La fibromialgia è una patologia dolorosa che colpisce principalmente le donne di età compresa tra 40 e 60 anni. Chi ne soffre prova dolore cronico e diffuso che può limitare sensibilmente la qualità della vita. I micronutrienti possono alleviare i sintomi della fibromialgia e supportare la terapia farmacologica. Scoprite qui quali sono questi micronutrienti e come assumerli in caso di fibromialgia.
Cause e sintomi
La fibromialgia rientra tra le patologie che interessano la muscolatura e il tessuto connettivo. Si manifesta sotto forma di dolori cronici in diverse aree del copro. Viene anche definita sindrome fibromialgica (SFM). Ancora non se ne conoscono le cause, ma si presume che sia una patologia ereditaria. Oltre alla predisposizione genetica, si ipotizza che esistano diversi altri fattori fisici, sociali e psichici che, insieme, possono essere considerati tra le cause scatenanti:
- patologie reumatiche infiammatorie
- mitocondriopatia: disfunzione dei mitocondri
- stile di vita poco sano caratterizzato da fumo, sovrappeso e mancanza di movimento
- stress
- abuso fisico e sessuale
Sintomi tipici della fibromialgia sono dolori che persistono per tre o più mesi e possono colpire ogni regione del corpo, come collo o schiena, ma anche braccia, gambe e petto. Spesso chi ne soffre parla di dolori muscolari, a cui possono aggiungersi anche problemi ad addormentarsi e insonnia. I malati di fibromialgia soffrono sempre di più di problemi di concentrazione, stanchezza e spossatezza. Non mancano poi i sintomi fisici, come ad esempio disturbi gastrici o intestinali, e un’ipersensibilità al contatto fisico, ai rumori e agli odori.
Informazioni
Alcuni pazienti soffrono anche di umore depressivo, una forma lieve di depressione. A seconda dei sintomi, la depressione è classificata come lieve, medio-grave e grave. Le persone che soffrono di dolori cronici sono più esposte alla depressione.
Obiettivi del trattamento
Qual è il trattamento classico della fibromialgia?
A oggi, la fibromialgia è una patologia incurabile. L’obiettivo del trattamento, basato sul grado di gravità della patologia, è alleviare i dolori articolari e migliorare la qualità della vita.
A chi soffre di una forma lieve di fibromialgia viene consigliato di svolgere regolare attività fisica, ad esempio passeggiare, andare in bicicletta e nuotare. Un riposo costante e posizioni antalgiche possono peggiorare il dolore. Una chiacchierata con amici e familiari può aiutare a sopportare i dolori.
Anche la terapia in caso di una forma grave di fibromialgia prevede il movimento. Si consigliano in questo caso esercizi cardio, funzionali (ginnastica in palestra e in acqua), esercizi di forza e tecniche di distensione come lo yoga. Si consiglia anche di affiancare all’esercizio fisico una terapia comportamentale. Solitamente i farmaci non possono essere presi per più di sei mesi. Tra questi rientrano gli antidepressivi e gli ansiolitici che, a dosi minime, alleviano anche i dolori:
- amitriptilina (Adepril®, Laroxyl®, Amitriptilina EG®, Triptizol®), e in alternativa: pregabalin (farmaco antiepilettico, come Lyrica®)
- duloxetina (Cymbalta®, Xeristar®), se il paziente soffre di stati depressivi o di disturbo d’ansia o se non è possibile sottoporlo a un trattamento con amitriptilina; in alternativa: fluoxetina (Diesan®), paroxetina (Dapagut®, Seroxat®)
- Se non si ottengono risultati sufficienti con il trattamento a base di duloxetina, si ricorre anche alla quetiapina (come Seroquel®), un farmaco antipsicotico utilizzato anche per il trattamento della schizofrenia.
Informazioni
In caso di forme particolarmente gravi, accompagnate da disturbi psichici e limitazioni nella vita di tutti i giorni, si consiglia l’ospedalizzazione. È possibile anche il ricovero in day hospital. La terapia viene effettuata in centri per il dolore, cliniche psichiatriche specializzate in terapia del dolore e cliniche reumatologiche. La fibromialgia, tuttavia, non è né una patologia psichica né può essere paragonata ai reumatismi.
Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti
La medicina dei micronutrienti può aiutare ad alleviare i dolori, i sintomi depressivi, i disturbi del sonno e la spossatezza, nonché a potenziare i mitocondri, bloccare lo stress antiossidante e contrastare possibili infiammazioni. Inoltre, i micronutrienti rendono più tollerabili i farmaci utilizzati nelle cure tradizionali. I seguenti micronutrienti si sono rilevati efficaci in caso di fibromialgia:
- Coenzima Q10, vitamina C e vitamina E rafforzano i mitocondri e proteggono dallo stress ossidativo.
- L’L-carnitina protegge le cellule e può contrastare eventualmente gli stati depressivi.
- Il magnesio ha proprietà analgesiche e spasmolitiche.
- La vitamina D, riduce i trasmettitori infiammatori.
- Gli acidi grassi omega-3 sono antinfiammatori e riducono dunque i dolori.
- L’S-adenosil metionina potrebbe ridurre i sintomi fisici e psichici della fibromialgia.
Trattamento con i micronutrienti
Coenzima Q10, vitamina C e vitamina E proteggono le cellule
Meccanismo d’azione del coenzima Q10 e delle vitamine C ed E
Il coenzima Q10 e le vitamine C ed E sono degli antiossidanti. Tutti gli antiossidanti hanno una cosa in comune: difendono dai radicali liberi e proteggono le cellule, ad esempio i mitocondri, dai danni e dalla perdita di funzionalità. Il coenzima Q10 è importante anche per la produzione di energia all’interno dei mitocondri e per la regolazione della serotonina, l’ormone della felicità. La serotonina ha proprietà antidepressive, ma influenza anche la percezione del dolore.
Studi osservazionali indicano che un’alterazione nel funzionamento dei mitocondri, ovvero una mitocondriopatia, e lo stress ossidativo potrebbero essere tra le cause della fibromialgia. È stato dimostrato che i mitocondri all’interno delle cellule cutanee dei malati di fibromialgia sono meno funzionali. Rispetto ai pazienti sani, questi soggetti presentano anche livelli ematici del coenzima Q10 più bassi. In uno studio clinico di piccole dimensioni e due studi preliminari, un integratore di coenzima Q10 ha avuto diversi effetti positivi: ha ridotto il dolore e i partecipanti hanno riferito un calo della stanchezza e dei disturbi del sonno.
Uno studio osservazionale ha mostrato che i pazienti malati di fibromialgia presentavano anche valori di radicali liberi superiori alla norma. Da un primo studio risulta che le vitamine C ed E possono catturare i radicali liberi e ridurre lo stress ossidativo in caso di fibromialgia. Finora, tuttavia, non è stato possibile confermare che questi antiossidanti attenuino anche i sintomi della patologia.
In linea generale, i risultati ottenuti sono promettenti, ma ora occorrono studi clinici che dimostrino in che misura il coenzima Q10 e le vitamine C ed E alleviano i disturbi della fibromialgia e quali effetti a lungo termine possono avere sul decorso della malattia.
Dosaggio e consigli sull’assunzione del coenzima Q10 e delle vitamine C ed E
La medicina dei micronutrienti consiglia, per il trattamento della fibromialgia, da 300 a 400 milligrammi di coenzima Q10 al giorno, da 500 a 1.000 milligrammi di vitamina C e 200 milligrammi di vitamina E. La dose di vitamina E consigliata scende a 50 milligrammi se si assume senza aver prima consultato un medico. Nel lungo termine, il rischio di sovradosaggio di vitamina E aumenta. La dose ottimale, quindi, andrebbe determinata insieme al proprio medico. Spesso gli esperti in micronutrienti consigliano un integratore combinato, nel quale i singoli ingredienti, come la vitamina C e la vitamina E, sono presenti in dosi inferiori.
Il coenzima Q10 e la vitamina E andrebbero assunti insieme ai pasti, perché i grassi presenti negli alimenti ne migliorano l’assorbimento. Lo stesso vale per la vitamina C, che assunta con il cibo risulta più tollerante.
Consiglio
L’ubiquinolo attivo è una buona forma del coenzima Q10,in quanto viene meglio assorbito a livello intestinale rispetto all’ubiquinone e non deve essere prima attivato nell’organismo. Tuttavia, la produzione dell’ubichinolo è più costosa.
Determinazione dei livelli di antiossidanti in laboratorio
Per determinare il successo del trattamento in caso di fibromialgia si consiglia di consultare un medico, che verificherà lo stato antiossidante, scegliendo tra diversi esami di laboratorio basati su esami del sangue o delle urine. I valori e i metodi di misurazione variano da laboratorio a laboratorio, pertanto fanno fede i valori di riferimenti indicati da ciascuna struttura.
Coenzima Q10 e vitamine C ed E: da considerare in caso di malattie e assunzione farmaci
Il coenzima Q10 può ridurre la pressione sanguigna e la glicemia. Chi soffre di ipertensione e diabete e assume il coenzima Q10 dovrebbe sottoporsi a controlli regolari della pressione o della glicemia ed eventualmente discuterne con il proprio medico.
In caso di calcoli renali, si consiglia di non assumere più di 1.000 milligrammi di vitamina C al giorno, che scendono a 500 milligrammi in caso di insufficienza renale, poiché i reni malati faticano ad espellere l’ossalato, il prodotto metabolico finale della vitamina C. Chi soffre di emocromatosi dovrebbe assumere la vitamina C solo sotto supervisione del medico, perché essa aumenta l’assorbimento del ferro.
Poiché dosi elevate di vitamina E possono ritardare la coagulazione, se ne dovrebbe interrompere l’assunzione due settimane prima di un intervento chirurgico programmato. Inoltre, elevate dosi di vitamina E possono peggiorare una coagulazione già compromessa, a causa ad esempio di una carenza di vitamina K che si verifica a seguito di un grave disturbo digestivo. Prima di ricorrere alla vitamina E, sarebbe necessario compensare la carenza di vitamina K.
I fumatori, esposti a un possibile rischio di emorragie cerebrali, dovrebbero assumere al massimo 50 milligrammi di vitamina E al giorno, perché dosi superiori potrebbero aumentare leggermente il rischio di cancro ai polmoni, soprattutto se assumono la vitamina E sotto forma di alfa-tocoferolo isolato.
Il coenzima Q10 può ridurre l’efficacia di alcuni anticoagulanti (derivati cumarinici) contenenti i principi attivi fenprocumone e warfarin (Coumadin®). Anche dosi superiori a 1.000 milligrammi di vitamina C al giorno potrebbero indebolire l’effetto del warfarin. Inoltre, la vitamina E può influenzare l’efficacia di anticoagulanti come il fenprocumone, il warfarin (Coumadin®), l’acido acetilsalicilico (Aspirina®) e l’edoxaban (Lixiana®). Chi assume anticoagulanti dovrebbe consultare il medico, che potrebbe eventualmente regolare la dose.
Occorre essere prudenti anche se si assume il bortezomib (come Velcade®), un principio attivo antitumorale il cui effetto, in un esperimento condotto sugli animali, è stato ridotto dalla vitamina C. Si consiglia quindi, per sicurezza, di parlarne con il proprio medico.
L’L-carnitina trasporta il carburante nelle centrali energetiche delle cellule
Meccanismo d’azione dell’L-carnitina
L’L-carnitina è una sostanza endogena che trasporta gli acidi grassi nei mitocondri, dove vengono utilizzati per la produzione di energia. Al contempo, estrae le citotossine dai mitocondri, contribuendo così a garantire una funzione regolare. L’L-carnitina supporta anche il sistema immunitario e ha proprietà antiossidanti e neuroprotettrici. Se carente, può comportare, tra gli altri disturbi, anche dolori muscolari.
Uno studio clinico della durata di dieci settimane ha mostrato come i soggetti che ricevevano L-carnitina sotto forma di acetil-L-carnitina (1.500 milligrammi) presentavano una sensibile riduzione dei dolori muscolari e dei sintomi psichici rispetto ai pazienti nel gruppo di controllo che avevano ricevuto un placebo. Lo stesso valeva per un miglioramento del benessere generale, che era di gran lunga superiore nei pazienti che avevano ricevuto l’L-carnitina. Una meta-analisi mostra che gli integratori di L-carnitina alleviano gli stati depressivi in pazienti che soffrono di fibromialgia. È stato inoltre dimostrato che l’L-carnitina ha un effetto simile alla fluoxetina, il principio attivo adottato nel trattamento classico, ed è meglio tollerabile di quest’ultima.
In uno studio provvisorio, che mirava a verificare l’efficacia dell’L-carnitina nell’alleviare i disturbi legati alla fibromialgia anche in combinazione con la duloxetina, i soggetti sono stati suddivisi in due gruppi: uno trattato con la duloxetina e l’altro con l’L-carnitina (1.500 milligrammi). Dopo dodici settimane entrambi i gruppi hanno riferito una diminuzione dei dolori e una riduzione dei sintomi depressivi. Anche la qualità della vita dei soggetti è migliorata.
Ora si devono condurre studi clinici su gruppi più numerosi per confermare questi risultati. La buona tollerabilità dell’L-carnitina e i risultati degli studi finora completati sono però promettenti riguardo all’uso di questa sostanza nutritiva in caso di fibromialgia.
Dosaggio e consigli sull’assunzione dell’L-carnitina
I medici specializzati in micronutrienti consigliano, in caso di fibromialgia, di assumere 1.500 milligrammi di L-carnitina sotto forma di acetil-L carnitina, distribuita nel corso della giornata, meglio se al mattino e a mezzogiorno. Si consiglia di evitare di assumerla la sera perché ha un effetto stimolante e può causare problemi di sonno. L’L-carnitina andrebbe assunta preferibilmente insieme ai pasti, in modo da risultare più tollerabile a livello intestinale.
L-carnitina: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci
Chi soffre di insufficienza renale cronica dovrebbe assumere dosi elevate di L-carnitina (superiori a 1.000 milligrammi) solo previo accordo con il proprio medico, che terrà sotto controllo i livelli ematici. Esistono evidenze che mostrano come l’insufficienza renale sia legata a una carenza di L-carnitina, ma non sono mai stati condotti studi su pazienti che assumono L-carnitina per lunghi periodi di tempo.
L’L-carnitina potrebbe favorire lo sviluppo tumorale, soprattutto in tipi di neoplasie che causano un’iperattività del metabolismo dei grassi. Si raccomanda quindi di consultare il medico prima di un’eventuale assunzione. Non è consigliato l’uso in caso di tumori alla vescica e alla prostata.
L’L-carnitina può ridurre l’indice glicemico. I diabetici che prendono L-carnitina insieme a farmaci ipoglicemizzanti come la metformina (Glucophage®, Metfonorm® o Metforal®) e le sulfoniluree (Daonil®, Gliben® o Gliboral®) dovrebbero sottoporsi a controlli regolari della glicemia e, in caso di ipoglicemia, consultare il proprio medico.
In casi molto rari l’L-carnitina aumenta l’efficacia degli anticoagulanti quali i derivati cumarinici come l’etil biscoumacetato, il fenprocumone e il warfarin (Coumadin®). La somministrazione va quindi valutata con il proprio medico.
Il magnesio allevia i dolori correlati alla fibromialgia
Meccanismo d’azione del magnesio
Il magnesio ha proprietà anticonvulsivanti. Inoltre, può alleviare i dolori bloccando un determinato neurotrasmettitore coinvolto nella trasmissione del dolore e partecipa alla produzione dell’energia all’interno dei mitocondri. Una sua carenza ha effetti negativi sulla funzionalità neurologica e muscolare: causa un irrigidimento dei muscoli e crampi muscolari e blocca la trasmissione dei segnali nel sistema nervoso.
Diversi studi osservazionali mostrano una correlazione tra la fibromialgia e un ridotto apporto di magnesio. Uno di questi studi ha confrontato la quantità di magnesio nei capelli di donne con fibromialgia rispetto a soggetti sani: le pazienti malate avevano livelli più bassi di magnesio e di altri minerali rispetto alle donne sane.
Anche uno studio preliminare ha mostrato come, a livello ematico, il valore del magnesio fosse inferiore nei pazienti con fibromialgia rispetto a quelli sani. Inoltre, l’assunzione di magnesio per otto settimane (300 milligrammi) ha alleviato i dolori. Se assunto insieme al principio attivo farmacologico amitriptilina, inoltre, ha portato a una mitigazione anche di altri sintomi, come l’ansia e la depressione. Un ulteriore studio preliminare ha mostrato che la combinazione di magnesio e acido malico (malato) ha un effetto analgesico in caso di fibromialgia.
I risultati finora raccolti indicano che il magnesio può alleviare i sintomi della fibromialgia, anche se la sua efficacia non è ancora stata confermata in modo definitivo. Non si hanno a disposizione studi clinici che confrontino il magnesio con un placebo. Tuttavia, il magnesio ha un grande potenziale, che merita di essere oggetto di ulteriori ricerche. È ben tollerabile e ha mostrato effetti positivi nel trattamento di altri dolori come nevralgie, dolori mestruali ed emicrania.
Dosaggio e consigli sull’assunzione del magnesio
In caso di fibromialgia, gli esperti in micronutrienti consigliano 300 milligrammi di magnesio al giorno. Chi assume una dose superiore a 250 milligrammi al giorno in modo costante dovrebbe discuterne con il proprio medico. Se causa feci molli o diarrea, la dose giornaliera va distribuita nell’arco della giornata.
Le proteine e la vitamina D favoriscono l’assorbimento del magnesio a livello intestinale, quindi si consiglia di assumerlo insieme ai pasti.
Consiglio
Esistono diversi legami di magnesio. Particolarmente adatti sono i suoi composti organici, come il citrato di magnesio, che viene rapidamente assorbito nell’intestino ed è stato oggetto di studio per il trattamento della fibromialgia.
Determinazione dei livelli di magnesio in laboratorio
In caso di fibromialgia, si consiglia di verificare il livello ematico del magnesio così da escludere un’eventuale carenza. Il magnesio è presente soprattutto nei globuli rossi, pertanto la misurazione della sua concentrazione nel sangue intero è di sicuro più precisa che nel siero, la parte liquida del sangue priva di cellule ematiche. Il valore normale del magnesio nel sangue intero è compreso tra 1,38 e 1,50 millimoli per litro.
Magnesio: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci
Gli integratori di magnesio sono sconsigliati per chi soffre di malattie renali croniche. I reni indeboliti non sono infatti in grado di eliminare correttamente il magnesio, che potrebbe accumularsi nel sangue.
Il magnesio si lega a determinati antibiotici (inibitori della DNA girasi e tetracicline) e farmaci contro l’osteoporosi (bifosfonati), riducendone l’efficacia. Per questo, si dovrebbe osservare un intervallo minimo di due ore tra le assunzioni. Tra i farmaci interessati si annoverano:
- Gli inibitori della DNA girasi come la ciprofloxacina (come Basemar®, Battizer®), l’enoxacina, la levofloxacina (come Agilev®), la moxifloxacina (come Avalox®), la norfoxacina (come Naflox®) e l’ofloxacina (come Eukinoft®, Exocin®)
- Le tetracicline come la tetraciclina (Ambramicina®, Supramycin®, Tefilin®), la doxiciclina (come Bassado®, Doxynor®), la minociclina (come Minocin®)
- I bifosfonati come l’acido alendronico (ad esempio Andronat®, Alenic®), l’acido clodronico (come Clasteon®), l’acido etidronico (come Etidron®), l’acido ibandronico (Bonviva®), l’acido pamidronico (Texpami®), l’acido risedronico (Actonel®) e l’acido tiludronico (Tildren®)
La vitamina D allevia le infiammazioni associate alla fibromialgia
Meccanismo d’azione della vitamina D
La vitamina D è nota per le sue proprietà antinfiammatorie: riduce i trasmettitori pro-infiammatori che sono solitamente la causa dei dolori. In uno studio osservazionale, 61 donne su 100 con fibromialgia soffrivano di un apporto insufficiente di vitamina D, mentre in un altro studio osservazionale non è stata riscontrata alcuna correlazione. In questo secondo caso era stato confrontato l’apporto di vitamina D in pazienti con fibromialgia e in soggetti sani.
È possibile che i sintomi della fibromialgia si riducano grazie alla vitamina D, che riduce la produzione di trasmettitori pro-infiammatori che causano il dolore, come confermato da uno studio clinico condotto su soggetti che soffrivano di dolori muscolari. Anche un primo studio su malati di fibromialgia ha fornito esiti positivi: dopo tre mesi, otto pazienti su undici presentavano una diminuzione dei dolori a seguito dell’assunzione di vitamina D. L’efficacia analgesica della vitamina D in caso di fibromialgia è stata confermata anche rispetto ai soggetti che avevano ricevuto un placebo. Inoltre, combinata con gli antidepressivi, questa vitamina allevia gli stati depressivi, come confermano i risultati di altri due studi preliminari.
Occorre tuttavia notare che esistono anche studi nei quali la vitamina D non ha portato ad alcuna variazione degli stati dolorosi in soggetti affetti da fibromialgia. Si presume quindi che la vitamina D sia efficace soprattutto in caso di carenza. Per questo si consiglia di controllare regolarmente i livelli di vitamina D e compensare eventuali carenze.
Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina D
In caso di fibromialgia, gli esperti in micronutrienti consigliano 2.000 unità internazionali di vitamina D al giorno. In alcuni studi sono state somministrate anche 4.000 unità internazionali, ma la giusta dose di vitamina D dipende idealmente dal suo livello nel sangue. I casi di carenza grave richiedono ad esempio la somministrazione di quantità più elevate.
La vitamina D è liposolubile, quindi andrebbe assunta insieme ai pasti.
Determinazione dei livelli di vitamina D in laboratorio
Chi soffre di fibromialgia dovrebbe sottoporsi regolarmente a controlli (due volte l’anno) per determinare il livello di vitamina D al fine di evitare carenze. A tal fine si calcola nel siero la presenza del calcidiolo, la forma di trasporto della vitamina D. I valori normali sono compresi tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro.
Vitamina D: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci
I diuretici tiazidici , tra cui l’idroclorotiazide (Esidrex®), l’indapamide (Veroxil®) e lo xipamide, riducono la capacità dei reni di eliminare il calcio, che quindi si deposita nel sangue. La vitamina D migliora l’assorbimento del calcio e ne aumenta il livello nel sangue, quindi andrebbe assunta insieme ai tiazidici solo purché il medico tenga sotto controllo i livelli ematici del calcio.
Chi soffre di nefropatie come insufficienza renale cronica e calcoli renali dovrebbe optare per la vitamina D solo previo consulto con il medico e solo se si sottopone a controlli regolari dei livelli di calcio, che potrebbe accumularsi nel sangue dato che i reni malati non sono in grado di eliminarlo completamente. Si sconsiglia invece l’assunzione di vitamina D a chi soffre di sarcoidosi (morbo di Boeck), poiché questa patologia è spesso accompagnata da un aumento del calcio nel sangue.
Acidi grassi omega-3: stop alle infiammazioni
Meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3
Gli acidi grassi omega-3 hanno proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, bloccano i trasmettitori pro-infiammatori e favoriscono la produzione di sostanze antinfiammatorie. I più efficaci sono l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA). In caso di processi infiammatori, è importante controllare che il rapporto tra omega-3 e omega-6 sia corretto. È stato infatti osservato che chi soffre di dolori cronici presenta spesso valori di omega-6 superiori alla norma. Un eccesso di omega-6 può favorire le infiammazioni e, quindi, anche gli stati dolorosi.
L’efficacia degli omega-3 nel trattamento delle patologie dolorose infiammatorie è stato già oggetto di numerosi studi. Grazie alla loro buona tollerabilità, sono utilizzati come forma di supporto e sono ad esempio consigliati dagli esperti nel trattamento dell’artrite reumatoide. Un primo caso di studio ha mostrato come gli acidi grassi omega-3 favorissero una regressione dei dolori dovuti a fibromialgia. Tuttavia, sono necessari studi clinici che confermino l’efficacia degli omega-3 sui dolori e sintomi della fibromialgia. Vale comunque la pena assumerli per i loro effetti promettenti.
Dosaggio e consigli sull’assunzione degli acidi grassi omega-3
In caso di fibromialgia, i medici esperti in micronutrienti consigliano da 1.000 a 2.000 milligrammi di omega-3 al giorno. Secondo alcuni studi, dosi comprese tra 1.200 e 2.700 milligrammi al giorno sono efficaci per alleviare i dolori. Si consiglia di assicurarsi che venga assunta una quantità elevata di EPA (almeno 800 milligrammi), presente ad esempio nell’olio di pesce, poiché le sue proprietà antinfiammatorie sono più forti.
Gli omega-3 andrebbero assunti durante i pasti perché insieme ai grassi contenuti negli alimenti risultano più facilmente assorbibili nel sangue.
Consiglio
Quando si acquistano preparati a base di olio di pesce, occorre fare particolare attenzione a scegliere solo preparati di qualità, depurati e quindi privi di sostanze nocive.
Determinazione dei livelli di acidi grassi omega-3 in laboratorio
In caso di dolori cronici, si consiglia di sottoporsi ad esami di laboratorio per determinare il rapporto tra omega-6 e omega-3 nel sangue, calcolando la presenza di acido arachidonico (contenuto negli omega-6) e di EPA. Il loro rapporto dovrebbe essere il più basso possibile, preferibilmente inferiore a 4.
Lo stato degli omega-3 può essere calcolato anche mediante l’indice omega-3, che viene utilizzato in laboratorio per stabilire la percentuale degli acidi grassi omega-3 EPA e DHA presenti nei globuli rossi. Un indice omega-3 superiore all’8 percento è sinonimo di un apporto ottimale.
Acidi grassi omega-3: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie
A dosi superiori a 1.000 milligrammi, gli omega-3 possono potenziare gli effetti anticoagulanti dei derivati cumarinici (Coumadin®) o dell’eparina (Clexane®). Pertanto, si dovrebbe sempre consultare il proprio medico prima di un’eventuale assunzione. Lo stesso vale anche in caso di coagulopatie e prima di un intervento chirurgico programmato.
Si dovrebbero evitare gli integratori a base di omega-3 in presenza delle seguenti patologie acute: malattie renali, pancreatite e colecistite.
L’S-adenosil-metionina potrebbe migliorare l’umore e alleviare i dolori dovuti a fibromialgia
Meccanismo d’azione dell’S-adenosil-metionina
L’S-adenosil-metionina, in breve SAM, è un precursore degli aminoacidi ed è presente naturalmente nelle cellule del corpo. La SAM supporta vari processi metabolici cerebrali, tra cui anche quello della serotonina, l’ormone della felicità. Potrebbe quindi svolgere un ruolo importante nel trattamento degli stati depressivi associati a fibromialgia.
Studi preliminari su malati di fibromialgia hanno mostrato che la SAM non solo contrastava i sintomi depressivi, ma migliorava anche l’umore e il benessere generale dei pazienti. Grazie alla SAM diminuivano anche l’intensità dei dolori, la rigidità mattutina a livello articolare e la sensazione di stanchezza e migliorava la qualità del sonno.
Ora è necessario condurre studi clinici su gruppi più numerosi che confermino questi risultati promettenti e stabiliscano in che misura la SAM può supportare le terapie classiche in caso di fibromialgia. Considerati i risultati finora osservati e i ridotti effetti collaterali, la SAM può rappresentare una soluzione per i malati. Per quanto riguarda gli effetti su stati depressivi di origine diversa, siamo già in possesso di risultati positivi ottenuti in studi clinici e derivanti da una meta-analisi.
Dosaggio e consigli sull’assunzione dell’S-adenosil-metionina
In caso di stati depressivi, gli esperti in micronutrienti consigliano di assumere ogni giorno da 200 a 400 milligrammi di SAM. In alcuni studi sui malati di fibromialgia sono stati somministrati da 200 a 800 milligrammi di SAM al giorno. Si consiglia ad ogni modo di consultare il medico, che valuterà se prescrivere la SAM e in quale dose.
È preferibile assumere la SAM con un po’ d’acqua 1-2 ore prima dei pasti per garantirne il corretto assorbimento a livello intestinale evitando interferenze con altri nutrienti.
S-adenosil-metionina: da considerare in caso di gravidanza, allattamento, malattie e assunzione di farmaci
In assenza di studi adeguati sull’effetto della SAM durante la gravidanza o l’allattamento, la sua assunzione deve essere preventivamente discussa con un medico.
Si sconsiglia l’uso di SAM in caso di disturbi bipolari, perché potrebbe portare a sintomi maniacali.
La SAM comporta infatti un aumento dei livelli di serotonina in determinate zone della corteccia cerebrale, come avviene anche con alcuni principi attivi quali la griffonia (5-HTP), l’iperico, il triptofano e alcuni antidepressivi, ad esempio gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina come la fluoxetina (Diesan®, Fluoxeren®) e l’escitalopram (Cipralex®) e gli IMAO come la moclobemide, che non andrebbero quindi assunti inseme alla SAM. L’assunzione di SAM è sconsigliata anche per i malati di Parkinson cui sono stati prescritti IMAO come la selegilina (Egibren®, Jumex®, Selecom®) e la rasagilina (Azilect®).
Dosaggi in breve
Dosi giornaliere consigliate in caso di fibromialgia | |
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Vitamine | |
Vitamina C | Da 500 a 1.000 milligrammi (mg) |
Vitamina E | 200 milligrammi (massimo 50 milligrammi senza il previo consenso del medico) |
Vitamina D | 2.000 unità internazionali (UI) o a seconda del livello personale |
Minerali | |
Magnesio | 300 milligrammi |
Altre sostanze | |
Coenzima Q10 | Da 300 a 400 milligrammi |
L-carnitina | 1.500 milligrammi |
Acidi grassi omega-3 | Da 1.000 a 2.000 milligrammi (di cui 800 milligrammi di EPA) |
S-adenosil-metionina (SAM) | Da 200 a 400 milligrammi |
Esami di laboratorio consigliati in breve
Esami del sangue consigliati in caso di fibromialgia | |
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Valori normali | |
Magnesio | Da 1,38 a 1,50 millimoli per litro (mmol/l) |
Vitamina D | Da 40 a 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml) |
Acidi grassi omega-3: rapporto tra acido arachidonico ed EPA Indice omega-3 |
Inferiore a 4 Superiore all’8 percento (%) |
Sostegno ai farmaci tramite i micronutrienti
Compensare sempre la carenza di vitamine del gruppo B e del coenzima Q10 in caso di assunzione di amitriptilina
L’amitriptilina (Adepril®, Laroxyl®, Triptizol®) è un antidepressivo usato per il trattamento della fibromialgia che può causare una carenza di vitamina B2, compensabile con l’assunzione da 5 a 10 milligrammi al giorno. Sembra che questo farmaco agisca anche sull’apporto di vitamina B6, vitamina B12 e acido folico, potendo portare ad un aumento dei livelli di omocisteina nel sangue. Per prevenire questo aumento, si consigliano da 5 a 15 milligrammi di vitamina B6, fino a 500 microgrammi di vitamina B12 e da 200 a 500 microgrammi di acido folico.
L’amitriptilina può anche causare una carenza di coenzima Q10, con conseguente possibile riduzione delle funzionalità dei mitocondri e intensificazione dello stress ossidativo, che possono essere contrastate con l’assunzione di 100 milligrammi di coenzima Q10.
Dosaggi in breve
Dosi giornaliere consigliate in caso di assunzione di amitriptilina | |
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Vitamina B2 | Da 5 a 10 milligrammi (mg) |
Vitamina B6 | Da 5 a 15 milligrammi |
Vitamina B12 | Fino a 500 microgrammi (µg) |
Acido folico | Da 200 a 500 microgrammi |
Coenzima Q10 | 100 milligrammi |
Riepilogo
La fibromialgia è una patologia a carico dei muscoli e del tessuto connettivo caratterizzata da dolori cronici, accompagnati anche da stati depressivi e problemi del sonno. Le cause della fibromialgia non sono ancora state studiate in modo approfondito. È considerata una malattia incurabile, ma i suoi sintomi possono essere alleviati con successo. Qui di seguito sono indicati i micronutrienti importanti per contrastare questa patologia:
Il coenzima Q10 favorisce la corretta produzione di energia nelle cellule dell’organismo e allevia i sintomi dolorosi e la stanchezza. Potrebbe anche contribuire a migliorare il sonno. Le vitamine C ed E proteggono dai danni cellulari causati dallo stress ossidativo. L’L-carnitina e il magnesio potrebbero alleviare i dolori legati alla fibromialgia e l’L-carnitina potrebbe anche ridurre i sintomi depressivi.
La vitamina D e gli acidi grassi omega-3 hanno proprietà antinfiammatorie e potrebbero quindi ridurre i dolori legati alla fibromialgia. L’impiego degli omega-3 è già stato oggetto di studi approfonditi in correlazione con patologie dolorose di natura infiammatoria come le infiammazioni articolari. L’aminoacido S-adenosil-metionina (SAM) potrebbe alleviare i sintomi depressivi e fisici della fibromialgia.
L’amitriptilina, un principio attivo farmacologico, può causare una carenza di micronutrienti. La vitamina B2 e il coenzima Q10 possono prevenirla. Inoltre, il coenzima Q10 riduce lo stress ossidativo. Le vitamine del gruppo B (B2, B6, B12 e acido folico) contribuiscono a riequilibrare il livello di omocisteina nel sangue.
Indice degli studi e delle fonti
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