L’epilessia è una malattia del sistema nervoso e chi ne soffre tende ad essere colpito da convulsioni (crisi epilettiche). Durante una crisi epilettica, singole parti del corpo sono soggette a convulsioni e il soggetto può persino perdere conoscenza. L’epilessia ha molteplici cause. Scoprite qui come vitamine, minerali e acidi grassi possono aiutare ad evitare le crisi convulsive e a supportare il trattamento farmacologico.
Cause e sintomi
Che cosa si intende con epilessia e quali sono le cause?
L’epilessia è una patologia cronica del sistema nervoso centrale. Chi soffre di epilessia è colpito da convulsioni involontarie, le cosiddette crisi epilettiche. Durante una crisi epilettica, i neuroni inviano improvvisamente al cervello diversi segnali contemporaneamente, provocando una disfunzione cerebrale temporanea. I medici diagnosticano un’epilessia se si verificano almeno due crisi in 24 ore.
Le alterazioni cerebrali che causano l’epilessia durano nel tempo e possono essere di natura genetica o ereditaria. Anche una carenza di ossigeno nel cervello durante la gravidanza o il parto, nonché malformazioni dei vasi cerebrali, possono causare l’epilessia congenita.
Si distinguono diverse forme di epilessia:
- Le crisi convulsive focali hanno inizio in un punto ben definito del cervello, in prossimità di una cicatrice causata da un ictus.
- Le crisi epilettiche generalizzate secondarie, come nel caso delle crisi focali, hanno origine in un’area ben definita, ma da lì si diffondono fino ad interessare tutto il cervello.
- Le crisi epilettiche generalizzate coinvolgono fin dall’inizio l’intero cervello.
Informazioni
Occorre tuttavia distinguere tra epilessia e "crisi occasionali". Circa il dieci percento della popolazione ha sofferto nel corso della sua vita di una crisi di questo genere per via delle seguenti cause: calo glicemico, mancanza di sonno, consumo di alcol e droghe, febbre alta, problemi circolatori a livello cerebrale a seguito di ictus, emorragie cerebrali e infiammazioni cerebrali.
Sintomi e conseguenze dell’epilessia
I sintomi dell’epilessia variano a seconda della potenza e dell’intensità della crisi epilettica. In alcune persone causa solo un leggero tremolio o irrigidimento muscolare, mentre altre perdono conoscenza e le convulsioni causano un forte tremore di tutto il corpo. Possono manifestarsi anche allucinazioni e disturbi della percezione.
Nella maggior parte dei casi una crisi epilettiche dura pochi minuti. Il cosiddetto status epilepticus è il più temuto, perché causa nei soggetti convulsioni che possono durare più di dieci minuti o che si susseguono senza sosta. Si tratta di un’emergenza medica che potrebbe essere mortale. Può essere causato da un danno cerebrale e richiedere quindi l’immediato intervento di un medico.
L’epilessia può ridurre le aspettative di vita dei pazienti colpiti. A seconda della sua gravità, influenza la vita delle persone e può anche risultare invalidante. Solo in casi molto rari le crisi epilettiche persistono per tutta la vita.
Obiettivi del trattamento
Qual è il trattamento classico dell’epilessia?
L’epilessia è incurabile. La terapia prevede l’uso di farmaci antiepilettici che proteggono dalle convulsioni o che pongono fine alle crisi convulsive. Non sono in grado di agire contro l’epilessia in sé, ma sono definiti "anticonvulsivanti" perché alzano la soglia oltre la quale si manifestano queste convulsioni nel cervello.
L’efficacia anticonvulsivante dei farmaci si basa su diversi meccanismi:
- Alcuni principi attivi, come ad esempio la lamotrigina (Lamictal® o Amaless®), la carbamazepina (Tegretol®), la fenitoina (Aurantin®, Dintoina®) o l’acido valproico (Depakin®, Acido valproico Sandoz®), favoriscono il controllo dei segnali nervosi.
- Altri principi attivi potenziano l’effetto dell’acido γ-amminobutirrico (GABA) o ne favoriscono l’eliminazione, così da arrestare la diffusione dell’attività epilettica nel tessuto nervoso. Tra di essi si annoverano ad esempio il clonazepam (Rivotril® o Clonazepam EG®) e il fenobarbitale (Luminale®).
Molti principi attivi hanno più di un effetto.
Informazioni
Non tutte le crisi epilettiche sono trattate a livello farmacologico. Ad esempio, in caso di una crisi occasionale non è sempre consigliato ricorrere ai farmaci, mentre l’epilessia cronica è sempre trattata.
Se i farmaci non risultano efficaci, si possono adottare altre misure:
- Interventi chirurgici: la regione cerebrale dalla quale partono le convulsioni viene asportata chirurgicamente, ma si tratta di un intervento che non può essere eseguito per ogni forma di epilessia.
- Stimolazione: viene stimolato un determinato nervo cerebrale, il nervo vago, responsabile dello scambio di segnali tra il cervello e gli altri organi. Questa procedura prevede l’installazione di un elettrodo nella zona del collo e della nuca che invia al nervo uno stimolo elettrico a intervalli temporali ravvicinati per bloccare le convulsioni.
Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti
La medicina dei micronutrienti mira ad evitare che si manifestino carenze di vitamine e minerali. Spesso nei pazienti epilettici il livello ematico di alcuni micronutrienti è inferiore alla norma. Inoltre, determinate vitamine, minerali e acidi grassi possono contribuire a ridurre la frequenza e la durata delle convulsioni. L’organismo ha bisogno dei micronutrienti per il corretto funzionamento del sistema nervoso.
Si consigliano i seguenti micronutrienti:
- Gli antiossidanti possono ridurre il numero di crisi convulsive.
- La vitamina B6 e l’acido folico possono evitare una carenza e, in questo modo, eliminare una causa dell’epilessia.
- Gli acidi grassi omega-3 arginano i trasmettitori infiammatori e proteggono i nervi.
- La taurina può ridurre la frequenza delle crisi convulsive.
Inoltre, vitamine e antiossidanti possono compensare alcuni effetti collaterali dei farmaci antiepilettici.
Informazioni
Seguire una dieta chetogenica, ovvero regime dietetico che prevede una drastica riduzione dei carboidrati, è molto efficace, soprattutto nei casi di epilessia infantile. Di solito il cervello trae energia dai carboidrati, pertanto, se mancano dalla dieta, l’organismo produce dei sostituti, i cosiddetti corpi chetonici. Una volta trasformati durante il metabolismo energetico, tali corpi stabilizzano l’attività elettrica nella corteccia cerebrale e riducono la frequenza delle crisi convulsive. Tuttavia, si consiglia di seguire questo tipo di dieta solo sotto stretto controllo medico.
Trattamento con i micronutrienti
Gli antiossidanti possono ridurre la frequenza delle crisi convulsive
Meccanismo d’azione degli antiossidanti in caso di epilessia
Le specie reattive dell’ossigeno aggressive, i cosiddetti radicali liberi, possono danneggiare le cellule presenti nel cervello e in tutto l’organismo. Se presenti in eccesso, si dice che si soffre di stress ossidativo. I ricercatori partono dal presupposto che lo stress ossidativo favorisca l’epilessia. Gli antiossidanti come la vitamina E, lo zinco o il selenio possono contrastarlo.
La vitamina E è in grado di ridurre non solo il livello di stress ossidativo a livello cerebrale, ma anche la tendenza alle convulsioni. Studi clinici condotti su un numero ridotto di pazienti hanno mostrato che gli epilettici che assumevano, oltre ai farmaci, anche la vitamina E, erano soggetti a un numero di crisi inferiore rispetto a quelli che non avevano ricevuto integratori a base di vitamina E. Un altro studio clinico di piccole dimensioni non ha però confermato questi risultati, in particolare se la vitamina E veniva assunta per periodi di tempo più lunghi.
Lo zinco non solo ha proprietà antiossidanti, ma è anche importante per garantire l’equilibrio tra stimoli eccitatori e inibitori a livello cerebrale. Uno studio clinico condotto su bambini che soffrivano di epilessia difficilmente curabile ha mostrato come lo zinco riducesse la frequenza delle crisi in quasi un terzo dei soggetti. Tuttavia, il rapporto rischi-benefici dello zinco in caso di epilessia non è ancora totalmente chiaro ed esistono anche evidenze che mostrano come dosi elevate di zinco potrebbero addirittura avere un effetto negativo.
Anche il selenio contribuisce ad evitare l’insorgenza dello stress ossidativo. Secondo alcuni rapporti, il selenio ha ridotto in alcuni pazienti il numero di crisi epilettiche e i danni neurologici.
I primi risultati ottenuti con l’uso degli antiossidanti in pazienti epilettici sono promettenti, ma è necessario condurre ulteriori studi che ne confermino gli effetti positivi. In caso di epilessia, si dovrebbe comunque sempre evitare lo stress ossidativo, quindi vale la pena tentare anche con gli antiossidanti.
Dosaggio e consigli sull’assunzione di antiossidanti in caso di epilessia
Gli esperti in micronutrienti consigliano, in caso di epilessia, di optare per un integratore che contenga diversi antiossidanti, così da garantire sempre un apporto corretto di ognuno, ad esempio da 10 a 15 milligrammi di zinco, da 50 a 100 microgrammi di selenio e da 20 a 50 milligrammi di vitamina E al giorno.
È possibile anche aumentare la dose di vitamina E (terapia a base di vitamina E), ma sempre consultando prima il medico, che potrà aumentarla fino a 270 milligrammi al giorno. Si consiglia di scegliere integratori di vitamina E che contengano tutti i legami naturalmente presenti, ovvero tocoferoli e tocotrienoli.
Consiglio
Per rigenerarsi, la vitamina E necessita della vitamina C, che deve quindi essere assunta in quantità sufficienti. Il rapporto tra vitamina C e vitamina E dovrebbe essere di circa 3:1 o 2:1.
La vitamina E è assorbita meglio con i grassi, quindi si consiglia di prenderla insieme ai pasti. In questo modo aumenta anche l’assorbimento dello zinco. Anche gli integratori di zinco e selenio sono più tollerabili se assunti insieme al cibo.
Determinazione dello stress ossidativo in laboratorio
Lo stress ossidativo può essere misurato in vari modi. Un metodo, ad esempio, è la determinazione del livello di malondialdeide nell’urina o nel siero ematico.
La malondialdeide è un marcatore che indica l’entità del danno subito dagli acidi grassi insaturi dell’organismo da parte delle molecole di ossigeno aggressive.I valori normali sono compresi tra 0,36 e 1,4 micromoli per litro di sangue o tra 0,2 e 1,45 micromoli per millimole di creatina nell’urina.
Attenzione: lo stress ossidativo può essere misurato in vari modi, quindi fanno fede i valori indicati dal singolo laboratorio.
Antiossidanti: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie
Dosi elevate di vitamina E possono interagire con gli anticoagulanti contenenti i principi attivi fenprocumone o acido acetilsalicilico (Aspirina®, Flectadol®). Pertanto, la loro assunzione va discussa con il proprio medico, che può anche tenere sotto stretto controllo i valori di coagulazione. Chi deve sottoporsi a un intervento chirurgico dovrebbe interrompere l’assunzione di integratori con dosi elevate di vitamina E circa 14 giorni prima dell’operazione, perché aumentano il rischio di emorragia.
I fumatori non dovrebbero superare una dose giornaliera di 50 milligrammi, poiché esposti al pericolo di emorragia cerebrale e a un lieve aumento del rischio di cancro ai polmoni. Finché non si avranno dati certi, i fumatori non dovrebbero assumere dosi elevate di vitamina E sotto forma di alfa-tocoferolo.
Lo zinco può legarsi ai farmaci contro l’osteoporosi (bifosfonati) e a determinati antibiotici, invalidandone l’effetto. Sono interessati ad esempio i principi attivi antibiotici ciprofloxacina (Basemar®, Cetraflux®) e tetraciclina (Ambramicina®, Acromicina®) e l’acido alendronico (Alendros®, Fosamax®), principio attivo contro l’osteoporosi. Pertanto, si consiglia di assumerli ad almeno due ore di distanza.
I reni malati non sono in grado di degradare correttamente il selenio. Per evitarne accumuli in eccesso, i pazienti che soffrono di malattie renali dovrebbero assumere integratori di selenio solo se si sottopongono a controlli regolari del suo livello ematico. Le persone affette da malattie renali dovrebbero inoltre rinunciare completamente all’assunzione di zinco.
Vitamina B6 e acido folico: un aiuto contro carenze e crisi convulsive
Meccanismo d’azione della vitamina B6 e dell’acido folico in caso di epilessia
La vitamina B6 svolge un ruolo fondamentale a livello del sistema nervoso, perché protegge i nervi e contribuisce alla produzione dei neurotrasmettitori. Spesso chi soffre di epilessia presenta un livello di vitamina B6 inferiore alla norma. Uno studio osservazionale ha mostrato che la maggior parte dei pazienti presentava livelli insufficienti di vitamina B6.
In determinate forme di epilessia (epilessia dipendente dalla piridossina), una carenza di vitamina B6 può addirittura scatenare le crisi convulsive. Questa forma può quindi essere trattata assumendo integratori contenenti dosi elevate di vitamina B6. La vitamina B6 a volte sembra efficace per altre forme di epilessia, anche in assenza di carenze. Un primo studio condotto sui bambini ha mostrato come iniezioni di vitamina B6 riducessero la durata e la frequenza delle crisi convulsive. Tuttavia, non tutti gli studi condotti hanno dimostrato l’efficacia della vitamina B6 in pazienti non colpiti da carenza.
Consiglio
Si ipotizza che il magnesio supporti l’efficacia della vitamina B6: entrambi, infatti, partecipano al metabolismo dei neuroni. Si consiglia quindi di optare per integratori combinati che garantiscano il giusto apporto di magnesio (ad esempio contenenti 150 milligrammi di magnesio).
Anche l’acido folico è importante per la salute neurologica. Spesso chi soffre di epilessia ne è carente, e in alcuni casi tale carenza potrebbe addirittura essere una concausa delle crisi convulsive. Poiché anche una dose eccessiva (superiore a 1.000 microgrammi) potrebbe provocare convulsioni, in caso di epilessia l’acido folico dovrebbe essere usato solo in modo da prevenire possibili carenze.
Dosaggio e consigli sull’assunzione di vitamina B6 e acido folico in caso di epilessia
In caso di epilessia si consigliano da 5 a 100 milligrammi di vitamina B6 e da 100 a 800 microgrammi di acido folico al giorno. Dosi superiori di vitamina B6 (oltre 25 milligrammi) dovrebbero essere discusse con il medico.
Attenzione: dosi elevate di vitamina B6 riducono l’efficacia dei farmaci a base di fenobarbitale (Luminal®) e fenitoina (Aurantin®, Dintoina®), quindi la dose giornaliera non dovrebbe superare i 5 milligrammi.
Assunte insieme ai pasti, le vitamine del gruppo B risultano più tollerabili.
Il parere degli esperti
Gli integratori a base di vitamina B6 sono solitamente efficaci per chi soffre di forme di epilessia dipendenti dalla piridossina, anche se per alcuni l’unica forma veramente efficace è il piridossalfosfato (PLP), la forma attiva della vitamina B6.
Determinazione dei livelli di vitamina B6 e acido folico in laboratorio
Chi soffre di epilessia dovrebbe sottoporsi a controlli regolari del livello di vitamina B6 e acido folico. Gli esami di laboratorio consentono di determinare il livello della forma attiva della vitamina B6 (piridossalfosfato), il campanello d’allarme di una possibile carenza. Sono considerati normali valori compresi tra 11,3 e 22,5 microgrammi per litro.
Lo stato dell’acido folico viene invece determinato dal medico misurando la percentuale di folato presente nei globuli rossi (eritrociti). I valori normali sono compresi tra 250 e 400 microgrammi per litro.
Vitamina B6 e acido folico: da considerare in caso di gravidanza, allattamento, malattie e assunzione di farmaci
Le donne incinte o che allattano dovrebbero assumere dosi elevate di vitamina B6 solo in caso di carenza manifesta e previo accordo con il proprio ginecologo.
Si sospetta che gli integratori di vitamina B6 possano avere un impatto negativo su pazienti che si sono sottoposti a impianti di stent e che hanno avuto un infarto cardiaco. In questi casi si deve evitare di assumere dosi elevate di vitamina B6 (da 40 a 50 milligrammi al giorno), vitamina B12 (da 60 a 400 microgrammi al giorno) e acido folico (da 800 a 1.200 microgrammi al giorno).
Dosi di vitamina B6 superiori a 5 milligrammi possono ridurre l’efficacia dei farmaci antiparkinsoniani, tra cui la levodopa (Duodopa®, Madopar®). Pertanto, la dose giornaliera non dovrebbe superare i 5 milligrammi.
L’acido folico può ridurre l’efficacia di determinati antibiotici, come ad esempio quelli contenenti i principi attivi trimetoprim (Bactrim®), proguanil (Malarone®) e pirimetamina (Daraprim®). Esistono anche evidenze che dosi elevate di acido folico potenzino gli effetti collaterali di determinati farmaci antitumorali, tra cui i principi attivi 5-fluorouracile (5-Fluorouracile Teva®, Actikerall®) e capecitabina (Xeloda®). Chi assume questi farmaci dovrebbe concordare con il medico l’eventuale assunzione di integratori di acido folico.
Gli acidi grassi omega-3 bloccano i trasmettitori pro-infiammatori
Gli acidi grassi omega-3 come l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA) svolgono un ruolo decisivo per la salute neurologica. Infatti, contribuiscono, tra le altre cose, alla trasmissione degli stimoli tra i neuroni e hanno proprietà antinfiammatorie. I ricercatori presumono che una sovraproduzione di determinate molecole pro-infiammatorie (citochine) favorisca la propensione alle convulsioni.
Uno studio osservazionale mostra come i bambini epilettici presentino uno squilibrio tra l’apporto di acidi grassi omega-3 e gli omega-6, che favoriscono le infiammazioni. Gli omega-3 e gli omega-6 sono antagonisti, quindi il rapporto corretto è importante. Idealmente dovrebbe essere di 5 a 1, ovvero gli omega-6 dovrebbero essere al massimo cinque volte maggiori degli omega-3. L’acido arachidonico, contenuto ad esempio nel pesce e nelle uova, è l’acido grasso omega-6 che favorisce maggiormente le infezioni.
I pazienti che non rispondono agli antiepilettici, in particolare, possono trarre beneficio dagli acidi grassi omega-3. Uno studio clinico ha evidenziato che, nei pazienti epilettici cui erano stati somministrati EPA e DHA, le crisi convulsive erano meno e di durata inferiore, mentre nel gruppo di confronto che aveva ricevuto un placebo non si era registrato alcun cambiamento. Un altro studio clinico ha mostrato come gli integratori di omega-3 consentissero di ridurre anche il livello di alcuni trasmettitori pro-infiammatori (TNF-alfa e interleuchina 6).
Finora non è risultato chiaro se gli acidi grassi omega-3 siano efficaci in tutti i pazienti, pertanto dovrebbero essere condotti ulteriori studi. Tuttavia, dati i loro effetti positivi sulla salute, vale sempre la pena provare ad assumerli.
Dosaggio e consigli sull’assunzione di acidi grassi omega-3 in caso di epilessia
In caso di epilessia, gli esperti in micronutrienti consigliano una dose giornaliera compresa tra 1.500 e 2.500 milligrammi. Negli studi condotti la dose efficace variava da 300 a 1.000 milligrammi di EPA e da 400 a 2.000 milligrammi di DHA, contenuti soprattutto nell’olio di pesce e di alghe.
Si consiglia di assumere gli omega-3 insieme ai pasti perché sono assorbiti meglio con i grassi contenuti nei cibi.
Consiglio
Occorre anche assicurarsi che gli acidi grassi siano di buona qualità, soprattutto quelli contenuti negli integratori a base di olio di pesce. I preparati di alta qualità vengono sottoposti a diversi processi di purificazione per eliminare sostanze nocive e altri residui indesiderati. Gli omega-3 presenti nel krill o nelle alghe sono invece naturalmente poveri di sostanze nocive.
Determinazione dei livelli di omega-3 in laboratorio
A chi soffre di epilessia si consiglia di sottoporsi a controlli per determinare l’apporto di acidi grassi omega-3, utilizzando l’indice omega-3. Si tratta di un esame di laboratorio che misura la percentuale di EPA e DHA negli eritrociti, ovvero nei globuli rossi. Idealmente l’indice omega-3 dovrebbe essere superiore a 8, ad indicare che su 100 acidi grassi presenti nei globuli rossi, 8 sono preziosi omega-3.
Acidi grassi omega-3: da considerare in caso di assunzione di farmaci, malattie e prima di interventi chirurgici
A partire da 1.000 milligrammi, gli omega-3 possono potenziare l’efficacia dei farmaci anticoagulanti, tra cui i principi attivi warfarin (Coumadin®), acido acetilsalicilico (ASA, Aspirina®) o eparina (Calciparina®). Chi assume anticoagulanti e chi soffre di coagulopatie dovrebbe dunque discutere con il proprio medico dell’opportunità di assumere integratori di omega-3.
Chi soffre di malattie epatiche, pancreatite e colecistite acute dovrebbe evitare gli integratori di omega-3.
In caso di interventi chirurgici, si dovrebbe interrompere l’assunzione di omega-3 oppure ridurne il dosaggio, valutando con il proprio medico cosa è meglio fare.
La taurina può ridurre la frequenza delle crisi convulsive
Meccanismo d’azione della taurina in caso di epilessia
La taurina è importante per lo sviluppo del sistema nervoso centrale e trasmette gli stimoli tra i nervi. Alcune persone che soffrono di epilessia presentano livelli di taurina nel sangue superiori alla norma, mentre a livello cerebrale sono invece inferiori allo standard. Finora non è ancora accertato se la taurina raggiunga anche la corteccia cerebrale e possa supportare il trattamento per l’epilessia. Quello che si sa è che la taurina non è in grado di attraversare la barriera ematoencefalica e che il cervello non è in grado di produrla autonomamente. Studi condotti sugli animali hanno mostrato che la taurina ha proprietà anticonvulsivanti, ma anche proconvulsivanti nei soggetti epilettici.
Studi meno recenti condotti su piccoli gruppi di soggetti avevano mostrato come la taurina riducesse la frequenza delle crisi convulsive in alcuni bambini epilettici, ma non in tutti. Inoltre, gli effetti positivi ottenuti negli studi non duravano a lungo. È necessario condurre ulteriori studi che confermino l’efficacia della taurina in caso di epilessia. Al momento si stanno testando diverse forme di taurina per determinare quali vengono assorbite meglio a livello cerebrale.
Dosaggio e consigli sull’assunzione di taurina in caso di epilessia
In caso di epilessia, è possibile assumere in via sperimentale dosi di taurina comprese tra 100 e 500 milligrammi al giorno, preferibilmente insieme ai pasti e con del liquido, e continuare a bere anche dopo l’assunzione.
Informazioni
In alcuni casi, il consumo elevato di bevande energetiche che contenevano taurina, oltre a caffeina e guaranà, ha portato a crisi convulsive, e non è ancora chiaro a quale di questi ingredienti sia da attribuire la causa scatenante. Chi assume taurina dovrebbe quindi evitare di bere alcol o bevande contenenti caffeina.
Taurina: da considerare in caso di gravidanza, allattamento e malattie
Poiché non si hanno a disposizione dati sull’efficacia della taurina in gravidanza e durante l’allattamento, l’uso di integratori di taurina è sconsigliato.
I diabetici dovrebbero fare attenzione alla taurina perché potrebbe ridurre la glicemia e causare quindi ipoglicemia.
Chi soffre di nefropatie dovrebbe evitare di assumere dosi elevate di taurina poiché i reni malati non sono in grado di eliminarla correttamente, con conseguenti depositi in eccesso con forti oscillazioni.
Dosaggi in breve
Dosi giornaliere consigliate in caso di epilessia | |
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Vitamine | |
Vitamina B6 | da 5 a 100 milligrammi (mg) (per dosi superiori a 25 milligrammi, consultare il medico) |
Vitamina E | da 20 a 50 milligrammi (fino a 270 milligrammi ma solo previo consulto medico) |
Acido folico | da 100 a 800 microgrammi (µg) |
Minerali | |
Zinco | da 10 a 15 milligrammi |
Selenio | da 50 a 100 microgrammi |
Altro | |
Acidi grassi omega-3 | da 1.500 a 2.500 milligrammi |
Taurina | da 100 a 500 milligrammi |
Esami di laboratorio consigliati in breve
Esami di laboratorio consigliati in caso di epilessia | |
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Valori normali | |
Stress ossidativo* Malondialdeide Siero: Urina: |
Da 0,36 a 1,4 micromoli per litro (μmol/l) da 0,2 a 1,45 micromoli per millimole (mmol) Creatinina |
Vitamina B6 (sangue intero) |
da 11,3 a 22,5 microgrammi per litro (µg/l) |
Acido folico (eritrociti) |
da 250 a 400 microgrammi per litro |
Indice omega-3 | superiore all’8 percento (%) |
*Fanno fede i dati di riferimento di ogni laboratorio
Sostegno ai farmaci tramite i micronutrienti
La vitamina D può evitare le lesioni ossee dovute ai farmaci antiepilettici
Gli antiepilettici possono danneggiare l’equilibrio della vitamina D, di cui l’organismo ha bisogno per conservare il calcio all’interno delle ossa. In caso di carenza, le ossa si indeboliscono. Il rischio di fratture ossee e osteoporosi è maggiore in chi assume antiepilettici per lunghi periodi di tempo, come ad esempio la carbamazepina (Tegretol® o Timonil®), la fenitoina (Aurantin®, Dintoina®) o l’acido valproico (Depakin®, Acido valproico Sandoz®).
I primi studi condotti in merito dimostrano che i pazienti epilettici che assumevano integratori di vitamina D, oltre agli antiepilettici, presentavano una densità e una stabilità ossea migliori. Si consiglia quindi di assumere insieme agli antiepilettici 4.000 unità internazionali di vitamina D al giorno.
Informazioni
La dose individuale adatta deve essere determinata sulla base dei valori ematici rilevati in laboratorio. Si consiglia quindi di controllare il livello di vitamina D a intervalli regolari.
I farmaci antiepilettici aumentano il livello di omocisteina
I farmaci antiepilettici contenenti i principi attivi carbamazepina (Tegretol® o Timonil®) o fenitoina (Aurantin®, Dintoina®) possono ridurre l’assorbimento e il metabolismo dell’acido folico e della vitamina B12, pertanto, di conseguenza, molti pazienti che soffrono di epilessia presentano livelli di omocisteina superiori alla norma. L’omocisteina danneggia i vasi e può causare arteriosclerosi. È degradata dalla vitamina B6, la vitamina B12 e l’acido folico, che potrebbero quindi contrastare questi effetti collaterali.
Per proteggere cuore e vasi durante il trattamento antiepilettico è consigliabile assumere ogni giorno 5 milligrammi di vitamina B6, 500 microgrammi di vitamina B12 e da 400 a 800 microgrammi di acido folico.
Gli antiossidanti riducono i danni causati dai radicali liberi dovuti agli antiepilettici
Spesso chi soffre di epilessia presenta livelli di stress ossidativo superiori alla norma dovuti anche ai farmaci antiepilettici. I pazienti epilettici coinvolti in uno studio osservazionale che erano stati trattati con acido valproico (Depakin®, Acido valproico Sandoz®) presentavano ad esempio concentrazioni di vitamina E (alfa-tocoferolo) inferiori alla norma.
Per evitare lo stress ossidativo causato dagli antiepilettici, è consigliabile assumere anche degli antiossidanti, ad esempio 50 milligrammi di vitamina E, da 200 a 500 milligrammi di vitamina C, 15 milligrammi di zinco e da 50 a 100 microgrammi di selenio al giorno.
Dosaggi in breve
Dosi giornaliere consigliate in caso di assunzione di antiepilettici | |
---|---|
Vitamine | |
Vitamina D | 4.000 unità internazionali (UI) |
Vitamina B6 | 5 milligrammi (mg) |
Vitamina B12 | 500 microgrammi (µg) |
Acido folico | da 400 a 800 microgrammi |
Vitamina E | 50 milligrammi (anche 270 milligrammi, previo accordo con il proprio medico) |
Vitamina C | da 200 a 500 milligrammi |
Minerali | |
Zinco | 15 milligrammi |
Selenio | da 50 a 100 milligrammi |
Riepilogo
L’epilessia è una malattia del sistema nervoso centrale (disturbo neurologico) in cui l’attività dei neuroni nel cervello si interrompe causando convulsioni. Durante queste crisi, alcune persone contraggono leggermente i muscoli, mentre in altri casi possono perdere conoscenza e avere convulsioni in tutto il corpo.
La medicina dei micronutrienti ricorre a vitamine, minerali e acidi grassi per compensare eventuali carenze e ridurre la frequenza o la durata delle crisi convulsive. Gli antiossidanti, come la vitamina E, lo zinco e il selenio, proteggono il cervello dallo stress ossidativo. La vitamina B6 e l’acido folico compensano una carenza, che probabilmente è una concausa dell’epilessia. Gli acidi grassi omega-3 arginano i trasmettitori pro-infiammatori, e la taurina potrebbe ridurre il numero delle crisi convulsive.
Vitamine e minerali compensano anche gli effetti indesiderati dei farmaci antiepilettici: la vitamina D può evitare i danni ossei causati dagli antiepilettici, mentre le vitamine del gruppo B riducono il livello di omocisteina aumentato in modo eccessivo dai farmaci. Gli antiepilettici, come l’acido valproico, la carbamazepina o il fenobarbitale, producono stress ossidativo, che a sua volta danneggia le cellule. Gli antiossidanti possono ridurre i danni causati da tale stress.
Indice degli studi e delle fonti
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