I micronutrienti contro gli attacchi di vertigini

Determinate sostanze migliorano l’irrorazione sanguigna o mitigano le patologie associate alla comparsa di vertigini

Le vertigini non sono una malattia, bensì il sintomo di varie patologie, il più frequente a carico del sistema nervoso dopo il mal di testa. Le cause sono molto diverse. Le malattie in questione originano spesso dall’orecchio interno, dai nervi, dall’apparato cardiocircolatorio o da disturbi metabolici. Scoprite qui come la medicina dei micronutrienti può essere d’aiuto nel prevenire la comparsa delle vertigini.

Donna con attacco improvviso di vertigini
Le cause degli attacchi di vertigini sono molteplici e spaziano da disturbi dell’equilibrio a malattie come l’ipertensione o le cardiopatie. Immagine: klebercordeiro/iStock/Getty Images Plus

Cause e sintomi

Che cosa si intende per vertigini?

Le vertigini si manifestano quasi sempre con la sensazione di rotazione o vacillamento. La deambulazione si fa incerta e il malessere permane spesso anche in posizione sdraiata. In alcune forme le vertigini compaiono solo muovendosi o alzandosi, e a volte sono accompagnate da nausea e dall’oscuramento della vista. Il momento esatto e la modalità in cui le vertigini si presentano sono indicazioni importanti per permettere al medico di eseguire una diagnosi.

Cause: disturbi dell’equilibrio

Orecchio sinistro di una donna
Spesso le vertigini vengono provocate da un disturbo dell’equilibrio. L’organo dell’equilibrio, situato nell’orecchio interno, invia impulsi nervosi al cervello. Un errore nella loro elaborazione pregiudica l’equilibrio. Immagine: b-d-s/iStock/Getty Images Plus

Se legate a un disturbo dell’equilibrio, le vertigini dipendono direttamente dal relativo organo situato nell’orecchio interno, da cui in condizioni normali le informazioni sul movimento vengono inviate al midollo spinale attraverso il nervo dell’equilibrio. L’equilibrio dipende dall’interazione di vari fattori, a cui appartengono, accanto al senso dell’equilibrio, la vista e la capacità di percepire la posizione del corpo nello spazio. Il centro di distribuzione dei segnali risiede nel tronco encefalico. Se uno di questi elementi non funziona a dovere, gli impulsi non vengono elaborati correttamente, con la conseguente comparsa delle vertigini.

Si distinguono le seguenti forme di vertigini:

  • Vertigini posizionali: sono provocate da minuscoli sassolini (otoliti) che scivolano nell’organo dell’equilibrio, determinando l’invio di impulsi errati in corrispondenza di particolari movimenti della testa. Le vertigini posizionali compaiono spesso in età molto avanzata e, nella maggior parte dei casi, durano solo pochi secondi.
  • Vertigini rotatorie: questa tipologia si manifesta in forma parossistica. Gli attacchi possono durare da pochi secondi ad alcune ore e chi ne è colpito ha la sensazione che tutto giri attorno. La causa è spesso rappresentata da un’infiammazione del nervo dell’equilibrio. La sindrome di Ménière appartiene ai fattori scatenanti più frequenti.
  • Vertigini funzionali: questa forma può comparire all’improvviso, ad esempio per una tensione muscolare. È spesso associata ad ansia e stordimento e le persone che ne soffrono manifestano insicurezza nel camminare o nello stare in piedi.
  • Vertigini croniche: le vertigini si definiscono croniche se si protraggono per settimane o mesi.

Cause: malattie e determinate situazioni

Soprattutto nelle persone anziane, le vertigini sono provocate da malattie cardiovascolari, a cui si aggiungono danni neurologici e disturbi psichici. Alcuni esempi:

  • Ipotensione, ipertensione o cardiopatie
  • Malattie vascolari, problemi circolatori nell’orecchio e nel cervello
  • Anemia (ad esempio per carenza di ferro)
  • Mal di testa (soprattutto emicrania), stress, ansia e depressione
  • Malattie neurologiche come epilessia, polineuropatia, Parkinson o sclerosi multipla
  • Malattie della colonna cervicale
  • Stati di ebbrezza o abuso di alcol
  • Effetti collaterali di farmaci
  • Ipoglicemia (ad esempio in caso di cattiva regolazione del diabete)
  • Carenza di fluidi (ad esempio per il caldo eccessivo o episodi di vomito)
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Obiettivi del trattamento

Qual è il trattamento classico delle vertigini?

Per risolvere le vertigini è necessario trattare la malattia che le provoca. Per questo lo spettro di opzioni è molto ampio. Se la causa risiede negli otoliti dell’organo dell’equilibrio, è opportuno praticare esercizi di movimento che ne favoriscano l’espulsione. Se l’origine è invece rappresentata da problemi cardiovascolari, saranno questi a dover essere trattati per primi.

Le vertigini possono essere temporaneamente alleviate anche con l’impiego di farmaci, contenenti principi attivi come la flunarizina (Fluxarten®), la cinnarizina (Stugeron®), la betaistina (Microser®) o combinazioni come cinnarizina e dimenidrinato (Arlevertan®). Le vertigini provocate da un’infiammazione possono essere trattate anche con cortisone, mentre la psicoterapia può essere utile in caso di malattie nervose.

In linea di principio la terapia delle vertigini include l’allenamento dell’equilibrio, che sfrutta la capacità di imparare propria del sistema dell’equilibrio a livello cerebrale. Esercizi mirati restituiscono una maggiore sicurezza nei movimenti.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

La medicina dei micronutrienti offre una serie di opzioni con cui alleviare le malattie alla base delle vertigini. Determinate sostanze migliorano l’irrorazione sanguigna o mitigano le patologie associate alle vertigini. I seguenti micronutrienti si sono dimostrati particolarmente utili:

  • La vitamina D allevia le vertigini posizionali.
  • Il ginkgo può attenuare gli attacchi di vertigini dovuti a problemi circolatori.
  • L’acido alfa-lipoico protegge i nervi in presenza di malattie neurologiche.
  • Le vitamine del gruppo B riducono l’omocisteina e, probabilmente, anche le vertigini come conseguenza.
  • Il ferro è d’aiuto contro le vertigini associate ad anemia.
  • Il magnesio protegge dalle vertigini provocate dall’ipertensione.
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Trattamento con i micronutrienti

Vitamina D: un aiuto contro le vertigini posizionali

Meccanismo d’azione della vitamina D

La vitamina D è importante per la stabilità delle ossa, che perdono spessore in caso di una sua carenza prolungata. Le vertigini posizionali provocate dagli otoliti colpiscono soprattutto le persone con osteoporosi. I ricercatori suppongono che una carenza di vitamina D comprometta il saldo posizionamento degli otoliti in corrispondenza delle cellule sensoriali nell’orecchio, con il loro conseguente distacco e scivolamento nell’organo dell’equilibrio.

Una correlazione tra vitamina D e vertigini posizionali è evidenziata da un primo studio, in cui l’aumento dei valori della vitamina D nel sangue ha provocato il calo corrispondente di una determinata proteina, spesso oltre la norma in presenza di vertigini posizionali. Inoltre, le persone affette dal disturbo hanno livelli di vitamina D inferiori a quelli dei soggetti sani, come indicato da un ulteriore studio osservazionale. Le persone carenti di vitamina D e sottoposte alla sua somministrazione hanno fatto registrare meno attacchi di vertigini. La compensazione del deficit ha migliorato anche il quadro clinico, secondo i risultati di un altro studio preliminare.  

Altre sperimentazioni hanno ora il compito di mostrare se la vitamina D sia in grado di aiutare tutti i pazienti colpiti da vertigini. Le carenze, frequenti soprattutto negli anziani, perché con l’età l’organismo produce meno vitamina D, dovrebbero in ogni caso essere compensate.

Donna in piedi con la braccia sollevate alla luce del sole
Le vertigini posizionali si manifestano con l’avanzare dell’età. Le persone anziane presentano spesso una carenza di vitamina D, la cui compensazione potrebbe mitigare il disturbo. Immagine: evgenyatamanenko/iStock/Thinkstock

Vitamina D: dosaggio e consigli sull’assunzione

L’assunzione di vitamina D in presenza di vertigini deve puntare innanzitutto a compensare un’eventuale carenza e, dunque, deve basarsi sui livelli effettivamente presenti nell’organismo, rilevati con un esame del sangue. Se tali valori non sono noti, è possibile assumere 1.000 unità internazionali in estate e 2.000 in inverno.

La vitamina D è liposolubile e andrebbe quindi assunta insieme ai pasti, perché i grassi contenuti negli alimenti ne aumentano l’assorbimento nell’intestino.

Vitamina D: esami di laboratorio

Il dosaggio esatto dovrebbe basarsi sulla quantità rilevata nel siero, la parte liquida del sangue priva di cellule ematiche. I valori ottimali sono compresi tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro.

Vitamina D: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie

I diuretici del gruppo dei tiazidici riducono l’eliminazione del calcio attraverso i reni, con un possibile aumento del suo livello nel sangue. La vitamina D ha lo stesso effetto, per questo la sua assunzione assieme ai tiazidici dovrebbe essere accompagnata dal monitoraggio dei valori di questo minerale. I principi attivi in questione sono l’idroclorotiazide (Idroclorotiazide®, Esidrex®), l’indapamide (ad esempio Damide®, Ipamix®) e la xipamide (ad esempio Aquafor®, Neotri®).

Le persone affette da patologie renali dovrebbero assumere la vitamina D solo sotto controllo medico, poiché potrebbero presentare un disturbo del bilancio del calcio con valori oltre la norma. Anche i pazienti con calcoli renali contenenti calcio dovrebbero consultare un medico prima di fare ricorso alla vitamina D.

La vitamina D non dovrebbe essere assunta in caso di sarcoidosi (malattia di Boeck), una malattia del tessuto connettivo in cui i pazienti presentano spesso livelli eccessivi di calcio nel sangue.

Il ginkgo migliora l’irrorazione sanguigna e allevia le vertigini

Meccanismo d’azione del ginkgo

Il ginkgo migliora l’afflusso sanguigno al cervello e all’orecchio interno, favorisce il metabolismo energetico e protegge le cellule dai danni ossidativi, sostenendo così il senso dell’equilibrio e fornendo un aiuto contro le vertigini, come indicato da molti studi.

  • In uno studio preliminare i ricercatori hanno analizzato l’azione del ginkgo abbinata a un programma di allenamento dell’equilibrio. 23 partecipanti hanno ricevuto il ginkgo e 22 un placebo. Tutti hanno tratto beneficio dall’allenamento, ma nel gruppo del ginkgo le vertigini sono diminuite molto più rapidamente.
  • Altri ricercatori hanno confrontato l’effetto del ginkgo in combinazione con i farmaci, registrando un’efficacia pari a quella del principio attivo betaistina. Lo studio ha preso in esame 160 partecipanti, cui sono stati somministrati 240 milligrammi di estratto di ginkgo al giorno o il farmaco per un totale di dodici settimane. È stato osservato un miglioramento dei sintomi in tutti i soggetti, tuttavia tale miglioramento era più evidente nel gruppo del ginkgo, in cui sono inoltre stati registrati meno effetti collaterali.

I promettenti risultati dei primi studi devono ora essere confermati da ulteriori sperimentazioni di alto livello. Il ginkgo è consigliabile soprattutto contro le vertigini provocate da disturbi circolatori.

Ginkgo: dosaggio e consigli sull’assunzione

Foglie di ginkgo con gocce di rugiada
Le sostanze presenti nel ginkgo migliorano l’irrorazione sanguigna, favorendo l’afflusso di sangue all’orecchio interno e alleviando il senso di vertigine. Immagine: tibor13/iStock/Getty Images Plus

In caso di vertigini si consigliano da 160 a 240 milligrammi di ginkgo al giorno, da assumere preferibilmente insieme ai pasti per aumentarne la tollerabilità.

È importante scegliere preparati di alta qualità con una quantità minima di acido di ginkgo, possibilmente inferiore allo 0,0005 percento, a causa della sua tossicità. I tè non sono consigliabili, perché di solito lo contengono in grandi quantità.

Ginkgo: da considerare in caso di assunzione di farmaci, gravidanza ed epilessia

Il ginkgo favorisce l’irrorazione sanguigna e per questo può causare interazioni con gli anticoagulanti a base di principi attivi come warfarin (Coumadin®), clopidogrel (Plavix®, Iscover®), acido acetilsalicilico (Aspirina®, ASA) o fenprocumone. L’estratto di ginkgo non andrebbe dunque assunto assieme agli anticoagulanti,

né con gli analgesici, per evitare un potenziamento dell’azione di tali farmaci e degli effetti collaterali. I principi attivi in questione includono ibuprofene (Moment®, Brufen®), diclofenac (Voltaren®, Dicloreum®) e diazepam (Ansiolin®, Valium®). L’estratto di ginkgo non dovrebbe inoltre essere abbinato ad antibiotici, antidepressivi e immunosoppressori. 

Il ginkgo non è raccomandato neanche durante la gravidanza e l’allattamento in assenza di sufficienti dati che ne dimostrino la sicurezza.

L’estratto di ginkgo andrebbe inoltre evitato in previsione di un intervento chirurgico, poiché la sua azione anticoagulante aumenta il rischio di emorragie. Il suo impiego è inoltre sconsigliato a chi soffre di epilessia.

L’acido alfa-lipoico protegge i nervi

Meccanismo d’azione dell’acido alfa-lipoico

L’acido alfa-lipoico è un importante antiossidante che agisce a livello cerebrale, proteggendo i neuroni dai danni provocati dai radicali liberi. I radicali liberi si formano in seguito a malattie e disturbi circolatori e, se non neutralizzati, causano stress ossidativo. L’acido alfa-lipoico allevia inoltre le infiammazioni e, in virtù delle suddette proprietà, potrebbe essere d’aiuto anche contro le vertigini.

Attualmente non esistono studi sull’argomento, ma in alcuni casi il suo impiego ha ridotto le vertigini comparse come sintomo di danni neurologici, come mostrato da uno studio preliminare condotto su 46 pazienti diabetici ai quali sono stati somministrati 600 milligrammi di acido alfa-lipoico al giorno o un placebo. Le ricerche hanno inoltre esaminato gli effetti sulle malattie neurologiche all’origine delle vertigini, e l’acido alfa-lipoico si è rivelato promettente soprattutto in caso di Alzheimer e ictus, come concluso nell’ambito di un lavoro di revisione. Una riduzione delle sostanze infiammatorie è stata osservata anche in studi di alto livello.

La valutazione definitiva dell’efficacia dell’acido alfa-lipoico richiede ulteriori sperimentazioni, ma la sua assunzione lascia ben sperare, soprattutto nel trattamento delle vertigini provocate da malattie neurologiche.

Acido alfa-lipoico: dosaggio e consigli sull’assunzione

Contro le vertigini i medici esperti in micronutrienti consigliano da 200 a 600 milligrammi di acido alfa-lipoico al giorno, evitando dosaggi superiori, che potrebbero invece favorire il disturbo.

L’acido alfa-lipoico andrebbe assunto a stomaco vuoto, ad esempio un’ora prima dei pasti, perché i minerali contenuti negli alimenti ne bloccano l’assorbimento a livello intestinale.

Acido alfa-lipoico: da considerare in caso di diabete e gravidanza

Immagine di neuroni umani
L’acido alfa-lipoico protegge i neuroni dallo stress ossidativo e per questo trova impiego soprattutto nelle malattie neurologiche. Immagine: ktsimage/iStock/Thinkstock

L’acido alfa-lipoico può amplificare l’azione dei farmaci contro il diabete provocando ipoglicemia. Si consiglia pertanto il controllo costante dell’indice glicemico. I principi attivi interessati includono la glibenclamide (Euglucon®, Daonil®, Gliben CT®), la glimepiride (Amaryl®, Glimepiride EG®) e la metformina (Metforal®, Glibomet® e Metfonorm®).

In assenza di studi sulla sua sicurezza, durante gravidanza e allattamento l’acido alfa-lipoico dovrebbe essere assunto solo con il consenso del medico. Dalle prime sperimentazioni è emerso che la somministrazione di 600 milligrammi al giorno sembra non comportare alcun rischio.

Le vitamine del gruppo B sono d’aiuto in caso di malattie cardiovascolari e omocisteina oltre la norma

Meccanismo d’azione delle vitamine del gruppo B

La vitamina B6, la vitamina B12 e l’acido folico riducono il livello di omocisteina nel sangue e per questo potrebbero essere d’aiuto contro le vertigini. Uno studio osservazionale ha indicato come in presenza di vertigini i valori dell’omocisteina fossero spesso superiori alla media. I dati non sono però confermati da tutte le sperimentazioni.

L’omocisteina è un prodotto metabolico che, in quantità eccessive, può trasformarsi in un fattore di rischio per varie patologie neurologiche o a carico dell’apparato cardiocircolatorio, spesso accompagnate da sintomi come le vertigini. 

In un primo studio la vitamina B6 ha ridotto vertigini e nausea insorte come effetto collaterale di un antibiotico. La vitamina B12 è risultata utile a un paziente anziano con vertigini associate ad altri disturbi neurologici che ne presentava una carenza. In una paziente di 66 anni con vertigini e ipertensione la vitamina B1 e la vitamina B12, somministrate con un farmaco, hanno alleviato i disturbi.

Le ricerche sull’azione delle vitamine del gruppo B sulle vertigini sono tuttavia ancora limitate e devono essere integrate da ulteriori studi di alto profilo. Le vitamine del gruppo B sono in ogni caso indispensabili per il metabolismo, e in presenza di vertigini è opportuno verificarne il corretto apporto.

Vitamine del gruppo B: dosaggio e consigli sull’assunzione

Le vitamine del gruppo B partecipano al metabolismo in uno stretto rapporto di collaborazione e per questo se ne consiglia l’assunzione combinata. In caso di vertigini il preparato dovrebbe contenere in particolare da 2 a 5 milligrammi di vitamina B6, da 25 a 50 microgrammi di vitamina B12 (sotto forma di metilcobalamina) e da 200 a 400 microgrammi di acido folico.

Gli integratori andrebbero assunti insieme ai pasti per migliorarne la tollerabilità a livello gastrico.

Consiglio

La corretta forma vitaminica: in molte persone la produzione della forma attiva dell’acido folico (5-metiltetraidrofolico) è insufficiente a causa di un malfunzionamento dell’enzima necessario dovuto ad una mutazione genetica. L’acido folico dovrebbe pertanto essere assunto direttamente nella sua forma attiva. 

Vitamine del gruppo B: da considerare in caso di gravidanza e assunzione di farmaci

Durante la gravidanza e l’allattamento si dovrebbero assumere dosi elevate di vitamina B6 e B12 solo in caso di carenza comprovata.

L’acido folico non andrebbe assunto assieme a determinati antibiotici, come i principi attivi trimetoprim (Bactrim®), proguanil (Malarone®) e pirimetamina (Pirimeta®), perché ne riduce l’efficacia.

Il ferro contro le vertigini da anemia

Meccanismo d’azione del ferro

Le vertigini sono spesso sintomo di una carenza di ferro. Il ferro trasporta l’ossigeno nel sangue, rifornendone l’intero organismo. Una sua carenza protratta può provocare uno stato di anemia, con un’ossigenazione insufficiente e la comparsa di vertigini.

La carenza di ferro è un fenomeno frequente, spesso causato da una perdita di sangue. Le donne ne sono maggiormente colpite rispetto agli uomini per effetto del ciclo mestruale. Durante la crescita, la gravidanza e l’allattamento il fabbisogno di ferro aumenta e, di conseguenza, anche il rischio di un suo deficit. Nelle persone anziane l’anemia dipende quasi sempre da una ridotta produzione di sangue.

In caso di vertigini, gli esperti in micronutrienti consigliano di controllare i valori di ferro nel sangue, soprattutto se non si riesce a identificarne l’origine. Una carenza di ferro può inoltre manifestarsi con stanchezza, disturbi di concentrazione e una maggiore predisposizione alle infezioni.

Ferro: dosaggio e consigli sull’assunzione

Esame di laboratorio della ferritina
Per individuare una carenza di ferro il medico può rilevare il valore della ferritina, ovvero la proteina di deposito del ferro. Immagine: jarun011/iStock/Getty Images Plus

La dose corretta dipende dall’entità della carenza: nelle situazioni gravi si consigliano da 50 a 100 milligrammi al giorno, mentre da 20 a 40 milligrammi sono già sufficienti per i risolvere i casi più lievi. L’assunzione di ferro dovrebbe generalmente essere valutata con il proprio medico. Il ferro può essere sovradosato nel lungo termine.

Disponibile in capsule o compresse, può essere somministrato dal medico anche mediante infusione venosa. Il momento ottimale per assumere le capsule o compresse è da due a tre ore prima dei pasti per garantirne il massimo assorbimento nell’intestino. Chi tollera meglio il ferro accompagnato agli alimenti deve escludere la presenza di sostanze in grado di comprometterne l’asorbimento, come caffè, tè, latte e fibre.

Ferro: esami di laboratorio

Il calcolo della quantità precisa del ferro da somministrare dovrebbe basarsi su più valori di laboratorio, tra cui l’emoglobina, la sostanza che conferisce al sangue la tipica colorazione rossa, o la ferritina, ovvero la proteina di deposito del ferro. I seguenti valori indicano una carenza di ferro:

  • Emoglobina: inferiore a 12 grammi per decilitro di sangue nelle donne, inferiore a 15 grammi per decilitro di sangue negli uomini
  • Ferritina: inferiore a 12 microgrammi per litro di sangue

Ferro: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

Il ferro non dovrebbe essere integrato in presenza di emocromatosi per evitarne un accumulo eccessivo. Ne andrebbe evitata l’assunzione anche in caso di disturbi che ne compromettono l’assorbimento, come alcune forme di anemia, tra cui la talassemia.

Poiché il ferro può irritare la mucosa gastrointestinale, in caso di infiammazioni o ulcere a carico di stomaco o intestino, la sua assunzione deve essere discussa con un medico. Lo stesso dicasi per malattie epatiche, renali e per il Parkinson.

L’uso congiunto di ferro e determinati farmaci può inoltre provocare vari fenomeni di interazione. Chi assume farmaci può informarsi qui su cosa occorre considerare.

Il magnesio contro le vertigini provocate da ipertensione

Meccanismo d’azione del magnesio

Il magnesio ha il compito di garantire il rilassamento della muscolatura dei vasi, che si dilatano migliorando il flusso sanguigno. È probabilmente in questo modo che il magnesio contrasta l’ipertensione.

L’ipertensione è spesso all’origine delle vertigini e per questo il magnesio può essere d’aiuto: la valutazione di più studi, alcuni anche di alto profilo, indica la capacità del magnesio di ridurre leggermente la pressione sistolica e diastolica, mentre un altro lavoro di revisione ha mostrato solo la diminuzione della prima. È possibile che non tutti i soggetti rispondano allo stesso modo, dal momento che in alcuni individui non è stata registrata alcuna variazione. Le ragioni non sono ancora chiare.

Il magnesio è comunque un’opzione che vale la pena tentare in virtù della sua buona tollerabilità. L’azione diretta del magnesio sulle vertigini non è ancora stata oggetto diretto di alcuna sperimentazione, ma chi ne soffre come conseguenza dell’ipertensione può fare un tentativo.

Magnesio: dosaggio e consigli sull’assunzione

Per l’ipertensione gli esperti in micronutrienti consigliano da 400 a 700 milligrammi di magnesio al giorno.

Quantità superiori a 300 milligrammi dovrebbero tuttavia essere concordate con il medico.

Il magnesio va assunto preferibilmente insieme ai pasti, perché le proteine presenti negli alimenti ne favoriscono l’assorbimento nell’intestino e, in linea generale, perché in questo modo ne migliora la tollerabilità. La dose quotidiana andrebbe distribuita nel corso della giornata, ad esempio con l’assunzione di 200 milligrammi la mattina e la sera.

Magnesio: esami di laboratorio

Quantità di magnesio superiori a 250 milligrammi dovrebbero essere assunte solo se accompagnate da controllo dei livelli ematici. L’analisi andrebbe condotta preferibilmente sul sangue intero contenente i globuli rossi, poiché questo minerale si concentra essenzialmente proprio in queste cellule. I valori normali sono compresi tra 1,38 e 1,5 millimoli per litro.

La parola "magnesium" scritta con cubi con lettere
Il magnesio potrebbe essere d’aiuto se le vertigini sono una conseguenza dell’ipertensione. In alcuni studi di alto livello il magnesio ha contribuito ad abbassare la pressione sanguigna in modo naturale. Immagine: tihomir_todorov/iStock/Getty Images Plus

Magnesio: da considerare in caso di malattie renali e assunzione di farmaci

Le malattie renali limitano l’escrezione del magnesio attraverso i reni, con conseguenti possibili accumuli nell’organismo. In presenza di tali malattie se ne sconsiglia quindi l’integrazione.

Il magnesio non deve essere assunto in concomitanza con determinati antibiotici, poiché le due sostanze si contrastano a vicenda nel processo di assorbimento nell’intestino. I farmaci in questione includono gli antibiotici aminoglicosidici, le tetracicline e gli inibitori della DNA girasi, con principi attivi come ad esempio la nitrofurantoina (Furandantin®, Macrobid®) o la penicillamina (Cuprimine®) e la moxifloxacina (ad esempio Avalox®). Se ne consiglia pertanto l’assunzione a due ore di distanza.

Lo stesso vale per i farmaci contro l’osteoporosi (bifosfonati), con principi attivi quali l’acido alendronico (Fosamax®, Adronat®), l’acido clodronico (Clodron®), l’acido etidronico (Etidron®), l’acido ibandronico (Bondronat®), l’acido pamidronico (Texpami®), l’acido risedronico (Actonel®) e l’acido tiludronico (Tildren®).

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate in caso di vertigini

 

Vitamine

Vitamina D

da 1.000 a 2.000 unità internazionali (UI)

Vitamina B6

da 2 a 5 milligrammi (mg)

Vitamina B12

da 25 a 50 microgrammi (µg)

Acido folico

da 200 a 400 microgrammi

  
 

Minerali

Ferro

carenza grave: da 50 a 100 milligrammi

carenza lieve: da 20 a 40 milligrammi

Magnesio

da 400 a 700 milligrammi

  
 

Altre sostanze

Estratto di ginkgo

da 160 a 240 milligrammi

Acido alfa-lipoico

da 200 a 600 milligrammi

 

 

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami di laboratorio consigliati in caso di vertigini

 

Valori normali

Vitamina D

da 40 a 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml)

Ferro:

Emoglobina

 

Ferritina

 

Donne: oltre 12 grammi per decilitro (g/dl) di sangue

Uomini: oltre 15 grammi per decilitro di sangue

12 microgrammi per litro (µg/l)

Magnesio (sangue intero)

da 1,38 a 1,5 millimoli per litro (mmol/l)

 

Classificazione

Riepilogo

Le vertigini sono un sintomo di molte malattie, che si accompagna in particolare a patologie neurologiche e cardiovascolari. Spesso l’origine è da ricercare nell’orecchio interno, sede del senso dell’equilibrio. Le vertigini si alleviano intervenendo sulla causa. La medicina dei micronutrienti offre alcune opzioni per contrastare le vertigini.

La vitamina D potrebbe impedire il distacco degli otoliti che provoca le vertigini posizionali. L’estratto di ginkgo migliora l’afflusso sanguigno al cervello e all’orecchio interno, oltre a proteggere i neuroni dai danni ossidativi. Questa sua azione positiva sull’equilibrio può essere d’aiuto in caso di vertigini. Anche l’acido alfa-lipoico protegge i neuroni, oltre a mitigare le infiammazioni.

Le vitamine del gruppo B riducono i valori di omocisteina superiori alla norma. L’omocisteina è a sua volta un fattore di rischio per le malattie del sistema nervoso che si manifestano con le vertigini. Inoltre, le vertigini sono spesso sintomo di una carenza di ferro, ma possono essere provocate anche dall’ipertensione: in questo caso il magnesio aiuta ad abbassare la pressione sanguigna in modo naturale.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

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