La borreliosi è una malattia infettiva di origine batterica che l’organismo è difficilmente in grado di contrastare e che quindi spesso si trasforma in un’infezione permanente, caratterizzata da arrossamenti cutanei, dolori articolari e sintomi nervosi. I micronutrienti proteggono i nervi, stimolano la risposta immunitaria e alleviano l’infiammazione. Leggete qui quali sono i micronutrienti che migliorano le condizioni in caso di borreliosi e quali favoriscono la guarigione.
Cause e sintomi
Che cos’è la borreliosi?
La borreliosi è una malattia infettiva causata da determinati batteri (Borrelia), definita dai medici anche borreliosi di Lyme o malattia di Lyme. Il batterio Borrelia colpisce principalmente la pelle e, più raramente, i nervi e gli altri organi.
La borreliosi viene trasmessa soprattutto dalle zecche, che succhiano il sangue di animali infetti. Si stima che in Europa la percentuale di zecche infette dal batterio Borrelia sia compresa tra il 5 e il 30 percento. Per fortuna la malattia non si trasmette a ogni morso di zecca, ma solo nell’1,5-6 percento dei casi chi è colpito contrae un’infezione, che si trasforma in malattia solo nello 0,3-1,4 percento dei soggetti. Di solito il sistema immunitario è in grado di contrastare e sconfiggere l’agente patogeno, quindi la borreliosi è una malattia relativamente rara.
Come si manifesta la borreliosi?
La pelle intorno al punto in cui è avvenuto il morso della zecca si arrossa e prude. Si tratta di una normale reazione infiammatoria, che solitamente scompare entro pochi giorni. Tuttavia, si dovrebbe tenere sotto controllo l’area della puntura per sei settimane e, se la pelle resta infiammata per un raggio di almeno cinque centimetri oppure se l’arrossamento si espande in cerchi o anelli, è assolutamente necessario rivolgersi a un medico. Questo eritema cutaneo (eritema migrante) è infatti un tipico sintomo dell’inizio della borreliosi.
I batteri si diffondono attraverso il sangue e causano sintomi simili a quelli dell’influenza, come febbre, mal di testa e dolori articolari.
Informazioni
Se si è morsi da una zecca, si dovrebbe estrarre l’insetto il prima possibile, ad esempio utilizzando una tessera apposita. Se si interviene nelle prime 24 ore, la probabilità di diffusione degli agenti patogeni è minima. Occorre fare attenzione anche a non schiacciare il corpo della zecca, poiché il batterio Borrelia vive nello stomaco di questi insetti e, se schiacciati, il rischio di un’infezione aumenta. Più si aspetta a rimuovere la zecca, maggiore sarà il rischio di trasmissione.
Quali complicanze può avere la borreliosi?
In casi rari l’infezione può estendersi e colpire anche nervi e cervello, causando così una neuroborreliosi, caratterizzata da paralisi del viso, incontinenza, disturbi motori o meningite. Possono insorgere anche infiammazioni neurologiche, accompagnate da una sensazione di sordità o prurito doloroso, a cui si aggiungono anche sintomi psichici come le psicosi.
La cosiddetta artrite di Lyme può manifestarsi anche dopo anni dall’infezione se non viene curata. I batteri si diffondono nelle articolazioni e causano rigonfiamenti e dolorose infiammazioni articolari.
Alcune persone morse da una zecca continuano anche per mesi e anni a soffrire di disturbi muscolari o articolari, che possono essere associati a grave stanchezza (borreliosi cronica o sindrome post-Lyme). Poiché questi disturbi compaiono anche in presenza di molte altre patologie, non è possibile provare con certezza che si tratti di sindrome post-Lyme, che di conseguenza non è riconosciuta a livello generale come una vera e propria malattia.
Obiettivi del trattamento
Qual è il trattamento classico della borreliosi?
Il trattamento della borreliosi mira ad eliminare gli agenti patogeni così da evitare ogni genere di complicanza, come la neuroborreliosi o l’artrite di Lyme.
La borreliosi, la neuroborreliosi e l’artrite di Lyme sono curate con gli antibiotici. Tra i primi ad essere prescritti si annoverano l’amoxicillina (ad esempio Amosol®, Amox® o Amoxicillina Aristo®) o la doxiciclina (ad esempio Bassado®, Ligosan® o Miraclin®). Tra gli altri farmaci che il medico può prescrivere in alternativa ci sono la cefuroxima (ad esempio Aprokam®, Cefurax®, Cefuroxima Sandoz®), l’azitromicina (ad esempio Azacid®, Azeptin® o Azitredil®) ed eventualmente la claritromicina (ad esempio Clamodin®, Claritrol® o Klacid®). I farmaci devono essere assunti per un periodo compreso tra 10 e 21 giorni.
Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti
In caso di borreliosi, la medicina dei micronutrienti offre diverse soluzioni che possono aiutare l’organismo durante il processo di guarigione. Da un lato, determinate vitamine e acidi grassi contribuiscono a bloccare l’infiammazione, dall’altro esistono sostanze che sostengono il sistema immunitario e riducono il rischio di sviluppo di malattie autoimmuni. Inoltre, rafforzano la barriera ematoencefalica così da bloccare la possibile insorgenza della neuroborreliosi.
Di seguito sono indicati i micronutrienti importanti per contrastare questa patologia:
- La vitamina D rende impermeabile la barriera ematoencefalica.
- Le vitamine del gruppo B alleviano i sintomi neurologici.
- Il beta-glucano contenuto nei funghi< attiva le difese immunitarie.
- L’L-carnitina fornisce energia al sistema nervoso e a quello immunitario.
- L’acido alfa-lipoico protegge il cervello.
- Gli acidi grassi omega-3 hanno proprietà antinfiammatorie e sono efficaci una volta superata l’infezione.
Trattamento con i micronutrienti
La vitamina D impermeabilizza la barriera ematoencefalica
Meccanismo d’azione della vitamina D
La vitamina D ha un ruolo fondamentale per il sistema immunitario ed è in grado di attivarlo in caso di infezione. Si è scoperto da poco che questa vitamina svolge un ruolo chiave anche a livello cerebrale. I primi studi hanno mostrato ad esempio come la vitamina D renda impermeabile la barriera ematoencefalica, che protegge il cervello consentendo solo a sostanze selezionate di raggiungere questa regione così sensibile. Inoltre, è stato dimostrato che una carenza di vitamina D riduce la resistenza del cervello alle infezioni batteriche.
Finora non sono stati condotti studi a sufficienza per poter determinare l’esatto meccanismo d’azione della vitamina D, ma i primi studi preliminari hanno fornito risultati promettenti. Negli esperimenti condotti sui topi, la vitamina D ha bloccato un’infiammazione articolare causata dal batterio Borrelia. I dolori articolari sono un sintomo tipico dell’artrite di Lyme, che può colpire anche l’essere umano se i batteri colonizzano le articolazioni. Inoltre, si è osservato che un’alimentazione ricca di vitamina D sostiene le difese immunitarie dei topi contro i batteri e contrasta i processi infiammatori all’interno del sistema nervoso centrale.
Ora è necessario condurre nuovi studi sull’uomo per determinare l’esatta efficacia della vitamina D in caso di infezione da Borrelia. In generale, una carenza di vitamina D va sempre compensata in caso di infezione, visto il suo ruolo nel rafforzare il sistema immunitario.
Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina D
La dose di vitamina D consigliata viene stabilita dal medico in base ai suoi livelli ematici. In caso di grave carenza, spesso per un periodo di tempo definito è necessario assumere una dose più elevata per riportare i livelli di vitamina D entro i valori standard.
In caso di borreliosi, chi non conosce il proprio livello ematico di vitamina D può assumerne da 1.000 a 2.000 unità internazionali. La vitamina D andrebbe assunta insieme ai pasti poiché si tratta di una vitamina liposolubile che viene assorbita meglio a livello intestinale se accompagnata dai grassi contenuti negli alimenti.
Determinazione dei livelli di vitamina D in laboratorio
Chi soffre di borreliosi dovrebbe sottoporsi a un controllo del livello di vitamina D. Il laboratorio misura la quantità di vitamina D nel siero, la parte liquida del sangue priva di cellule ematiche, che dovrebbe essere compresa tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro. Si consiglia di controllare il livello di vitamina D almeno due volte all’anno.
Vitamina D: da considerare in caso di assunzione di diuretici e malattie
La vitamina D aumenta il livello di calcio nel sangue perché ne migliora l’assorbimento da parte dell’intestino. Anche i diuretici tiazidici hanno lo stesso effetto perché bloccano l’eliminazione del calcio da parte dei reni. L’assunzione contemporanea di tiazidici e vitamina D deve pertanto essere accompagnata da regolari controlli del livello ematico di calcio. Tra i tiazidici rientrano ad esempio: Diuresix®, Esidrex®, Moduretic®, Ipamix® e Natrilix®.
Spesso i pazienti che soffrono di sarcoidosi presentano livelli di calcio nel sangue superiori alla norma e dovrebbero quindi evitare gli integratori a base di vitamina D. Anche le persone che tendono a sviluppare calcoli renali contenenti calcio dovrebbero fare particolare attenzione, perché soggetti a un rischio di ricaduta maggiore. In questi casi, una carenza di vitamina D andrebbe compensata solo sotto stretto controllo medico.
Chi soffre di insufficienza renale dovrebbe consultare il proprio medico prima di assumere integratori a base di vitamina D, poiché quest’ultima aumenta l’assorbimento del calcio nell’intestino. I reni malati non sono in grado di eliminare correttamente il calcio, che potrebbe così accumularsi e raggiungere livelli eccessivi.
Complesso di vitamine del gruppo B: un aiuto contro i sintomi neurologici
Meccanismo d’azione delle vitamine del gruppo B
Le vitamine del gruppo B sono fondamentali per la salute del sistema nervoso perché partecipano alla formazione dei neuroni e della cosiddetta mielina, un tessuto speciale che avvolge le fibre nervose, proteggendole dai danni. Le vitamine del gruppo B intervengono anche nella rigenerazione dei neuroni danneggiati e nella produzione dei neurotrasmettitori del sistema nervoso, tra cui gli ormoni della felicità.
I risultati ottenuti dai primi esperimenti scientifici hanno dimostrato che le vitamine del gruppo B possono favorire il processo di guarigione dei sintomi neurologici causati dalla borreliosi, quali dolori articolari alla colonna vertebrale e mal di schiena o danni neurologici che si manifestano sotto forma di formicolio e infiammazione, ad esempio a livello dei piedi. Futuri studi clinici dovranno dimostrare l’efficacia delle vitamine del gruppo B per altre persone colpite da borreliosi. Ad oggi sembrano essere promettenti in particolare per contrastare i disturbi nervosi.
Dosaggio e consigli sull’assunzione delle vitamine del gruppo B
I medici specializzati in micronutrienti consigliano di assumere sempre una quantità sufficiente di vitamine del gruppo B per proteggersi dai sintomi neurologici associati alla borreliosi. Si consigliano le seguenti dosi:
- Vitamine B1, B2 e B6: da 2 a 3 milligrammi ognuna
- Vitamina B12: da 5 a 10 microgrammi (sotto forma di metilcobalamina)
- Acido folico: da 200 a 400 microgrammi (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico, la forma attiva utilizzabile direttamente
- Biotina: da 100 a 200 microgrammi
- Niacina: da 30 a 50 milligrammi
- Acido pantotenico: da 10 a 20 milligrammi
Nella maggior parte dei casi si consiglia di assumere preferibilmente integratori combinati poiché le vitamine del gruppo B collaborano per favorire il metabolismo e le singole dosi sono regolate nel modo corretto. Per una migliore tollerabilità a livello intestinale, si consiglia di assumerle insieme ai pasti.
Complesso di vitamine del gruppo B: da considerare in caso di gravidanza, allattamento e malattie renali
Le donne incinte e che allattano colpite da borreliosi dovrebbero consultare il medico prima di assumere dosi extra di vitamine del gruppo B sotto forma di integratori. Per consigli generali alle donne in gravidanza, si consiglia di leggere il testo dedicato alla gravidanza.
I pazienti con disturbi renali non dovrebbero assumere la vitamina B12 sotto forma di cianocobalamina, bensì di metilcobalamina, poiché la prima è probabilmente nociva a dosaggi elevati per i pazienti con problemi ai reni.
Il beta-glucano contenuto nei funghi rafforza la risposta immunitaria
Meccanismo d’azione del beta-glucano contenuto nei funghi
Il beta-glucano è presente nel lievito e in diversi tipi di funghi, come i funghi shiitake, ed ha un ruolo importante per il sistema immunitario poiché favorisce i processi difensivi contro gli agenti patogeni. Nonostante finora non si conosca l’esatto meccanismo d’azione del beta-glucano contenuto nei funghi in caso di borreliosi, i primi studi hanno mostrato che in caso di infezioni batteriche essi sono in grado di attivare il sistema immunitario che contrasta gli agenti patogeni. Possono dunque essere utili anche in caso di infezione provocata dal batterio Borrelia. Tuttavia, non sono ancora stati condotti studi su pazienti colpiti da borreliosi.
Dosaggio e consigli sull’assunzione dei beta-glucani contenuti nei funghi
In caso di borreliosi si consiglia una terapia di supporto basata su integratori combinati contenenti da 600 a 1.800 milligrammi di beta-glucano da estratti di diversi tipi di funghi, ad esempio shiitake, cordyceps o maitake. Gli integratori sono disponibili sotto forma di capsule e dovrebbero essere assunti insieme ai pasti affinché risultino più tollerabili.
Informazioni
Il beta-glucano è contenuto anche nell’avena, ma in questo caso il suo effetto è quello delle fibre. I beta-glucani contenuti nell’avena sono adatti ad esempio a stimolare la digestione e a ridurre il colesterolo.
La carnitina supporta la produzione di energia e il sistema immunitario e protegge il sistema nervoso
Meccanismo d’azione della carnitina
La carnitina (più precisamente l’L-carnitina) è indispensabile per la produzione di energia nelle cellule. Aiuta a trasportare gli acidi grassi all’interno dei mitocondri, dove vengono trasformati in energia. Supporta anche le difese dell’organismo contro gli agenti patogeni, perché fornisce energia anche alle cellule del sistema immunitario, e protegge inoltre il sistema nervoso.
I ricercatori di un piccolo studio hanno scoperto che i pazienti che soffrivano di neuroborreliosi o di borreliosi di Lyme cronica presentavano un livello ematico di carnitina inferiore alla norma. Un apporto insufficiente può indebolire e danneggiare il sistema nervoso. Pertanto, in caso di borreliosi potrebbe essere utile assumere integratori a base di carnitina. È tuttavia necessario condurre degli studi clinici mirati a verificare in che misura la carnitina sia effettivamente d’aiuto per migliorare i disturbi legati alla neuroborreliosi o alla borreliosi di Lyme cronica.
Dosaggio e consigli sull’assunzione della carnitina
In caso di borreliosi, si consiglia di seguire una terapia di supporto a base di 1.000 milligrammi di carnitina al giorno, preferibilmente da assumere due volte al giorno sotto forma di capsule lontano dai pasti affinché risulti meglio disponibile per l’organismo. Nella maggior parte dei casi una capsula contiene circa 500 milligrammi di carnitina.
Carnitina: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci
Chi soffre di insufficienza renale cronica dovrebbe discutere con il proprio medico l’eventuale assunzione di preparati a base di dosi elevate di L-carnitina (oltre 1.000 milligrammi). Anche chi ha un tumore dovrebbe discuterne l’assunzione con il proprio medico.
Nei diabetici, la carnitina può migliorare l’indice glicemico, ma se assunta contemporaneamente con farmaci ipoglicemizzanti, aumenta il rischio di ipoglicemia. Tra questi farmaci figurano la metformina (Metforal®, Metfonorm® e Glucophage®) e le sulfoniluree (Euglucon®, Bi-Euglucon® o Maninil®). Potrebbe eventualmente essere necessario adeguare la dose dei farmaci. Si consiglia di controllare regolarmente l’indice glicemico e di consultare il proprio medico.
In casi molto rari la carnitina può rafforzare l’effetto degli anticoagulanti di tipo cumarinico (antagonisti della vitamina K), tra cui il fenprocumone e il warfarin (Coumadin®). Pertanto, se si prendono già questi farmaci, l’assunzione di carnitina andrebbe discussa con il medico, che controllerà il fattore di coagulazione (valore INR).
L’acido alfa-lipoico protegge il cervello dalla neuroborreliosi
Meccanismo d’azione dell’acido alfa-lipoico
L’acido alfa-lipoico è un antiossidante che contribuisce a proteggere i neuroni contrastando i radicali liberi che provocano danni ossidativi. Inoltre, stabilizza i punti di contatto tra le cellule e contribuisce a rendere impermeabile la barriera ematoencefalica. L’acido alfa-lipoico riesce però ad attraversarla e sviluppare così il suo effetto antiossidante direttamente nel cervello.
In presenza di borreliosi, i batteri rilasciano speciali sostanze nocive che attaccano i punti di contatto ermetici tra le cellule, aprendosi così un varco attraverso la barriera ematoencefalica e causando la neuroborreliosi. L’acido alfa-lipoico può essere assunto in caso di borreliosi come parte di una terapia di supporto grazie alle sue proprietà antiossidanti e protettive per il sistema nervoso.
Dosaggio e consigli sull’assunzione dell’acido alfa-lipoico
In caso di borreliosi si possono assumere ogni giorno da 300 a 600 milligrammi di acido alfa-lipoico per proteggere il sistema nervoso. È preferibile che l’assunzione avvenga a stomaco vuoto, ad esempio un’ora prima dei pasti, perché i minerali come calcio, magnesio e ferro contenuti negli alimenti inibiscono l’assorbimento dell’acido alfa-lipoico nell’intestino, riducendone la biodisponibilità, ovvero la quantità effettivamente fornita all’organismo.
Consiglio
Se assunto a lungo termine, si consiglia di integrarlo con la biotina (da 100 a 500 microgrammi al giorno), poiché l’acido alfa-lipoico ne inibisce l’azione. Gli integratori di qualità contenenti acido alfa-lipoico sono infatti ricchi anche di biotina.
Acido alfa-lipoico: da considerare in caso di diabete, gravidanza e allattamento
L’acido alfa-lipoico può potenziare l’effetto ipoglicemizzante dell’insulina e di altri farmaci antidiabetici, favorendo così l’ipoglicemia. Per questo motivo l’avvio della terapia deve essere accompagnato dallo stretto monitoraggio del livello di zucchero nel sangue. I principi attivi in questione, utilizzati nei suddetti farmaci, includono ad esempio la glibenclamide (come Euglucon®, Daonil® e Gliben®), la glimepiride (come Amaryl®, Glimepiride EG® e Solosa®) o la metformina (come Metforal®, Glibomet® e Metfonorm®).
In assenza di grandi studi che ne documentino la sicurezza, l’acido alfa-lipoico dovrebbe essere assunto durante la gravidanza e l’allattamento solo dopo aver consultato un medico. I primi studi mostrano tuttavia che 600 milligrammi di acido alfa-lipoico al giorno non hanno alcun effetto negativo su madre e bambino.
Acidi grassi omega-3: un aiuto una volta contrastata l’infezione batterica
Meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3
Gli acidi grassi omega-3 svolgono una funzione fondamentale per il sistema immunitario perché vengono utilizzati dall’organismo per produrre gli ecosanoidi, agenti antinfiammatori che contribuiscono in modo diretto a contrastare le infiammazioni ed evitare la diffusione di altre sostanze infiammatorie.
Finora non sono stati condotti studi specifici sull’esatto meccanismo d’azione degli omega-3 in caso di borreliosi umana. Ciononostante, date le loro proprietà antinfiammatorie, potrebbero essere usati per contrastare i sintomi infiammatori residui (ad esempio i dolori) a seguito di una terapia antibiotica di successo. È necessario condurre degli studi clinici mirati a dimostrare l’eventuale efficacia degli omega-3 dopo una borreliosi. In presenza di malattie infiammatorie generiche sono già considerati ausili efficaci.
Dosaggio e consigli sull’assunzione degli acidi grassi omega-3
Una volta curata con successo la borreliosi, è possibile assumere circa 1.500 milligrammi di omega-3, ad esempio sotto forma di olio di pesce. Si dovrebbero scegliere integratori con il maggior contenuto possibile di acido eicosapentaenoico (EPA), che ha un forte effetto antinfiammatorio.
Gli integratori a base di omega-3 andrebbero assunti insieme ai pasti con un po’ di liquido, perché i grassi contenuti negli alimenti ne aumentano l’assorbimento nell’intestino.
Il parere degli esperti
Considerate le loro proprietà antinfiammatorie, se ne sconsiglia l’uso quando l’infezione è in corso e i sintomi della malattia sono nella fase acuta. Per contrastare con successo un’infezione è necessario che i segnali infiammatori siano evidenti, cosa che non accadrebbe se si assumessero acidi grassi omega-3, che potrebbero bloccarli.
Determinazione dell’indice omega-3 in laboratorio
L’indice omega-3 indica il livello di acidi grassi omega-3 di cui dispone l’organismo. Si tratta di un valore, indicato in percentuale, determinato in laboratorio attraverso il calcolo della percentuale di acidi grassi omega-3 presenti negli eritrociti, ovvero nei globuli rossi. Un risultato pari a 8 indica ad esempio che su 100 acidi grassi, 8 sono preziosi omega-3. Un valore superiore all’8 percento è sinonimo di un apporto corretto.
Acidi grassi omega-3: da considerare in caso di assunzione di anticoagulanti, malattie e prima di un intervento chirurgico
Chi assume anticoagulanti, tra cui ad esempio Aspirina®, Clexane®, Pradaxa®, Rivaroxaban® o Coumadin®, deve fare molta attenzione perché dosi elevate di omega-3 possono aumentare l’efficacia di questi farmaci. Chi vuole assumere più di 1.000 milligrammi di omega-3 deve consultare prima un medico, che controllerà regolarmente il tempo di coagulazione.
Anche prima di un intervento chirurgico programmato si consiglia di chiedere al proprio medico se è meglio interrompere l’assunzione di acidi grassi omega-3 o ridurne la dose, a causa del prolungamento del tempo di protrombina.
Chi soffre di malattie epatiche, patologie epatobiliari o pancreatiti acute non dovrebbe assumere integratori a base di omega-3. In presenza di disturbi della coagulazione del sangue, ad esempio in caso di emofilia, è opportuno consultare il proprio medico prima di procedere alla loro assunzione.
Dosaggi in breve
Dosi giornaliere consigliate in caso di borreliosi | |
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Vitamine | |
Vitamina D | da 1.000 a 2.000 unità internazionali (UI) |
Vitamina B1 | da 2 a 3 milligrammi (mg) |
Vitamina B2 | da 2 a 3 milligrammi |
Vitamina B6 | da 2 a 3 milligrammi |
Vitamina B12 | da 5 a 10 microgrammi (µg) |
Acido folico | da 200 a 400 microgrammi |
Biotina | da 100 a 200 microgrammi |
Niacina | da 30 a 50 milligrammi |
Acido pantotenico | da 10 a 20 milligrammi |
Altre sostanze | |
Beta-glucano presente nei funghi quali shiitake, cordyceps o maitake | da 600 a 1.800 milligrammi |
L-carnitina | 1.000 milligrammi |
Acido alfa-lipoico | da 300 a 600 milligrammi |
Acidi grassi omega-3 | 1.500 milligrammi con un contenuto elevato di EPA |
Esami di laboratorio consigliati in breve
Esami di laboratorio consigliati in caso di borreliosi | |
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Valori ottimali | |
Vitamina D | da 40 a 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml) |
Indice omega-3 | superiore all’8 percento (%) |
Sostegno ai farmaci tramite i micronutrienti
I probiotici riducono gli effetti collaterali degli antibiotici
La borreliosi è curata con una terapia antibiotica. Tuttavia, gli antibiotici non agiscono solo sui batteri patogeni, ma anche sui batteri intestinali utili e possono quindi danneggiare la flora intestinale e causare diarrea. Questi disturbi possono persistere anche dopo l’interruzione della terapia.
Gli integratori a base di probiotici riequilibrano la flora intestinale dopo una terapia antibiotica. Contengono diversi ceppi di batteri lattici utili come ad esempio il Lactobacillus acidophilus e il lievito Saccharomyces boulardii. Gli integratori aiutano ad alleviare la diarrea da antibiotici o addirittura ad evitarne l’insorgenza. Si consiglia di scegliere un integratore combinato che contenga un mix di diversi ceppi batterici e lieviti. Le dosi adatte sono comprese tra 1 e 20 miliardi di batteri, idealmente circa 10 miliardi al giorno.
Informazioni
Attenzione: occorre ricordare che, se assunti contemporaneamente, gli antibiotici danneggiano i batteri "buoni" contenuti nei probiotici. Sarebbe quindi preferibile rispettare un intervallo di due-tre ore.
Dosaggi in breve
Dosi giornaliere consigliate in caso di assunzione di antibiotici | |
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Probiotici con lattobacilli e lievito Saccharomyces boulardii | da 1 a 20 miliardi di batteri (da 1 a 20 x 109 unità formanti colonie [UFC]) |
Riepilogo
La borreliosi è un’infezione batterica trasmessa all’uomo attraverso il morso di una zecca. Se non viene trattata, può espandersi e portare a neuroborreliosi o a borreliosi cronica.
La vitamina D supporta il processo di guarigione in caso di borreliosi perché attiva il sistema immunitario e rende impermeabile la barriera ematoencefalica, evitando che gli agenti patogeni raggiungano il cervello. Si presume che le vitamine del gruppo B proteggano il sistema nervoso e possano alleviare i danni neurologici quali formicolio e bruciore ai piedi, nonché mal di schiena e dolori articolari. Il beta-glucano presente nei funghi può stimolare il sistema immunitario e contrastare i batteri.
L’L-carnitina fornisce l’energia necessaria per la risposta difensiva e protegge il sistema nervoso. L’acido alfa-lipoico è un antiossidante in grado di attraversare la barriera ematoencefalica e protegge anche dai danni neurologici. Inoltre, stabilizza la barriera ematoencefalica, consentendole di difendersi dalle sostanze nocive. Una volta superata l’infezione, gli acidi grassi omega-3 potrebbero aiutare ad eliminare i sintomi infiammatori residui.
La borreliosi viene trattata con una terapia antibiotica, ma gli antibiotici possono danneggiare anche i batteri "buoni" presenti nell’intestino (flora intestinale) e causare così diarrea. I probiotici riducono gli effetti collaterali degli antibiotici perché contribuiscono a conservare e riequilibrare la flora intestinale.
Indice degli studi e delle fonti
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