La vitamina D, amica versatile di ossa, sistema immunitario e messaggeri chimici

Come compensare correttamente una carenza e per quali malattie è assolutamente necessaria

Mano prima del sorgere del sole
La vitamina D partecipa a molti importanti processi metabolici. La vitamina D viene assunta con l'alimentazione e prodotta dal corpo attraverso l'esposizione solare. Immagine: LFO62/iStock/Getty Images Plus

La vitamina D è importante per la salute delle ossa e altrettanto necessaria al sistema immunitario e ai cosiddetti messaggeri chimici. Sebbene il corpo sia in grado di produrla autonomamente, la sua carenza è molto diffusa. Scoprite per quali malattie si dovrebbe assolutamente compensare una carenza di vitamina D e quando è il momento migliore per assumerla.

Caratteristiche e presenza negli alimenti

Caratteristiche e forme della vitamina D

La vitamina D può essere assunta con l'alimentazione e prodotta dal corpo attraverso l'esposizione solare. Appartiene aelle vitamine liposolubili, ma poiché il corpo è in grado di produrla autonomamente, a rigor di logica è un pro-ormone.

Si distinguono due sottoforme: la vitamina D2 e D3. La vitamina D2 è la forma presente nelle piante. La vitamina D3, il cosiddetto colecalciferolo, è invece la forma prodotta dal corpo e presente anche negli alimenti di origine animale.

Presenza della vitamina D negli alimenti

Esistono solo pochissime fonti buone di vitamine D. Tra le migliori figura il pesce ricco di grassi. Ridotte quantità di vitamina D sono presenti in avocado, funghi e uova di gallina (da 2 a 5 microgrammi ogni 100 grammi). I cinque migliori fornitori di vitamina D sono:

I cinque migliori fornitori di vitamina DMicrogrammi (µg) per 100 calorie (kcal)Microgrammi per 100 grammi (g)
Olio di fegato di pesce34300
Aringa (dell'Atlantico)11,627
Sardina9,311
Salmone7,9 16
Anguilla7,120

Nota: i valori possono variare. 

Cibo in tavola
La vitamina D è presente solo in pochi alimenti. Le fonti migliori sono il pesce ricco di grassi, ma anche le uova contengono la vitamina D. Immagine: happy_lark/iStock/Getty Images Plus
Classificazione

Fabbisogno e funzioni nel corpo

Qual è il fabbisogno giornaliero di vitamina D?

L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) segnala un fabbisogno giornaliero di vitamina D di 600 unità internazionali di alimenti quando la produzione di vitamina D dell'organismo è bassa. Ciò vale per tutte le fasce di età e per entrambi i sessi.

Fabbisogno giornaliero di vitamina D in unità internazionali (UI)
Giovani e adulti  600
Donne incinte600
Madri che allattano600

 

Informazioni

Spesso il fabbisogno di vitamina D è anche indicato in microgrammi. Un'unità internazionale di vitamina D corrisponde a 0,025 microgrammi. Per sapere quante sono 800 unità internazionali in microgrammi, occorre moltiplicare 0,025 per 800. 800 unità internazionali corrispondono quindi a 20 microgrammi.

Molti esperti sostengono che questa raccomandazione non sia sufficiente a ottenere un livello di vitamina D nel sangue che favorisca uno stato di buona salute. La vitamina D viene prodotta nella pelle esposta ai raggi del sole e in teoria non deve essere assunta con l'alimentazione, ma nella pratica la situazione risulta spesso diversa.

Una società specializzata internazionale, la Endocrine Society, consiglia agli adulti di assumere ogni giorno da 1.500 a 2.000 unità internazionali di vitamina D, ovvero il doppio rispetto alla raccomandazione della DGE.

Altri esperti sostengono che si dovrebbero assumere da 40 a 60 unità internazionali per ogni chilogrammo di peso corporeo, per cui a un peso di 60 chilogrammi corrispondono 2.400-3.600 unità internazionali.

Vitamina D: assorbimento, produzione da parte dell'organismo e immagazzinamento

Circa la metà della vitamina D assunta con l'alimentazione viene assorbita nell'intestino tenue. Tuttavia, la vitamina D viene anche prodotta dall'organismo: a tal fine sono necessari i raggi solari, che trasformano in vitamina D un suo precursore presente nella pelle.

La vitamina D viene immagazzinata nei muscoli e nel tessuto adiposo. È presente in quantità ridotte anche nel fegato.

Quale effetto ha la vitamina D?

Illustrazione del meccanismo d'azione della vitamina D
La vitamina D partecipa a molti importanti processi dell'organismo. Immagine: kowalska-art/iStock/Getty Images Plus

Da tempo è noto che la vitamina D è necessaria per la salute delle ossa. Oggi si sa che la vitamina D svolge anche numerose altre funzioni:

Sistema immunitario: La vitamina D sostiene il sistema immunitario, garantendo la moltiplicazione delle cellule difensive in caso di infezione. Inoltre, ha un effetto antinfiammatorio.

Muscoli: La vitamina D è necessaria al funzionamento dei muscoli, di cui garantisce la forza.

Messaggeri chimici: La vitamina D è necessaria alla produzione di determinati messaggeri chimici e al loro rilascio nel sangue, ad esempio degli ormoni tiroidei o dell'insulina, l'ormone che regola la quantità di glucosio nel sangue.

Sistema cardiocircolatorio: La vitamina D regola la pressione sanguigna ed è necessaria per il corretto funzionamento del muscolo cardiaco.

Divisione cellulare: La vitamina D è importante per la divisione cellulare e assicura che le cellule non funzionanti o degenerate muoiano. Ecco perché gli scienziati conducono ricerche sulle interrelazioni tra la vitamina D e il cancro.

Ossa: La vitamina D è necessaria per la stabilità delle ossa. Aumenta l'assorbimento del calcio nell'intestino e mette a disposizione delle ossa il calcio necessario.

Classificazione
La donna esausta al lavoro in ufficio
Una carenza di vitamina D può essere indicata da molti sintomi, tra cui stanchezza, debolezza e un aumento della predisposizione alle infezioni. Immagine: AntonioGuillem/iStock/Getty Images Plus

Riconoscere ed eliminare una carenza

Sintomi di una carenza di vitamina D

I sintomi di una carenza di vitamina D sono molto vari. Tra questi figurano ad esempio:

  • maggior propensione alle infezioni
  • depressione
  • stanchezza e debolezza
  • disturbi del sonno
  • maggior rischio di fratture ossee

In caso di grave carenza di vitamina D si manifestano anche malformazioni ossee come il cosiddetto rachitismo nei bambini (ossa deformate) o l'osteomalacia negli adulti (rammollimento delle ossa).

L'integrazione di vitamina D fa scomparire i sintomi della carenza. Le osteopatie riescono a essere contenute solo se si riconosce e si risolve repentinamente una carenza di vitamina D.

Chi corre maggiormente il rischio di una carenza?

La donna sembra stanca dalla finestra
A causa della mancanza di sole, molte persone in inverno presentano una carenza di vitamina D. Immagine: StephM2506/iStock/Getty Images Plus

L'inverno è una stagione problematica:

Alle nostre latitudini i raggi del sole sono sufficientemente forti per la produzione di vitamina D nella pelle solo da maggio a settembre. Teoricamente la vitamina D immagazzinata nel corpo in estate dovrebbe alimentare l'organismo durante l'inverno, ma per farlo è necessario produrne a sufficienza nei mesi estivi: i prodotti con protezione solare o i cosmetici con un elevato fattore di protezione solare (da SPF 20), le nuvole o la vita in ambienti chiusi limitano in modo massiccio la produzione di vitamina D. Pertanto, la maggior parte delle persone presenta una carenza di vitamina D in inverno.

Informazioni

Anche il tipo di pelle influenza la formazione di vitamina D: le persone con una carnagione scura producono meno vitamina D.

Determinati gruppi di persone corrono un rischio maggiore:

Anziani:

la capacità della pelle di produrre vitamina D diminuisce con l'avanzare dell'età. Inoltre gli anziani seguono spesso una dieta molto limitata o hanno meno appetito, ad esempio a causa di problemi ai denti.

Donne incinte, donne che allattano e neonati:

Molti studi indicano una carenza di vitamina D nelle donne incinte e che allattano. Di conseguenza, il contenuto di vitamina D nel latte materno è ridotto e anche il neonato corre un rischio maggiore di sviluppare una carenza di vitamina D.

Persone in sovrappeso:

Valori ridotti di vitamina D sono stati osservati nelle persone in forte sovrappeso. Questo accade perché la vitamina D è distribuita nel tessuto adiposo che, se presente in quantità elevata, immagazzina dosi altrettanto massicce divitamina D non disponibili per l'organismo.

Persone con malattie intestinali:

In caso di malattie intestinali, l'assorbimento di vitamina D può essere ridotto, ad esempio in presenza del morbo di Crohn.

Determinare la carenza di vitamina D in laboratorio

Per determinare una carenza di vitamina D, si calcola la forma di trasporto nel sangue, la cosiddetta vitamina D 25(OH) (calcidiolo). Il modo migliore di misurarla è nel siero sanguigno, che è la componente liquida del sangue, senza cellule sanguigne.

Il parere degli esperti

Il miglior risultato possibile è la presenza nel sangue di un livello di vitamina D compreso tra 40 e 60 ng/ml (nanogrammi per millilitro).

 Vitamina D nel siero in nanogrammi per millilitro (ng/ml)Vitamina D nel siero in nanomoli per litro (nmol/l)
Carenzainferiore a 20inferiore a 50
Valori normalisuperiore a 20superiore a 50
Valori ottimalida 40 a 60da 100 a 150

Può accadere che i valori di vitamina D nel sangue cambino da laboratorio a laboratorio. Pertanto, si consiglia di controllare l'andamento dei livelli di vitamina D sempre nello stesso laboratorio. Idealmente il livello di vitamina D dovrebbe essere controllato due volte all'anno.

Vitamina D: eliminare una carenza

Non è possibile compensare una carenza di vitamina D attraverso la dieta. In estate il problema può essere risolto con una sufficiente esposizione ai raggi del sole: in base ad alcuni calcoli, da giugno ad agosto e dalle 11 alle 15, con un tipo di pelle caucasico sono necessari da 15 a 20 minuti di esposizione per produrre sufficiente vitamina D (da 4.000 a 10.000 unità internazionali). Per ottenere questo risultato dovrebbe essere esposto un quarto della superficie corporea, ad esempio viso, mani e parti di braccia e gambe. Dopo il lavoro si dovrebbero comunque trascorerre da 25 a 40 minuti al sole.

In inverno il sole non è in grado di compensare la carenza ed è necessario assumere preparati a base di vitamina D. Il medico sceglierà allora tra l'assunzione giornaliera di una dose ridotta oppure l'assunzione settimanale di una dose elevata. In caso di carenza di vitamina D, esistono alcune regole di riferimento:

Dose consigliata di vitamina D in caso di carenzal
Regola per un rapido aumento a breve termine del livello di vitamina DCon una somministrazione per 10 giorni di 10.000 unità internazionali (UI) al giorno,
oltre alla produzione del corpo di circa 4.500 unità internazionali,
il livello di vitamina D aumenta di 10 nanogrammi per millilitro (ng/ml).
Regola per un lento aumento costante del livello di vitamina DCon una somministrazione costante di 1.000 unità internazionali (UI) al giorno,
oltre alla produzione del corpo di circa 4.500 unità internazionali,
il livello di vitamina D aumenta di 10 nanogrammi per millilitro.

 

Informazioni

Se il corpo non produce 4.500 unità internazionali di vitamina D tramite la pelle, ad esempio in inverno, possono essere necessarie anche da 5.000 a 7.000 unità internazionali al giorno. La dose migliore è sempre determinata dal medico, mediante il controllo del livello nel sangue.

Una volta compensata la carenza, è consigliabile consumare spesso pesce grasso o assumere altra vitamina D a dose ridotta, in modo da evitare una nuova carenza, ad esempio da 1.500 a 2.000 unità internazionali al giorno oppure, in base al peso corporeo, da 40 a 60 unità internazionali per chilo di peso.

Classificazione

Impiego in caso di malattia, gravidanze e in età avanzata

Infreddature e cistiti: La vitamina D aumenta le probabilità di restare sani

Illustrazione del corpo: Donna con reni e vescica
La vitamina D stabilizza il sistema immunitario e riduce il rischio di raffreddamento del 12 percento, come documentato da un meta-studio. Effetti simili sono stati dimostrati anche in casi di infezioni alle vie urinarie, come la cistite. Immagine: Tharakorn/iStock/Getty Images Plus

La vitamina D stabilizza il sistema immunitario e protegge dalle infreddature:

L'assunzione di vitamina D riduce del 12 percento il rischio di un'infreddatura, come dimostra un meta-studio di qualità nel quale sono stati considerati 25 studi diversi con più di 10.000 partecipanti. L'effetto maggiore è stato ottenuto nei soggetti con una carenza grave, con un miglioramento in una persona su quattro.

Effetti simili sono stati dimostrati in presenza di infezioni alle vie urinarie, come le cistiti. Si presume che la vitamina D prevenga le infezioni alle vie urinarie e allevi i disturbi. Per rafforzare il sistema immunitario, la medicina dei micronutrienti consiglia una dose di vitamina D compresa tra 1.000 e 4.000 unità internazionali al giorno, a seconda del suo livello nel sangue.

Probabilmente la vitamina D allevia la depressione

Spesso le persone che soffrono di depressione presentano anche una carenza di vitamina D. La reale efficacia dell'assunzione di vitamina D contro la depressione è una questione che non è ancora stata chiarita in modo definitivo. In alcune persone la vitamina D allevia i disturbi rispetto a un placebo, mentre in altre no. Probabilmente la vitamina D regola diversi trasmettitori presenti nel cervello.

La cosa certa però è che le persone con una carenza di vitamina D dovrebbero compensarla. Alcuni studi dimostrano come una grave carenza di vitamina D sia associata anche a forti depressioni. A seconda del livello di vitamina D, in caso di depressione si consigliano da 1.000 a 4.000 unità internazionali al giorno.

Sclerosi multipla: la vitamina D ne rallenta la progressione

Il dottore guarda le immagini TC scan
Diversi studi mostrano come la vitamina D possa essere d'aiuto nel trattamento della sclerosi multipla. Immagine: sudok1/iStock/Getty Images Plus

La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria che distrugge parti delle cellule nervose. Poiché la vitamina D regola i processi infiammatori, riduce il rischio di sclerosi multipla e ne migliora il decorso in caso di malattia conclamata.

In alcuni studi la vitamina D ha ridotto la produzione dei trasmettitori dell'infiammazione, che sono coinvolti nella progressione della sclerosi multipla, riducendo inoltre di quasi un terzo la probabilità di nuovi danni nervosi. Alcuni elementi indicano anche che la vitamina D è in grado di ridurre dal 50 al 70 percento la probabilità di una nuova recidiva.

In caso di sclerosi multipla si consiglia di compensare una carenza di vitamina D assumendo da 2.000 a 3.500 unità internazionali al giorno.

La vitamina D riduce la glicemia nel diabete di tipo 2

La vitamina D regola la produzione di insulina, ovvero l'ormone che controlla i livelli di zucchero nel sangue. Una carenza di vitamina D aumenta quindi il rischio di contrarre il diabete di tipo 2. La compensazione di una carenza ha effetti articolarmente positivi sui diabetici. Diversi studi di alto livello hanno mostrato come la vitamina D consenta di migliorare i sintomi distintivi del diabete, tra cui la glicemia nel sangue e i valori dell'insulina.

Inoltre, si presume che la vitamina D attenui le conseguenze del diabete. In uno studio medico l'assunzione di vitamina D ha contribuito alla guarigione di una ferita nel cosiddetto piede diabetico, una lesione al piede causata da valori glicemici troppo elevati.

A seconda della quantità già presente nell'organismo, in caso di diabete si consiglia di assumere tra 2.000 e 3.500 unità internazionali di vitamina D.

La vitamina D è utile in caso di insufficienza cardiaca e pressione alta

I primi studi medici di alto livello dimostrano che la vitamina D, in aggiunta ai farmaci, migliora la funzione cardiaca in caso di insufficienza cardiaca e le condizioni fisiche dei pazienti. Dopo Dopo l'assunzione di vitamina D per tre mesi, la distanza percorsa dai partecipanti in un determinato test è passata da 210 metri a 225 metri.

È stata inoltre riscontrata una correlazione tra carenza e pressione sanguigna: Nelle persone ipertese e con una carenza di vitamina D, anche la pressione sanguigna era leggermente più alta. Una volta compensata la carenza, la pressione scendeva (valore sistolico). La vitamina D regola gli ormoni che controllano la pressione sanguigna.

Il rischio di morte per malattie cardiache nelle persone con pressione alta, in sovrappeso e con diabete di tipo 2 si riduce di quasi il 70 percento ripristinando i valori corretti di vitamina D. Un'eventuale carenza dovrebbe pertanto essere assolutamente compensata, con una dose compresa tra 2.000 e 3.500 unità internazionali al giorno.

Asma: la vitamina D riduce il rischio di un attacco d'asma

La donna prende lo spray per l'asma
Studi dimostrano che una carenza di vitamina D aumenta il rischio di recidive. Immagine: Remains/iStock/Getty Images Plus

Una carenza di vitamina D aumenta del 25 percento il rischio di un attacco negli asmatici. Si presume che la vitamina D riduca i processi infiammatori nei polmoni.

Un meta-studio dimostra inoltre che la vitamina D, rispetto al placebo, riduce di oltre un terzo il rischio di un attacco d'asma, da trattare altrimenti con cortisone. In questa analisi i ricercatori hanno preso in esame oltre 1.000 partecipanti (bambini e adulti) coinvolti in nove studi diversi. In caso di asma, la medicina dei micronutrienti consiglia un'assunzione giornaliera compresa tra 1.000 e 3.500 unità internazionali, in base al livello di vitamina D.

La vitamina D in gravidanza e allattamento per mamma e bambino

Donna che allatta il bambino
Soprattutto in gravidanza, ma anche dopo, è importante che mamma e bambino assumano dosi sufficienti di vitamina D. Immagine: NataliaDeriabina/iStock/Getty Images Plus

La vitamina D riduce il rischio di complicazioni durante e dopo la gravidanza, come diabete gestazionale, preeclampsia (gestosi) o depressione post parto.

La vitamina D è consigliata non solo per la futura mamma ma anche per il nascituro: una carenza può causare successivi disturbi della crescita oppure osteopatie. Inoltre, la vitamina D è necessaria per lo sviluppo del sistema nervoso nel ventre materno e per la maturazione del sistema immunitario. Una carenza di vitamina D aumenta ad esempio il rischio di neurodermiti.

Si consiglia alle donne incinte di assumere ogni giorno da 1.500 a 2.000 unità internazionali di vitamina D.

Le donne incinte e che allattano non dovrebbero superare una dose pari a 4.000 unità internazionali senza prima consultare il medico.

Informazioni

Se la madre che allatta assume ogni giorno da 4.000 a 6.000 unità internazionali di vitamina D, il contenuto di vitamina D nel latte materno raggiunge le 800 unità internazionali, ovvero la dose consigliata per un lattante. Se il lattante riceve già vitamina D, la madre per il proprio fabbisogno dovrebbe assumerne solo da 1.000 a 1.500 unità internazionali in più.

La vitamina D negli anziani: riduzione dell'osteoporosi e del tasso di cadute

La vitamina D assicura la stabilità delle ossa. In diversi studi medici, l'assunzione giornaliera di 700 unità internazionali di vitamina D ha ridotto il rischio di fratture ossee e di perdita di massa ossea che si manifestano con l'avanzare dell'età. Per avere ossa sane in età avanzata si consiglia di assumere vitamina D insieme a calcio e vitamina K2.

Inoltre la vitamina D riduce il tasso di cadute: l'assunzione quotidiana di 700-1.000 unità internazionali da parte delle persone anziane ha ridotto il rischio di cadute di quasi un quinto, come confermato da un cosiddetto meta-studio che ha preso in considerazione e analizzato otto studi medici.

Il parere degli esperti

Alcuni studi mostrano invece un aumento del tasso di cadute legato alla vitamina D. Qui la causa è da ricondursi alla terapia mensile ad alto dosaggio. Al momento i ricercatori dibattono sull'eventualità che questo tipo di terapia provochi forti oscillazioni del livello di vitamina D, con effetti negativi sui recettori di vitamina D della muscolatura. Alte dosi di vitamina D dovrebbero pertanto essere sempre assunte sotto controllo medico. In caso di dubbi, si consiglia una dose giornaliera inferiore.

La vitamina D aumenta le probabilità di sopravvivenza in caso di tumore

La vitamina D è importante per la divisione cellulare e il sistema immunitario. Per alcuni tumori, come quello al polmone, un buon apporto di vitamina D si accompagna a un tasso di sopravvivenza più elevato. Questo è stato dimostrato da meta-studi di alto livello, che hanno preso in esame molte altre ricerche mediche, per giungere a una conclusione affidabile. In caso di tumore si consiglia comunque il monitoraggio del livello di vitamina D da parte del medico, compensando un'eventuale carenza il più rapidamente possibile.

L'effetto preventivo della vitamina D sui tumori deve essere esaminato con maggiore precisione, ma alcuni studi stanno già fornendo le prime indicazioni. In un grande studio osservazionale americano le donne con un buon apporto di vitamina D correvano un rischio inferiore di un quinto di contrarre il cancro al seno nei cinque anni successivi. Lo stesso è stato confermato in uno studio tedesco.

Fate attenzione al vostro fabbisogno di vitamina D: si consigliano almeno da 1.000 a 2.000 unità internazionali al giorno.

Illustrazione della divisione cellulare
La vitamina D può ad esempio avere un effetto positivo nel supporto del trattamento contro il cancro ai polmoni. Immagine: Dr_Microbe/iStock/Getty Images Plus

Vitamina D: Dosaggi in breve

Dose giornaliera consigliata di vitamina D in unità internazionali (UI)
Infreddatureda 1.000 a 4.000
Cistiteda 1.000 a 4.000
Depressioneda 1.000 a 4.000
Sclerosi multiplada 2.000 a 3.500
Diabete2.000 e 3.500
Insufficienza cardiaca e infarto2.000 e 3.500
Ipertensione2.000 e 3.500
Asmada 1.000 a 3.500
Gravidanzada 1.500 a 2.000
Vecchiaiafino a 1.000
Cancroalmeno da 1.000 a 2.000

 

Informazioni

L'assunzione di vitamina D consigliata si basa in primo luogo sui livelli di vitamina D nel sangue. L'obiettivo è sempre quello di compensare una carenza di vitamina D riscontrata. In caso di carenza, la dose di vitamina D può anche essere maggiore.

Classificazione

Utilizzo in caso di assunzione di farmaci

Vitamina D: condizione per l'efficacia dei farmaci che riducono il colesterolo (statine)

I farmaci che riducono il colesterolo, le cosiddette statine, sono più efficaci nella riduzione del colesterolo se sono assunte in concomitanza con la vitamina D. Insieme alla vitamina D, il farmaco riduce i valori del colesterolo di almeno 22 milligrammi per decilitro in più rispetto alla sua assunzione da solo. In un altro studio la statina si è rivelata addirittura inefficace, perché i partecipanti presentavano una carenza di vitamina D.

In caso di carenza di vitamina D la statina causa inoltre con maggiore frequenza anche dolori muscolari, come dimostrato da uno studio di revisione di alto livello. Uno studio di revisione è una pubblicazione scientifica di alto livello nel quale i ricercatori analizzano in modo critico svariati studi su un tema.

Tra le statine rientrano i principi attivi medici atorvastatina (ad esempio Torvacol®), fluvastatina (Lipaxan® e Lescol®), lovastatina (Lovinacor®), pravastatina (ad esempio Aplactin® e Pravaselect®), rosuvastatina (Crestor®) o simvastatina (Zocor®).

Si consiglia di assumere ogni giorno da 1.000 a 2.000 unità internazionali di vitamina D.

Alcuni farmaci che riducono il colesterolo (resine a scambio anionico) causano una carenza di vitamina D

In caso di assunzione di determinati farmaci per ridurre il colesterolo, bisognerebbe assicurare un apporto sufficiente di vitamina D. Immagine: Sumin_Daddy/iStock/Getty Images Plus

Le resine a scambio anionico riducono il livello di colesterolo, disturbando la digestione dei grassi. In particolare, in caso di assunzione costante di questi farmaci è possibile che si verifichi una carenza di vitamina D e di altre sostanze nutritive liposolubili. Tra questi farmaci rientra la colestiramina (ad esempio Questran® o Lipocol®).

Per evitare un'eventuale carenza, si dovrebbe cercare di raggiungere una dose giornaliera di vitamina D compresa tra 1.000 e 2.000 unità internazionali.

Informazioni

Il preparato a base di micronutrienti dovrebbe essere assunto un'ora prima o quattro ore dopo il farmaco, in modo che quest'ultimo non riduca l'assorbimento della vitamina D.

La vitamina D evita gli effetti collaterali del cortisone

I preparati a base di cortisone, i cosiddetti corticosteroidi, danneggiano il metabolismo osseo e possono causare osteoporosi. Il rischio di fratture ossee aumenta in modo massiccio, soprattutto dopo l'assunzione di cortisone protratta negli anni.

La vitamina D aumenta l'assorbimento del calcio nell'intestino e fornisce alle ossa il calcio necessario alla loro stabilità. Per ridurre il rischio di osteoporosi in seguito a una terapia a base di cortisone, si consiglia di assumere da 2.000 a 4.000 unità internazionali di vitamina D al giorno. La medicina dei micronutrienti consiglia di assumere la vitamina D principalmente insieme a calcio e vitamina DK2 per assicurare la salute delle ossa.

Tra i corticosteroidi rientrano ad esempio i principi attivi farmacologici prednisone (come Deltacortene® e Lodotra®), cloprednolo (Syntestan®), fludrocortisone (Florinef®), betametasone e desametasone.

I farmaci contro l'epilessia degradano la vitamina D

I farmaci usati per l'epilessia, i cosiddetti antiepilettici, aumentano il processo di degradazione della vitamina D nell'organismo con una conseguente carenza, che a sua volta contribuisce all'insorgenza dell'osteoporosi come effetto collaterale dei farmaci contro l'epilessia.

Tra gli antiepilettici che degradano la vitamina D figurano i barbiturici fenobarbital (Luminale®) e primidone (Mysoline®) o i principi attivi carbamazepina (Tegretol®, Carbaflux®) e fenitoina (Aurantin®, Dintoina®).

Se si assumono questi farmaci, si consiglia di integrarli con almeno 2.000 unità internazionali di vitamina D. Inoltre, la vitamina K2 e il calcio sono importanti per le ossa.

I farmaci che bloccano l'assorbimento dei grassi riducono anche l'assorbimento della vitamina D

Determinati farmaci per il trattamento del sovrappeso riducono l'assorbimento dei grassi nell'intestino. Poiché la vitamina D è liposolubile e necessita di grassi per essere assorbita, questi farmaci riducono anche l'assorbimento della vitamina D. Tra questi figura tra gli altri il principio attivo orlistat (Xenical®).

Per evitare una carenza di vitamina D a seguito dell'assunzione di orlistat, si consiglia di integrare ogni giorno tra 1.000 e 2.000 unità internazionali di vitamina D. La vitamina D e orlistat dovrebbero essere assunti a circa due o tre ore di distanza l'una dall'altro.

La vitamina D accompagnata ai farmaci: Dosaggi consigliati in breve

Dose giornaliera consigliata di vitamina D in unità internazionali (UI)
Farmaci che riducono il colesterolo (statine)da 1.000 a 2.000
Farmaci che riducono il colesterolo (scambiatori anionici)almeno da 1.000 a 2.000
Cortisone (corticosteroidi)da 2.000 a 4.000
Farmaci contro l'epilessia (antiepilettici)almeno 2.000
Farmaci contro l'assorbimento dei grassi (orlistat)da 1.000 a 2.000

 

 

Classificazione

Assunzione consigliata

Quando e come andrebbe assunta la vitamina D?

Nella maggior parte dei casi la vitamina D assorbita con gli alimenti non è sufficiente a coprire il fabbisogno dell'organismo. Per raggiungere 50 microgrammi (2.000 unità internazionali) si dovrebbero consumare ogni giorno 200 grammi di aringhe dell'Atlantico. Non sarebbe un problema, se il pesce comparisse più spesso sulla nostra tavola. Il corpo quindi deve produrre vitamina D attraverso il sole o assumerla con preparati appositi.

In inverno si dovrebbero assumere quantità extra di vitamina D, ad esempio da 1.000 a 2.000 unità internazionali. Si consiglia l'assunzione di preparati a base di vitamina D anche a determinati gruppi di persone, come ad esempio donne incinte, anziani o malati cronici.

Innanzitutto è opportuno determinare il livello di vitamina D rivolgendosi a un medico, che può così definire il dosaggio corretto.

La vitamina D è liposolubile e pertanto dovrebbe essere assunta duranti i pasti, ad esempio la mattina o la sera, perché i grassi contenuti negli alimenti ne aumentano l'assorbimento nell'intestino.

Disegno della formula chimica della vitamina D
Gli esperti non concordano su quale sia la forma corretta di vitamina D. Immagine: Ekaterina79/iStock/Getty Images Plus

Vitamina D2 o D3: quale forma è la migliore?

Attualmente gli esperti discutono su quale sia la forma migliore di vitamina D. Alcuni studi indicano che la vitamina D3 è in grado di aumentare più rapidamente e con maggiore efficacia il livello nel sangue rispetto alla vitamina D2 vegetale. Altri mostrano invece che entrambe le forme consentono di incrementare il livello di vitamina D.

I metodi di rilevazione della vitamina D2 sono meno validi di quelli usati per la vitamina D3, che per questo è spesso l'unica presa in esame da molti laboratori. Si presume che la vitamina D3 permanga più a lungo nel sangue rispetto alla vitamina D2. Questo è dovuto al fatto che probabilmente la vitamina D3 viene trasportata meglio nel sangue e viene eliminata più lentamente.

Poiché la vitamina D3 è la forma prodotta anche dallo stesso organismo, la maggior parte dei medici consiglia la vitamina D3 anziché la vitamina D2.

Consiglio

Consiglio per i vegani: nella maggior parte dei casi la vitamina D3 viene prodotta dalla lana di pecora. Fare quindi attenzione alla vitamina D3 vegetale, che può essere ottenuta anche dai licheni.

 

Ecco come riconoscere un buon preparato: Vitamina D3 con K2 e magnesio

Si consiglia di combinare la vitamina D con la vitamina K, soprattutto K2 in forma di MK-7. Mentre la vitamina D aumenta il livello del calcio nel sangue, la vitamina K2 assicura che il calcio sia immagazzinato anche nelle ossa e non resti nel sangue, dove potrebbe causare calcificazioni vascolari. Pertanto, i preparati di buona qualità contengono anche la vitamina K2.

Inoltre, si consiglia anche la combinazione con il magnesio. Il corpo ha bisogno del magnesio per garantire il corretto funzionamento del metabolismo della vitamina D. Il magnesio gestisce infatti gli enzimi che trasformano determinati precursori della vitamina D in vitamina D attiva, così da renderli efficaci.

Informazioni

Cosa ricordare in caso di assunzione di anticoagulanti: La vitamina K2 riduce l'effetto di determinati farmaci anticoagulanti, le cosiddette cumarine. Maggiori informazioni in merito sono disponibili nell'articolo dedicato alla vitamina K.

Inoltre, i preparati di buona qualità a base di vitamina D sono privi di additivi, tra cui gli aromatizzanti, o sostanze che possono provocare reazioni allergiche, come ad esempio noci o soia.

Consiglio

È possibile acquistare la vitamina D anche in gocce, sotto forma di olio liquido. Si tratta di una soluzione adatta per bambini o per chi non è in grado di deglutire bene capsule o compresse. 

Sovradosaggio, interazioni e indicazioni in caso di malattie

È possibile un sovradosaggio di vitamina D?

L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha fissato per la vitamina D una quantità massima di 4.000 unità internazionali, pari a 100 microgrammi al giorno. Tenendo sotto controllo il livello di vitamina D in laboratorio, a volte i medici prescrivono anche dosi maggiori, ad esempio in presenza di una grave carenza.

Il parere degli esperti

Il livello di vitamina D nel sangue non dovrebbe superare un valore pari a 88 nanogrammi per millilitro (ng/ml) o 220 millimoli per litro (nmol/l).

Tra i sintomi di un sovradosaggio di vitamina D figurano valori di calcio nel sangue troppo elevati, tuttavia non immediatamente evidenti. Solo livelli di calcio eccessivi per un periodo costante possono provocare arteriosclerosi. Quindi si dovrebbero assumere quantità elevate di vitamina D solo su raccomandazione del medico, che è a conoscenza del livello di vitamina D.

Da ricordare in caso di assunzione di farmaci diuretici (tiazidici)

I farmaci diuretici del gruppo di principi attivi tiazidici riducono la capacità di eliminazione del calcio da parte dei reni. In altre parole il calcio resta nel sangue. Poiché la vitamina D aumenta il livello di calcio nel sangue, dovrebbe essere assunta insieme ai tiazidici solo se il livello di calcio viene controllato regolarmente.

Tra i tiazidici figura soprattutto il principio attivo idroclorotiazide (Disalunil®, Esidrex®). Altri tiazidici sono l'indapamide (ad esempio Indamol®, Ipamix®) e xipamide (ad esempio Aquafor®, Neotri®).

Vitamina D e nefropatie: Da sapere

Le persone affette da nefropatie, come l'insufficienza renale cronica, hanno spesso una carenza di vitamina D, che tuttavia non dovrebbero assumere senza aver prima consultato il medico, perché questa aumenta l'assorbimento del calcio nell'intestino, incrementandone i livelli nel sangue. I reni malati però non sono in grado di eliminare il calcio in eccesso, che si accumula nel sangue e causa un sovradosaggio. Anche le persone con calcoli renali (pietre contenenti calcio) devono fare attenzione.

I pazienti con problemi ai reni dovrebbero quindi assumere vitamina D extra solo in presenza di una comprovata carenza e con il controllo costante dei valori del calcio da parte del medico.

Da ricordare in caso di sarcoidosi

La vitamina D non dovrebbe essere assunta in caso di sarcoidosi, (malattia di Boeck), malattia infiammatoria del tessuto connettivo. Spesso i pazienti con sarcoidosi presentano un elevato livello di calcio nel sangue. Poiché la vitamina D aumenta l'assorbimento del calcio dall'intestino e incrementa la presenza di calcio nel sangue, si sconsiglia di assumere la vitamina D in caso di sarcoidosi.

Classificazione

Riepilogo

La vitamina D può essere prodotta dall'organismo. Ciononostante molte persone ne sono carenti e questo può avere effetti negativi sulla salute, soprattutto in inverno, quando i raggi del sole non sono sufficienti alla formazione di vitamina D. Anziani, persone in sovrappeso, donne incinte, donne che allattano e neonati sono gruppi particolarmente a rischio.

In caso di malattie cardiocircolatorie, come insufficienza cardiaca o ipertensione, diabete, depressione, asma o sclerosi multipla, si dovrebbe assolutamente compensare una carenza di vitamina D. Inoltre, nella stagione dei raffreddori la vitamina D è utile perché rafforza il sistema immunitario. La vitamina D è in grado di ridurre gli effetti collaterali di alcuni farmaci ed è necessaria a garantire l'efficacia dei farmaci che riducono il colesterolo.

Classificazione

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