La tiroide regola il metabolismo e garantisce il corretto svolgimento di tutte le funzioni dell'organismo. Ipotiroidismo e ipertiroidismo sono le patologie più frequenti che colpiscono la tiroide. Scoprite qui come riconoscere l'ipotiroidismo e come i micronutrienti possono essere d'aiuto nel trattamento.
Cause e sintomi
Cause
Si parla di ipotiroidismo quando la tiroide non produce una sufficiente quantità di ormoni. La tiroxina (T4) è il principale ormone tiroideo.
Si distinguono due forme di ipotiroidismo: quella genetica e quella che si manifesta nel corso della vita. Le cause sono molteplici.
Carenza di micronutrienti: Una delle cause dell'ipotiroidismo genetico è la carenza di iodio della madre durante la gravidanza. Se non curato, l'ipotiroidismo può provocare disturbi dello sviluppo, danni permanenti al sistema nervoso ed eventuali ritardi psichici conseguenti.
La carenza di iodio e/o selenio può causare ipotiroidismo anche in età adulta.
- La carenza di iodio è correlata allo scarso funzionamento della tiroide e nella maggior parte dei casi anche a un suo ingrossamento, che viene definito anche gozzo o struma.
- Si presume che una carenza di selenio favorisca lo sviluppo di un'infiammazione tiroidea.
Hashimoto: Questa forma genetica è dovuta a un'infiammazione della tiroide (tiroidite) causata da una malattia autoimmune, ed è chiamata anche tiroidite di Hashimoto. Si tratta di una patologia cronica in cui il sistema immunitario del paziente attacca il proprio tessuto tiroideo. La causa della sua insorgenza è sconosciuta ma le varie supposizioni al vaglio includono stress, malattie virali, trasmissione ereditaria e fattori ambientali come le tossine.
Disturbi della regolazione: Esistono patologie neurologiche nelle quali la tiroide non viene stimolata dai centri di regolazione del cervello e quindi non rilascia gli ormoni tiroidei:
- questo perché l'ipofisi produce una quantità insufficiente di tireotropina (TSH), ossia l'ormone che normalmente stimola la tiroide.
- L'ipotalamo nel diencefalo rilascia poca tireoliberina (TRH), l'ormone che stimola l'ipofisi e indirettamente anche la tiroide.
Informazioni
In caso di carenza di serotonina, ad esempio nei soggetti depressi, la secrezione dell'ormone tireostimolante TSH nell'ipofisi può essere alterata. Spesso depressione e ipotiroidismo si manifestano insieme.
Farmaci: Diversi farmaci possono causare disordini alla tiroide, ad esempio quelli che inibiscono la formazione degli acidi gastrici, come gli inibitori della pompa protonica, che riducono la produzione dell'ormone TSH necessario alla sintesi degli ormoni tiroidei. Anche un trattamento farmacologico errato dell'ipertiroidismo, ad esempio basato su tireostatici, può portare all'ipotiroidismo.
Sintomi
L'ipotiroidismo determina il rallentamento di tutti i processi metabolici. Le persone che ne sono affette manifestano stanchezza, spossatezza e insufficienza respiratoria, sono apatiche e depresse ed evitano i conflitti. Inoltre soffrono molto il freddo , soprattutto alle mani e ai piedi.
I tratti distintivi dell'ipotiroidismo includono viso e occhi gonfi, colorito pallido, unghie deboli e capelli fragili, con eventuale caduta. Frequente è anche la comparsa di ritenzione idrica, stipsi, colesterolo alto, dolori muscolari e articolari e aumento di peso. Il battito cardiaco è molto lento e la pressione è bassa.
Informazioni
Anche la sterilità può essere un sintomo di ipotiroidismo, perché gli ormoni tiroidei agiscono sulla maturazione degli ovuli e sulla produzione degli spermatozoi. L'ipotiroidismo può quindi avere conseguenze sulla fertilità e rappresentare un problema in uomini e donne che desiderano avere figli.
Obiettivi del trattamento
Come viene curato in modo classico l'ipotiroidismo?
L'obiettivo della terapia classica è compensare la carenza ormonale con compresse che contengono la versione sintetica della levotiroxina (ad esempio Eltroxin®, Eutirox®, Tiche®), identica alla tiroxina prodotta naturalmente dalla tiroide. La maggior parte delle persone colpite deve assumere questi ormoni tutta la vita.
Solitamente il trattamento inizia con dosi ridotte da aumentare progressivamente, soprattutto negli anziani o nei soggetti in cura damolto tempo, con il controllo costante del livello dell'ormone tiroideo nel sangue.
Consiglio
Nei bambini è necessario monitorare regolarmente lo sviluppo della patologia, con test che variano in base all'età. I controlli dovrebbero essere effettuati nei primi due anni di trattamento nonché prima dell'inserimento scolastico.
Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti
I micronutrienti contribuiscono alla salute della tiroide. Particolarmente importanti sono gli oligoelementi iodio, selenio, ferro e zinco, la cui carenza può favorire l'ipotiroidismo.
Da sempre in Europa si riscontra una moderata carenza di iodio, a cui si accompagna un apporto di selenio non sempre sufficiente, a causa del basso contenuto dei due oligoelementi nel terreno locale. Per ovviare al problema si consiglia di assumere quantità extra di iodio e selenio così da prevenire problemi al corretto funzionamento della tiroide.
In caso di ipotiroidismo i medici specializzati in micronutrienti consigliano spesso anche una pulizia dell'intestino, poiché le persone colpite presentano sovente alterazioni della flora intestinale, che può essere riequilibrata con batteri probiotici.
Il trattamento con i micronutrienti
Lo iodio è fondamentale per gli ormoni tiroidei
Meccanismo d'azione dello iodio
Lo iodio è un oligoelemento fondamentale per la sopravvivenza che viene assorbito attraverso l'alimentazione, perché il corpo non è in grado di produrlo autonomamente.
Lo iodio è un componente degli ormoni tiroidei ed è indispensabile per la loro sintesi. In assenza di iodio, la tiroide cerca di compensare questa carenza ingrossandosi e formando il cosiddetto gozzo. Con l'avanzare della malattia la scarsa produzione ormonale porta all'ipotiroidismo. La principale misura precauzionale è quindi assumere quantità sufficienti di iodio.
Informazioni
Una carenza durante la gestazione fa crescere il rischio di aborto e di problemi allo sviluppo del bambino che può subire ritardi nella crescita e soffrire di una deficienza mentale e fisica permanente (cretinismo).
Iodio: Dose e assunzione consigliata
Negli adulti la dose di iodio consigliata è pari a 200 microgrammi. Chi consuma molto pesce di mare o alghe, ad esempio nel sushi, può soddisfare il fabbisogno di iodio con la sola dieta. In caso contrario si può ricorrere ai preparati a base di iodio, che sono sempre un'ottima alternativa, da assumereperò ai pasti perché più tollerabili.
Le donne incinte necessitano di 230-260 microgrammi di iodio al giorno, una quantità che difficilmente può essere raggiunta con la sola alimentazione. Gli integratori di iodio sono un supporto importante. Ecco perché i medici specializzati in micronutrienti consigliano di integrarne da 150 a 200 microgrammi all'alimentazione.
La dose di iodio si può aumentare a seconda della patologia di base, ma sempre consultando prima il proprio medico. Ad esempio, per curare un gozzo già formatosi si consiglia di assumere da 200 a 500 microgrammi, mentre per prevenirlo ne bastano da 100 a 200.
Iodio: possibili esami di laboratorio
Le persone che presentano sintomi di ipertiroidismo dovrebbero controllare il loro livello di iodio , che non viene rilevato nel sangue, bensì nelle urine. Negli adulti la quantità di iodio nelle urine dovrebbe essere compresa tra 100 e 200 microgrammi per litro ed è indicativa di una carenza se scende al di sotto di detti valori.
La stessa carenza può essere rilevata nel sangue, ma analizzando i valori della tiroide, ovvero i valori di triiodotironina (T3) e tiroxina (T4), che in caso di deficit sono troppo bassi, e il valore del TSH che invece aumenta.
Da ricordare in caso di tiroidite di Hashimoto
Un'assunzione eccessiva di iodio, superiore a 200 microgrammi, potrebbe accelerare lo sviluppo dell'ipotiroidismo causato dalla tiroidite di Hashimoto di origine genetica. Chi soffre della tiroidite di Hashimoto dovrebbe comunque soddisfare sempre il normale fabbisogno di iodio pari a 200 microgrammi, ricordandosi di controllarne il livello con regolarità.
Il selenio coadiuva la funzione della tiroide
Azione terapeutica del selenio
Il selenio viene utilizzato per disintossicare l'organismo e per coadiuvare la funzionalità degli ormoni tiroidei. Lla produzione degli ormoni nella tiroide è accompagnata dalla formazione del pericoloso perossido di idrogeno, da cui l'organismo può disintossicarsi con l'aiuto del selenio. Quest'ultimo partecipa anche all'attivazione degli ormoni tiroidei in quanto è un componente strutturale di un enzima che trasforma l'ormone tiroideo T4 nella forma attiva T3. Ecco perché una carenza di selenio può causare ipotiroidismo.
Alcuni studi dimostrano che un calo di selenio nel sangue è associato a un ingrossamento della tiroide e all'ipotiroidismo.
Informazioni
I fumatori, in particolare, necessitano di quantità elevate di selenio per smaltire il gran numero di radicali liberi rilasciati a causa del fumo, che determina un aumento della loro produzione.
Selenio: Dosaggio e consigli per l'assunzione
La dose di selenio dipende dai valori di laboratorio e si basa sulla gravità della carenza. Normalmente si consiglia di assumere da 100 a 200 microgrammi di selenio al giorno, ma occorre stare attenti a non esagerare, ricordando che è presente anche negli alimenti.
La quantità di selenio assorbita dall'organismo può essere ridotta per l'azione di altre sostanze nutritive presenti nel cibo, in particolare dello zinco. Per questo si consiglia di assumerlo circa mezz'ora prima dei pasti, a meno che non sia necessario accompagnarlo agli alimenti per aumentarne la tollerabilità nelle persone con uno stomaco sensibile.
Selenio: Importanti esami del sangue
In caso di carenza di iodio è particolarmente importante controllare i livelli di selenio, perché una sua carenza può aggravare ulteriormente l'ipotiroidismo causato da un deficit di iodio.
Se volete determinare il vostro livello di selenio, potete scegliere se calcolarne la quantità nel sangue intero o nel siero, la parte liquida senza cellule ematiche. I valori ottenuti forniscono indicazioni diverse: il valore del siero corrisponde alla sua quantità attuale, mentre quello del sangue intero indica l'apporto a lungo termine che è anche più preciso, perché i valori oscillano molto meno rispetto a quelli del siero.
In condizioni ottimali i valori del selenio dovrebbero essere compresi tra 100 e 120 microgrammi per litro nel siero e tra 120 e 150 microgrammi per litro nel sangue intero.
Selenio: evitare il sovradosaggio e prestare la massima attenzione in caso di nefropatie
Prima e durante l'assunzione di selenio è sempre consigliabile controllarne il livello nel sangue, perché quantità eccessive possono avere ripercussioni negative sull'organismo.
Si consiglia la massima prudenza anche ai pazienti che soffrono di nefropatie, poiché i loro reni non sono in grado di eliminare totalmente il selenio, che può quindi accumularsi in eccesso nell'organismo. I pazienti affetti da insufficienza renale e che assumono selenio per contrastare l'ipotiroidismo dovrebbero quindi rivolgersi regolarmente al proprio medico per controllarne i livelli nel sangue.
Evitare una carenza di ferro in caso di ipotiroidismo
Meccanismo d'azione del ferro
Una carenza di ferro può influenzare anche il metabolismo dello iodio e degli ormoni tiroidei. Alcuni studi suggeriscono che il ferro determini l'attività di un enzima chiave nella produzione degli ormoni tiroidei e aiuti a conservare lo iodio. Proprio per questo una carenza di ferro può rendere più difficile l'assorbimento dello iodio da parte dell'organismo.
Dosaggio e consigli per l'assunzione
La dose di ferro consigliata dipende dalla gravità della sua carenza. Spesso i medici consigliano di assumere ogni giorno 50 milligrammi o più di ferro. In caso di carenza leggera, tuttavia, anche dosi inferiori, ad esempio da 20 a 40 milligrammi, sono sufficienti per migliorare la situazione.
Ricordate che i preparati a base di ferro sono più tollerabili se assunti ai pasti.
Ferro: Esami di laboratorio
Esistono numerosi metodi per accertare il livello del ferro nel sangue . Il medico può determinare l'emoglobina, la proteina che dà il colore rosso al sangue, che contiene ferro, oppure la ferritina, la proteina di trasporto del ferro, nonché il ferro stesso. I valori dell'emoglobina dovrebbero oscillare tra 12 e 15 grammi per decilitro, mentre quelli della ferritina devono superare i 20 microgrammi per litro.
Lo zinco è un cofattore per la produzione degli ormoni tiroidei
Meccanismo d'azione dello zinco
Lo zinco è il cofattore di tutti gli enzimi, quindi anche di quelli che producono gli ormoni tiroidei. Inoltre, ha un effetto antiossidante e protegge il tessuto della tiroide dai danni provocati dai radicali liberi. Uno studio ha evidenziato ridotti livelli di zinco nel sangue di soggetti con un ingrossamento della tiroide (gozzo). Altri fattori indicano che l'assunzione combinata di zinco e selenio potrebbe promuovere il funzionamento della tiroide in pazienti affetti da ipotiroidismo e che devono quindi assolutamente evitare una carenza di zinco.
Dosaggio e consigli per l'assunzione
In caso di carenza si consiglia di assumere da 15 a 30 milligrammi di zinco al giorno. Una volta compensato il deficit, occorre fare attenzione a consumare quantità sufficienti di alimenti ricchi di zinco, ad esempio carne, pesce e latticini.
Rilevazione del livello di zinco nel sangue
Poiché lo zinco si trova principalmente nei globuli rossi, gli esami dovrebbero essere effettuati sul sangue intero. Livelli inferiori a 4,0 milligrammi per litro sono indicativi di una carenza.
Sintesi degli esami di laboratorio consigliati
Esami consigliati in caso di ipotiroidismo
Valori normali | |
---|---|
Iodio | da 100 a 200 microgrammi per litro (µg/l) (Urin) |
TSH | da 0,4 a 7 milliunità per litro (mU/l) (siero) |
Tiroxina (T4) libera | da 0,8 a 2 nanogrammi per decilitro (ng/dl) (siero) |
Triiodotironina (T3) libera | da 2,0 a 4,2 nanogrammi per millilitro (ng/ml) (siero) |
Selenio | da 100 a 120 µg/l (siero) da 120 a 150 µg/l (sangue intero) |
Emoglobina | oltre 12 grammi per decilitro (g/dl) (donne) oltre 15 g/dl (uomini) |
Ferritina | 20 µg/l (siero) |
Zinco | 4 milligrammi per litro (mg/l) (sangue intero) |
Vitamina D | da 40 a 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml) (siero) |
I micronutrienti a sostegno dei farmaci
Il selenio e la vitamina C migliorano l'efficacia dei farmaci tiroidei
Il selenio ha un effetto positivo non solo sul metabolismo degli ormoni tiroidei, ma anche sui farmaci utilizzati in caso di ipotiroidismo, tra cui la levotiroxina, abbreviata in L-tiroxina (Eutirox®, Euthyrox®, Levotiroxina Teva®), che corrisponde alla tiroxina naturale. Secondo uno studio clinico condotto su 60 partecipanti, il selenio migliora in modo dimostrabile l'efficacia della levotiroxina. Mentre un gruppo ha ricevuto solo la levotiroxina, all'altro è stato somministrato anche il selenio, con la conseguenza di valori ematici di gran lunga migliori. Si consiglia di aggiungere anche la vitamina C, che migliora l'assorbimento della levotiroxina.
In alcune situazioni l'assunzione di selenio e vitamina C consente anche di ridurre la dose del farmaco prescritta. In linea di principio, i soggetti che assumono la levotiroxina dovrebbero tenere sotto controllo i loro livelli di selenio e consultare il medico per valutare una possibile integrazione volta a evitare carenze. Si consigliano da 100 a 200 microgrammi al giorno.
Dosaggi in breve
Dose giornaliera di micronutrienti consigliata a supporto dei farmaci tiroidei
Oligoelementi | |
---|---|
Selenio | da 100 a 200 microgrammi (µg) |
Vitamina C | da 500 a 1000 milligrammi (mg) |
Compensazione di una carenza di vitamina D in caso di ipotiroidismo
Meccanismo d'azione della vitamina D
La vitamina D regola i processi metabolici della tiroide ed è per questo necessaria per la produzione degli ormoni tiroidei e per il loro passaggio nel sangue. In caso di ipotiroidismo i medici specializzati in micronutrienti consigliano di monitorare i valori della vitamina D. I pazienti di uno studio osservazionale affetti da ipotiroidismo presentavano livelli di vitamina D nel sangue inferiori rispetto alle persone sane del gruppo di controllo.
Il corpo ha bisogno della vitamina D anche per il corretto funzionamento del sistema immunitario. Questa vitamina è molto importante per proteggere l'organismo dagli agenti patogeni e al contempo evitare che il sistema immunitario reagisca in modo eccessivo o errato, ad esempio attaccando i propri tessuti, come accade nelle malattie autoimmuni. Questa è la ragione per cui la vitamina D è necessaria in presenza della tiroidite di Hashimoto. I primi studi dimostrano che la vitamina D riduce gli anticorpi contro la tiroide nel sangue.
Anche se a oggi il meccanismo d'azione della vitamina D sulla progressione della malattia e dei disturbi non è ancora stato definitivamente chiarito, chi soffre di ipotiroidismo dovrebbe sempre compensarne un'eventuale carenza.
Vitamina D: Dosaggio e consigli per l'assunzione
La dose di vitamina D deve variare in base al suo livello nel sangue. La regola generale per aumentare in modo lento e costante la quantità di vitamina D prevede la somministrazione regolare di 1.000 unità internazionali al giorno, che aggiunte alla quantità prodotta dall'organismo portano a un incremento di 10 nanogrammi per millilitro. In caso di grave carenza i medici consigliano spesso di assumerne una dose superiore per un determinato periodo di tempo, soprattutto se la carenza deve essere compensata velocemente.
Se non conoscete il vostro livello di vitamina D, consigliamo di assumerne da 1.000 a 2.000 Unità internazionali, preferibilmente ai pasti, perché i grassi contenuti negli alimenti ne migliorano l'assorbimento nell'intestino.
Come rilevare una carenza di vitamina D
Per determinare un'eventuale carenza di vitamina D, il medico effettua un prelievo sanguigno e il laboratorio calcola la quantità di vitamina D attiva (vitamina D 25(OH)) nel siero, che è la parte liquida del sangue. I valori ottimali sono compresi tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro, mentre si parla di carenza se questi sono inferiori a 20 nanogrammi per millilitro.
Vitamina D: cosa ricordare in caso di malattie e assunzione di farmaci
I diuretici tiazidici riducono la capacità di eliminazione del calcio da parte dei reni e di conseguenza la quantità non espulsa rimane nel sangue. Poiché la vitamina D aumenta il livello del calcio, può essere assunta in combinazione con questi farmaci solo controllando regolarmente il livello di calcio per evitare possibili sovradosaggi. Tra i tiazidici figurano ad esempio gli idroclorotiazidi (Disalunil®, Esidrex®).
Chi soffre di malattie renali dovrebbe valutare con il proprio medico l'assunzione di vitamina D. I reni indeboliti infatti non sono in grado di eliminare correttamente il calcio in eccesso dovuto all'assunzione di vitamina D. Pertanto, se prendete questa vitamina, il vostro medico dovrebbe controllare sempre anche il livello di calcio nel sangue.
L'intestino sano aiuta il corretto funzionamento del metabolismo degli ormoni tiroidei
Meccanismo d'azione dei probiotici
Gli ormoni tiroidei non vengono prodotti e attivati solo nella tiroide, ma anche in altri organi, come l'intestino. I batteri intestinali sono responsabili per il 20 percento della trasformazione dell'ormone tiroideo T4 nella forma attiva T3. Avere un intestino sano è quindi importante per fornire all'organismo la quantità necessaria di ormoni tiroidei.
I primi studi osservazionali hanno dimostrato che i soggetti con malattie alla tiroide, come ipertiroidismo o ipotiroidismo causato dalla tiroidite di Hashimoto, possano presentare una flora batterica alterata, con meno bifidobatteri e lattobacilli nell'intestino rispetto ai soggetti sani. Per questo è consigliabile tenere pulito l'intestino con i probiotici, batteri vivi che colonizzano l'intestino e sono in grado di ripristinare una sana flora batterica.
Al momento non sono disponibili studi chiari e completi che dimostrino l'effettiva influenza dei probiotici sugli ormoni tiroidei in pazienti affetti da ipotiroidismo. Tuttavia, poiché hanno pochi effetti collaterali, vale la pena studiarli anche in correlazione con i problemi associati alla tiroide.
Dosaggio e consigli per l'assunzione
Per pulire l'intestino, i medici specializzati in micronutrienti consigliano un preparato che combina diversi batteri, in particolare bifidobatteri e lattobacilli. Per garantire che i batteri arrivino vivi nell'intestino, è necessario assumerne almeno un miliardo (1 x 109 unità formanti colonie), ancora meglio 10 miliardi (10 x 109 unità formanti colonie).
I probiotici vanno assunti durante un pasto leggero o con molta acqua: le compresse o le capsule possono essere deglutite con acqua e i prodotti in polvere sciolti in acqua, latte o yogurt. Per agire in modo ottimale, dovrebbero essere assunti per un periodo di tempo piuttosto lungo. Alla sospensione del trattamento, i batteri scompaiono lentamente dall'intestino.
Dosaggi in breve
Dose giornaliera di micronutrienti consigliata in caso di ipotiroidismo
Vitamine | |
---|---|
Vitamina D | da 1.000 a 2.000 Unità internazionali (o a seconda del valore) |
Oligoelementi | |
---|---|
Iodio | da 100 a 200 microgrammi |
Selenio | da 100 a 200 microgrammi |
Ferro | a seconda del valore determinato in laboratorio, da 20 a 100 milligrammi |
Zinco | da 15 a 30 milligrammi |
Altri | |
---|---|
Probiotici (lattobacilli e bifidobatteri) | 10 miliardi (10 x 109) di unità formanti colonie |
Riepilogo
Iodio e selenio sono fondamentali per il corretto funzionamento della tiroide. Le persone che presentano una carenza di uno di questi elementi hanno maggiori probabilità di contrarre malattie tiroidee. Il deficit di iodio e selenio comporta infatti un calo nella produzione di ormoni e conseguente ipotiroidismo, che rallenta tutti i processi metabolici dell'organismo.
I sintomi dell'ipotiroidismo sono inizialmente aspecifici e includono stanchezza e spossatezza, ma anche caduta dei capelli, aumento di peso e stipsi. L'ipotiroidismo può ridurre la fertilità di uomini e donne, causando problemi a chi desidera avere un figlio.
La medicina dei micronutrienti può aiutare a prevenire malattie tiroidee. Assumere iodio, selenio, ferro e zinco aiuta la tiroide a produrre quantità sufficienti dei suoi ormoni principali: triiodotironina (T3) e tiroxina (T4). Le persone che soffrono di ipotiroidismo presentano spesso una carenza di vitamina D che andrebbe compensata.
Si consiglia inoltre di pulire l'intestino con i batteri probiotici che normalizzano la flora intestinale alterata. Una flora intestinale sana a sua volta svolge un ruolo chiave per il metabolismo degli ormoni tiroidei.
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