questa patologia ci sono: stanchezza, tachicardia o capogiri. Immagine: mheim3011/iStock/Getty Images Plus

I seguenti disturbi possono essere sintomi di un’aritmia:

  • Stanchezza, spossatezza, sensazione di debolezza
  • Affanno
  • Palpitazioni, tachicardia
  • Battito cardiaco irregolare o veloce
  • Dolori al torace, senso di costrizione al petto
  • Capogiri, perdita di conoscenza
  • Nausea
  • Crampi
  • Confusione

Spesso le aritmie cardiache sono asintomatiche e non vengono rilevate. Si tratta di un problema soprattutto per chi soffre di fibrillazione atriale, perché per queste persone il rischio che si formino coaguli di sangue e, quindi, di ictus è maggiore.

Classificazione

Obiettivi del trattamento

Qual è il trattamento classico delle aritmie cardiache?

Non tutte le aritmie cardiache sono pericolose e necessitano di un intervento terapeutico. Il trattamento mira ad alleviare i disturbi, migliorare le funzionalità cardiache e ridurre il rischio di complicanze, come la formazione di coaguli di sangue. In caso di aritmie cardiache, si prescrivono i seguenti farmaci (antiaritmici):

  • Bloccanti dei canali del sodio come il propafenone (ad esempio Rytmonorm®), la lidocaina (come Asensil®) o il flecainide (come Almarytm®, Flendiva®)
  • Betabloccanti come l’atenololo (ad esempio Atenol®, Tenormin®) o il sotalolo (come Rytmobeta®, Sotalex®)
  • Bloccanti dei canali del potassio come l’amiodarone (ad esempio Amiodar®, Cordarone®) o il dronedarone (Multaq®, che blocca anche i canali del sodio e del calcio)
  • Calcioantagonisti come il verapamil (ad esempio Isoptin®)

Ad alcuni pazienti sono prescritti anche degli anticoagulanti, tra cui gli antagonisti della vitamina K warfarin e fenprocumone (ad esempio Coumadin®) e i cosiddetti nuovi anticoagulanti orali come il dabigatran (Pradaxa®), il rivaroxaban (Xarelto®) o l’apixaban (Eliquis®).

Di solito gli antiaritmici e gli anticoagulanti sono venduti sotto forma di compresse o soluzioni per iniezione.

In caso di fibrillazione atriale o ventricolare, il cuore viene prima stimolato con una scossa elettrica per ristabilire il ritmo cardiaco corretto e poi il battito viene regolato con i farmaci. Se i pazienti non rispondono in modo sufficiente ai farmaci, è possibile ricorrere a interventi chirurgici che prevedono ad esempio l’impianto di un pacemaker o l’ablazione del tessuto cardiaco che produce gli impulsi patologici.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

La medicina dei micronutrienti è un efficace complemento alla cura tradizionale delle aritmie cardiache. Determinati micronutrienti, in particolare i minerali, contribuiscono alla regolazione del battito cardiaco. Inoltre, il cuore necessita di determinati micronutrienti che garantiscano un apporto ottimale di energia, fondamentale per il suo corretto funzionamento. Nel caso del cuore, in particolare, l’energia necessaria è molto elevata. I micronutrienti utilizzati sono:

  • Il magnesio, che contribuisce a trasmettere i segnali elettrici al cuore.
  • Il potassio, che garantisce un battito regolare.
  • Il coenzima Q10, che supporta il metabolismo energetico delle cellule del muscolo cardiaco e ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.
  • L’L-carnitina, che contribuisce alla produzione di energia all’interno del muscolo cardiaco.
  • Gli acidi grassi omega-3, che potrebbero alleviare determinate aritmie cardiache.

I micronutrienti supportano anche l’efficacia di alcuni farmaci e riducono alcuni effetti collaterali.

Classificazione

Trattamento con i micronutrienti

Il magnesio favorisce il corretto funzionamento del cuore

Meccanismo d’azione del magnesio

Molte persone che soffrono di cardiopatie presentano anche una carenza di magnesio. Il magnesio è un minerale indispensabile per un battito regolare. Il battito è infatti prodotto da segnali elettrici che causano una contrazione ritmica del muscolo cardiaco. A loro volta i segnali elettrici si formano nel nodo senoatriale, il pacemaker del cuore.

Insieme ad altri minerali (gli elettroliti), il magnesio garantisce che i segnali provenienti dal nodo senoatriale siano trasmessi in modo uniforme a tutto il muscolo cardiaco. Se il livello di magnesio è troppo basso, l’eccitabilità elettrica delle cellule cardiache potrebbe aumentare a tal punto da causare aritmie.

Da tempo il magnesio viene usato per prevenire o alleviare queste patologie. Uno studio osservazionale condotto di recente ha confermato i benefici del magnesio in caso di aritmie cardiache. I pazienti trattati con il magnesio soffrivano in misura sensibilmente minore di aritmie rispetto a quelli cui non veniva somministrato. Tuttavia, se il battito era troppo rallentato, il magnesio risultava inefficace.

Due studi osservazionali meno recenti erano già arrivati a risultati simili. Il magnesio è una buona soluzione per aiutare a regolare il ritmo cardiaco. Ora sono necessari altri studi volti unicamente a determinare con certezza quale siano la dose e la durata della somministrazione universalmente valide. Inoltre, deve esserne valutata anche l’efficacia a livello preventivo.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del magnesio

Gli esperti in micronutrienti consigliano, in caso di aritmie cardiache, di intervenire a sostegno del battito cardiaco con 300 milligrammi di magnesio al giorno. In caso di aritmia accompagnata da una grave carenza di magnesio, è possibile anche aumentare la dose, ad esempio arrivando a 1.000 milligrammi al giorno, ma sempre dopo aver consultato il medico. Occorre sentire il parere del medico anche se si assume una dose superiore a 250 milligrammi al giorno per lunghi periodi di tempo.

Si consiglia di assumere il magnesio preferibilmente insieme ai pasti, poiché le proteine e la vitamina D ne favoriscono l’assorbimento a livello intestinale. Inoltre, dosi elevate a stomaco vuoto possono causare disturbi gastrointestinali.

Alimenti ricchi di magnesio
Il magnesio è contenuto ad esempio in banane, avocado e noci. Immagine: bit245/iStock/Getty Images Plus

Determinazione dei livelli di magnesio in laboratorio

In caso di aritmie cardiache si consiglia di consultare il proprio medico, che controllerà i livelli di magnesio, soprattutto se si assume ogni giorno una dose superiore a 250 milligrammi.

Il magnesio andrebbe misurato nel sangue intero, dove la sua presenza è più determinante rispetto al siero essendo contenuto principalmente nei globuli rossi. Il valore normale nel sangue intero è compreso tra 1,38 e 1,50 millimoli per litro, mentre nel siero è lievemente inferiore: da 0,8 a 1,1 millimoli per litro.

Magnesio: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie renali croniche

Il magnesio può ridurre l’effetto di alcuni farmaci perché li lega e li rende inefficaci. Tali farmaci includono gli antibiotici, in particolare gli inibitori della DNA girasi e le tetracicline, e i farmaci per l’osteoporosi (bifosfonati). Il magnesio e questi farmaci andrebbero assunti insieme solo rispettando un intervallo temporale di almeno due ore:

  • Inibitori della DNA girasi come la ciprofloxacina (ad esempio Basemar®, Cetraflux®), l’enoxacina o la levofloxacina (ad esempio Agilev®)
  • Tetracicline come la tetraciclina (Ambramicina®) e la doxiciclina (ad esempio Bassado®, Doxynor®)
  • Bifosfonati come l’acido alendronico (Andronat®, Alenic®), l’acido clodronico (ad esempio Clasteon®) e l’acido etidronico (ad esempio Didronel®)

Chi soffre di malattie renali croniche non dovrebbe assumere magnesio in aggiunta ad altri integratori minerali perché i reni indeboliti non sono in grado di eliminare correttamente il magnesio in eccesso, che si accumulerebbe quindi nel sangue.

Chi soffre di aritmie cardiache deve evitare carenze di potassio

Meccanismo d’azione del potassio

Esame del sangue per il potassio
Le aritmie cardiache possono essere un segno di carenza di potassio. Pertanto, occorre sempre tenerne sotto controllo i livelli nel sangue. Immagine: jarun011/iStock /Getty Images Plus

La carenza di potassio è un disturbo dell’equilibrio minerale relativamente frequente, che può manifestarsi ad esempio in chi soffre di aritmie cardiache. Come il magnesio, anche il potassio ha un ruolo chiave nel trasferimento degli impulsi elettrici nel muscolo cardiaco.

I risultati di uno studio osservazionale indicano che il potassio può essere efficace per ridurre la pressione alta e, quindi, anche il rischio di ictus. Al contrario, i suoi benefici in caso di aritmie cardiache non sono ancora stati oggetto di studi scientifici. Tuttavia, considerati i suoi effetti positivi su altre patologie, varrebbe la pena provare ad assumerlo anche in questi casi.

Il potassio, inoltre, è un minerale fondamentale per il battito cardiaco. Il suo livello ematico andrebbe sempre controllato, perché un’eventuale carenza può portare all’aritmia. In base alle conoscenze attuali si sconsiglia di assumere potassio senza aver prima consultato il medico e si raccomanda di sottoporsi a esami del sangue, anche perché, se assunto in eccesso, il potassio può causare aritmie cardiache.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del potassio

Chi soffre di aritmie cardiache deve consultare il proprio medico, che verificherà i livelli ematici del potassio e deciderà qual è la dose più adatta. Spesso una carenza di potassio può essere compensata già con una dieta ricca di potassio (che comprende ad esempio banane, frutta secca, patate). Se il medico consiglia un integratore di potassio, la dose consigliata per chi ha una carenza e soffre di aritmie cardiache è compresa tra 1.500 e 3.000 milligrammi al giorno.

Gli integratori di potassio andrebbero assunti in più dosi nel corso della giornata, senza mai superare i 500 milligrammi per singola assunzione, in modo che l’organismo possa assorbirli meglio. Si consiglia di assumere il potassio insieme ai pasti perché così risulta più tollerabile a livello gastrico.

Determinazione dei livelli di potassio in laboratorio

Chi soffre di aritmie cardiache e assume un integratore di potassio dovrebbe sempre sottoporsi a controlli regolari del livello ematico. Di solito il medico misura il livello del potassio nel sangue, con valori normali compresi tra 3,6 e 4,8 millimoli per litro di siero.

Potassio: da considerare in caso di assunzione di farmaci e insufficienza renale

Si sconsiglia di assumere integratori di potassio a chi prende già farmaci antipertensivi, diuretici risparmiatori di potassio e farmaci per il cuore (glicosidi cardioattivi):

  • Gli antipertensivi come gli ACE-inibitori con principi attivi quali ramipril (ad esempio RamiLich®) e lisinopril (ad esempio Lisicor®) possono ridurre l’eliminazione del potassio da parte dei reni e, in concomitanza con l’assunzione di potassio, portare a un sovradosaggio (iperkaliemia). Lo stesso vale per i bloccanti dei recettori dell’AT1 contenenti i principi attivi amlodipina (ad esempio Norvasc®) e candesartan (ad esempio Ratacand® o Blopress®).
  • I diuretici risparmiatori di potassio bloccano l’eliminazione del potassio attraverso i reni. Pertanto, un’assunzione extra può portare a un sovradosaggio. Tra questi diuretici si annoverano i principi attivi spironolattone (Aldactone®, Spiroloang®) e eplerenone (Inspra®).
  • Il potassio interferisce con l’efficacia dei farmaci per il cuore (glicosidi cardioattivi) come la digitossina o la digossina (Eudigox®, Lanoxin®), utilizzati anche in caso di fibrillazione atriale.

I pazienti che soffrono di insufficienza renale dovrebbero prendere gli integratori di potassio solo dopo aver consultato il proprio medico, perché i reni danneggiati o troppo deboli filtrano una quantità inferiore di potassio che, se introdotto nell’organismo anche tramite integratori, può raggiungere livelli troppo elevati. A seconda del grado di gravità dell’insufficienza renale, non si dovrebbe superare un apporto giornaliero di potassio compreso tra 1.500 e 2.000 milligrammi. Le persone con ridotta attività renale devono controllare regolarmente il livello di potassio nel sangue.

Il coenzima Q10 fornisce al muscolo cardiaco la giusta quantità di energia

Meccanismo d’azione del coenzima Q10

Il coenzima Q10 è fondamentale per la produzione di energia all’interno dei mitocondri. Un buon apporto di energia è a sua volta decisivo per il corretto funzionamento del cuore. Il coenzima Q10 protegge inoltre l’organismo dai dannosi radicali liberi e dallo stress ossidativo in quanto è un efficace antiossidante. Lo stress ossidativo e le reazioni infiammatorie sono alcune delle cause delle aritmie cardiache e della fibrillazione atriale. Il corpo è in grado di produrre autonomamente il coenzima Q10, ma con l’avanzare dell’età la sua quantità diminuisce, e si riduce ancora di più in chi soffre di una cardiopatia.

Un primo studio ha mostrato come il coenzima Q10 potrebbe ridurre la comparsa della fibrillazione atriale. I soggetti in studio erano pazienti con insufficienza cardiaca che assumevano sia i farmaci tradizionali che il coenzima Q10. Si presume che l’effetto sia dovuto anche a una riduzione dello stress ossidativo.

Altri studi clinici confermano gli effetti positivi del coenzima Q10. Ad esempio, i pazienti con insufficienza cardiaca morivano più raramente per le conseguenze della patologia e dovevano essere ospedalizzati con minor frequenza. Anche i pazienti sopravvissuti a un infarto soffrivano meno di aritmie cardiache e angina pectoris grazie al coenzima Q10. L’angina pectoris si manifesta sotto forma di dolore acuto all’interno dello sterno e preannuncia solitamente un infarto. Inoltre, il coenzima Q10 migliorava anche le funzionalità cardiache.

Grazie ai suoi effetti benefici sul cuore, chi soffre di aritmie cardiache dovrebbe provare ad assumerlo, in particolare se il suo cuore è danneggiato.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del coenzima Q10

Gli esperti di micronutrienti consigliano da 100 a 300 milligrammi di coenzima Q10 al giorno come terapia di supporto per le aritmie cardiache. Sono le stesse dosi utilizzate negli studi condotti su pazienti con infarto e insufficienza cardiaca.

Si consiglia di assumerlo insieme ai pasti, perché i grassi contenuti negli alimenti ne migliorano l’assorbimento a livello intestinale.

Immagine del cuore e del coenzima
Il coenzima Q10 è prodotto dall’organismo e viene accumulato ad esempio nel cuore, ma col tempo il suo contenuto diminuisce. All’età di 40 anni, il cuore contiene circa il 30% in meno di coenzima Q10 rispetto ai 20 anni. Immagine: AlfaOlga/iStock/Thinkstock

Determinazione dei livelli di coenzima Q10 in laboratorio

Il coenzima Q10 può essere misurato nel sangue. Tuttavia, la significatività di questo test è piuttosto bassa, poiché l’organismo compensa rapidamente le variazioni dei livelli ematici rilasciando il coenzima Q10 dai suoi depositi. In alcuni studi è stato però osservato che, affinché il coenzima Q10 risulti efficace, i valori ideali nel siero dovrebbero superare i 2,25 milligrammi per decilitro.

Coenzima Q10: da considerare in caso di assunzione di anticoagulanti

Già a dosi minime, comprese tra 30 e 100 milligrammi, il coenzima Q10 può ridurre l’efficacia di alcuni anticoagulanti, tra cui i cosiddetti cumarinici (antagonisti della vitamina K) contenenti i principi attivi warfarin (Coumadin®) e fenprocumone. Chi li assume dovrebbe quindi consultare il medico.

L’L-carnitina protegge il cuore dallo stress ossidativo

Meccanismo d’azione dell’L-carnitina

L’L-carnitina è indispensabile per bruciare gli acidi grassi e, quindi, produrre energia per le cellule. Inoltre, contribuisce a disintossicare le centrali dove viene prodotta l’energia, riducendo così lo stress ossidativo che può danneggiare il tessuto cardiaco.

Finora non sono stati condotti studi scientifici sull’efficacia dell’L-carnitina in pazienti che soffrono di aritmie cardiache. I risultati degli studi disponibili mostrano che l’L-carnitina agisce positivamente su alcune cardiopatie che possono comportare aritmie cardiache. Anche una meta-analisi e alcuni studi clinici condotti su pazienti colpiti da infarto acuto hanno mostrato che l’L-carnitina potrebbe ridurre il rischio di aritmie cardiache conseguenti all’infarto.

Sono state riscontrate osservazioni simili anche in uno studio preliminare su pazienti che avevano dovuto sottoporsi a intervento di bypass cardiaco. Chi aveva assunto precedentemente L-carnitina correva un rischio minore di aritmie cardiache post-operatorie rispetto a chi non l’aveva ricevuta.

In generale, dall’analisi dei dati si può concludere che l’L-carnitina può fornire un supporto efficace nel ridurre il rischio di aritmie cardiache in presenza di diverse cardiopatie. Sono ora necessari ulteriori studi volti a dimostrare se l’L-carnitina possa essere utile per tutte le persone con aritmie cardiache. Tuttavia, considerati i risultati promettenti, vale la pena provare.

Dosaggio e consigli sull’assunzione dell’L-carnitina

Formula chimica della carnitina
L’L-carnitina è una sostanza simile alle vitamine che l’organismo è in grado di produrre autonomamente. Gli esperti in micronutrienti consigliano gli integratori di carnitina come terapia di sostegno in caso di cardiopatie. L’L-carnitina è importante per la produzione di energia e il muscolo cardiaco ne ha bisogno in quantità particolarmente elevate. Immagine: Zerbor/iStock/Getty Images Plus

In caso di aritmie cardiache, gli esperti in micronutrienti consigliano da 2.000 a 3.000 milligrammi di L-carnitina al giorno, distribuendo la dose totale nell’arco dell’intera giornata, ad esempio in tre porzioni da 1.000 milligrammi, preferibilmente durante i pasti.

In caso di assunzione prolungata, si consiglia di consultare un medico. Si sospetta infatti che, nel lungo termine, determinati prodotti metabolici dell’L-carnitina, ovvero prodotti che si formano nell’intestino a causa di squilibri della flora intestinale, influiscano negativamente sulla salute del cuore. Per evitare che questo avvenga, non si dovrebbero mai assumere più di 2.000 milligrammi in una singola dose.

L-carnitina: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

In caso di infarto acuto non bisogna interrompere bruscamente l’assunzione di L-carnitina. Esperimenti condotti sui ratti hanno mostrano come questo arresto improvviso peggiori le funzionalità cardiache e possa favorire le aritmie. Bisogna avvisare il medico curante che si sta assumendo L-carnitina.

Chi soffre di insufficienza renale cronica dovrebbe discutere con il proprio medico l’eventuale assunzione di preparati a base di dosi elevate di L-carnitina (oltre 1.000 milligrammi). Sebbene questi pazienti presentino spesso una carenza di L-carnitina, la sua assunzione a lungo termine da parte di pazienti nefropatici non è supportata da studi sufficienti.

Si sconsiglia di assumere l’L-carnitina anche in caso di tumori con metabolismo dei grassi iperattivo, come nel caso di tumore alla prostata o alla vescica. In generale, i malati di tumore, compresi quelli affetti da tumore all’intestino, dovrebbero sempre consultare prima il proprio medico. 

L’L-carnitina può migliorare la glicemia nei diabetici, ma, se assunta contemporaneamente a farmaci ipoglicemizzanti, aumenta il rischio di ipoglicemia. Tra i farmaci interessati figurano la metformina (Metforal®, Metfonorm® e Glucophage®) e le sulfoniluree (Euglucon®, Bi-Euglucon® o Maninil®). Si consiglia di controllare scrupolosamente l’indice glicemico e di consultare il proprio medico.

In casi molto rari l’L-carnitina può rafforzare l’effetto degli anticoagulanti di tipo cumarinico (antagonisti della vitamina K), tra cui l’etil biscoumacetato (Tromexan®), il fenprocumone e il warfarin (Coumadin®). L’assunzione di L-carnitina dovrebbe avvenire dopo un consulto con il medico.

Gli acidi grassi omega-3 potrebbero stabilizzare i muscoli cardiaci

Meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3

Non è ancora del tutto chiaro in che modo gli omega-3 supportino le funzionalità cardiache. Probabilmente stabilizzando le cellule del cuore. Inoltre, potrebbero influire sulla distribuzione di determinati minerali (gli elettroliti), fondamentali per la contrazione ritmica delle cellule cardiache. Si presume che anche le loro proprietà antinfiammatorie e anticoagulanti contribuiscano a proteggere il muscolo cardiaco.

Quello che già si sa a livello scientifico è che un’alimentazione ricca di omega-3 favorisce la salute del cuore. Tuttavia, la quantità cambia a seconda delle varie malattie cardiocircolatorie e alle unità di misura adottate. Ecco perché meta-analisi, studi clinici e studi preliminari condotti sui benefici degli integratori di omega-3 sulla salute del cuore, in particolare sulle aritmie cardiache, forniscono risultati contraddittori.

Attualmente gli scienziati presumono che gli omega-3 possano avere effetti sia positivi che negativi sul ritmo cardiaco e che gli effetti dominanti dipendano sostanzialmente dalla cardiopatia in corso. Nei pazienti con un problema circolatorio a parti del muscolo cardiaco (ischemia miocardica acuta), gli omega-3 aumentano il rischio di aritmie cardiache. Ciò è stato riscontrato anche nei pazienti con angina pectoris. Dopo un infarto miocardico, un elevato consumo di pesce o di acidi grassi omega-3, invece, agisce positivamente sul ritmo cardiaco. Se non si superano i 1.000 milligrammi al giorno, non ci dovrebbero essere effetti negativi sul ritmo cardiaco, ma il consiglio resta sempre quello di sottoporsi regolarmente a controlli medici.

Non è ancora chiaro quale sia la dose generalmente accettabile né quale sia il rapporto ottimale dei due principali acidi grassi omega-3: l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA). Si presume però che l’EPA abbia migliori effetti sul cuore.

Dosaggio e consigli sull’assunzione degli acidi grassi omega-3

In caso di aritmie cardiache, gli esperti in micronutrienti consigliano 1.000 milligrammi di omega-3 al giorno.Gli integratori di omega-3 dovrebbero contenere una percentuale maggiore di acido eicosapentaenoico (EPA), idealmente 500 milligrammi di EPA su 1.000 milligrammi. L’EPA è presente ad esempio nell’olio di pesce.

Tuttavia, gli omega-3 non sono adatti per tutti i cardiopatici. La dose ottimale in caso di aritmie cardiache dovrebbe essere sempre determinata dal medico. L’indice omega-3 indica se l’organismo dispone di una quantità sufficiente di acidi grassi omega-3.

Il parere degli esperti

Per far aumentare dell’1 percento l’indice omega-3 in un mese, si applica la seguente regola generale: 16 grammi (g) di omega-3 (EPA e DHA) in un mese, corrispondenti a circa 500 milligrammi (mg) di EPA e DHA al giorno, aumentano dell’1 percento l’indice omega-3.

Gli integratori di omega-3 vanno assunti durante un pasto ricco di grassi per facilitarne il passaggio dall’intestino al sangue.

Determinazione dei livelli di acidi grassi omega-3 in laboratorio

In caso di cardiopatie, si consiglia di calcolare l’indice omega-3 mediante la misurazione della percentuale di EPA e DHA negli eritrociti, ovvero nei globuli rossi. L’indice omega-3 è espresso in percentuale e dovrebbe essere superiore a 8, ad indicare che 8 acidi grassi su 100 presenti nei globuli rossi sono acidi grassi omega-3 di alta qualità.

Acidi grassi omega-3: da considerare in caso di malattie, assunzione di farmaci e prima di interventi chirurgici

In caso di malattie epatiche, pancreatite e colecistite acute si dovrebbero evitare gli acidi grassi omega-3.

Poiché gli omega-3 hanno proprietà anticoagulanti, se assunti in dosi superiori a 1.000 milligrammi possono potenziare l’effetto degli anticoagulanti. Prima dell’assunzione si consiglia dunque di consultare il proprio medico. Tra gli anticoagulanti interessati figurano i derivati cumarinici come il fenprocumone o il warfarin (Coumadin®), l’acido acetilsalicilico (ASA, Aspirina®), l’eparina (Clexane®) e i nuovi anticoagulanti orali come l’apixaban (Eliquis®), il dabigatran (Pradaxa®), l’edoxaban (Lixiana®) e il rivaroxaban (Xarelto®). Anche chi soffre di coagulopatie dovrebbe consultare il medico, che deciderà in merito all’assunzione di omega-3.

Lo stesso vale per chi deve sottoporsi a un intervento chirurgico. Anche in questo caso il medico potrà decidere se ridurre la dose o interrompere l’assunzione.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate in caso di aritmie cardiache

 

Minerali

Magnesio

300 milligrammi (mg)

Potassio

previo consulto medico

  
 

Altro

Coenzima Q10

da 100 a 300 milligrammi

L-carnitina

da 2.000 a 3.000 milligrammi

Acidi grassi omega-3

fino a 1.000 milligrammi (di cui 500 milligrammi di EPA)

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami di laboratorio consigliati in caso di aritmie cardiache

 

Valori normali

Magnesio (sangue intero)

da 1,38 a 1,50 millimoli per litro (mmol/l)

Potassio (siero)

da 3,6 a 4,8 millimoli per litro

Coenzima Q10

oltre 2,25 milligrammi per decilitro (mg/dl)

Indice omega-3

superiore all’8 percento (%)

Compresse contro l’aritmia cardiaca
Determinati micronutrienti possono essere di supporto ai farmaci cardiaci e si presume che consentano anche di ridurre la dose di medicinali assunta dai malati. Immagine: Oleg Elkov/iStock/Getty Images Plus
Classificazione

Sostegno ai farmaci tramite i micronutrienti

L’L-carnitina potrebbe supportare l’efficacia dei bloccanti dei canali del sodio

Tra i bloccanti dei canali del sodio prescritti dai medici in caso di aritmie cardiache figura, tra gli altri, il propafenone (ad esempio Rytmonorm®). Due studi preliminari indicano che l’L-carnitina potenzia sensibilmente l’efficacia del propafenone e, quindi, può contribuire a migliorare le aritmie cardiache. In entrambi gli studi i pazienti hanno ricevuto, oltre alla terapia farmacologica, 6.000 milligrammi di L-carnitina al giorno.

In caso di aritmie cardiache, gli esperti in micronutrienti consigliano in generale da 2.000 a 3.000 milligrammi di L-carnitina al giorno.

Gli antiossidanti potrebbero indebolire gli effetti collaterali dell’amiodarone, un principio attivo (contenuto ad esempio in Amiodar®, Cordarone®) che può causare danni agli organi, come nervi, polmoni, fegato, tiroide e muscolo cardiaco. Sebbene la causa di tali danni non sia ancora del tutto chiara, un ruolo importante potrebbe essere attribuito a una maggiore produzione di radicali liberi e a danni causati ai mitocondri.

I primi risultati degli esperimenti condotti sugli animali mostrano che antiossidanti come le vitamine C ed E potrebbero proteggere gli organi dai danni cellulari causati dall’amiodarone. Gli esperti in micronutrienti consigliano di assumere quantità sufficienti di antiossidanti durante un trattamento a base di amiodarone, ad esempio:

  • da 50 a 100 milligrammi di coenzima Q10
  • da 200 a 500 milligrammi di vitamina C
  • da 20 a 30 milligrammi di vitamina E
  • da 50 a 100 microgrammi di selenio

Il coenzima Q10, il magnesio e la vitamina C supportano l’effetto dei betabloccanti

È stato provato che alcuni micronutrienti possono migliorare l’efficacia dei betabloccanti (ad esempio Concor®, Sotalolo Teva®):

Coenzima Q10

In uno studio clinico condotto su pazienti con insufficienza cardiaca, i soggetti che avevano ricevuto 300 milligrammi di coenzima Q10 al giorno riportavano un miglioramento dei sintomi più sensibile rispetto ai soggetti che avevano ricevuto solo betabloccanti. Gli stessi risultati sono stati confermati da una meta-analisi di più studi. Gli esperti in micronutrienti raccomandano da 100 a 300 milligrammi di coenzima al giorno.

Magnesio

Uno studio clinico condotto su un numero ridotto di soggetti ha mostrato come il magnesio potrebbe favorire l’effetto antipertensivo dei betabloccanti. Anche i pazienti che hanno subito un bypass potrebbero trarne vantaggio. I soggetti di un primo studio trattati con il betabloccante bisoprololo e magnesio dopo l’intervento soffrivano di fibrillazione atriale molto più raramente di quelli che avevano ricevuto solo il betabloccante. Tuttavia, non tutti gli studi hanno ottenuto tale risultato né per tutti i betabloccanti in modo uniforme. I medici specializzati in micronutrienti consigliano da 400 a 700 milligrammi di magnesio a supporto dei betabloccanti.

Vitamina C

Uno studi preliminare mostra che la vitamina C, in combinazione con un betabloccante, riduce in modo più efficace il rischio di fibrillazione atriale dopo un intervento di bypass rispetto al solo betabloccante. Gli esperti in micronutrienti consigliano quindi 500 milligrammi di vitamina C al giorno come supporto alla terapia.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate in caso di assunzione di farmaci

Bloccanti dei canali del sodio (propafenone)

 

L-carnitina

da 2.000 a 3.000 milligrammi (mg)

  

Amiodarone

 

Coenzima Q10

da 50 a 100 milligrammi

Vitamina C

da 200 a 500 milligrammi

Vitamina E

da 20 a 30 milligrammi

Selenio

da 50 a 100 microgrammi (µg)

  

Betabloccanti

 

Coenzima Q10

da 100 a 300 milligrammi

Magnesio

da 400 a 700 milligrammi

Vitamina C

500 milligrammi

Classificazione

Riepilogo

Si consiglia di integrare il trattamento classico delle aritmie cardiache con la medicina dei micronutrienti, come dimostrato in molte persone che soffrono di cardiopatie. L’apporto di magnesio può compensare una carenza e ridurre il rischio di aritmie. Anche il potassio è consigliato per mantenere un ritmo cardiaco sano: un’eventuale carenza va assolutamente evitata per prevenire il rischio di aritmie cardiache.

Il coenzima Q10 è importante per la produzione di energia nelle cellule e protegge il cuore dagli effetti aggressivi dei radicali liberi. Può inoltre migliorare la funzione cardiaca in pazienti con insufficienza cardiaca o infarto. Anche l’L-carnitina partecipa alla produzione di energia e, in presenza di determinate cardiopatie, potrebbe ridurre il rischio di sviluppare successive aritmie cardiache. Gli acidi grassi omega-3 contribuiscono alla salute del cuore, ma si presume che il loro effetto positivo o negativo dipenda dalla causa delle aritmie.

I micronutrienti possono anche supportare l’effetto dei farmaci: è stato dimostrato che l’L-carnitina migliora l’efficacia del propafenone. Alcuni betabloccanti sembrano essere più efficaci se assunti insieme a coenzima Q10, magnesio o vitamina C. Inoltre, in determinate situazioni, antiossidanti come la vitamina C, la vitamina E, il selenio e il coenzima Q10 possono evitare i danni cellulari causati dall’amiodarone.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

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