Sostenere l’effetto degli antidepressivi con la medicina dei micronutrienti

In che modo vitamine e minerali prevengono le carenze e migliorano l’efficacia dei farmaci

Chi assume antidepressivi può avere una carenza di determinate vitamine e minerali. La medicina dei micronutrienti consente non solo di evitare tali carenze, ma anche di migliorare l’efficacia della terapia e di alleviare determinati effetti collaterali. Scoprite qui quali micronutrienti svolgono un ruolo particolarmente importante nel contrastare questa condizione.

Consiglio

Per sapere in che modo i micronutrienti possono alleviare questa patologia, consultate l’articolo dedicato alla depressione.

Compresse con un viso triste e uno felice
Gli antidepressivi aiutano in caso di depressione, ma nel lungo periodo possono causare una carenza di determinati micronutrienti, che a sua volta pregiudica l’efficacia di questi farmaci. Immagine: TanyaJoy/iStock/Getty Images Plus

Antidepressivi: efficacia, uso ed effetti collaterali

Come agiscono gli antidepressivi?

Varie compresse e pillole in blister
Diversi principi attivi agiscono in modo differente sulla concentrazione dei neurotrasmettitori. Immagine: Oleg Elkov/iStock/Getty Images Plus

Gli antidepressivi appartengono alla famiglia degli psicofarmaci e sono utilizzati in caso di depressione. La depressione è una condizione che danneggia il metabolismo di determinati neurotrasmettitori, tra cui dopamina, serotonina e noradrenalina. I neurotrasmettitori controllano la comunicazione tra i neuroni e, in chi soffre di depressione, le loro funzioni sono alterate.

Gli antidepressivi agiscono riequilibrando i neurotrasmettitori, ad esempio bloccando la loro ricaptazione all’interno dei neuroni. In condizioni normali, i neurotrasmettitori necessari per la comunicazione tra le cellule sono rilasciati da un neurone e riassorbiti da un altro. Alcuni antidepressivi bloccano tale processo e migliorano la disponibilità dei neurotrasmettitori nel sito d’azione. Altri, invece, ne facilitano il rilascio oppure ne bloccano il degrado.

In base al loro meccanismo d’azione, gli antidepressivi si dividono in varie classi di principi attivi:

  • Antidepressivi triciclici come amitriptilina, clomipramina o doxepina (ad esempio Adepril®, Laroxyl®, Anafranil®).
  • Antidepressivi tetraciclici come maprotilina, mianserina e mirtazapina (ad esempio Ludiomil®, Lantanon®, Blumirtax®).
  • Inibitori selettivi della ricaptazione
    • Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) come citalopram, fluvoxamina, fluoxetina, paroxetina e sertralina (ad esempio Cinavol®, Dumirox®, Fevarin®, Diesan®, Dapagut®, Dropaxin®, Zoloft®)
    • Inibitori della ricaptazione della noradrenalina (NARI) come reboxetina (ad esempio Edronax®)
    • Inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI) come venlafaxina e duloxetina (ad esempio Efexor®, Ixilania®, Alikres®, Dulex®)
  • Inibitori della monoamino ossidasi (MAO-inibitori) come tranilcipromina e moclobemide
  • Altri:
    • Antidepressivi noradrenergici e serotoninergici (NaSSA) come mirtazapina e mianserina (ad esempio Blumirtax®, Lantanon®)
    • Inibitori della ricaptazione della noradrenalina e della dopamina (NDRI) come bupropione (ad esempio Elontril®, Wellbutrin®)

Solitamente gli antidepressivi sono disponibili sotto forma di compresse, ma a volte anche in soluzione iniettabile o come soluzione orale.

Campi di impiego degli antidepressivi

Gli antidepressivi sono utilizzati principalmente per il trattamento della depressione, ma intervengono anche nel trattamento di molte altre patologie e condizioni:

  • Ansia e panico
  • Disturbi ossessivo-compulsivi
  • Fobie sociali
  • Bulimia
  • Disturbo da stress post-traumatico
  • Dolori cronici e neuropatici
  • Disturbi del sonno
  • Prevenzione dell’emicrania
  • Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)

Effetti collaterali: spesso gli antidepressivi causano carenze

In linea generale gli antidepressivi sono relativamente ben tollerati, anche se in alcuni soggetti possono causare la carenza di determinate sostanze nutritive, che a sua volta pregiudica l’efficacia di questi farmaci.

La medicina dei micronutrienti contribuisce non solo ad evitare carenze, ma anche a garantire l’efficacia dei farmaci. Determinati micronutrienti supportano la regolazione dei neurotrasmettitori, proteggono i neuroni dai radicali liberi (stress ossidativo) oppure garantiscono un sufficiente apporto di energia ai neuroni. L’assunzione di determinati micronutrienti consente inoltre di ridurre alcuni effetti collaterali degli antidepressivi, come ad esempio problemi cardiovascolari.

Si utilizzano:

Gli antidepressivi hanno anche altri effetti collaterali, tra cui: stipsi, nausea, problemi urinari, secchezza delle fauci, pressione bassa o disturbi del sonno. Va tuttavia ricordato che non tutti questi effetti collaterali possono essere alleviati con i micronutrienti.

Classificazione

Evitare la comparsa di effetti collaterali e garantire l’efficacia

Acido folico, vitamina B6 e vitamina B12 supportano l’efficacia degli antidepressivi

Informazioni di base e meccanismo d’azione di acido folico, vitamina B6 e vitamina B12

Formula chimica della vitamina B9
La risposta agli antidepressivi nelle persone depresse che presentano una carenza di acido folico è spesso inferiore alla norma. Se si assume acido folico in combinazione con la vitamina B12, l’efficacia dei farmaci migliora. Immagine: Ekaterina79/iStock/Getty Images Plus

L’acido folico e le vitamine B6 e B12 sono fondamentali per il funzionamento del sistema nervoso perché sono necessari per la produzione dei neurotrasmettitori. La depressione è associata alla carenza di vitamine del gruppo B. Gli esperti presumono che la stessa carenza sia responsabile anche di un aumento dei livelli di omocisteina. L’acido folico e le vitamine B6 e B12 intervengono per degradare l’omocisteina, una citotossina.

Una persona su tre che soffre di depressione presenta ad esempio livelli di acido folico insufficienti, come confermato da uno studio osservazionale. Inoltre, i pazienti carenti di acido folico spesso non rispondono correttamente alla terapia a base di antidepressivi. Diversi studi, tra cui una meta-analisi e alcuni studi clinici, mostrano come l’acido folico e la vitamina B12 migliorino l’efficacia degli antidepressivi. I numerosi dati a disposizione, in particolare per l’acido folico, confermano i vantaggi di questa vitamina in presenza di malattie depressive.

L’acido folico e la vitamina B12 potrebbero anche risultare efficaci, soprattutto se combinati con la vitamina B6. Uno studio clinico ha mostrato come l’efficacia antidepressiva del citalopram aumentasse dopo un anno di assunzione combinata con tre vitamine.

In linea generale, la quantità di dati a favore della combinazione di vitamine del gruppo B e antidepressivi come fluoxetina, venlafaxina, paroxetina e citalopram è molto elevata. Tuttavia, non è ancora stato chiarito in modo definitivo se le vitamine del gruppo B migliorino l’efficacia di tutti gli antidepressivi. In ogni caso, se ne dovrebbe sempre evitare una carenza.

Dosaggio e consigli sull’assunzione di acido folico, vitamina B6 e vitamina B12

Gli esperti in micronutrienti consigliano di assumere ogni giorno da 400 a 800 microgrammi di acido folico (sotto forma di acido 5-metiltetraidrofolico) e da 250 a 500 microgrammi di vitamina B12. A queste dosi le vitamine possono supportare una terapia a base di antidepressivi. Inoltre, si consiglia sempre di soddisfare il fabbisogno di base di vitamina B6 con una dose da 2 a 5 milligrammi al giorno.

Il momento migliore per assumere acido folico, vitamina B6 e vitamina B12 è insieme ai pasti, quando risultano più tollerabili. Le vitamine del gruppo B interagiscono tra loro durante i processi metabolici. In linea generale, si consiglia di optare per un integratore combinato che contenga anche tutte le altre vitamine del gruppo.

Consiglio

Alcune persone non sono in grado di metabolizzare correttamente l’acido folico, che all’interno dell’organismo viene attivato in acido 5-metiltetraidrofolico (5-MTHF). Esistono però diverse varianti genetiche che limitano l’attivazione e che potrebbero aumentare il rischio di depressione. Per questo motivo, chi soffre di questa patologia dovrebbe assumere l’acido folico direttamente nella sua forma 5-MTHF.

Determinazione dei livelli di omocisteina in laboratorio

Il livello ematico di omocisteina è un indicatore indiretto dell’apporto di vitamine del gruppo B. Un valore superiore alla norma potrebbe essere dovuto a una carenza di acido folico, vitamina B6 e vitamina B12. In caso di depressione, si consiglia quindi di verificare il livello di omocisteina.

L’omocisteina viene misurata nel plasma, la componente liquida del sangue priva di cellule ematiche, e i suoi valori normali sono compresi tra 5 e 9 micromoli per litro.

Acido folico, vitamina B6 e vitamina B12: da considerare in caso di gravidanza, allattamento, assunzione di farmaci e malattie

Le donne incinte e che allattano dovrebbero assumere dosi elevate di acido folico, vitamina B6 e vitamina B12 solo in presenza di una carenza conclamata e solo dopo un’approfondita valutazione da parte del ginecologo curante.

L’acido folico può indebolire l’effetto di determinati antibiotici utilizzati per il trattamento delle malattie infettive, come i principi attivi trimetoprim (Bactrim®), proguanile (Malarone®) e pirimetamina (Pirimeta®).

I diabetici con insufficienza renale e i pazienti con problemi ai reni devono prestare particolare attenzione. Questi ultimi non dovrebbero inoltre assumere la vitamina B12 sotto forma di cianocobalamina, bensì di metilcobalamina, poiché la prima è probabilmente nociva a dosaggi elevati per questo tipo di pazienti.

L’assunzione di vitamine del gruppo B dopo l’impianto di stent e dopo un infarto non è stata ancora studiata a sufficienza, ma in tali casi si ipotizza un loro effetto negativo. Di conseguenza, si dovrebbe evitare di assumere dosi elevate di vitamina B12 (da 60 a 400 microgrammi al giorno) e acido folico (da 800 a 1.200 microgrammi al giorno).

Gli acidi grassi omega-3 proteggono i neuroni

Informazioni di base e meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3

Il meccanismo d’azione degli omega-3 come l’acido eicosapanteaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA) in caso di depressione non è ancora chiaro. Gli esperti ipotizzano che le loro proprietà antinfiammatorie e antiossidanti potrebbero avere un effetto antidepressivo. Inoltre, gli acidi grassi omega-3 potrebbero influenzare il metabolismo dei neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina e migliorare la stabilità delle membrane neuronali.

Due meta-analisi condotte dai ricercatori sulla base dei dati ottenuti da due studi clinici hanno evidenziato che gli omega-3 potrebbero supportare l’efficacia degli antidepressivi e contribuire a migliorare la depressione. Sembra che a trarne maggiore beneficio siano soprattutto i pazienti con depressione grave.

Dosaggio e apporto raccomandato di acidi grassi omega-3

I medici esperti in micronutrienti raccomandano di assumere da 1.000 a 2.000 milligrammi di acidi grassi omega-3 al giorno per accompagnare gli antidepressivi. L'EPA si trova ad esempio nell'olio di pesce. Gli integratori di omega-3 dovrebbero sempre essere assunti con un pasto ricco di grassi, poiché i grassi presenti negli alimenti ne favoriscono l'assorbimento da parte dell'intestino. Quando si acquistano capsule di olio di pesce, assicurarsi che siano di buona qualità e acquistare solo olio di pesce appositamente purificato.

Alimenti ricchi di omega-3
L’EPA è contenuto soprattutto nel pesce, quindi gli esperti in depressione consigliano di seguire una dieta ricca di pesce o di assumere gli opportuni integratori. L’EPA ha un effetto antinfiammatorio e potrebbe regolare il metabolismo dei neurotrasmettitori. Immagine: JulijaDmitrijeva/iStock/Getty Images Plus

Determinazione dei livelli di acidi grassi omega-3 in laboratorio

In caso di depressione, può essere utile verificare l’apporto di omega-3 attraverso l’indice omega-3, che consente di calcolare il livello ematico di questi acidi grassi. In laboratorio sarà misurata la percentuale di omega-3 (EPA e DHA) negli eritrociti, ovvero nei globuli rossi. L’indice omega-3 è espresso in percentuale e dovrebbe essere superiore a 8, ad indicare che 8 acidi grassi su 100 presenti nei globuli rossi sono acidi grassi omega-3 di alta qualità.

Acidi grassi omega-3: da considerare in caso di assunzione di anticoagulanti, malattie e prima di interventi chirurgici

Poiché gli acidi grassi omega-3 hanno un effetto anticoagulante, se assunti a dosi superiori a 1.000 milligrammi possono potenziare l’azione dei farmaci anticoagulanti. Prima dell’assunzione si consiglia dunque di consultare il proprio medico, che controllerà regolarmente il tempo di protrombina (tempo di Quick) e, se necessario, ridurrà la dose dei farmaci. Tra gli anticoagulanti interessati figurano i derivati cumarinici come il fenprocumone o il warfarin (Coumadin®), l’acido acetilsalicilico (ASA, Aspirina®), l’eparina (Clexane®) e i nuovi anticoagulanti orali come l’apixaban (Eliquis®), il dabigatran (Pradaxa®), l’edoxaban (Lixiana®) e il rivaroxaban (Xarelto®).

Anche prima di un intervento chirurgico si dovrebbe consultare un medico, il quale, considerate le proprietà anticoagulanti degli omega-3, deciderà se interromperne l’assunzione o ridurne la dose. Alcuni medici consigliano di sospendere gli integratori di omega-3 una o due settimane prima dell’operazione.

Gli acidi grassi omega-3 non andrebbero assunti in caso di malattie epatiche, pancreatiti o colecistiti acute.

Anche chi soffre di problemi di coagulazione dovrebbe consultare il proprio medico, che confermerà o meno se è possibile assumere integratori a base di acidi grassi omega-3.

La vitamina D migliora la disponibilità dei neurotrasmettitori

Informazioni di base e meccanismo d’azione della vitamina D

La vitamina D è fondamentale per il funzionamento dei neuroni perché, ad esempio, contribuisce alla produzione dei neurotrasmettitori e regola i segnali nervosi. Allevia inoltre i processi infiammatori. Gli scienziati hanno riscontrato che le persone depresse possono essere colpite da infiammazioni cerebrali. Secondo alcuni studi osservazionali, questi soggetti presentavano spesso anche una carenza di vitamina D.

I primi risultati di uno studio clinico condotto su un numero ridotto di soggetti hanno mostrato che la vitamina D potrebbe migliorare l’efficacia dell’antidepressivo fluoxetina. In linea di massima, non è ancora possibile stabilire con certezza se la vitamina D possa incrementare l’efficacia degli antidepressivi e alleviare i disturbi. In ogni caso, chi soffre di depressione dovrebbe evitare una carenza di vitamina D, anche in considerazione di tutti gli altri effetti positivi di questa vitamina.

In particolare, chi soffre di depressione stagionale dovrebbe sempre tenere sotto controllo i livelli di vitamina D. A causa della scarsa esposizione alla luce solare nei mesi invernali, l’organismo non è in grado di produrre sufficiente vitamina D. L’assunzione di vitamina D potrebbe aiutare in particolare ad alleviare i sintomi della depressione.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina D

L’assunzione di vitamina D dipende dai livelli misurati: in presenza di una grave carenza, il medico potrebbe prescrivere, per un lasso di tempo predefinito, un aumento della dose normalmente prevista in caso di carenza meno accentuata. A seconda del livello di vitamina D, gli esperti in micronutrienti consigliano a chi soffre di depressione da 1.000 a 4.000 unità internazionali al giorno. La regola generale prevede l’assunzione giornaliera di 1.000 unità internazionali, unitamente alla produzione da parte dell’organismo, aumenta il livello di 10 nanogrammi per millilitro.

La vitamina D è liposolubile e pertanto dovrebbe essere assunta insieme ai pasti perché i grassi contenuti negli alimenti aumentano l’assorbimento nell’intestino.

Determinazione dei livelli di vitamina D in laboratorio

In caso di depressione, gli esperti in vitamine consigliano di sottoporsi a controlli regolari del livello di vitamina D, ad esempio due volte l’anno (autunno e primavera). In questo modo è possibile rilevare per tempo una carenza e compensarla.

Chi sospetta una carenza di vitamina D può sottoporsi a un esame del sangue, che effettua determinando la presenza del calcidiolo (vitamina 25-OH-D), la forma di trasporto della vitamina D, nel siero, i cui valori ottimali sono compresi tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro.

Donna alla finestra con in mano una tazza
L’organismo è in grado di produrre la vitamina D attraverso l’esposizione della cute al sole, ma l’irraggiamento dei mesi freddi non è sufficiente. Chi soffre di depressione primaverile o invernale, in particolare, dovrebbe tenere sotto controllo i livelli di vitamina D e compensare eventuali carenze. Immagine: stevanovicigor/iStock/Getty Images Plus

Vitamina D: da considerare in caso di assunzione di diuretici e malattie

I diuretici tiazidici riducono la capacità dei reni di eliminare il calcio, che così si accumula nel sangue. Poiché la vitamina D aumenta il livello di calcio nel sangue, dovrebbe essere assunta insieme ai tiazidici solo se il livello di calcio viene controllato regolarmente. I principi attivi in questione sono l’idroclorotiazide (Idroclorotiazide®, Esidrex®), l’indapamide (ad esempio Damide®, Ipamix®) e la xipamide (ad esempio Aquafor®, Neotri®).

Le persone affette da malattie renali non dovrebbero assumere vitamina D senza aver prima consultato il medico, poiché essa aumenta i livelli ematici del calcio, che i reni malati non sono in grado di eliminare correttamente e che potrebbe quindi accumularsi raggiungendo valori troppo elevati.

Lo stesso vale per chi soffre di sarcoidosi (morbo di Boeck), che causa spesso elevati livelli di calcio nel sangue, che potrebbero aumentare ulteriormente in seguito all’apporto di vitamina D.

Il coenzima Q10 fornisce energia ai neuroni

Informazioni di base e meccanismo d’azione del coenzima Q10

L’amitriptilina in particolare (come Adepril®, Laroxyl® e Triptizol®) è un antidepressivo che riduce la produzione del coenzima Q10. Il coenzima Q10 è necessario per fornire energia ai neuroni e possiede proprietà antiossidanti. La carenza di coenzima Q10 dovuta all’amitriptilina porta a sua volta a una riduzione del substrato energetico (adenosina trifosfato, ATP) e a danni ai mitocondri dovuti allo stress ossidativo, come confermato da studi cellulari ed esperimenti sugli animali.

Uno studio osservazionale ha evidenziato che i pazienti depressi presentavano a livello ematico una concentrazione maggiore di prodotti di reazione dovuti allo stress ossidativo e livelli inferiori di coenzima Q10 e ATP rispetto ai soggetti sani. L’assunzione di amitriptilina peggiorava questa condizione.

Un trattamento a base di coenzima Q10 potrebbe quindi migliorare la situazione dei malati trattati con amitriptilina, sebbene non siano ancora stati condotti studi clinici in merito. Si presume inoltre che il coenzima Q10 abbia proprietà antidepressive, pertanto varrebbe sempre la pena assumerlo.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del coenzima Q10

Si consigliano 100 milligrammi di coenzima Q10 al giorno da accompagnare agli antidepressivi, da assumere insieme ai pasti, poiché i grassi contenuti negli alimenti ne migliorano l’assorbimento a livello intestinale.

Coenzima Q10: da considerare in caso di assunzione di anticoagulanti e diabete

Già a dosi ridotte, comprese tra 30 e 100 milligrammi, il coenzima Q10 può ridurre l’effetto di alcuni anticoagulanti, tra cui i cosiddetti cumarinici contenenti i principi attivi warfarin (Coumadin®) e fenprocumone. Chi li assume dovrebbe quindi consultare il medico.

Il coenzima Q10 può abbassare l’indice glicemico e deve pertanto essere assunto dai diabetici sotto stretto monitoraggio dei livelli di zucchero nel sangue per evitare casi di ipoglicemia.

Evitare la carenza di vitamina B2

Informazioni di base e meccanismo d’azione della vitamina B2

La vitamina B2 svolge numerose funzioni all’interno dell’organismo. Ad esempio, partecipa al metabolismo energetico e protegge le cellule dell’organismo dai danni causati dai radicali liberi. Studi preliminari ed esperimenti sugli animali indicano che alcuni antidepressivi triciclici (ad esempio l’amitriptilina) possono influenzare il metabolismo della vitamina B2, aumentandone l’eliminazione attraverso l’urina. In determinate condizioni, quindi, gli antidepressivi causano una carenza di vitamina B2,

che porta a sua volta ad esempio a stanchezza e, nei casi molto gravi, a danni ai nervi. Un integratore può compensare tale carenza ed evitare complicanze.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina B2

Gli esperti di micronutrienti consigliano di integrare gli antidepressivi con una dose da 5 a 10 milligrammi di vitamina B2 al giorno, da assumere a piacere durante la giornata, anche se sarebbe meglio prenderla insieme ai pasti, quando risulta più tollerabile.

Consiglio

Sono disponibili anche integratori che contengono acido folico, vitamina B6 e vitamina B12. Le vitamine del gruppo B interagiscono tra loro durante i processi metabolici, quindi spesso si consiglia di preferire integratori combinati.

Vitamina B2: da considerare in caso di assunzione di farmaci contro il bruciore di stomaco

I farmaci contro il bruciore di stomaco che contengono alluminio (ad esempio Ancid®, Megalac®, Talcid®) formano determinati legami con la vitamina B2 che l’organismo è in grado di scindere solo a fatica e che bloccano così l’assorbimento della vitamina B2 a livello intestinale. Devono quindi essere assunti a distanza di due-tre ore.

Il magnesio può aiutare chi non risponde in modo soddisfacente agli antidepressivi?

Informazioni di base e meccanismo d’azione del magnesio

Immagine di neurotrasmettitori
Il magnesio è necessario per il corretto funzionamento dei neurotrasmettitori, che trasferiscono i segnali da un neurone all’altro. In caso di depressione la loro attività è alterata. Immagine: image_jungle/iStock/Getty Images Plus

Il magnesio protegge dai danni neurologici, regola il metabolismo energetico dei neuroni e migliora la disponibilità di determinati neurotrasmettitori. Chi non risponde in modo soddisfacente a una terapia antidepressiva presenta spesso una carenza di magnesio a livello cerebrale. Inoltre, i primi dati sui pazienti osservati mostrano come il trattamento con l’antidepressivo venlafaxina possa portare ad una carenza di magnesio. Finora non sono stati ancora condotti studi sulla possibile influenza di altri antidepressivi sul livello di magnesio.

Secondo alcune meta-analisi, una carenza di magnesio può favorire l’insorgenza della depressione. I risultati dei primi studi condotti mostrano inoltre che il magnesio potrebbe alleviare la depressione resistente al trattamento. Tuttavia, sono necessari altri studi per confermare questa ipotesi.

Secondo alcune evidenze, il magnesio potrebbe influire sugli effetti collaterali degli antidepressivi. A volte, ad esempio, chi assume antidepressivi ciclici presenta aritmie che possono essere tenute sotto controllo in modo efficace assumendo magnesio, di cui l’organismo ha bisogno per l’equilibrio del ritmo cardiaco. Inoltre, in determinate situazioni il magnesio è in grado di trattare le intossicazioni da dosi elevate di antidepressivi triciclici.

Anche se i vantaggi del magnesio a supporto di una terapia a base di antidepressivi non sono ancora del tutto chiari, i risultati finora ottenuti indicano che una sua carenza andrebbe in ogni caso evitata.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del magnesio

Durante il trattamento a base di antidepressivi, gli esperti in micronutrienti consigliano di assumere da 100 a 250 milligrammi di magnesio al giorno per evitare una possibile carenza.

Il magnesio andrebbe assunto insieme ai pasti, poiché le proteine e la vitamina D ne favoriscono l’assorbimento a livello intestinale. Inoltre, l’assunzione di capsule o compresse a dosaggio elevato a stomaco vuoto può causare mal di stomaco o disturbi all’intestino.

Determinazione dei livelli di magnesio in laboratorio

Per verificare se l’apporto di magnesio è sufficiente a soddisfarne il fabbisogno è necessario un esame del sangue. Il magnesio è presente nell’organismo soprattutto nelle cellule. La quantità di magnesio contenuta nei globuli rossi è tre volte superiore a quella nel siero, pertanto il medico dovrebbe determinarne il livello nel sangue intero, dove si trovano i globuli rossi, per ottenere un valore significativo. Il valore normale nel sangue intero è compreso tra 1,38 e 1,50 millimoli per litro.

Magnesio: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie renali

Il magnesio può ridurre l’effetto di alcuni farmaci perché li lega e li rende inefficaci. Tali farmaci includono gli antibiotici, in particolare gli inibitori della DNA girasi e le tetracicline, e i farmaci per l’osteoporosi (bifosfonati). Il magnesio e questi farmaci andrebbero assunti insieme solo rispettando un intervallo temporale di almeno due ore.

  • Tra gli inibitori dalla DNA girasi rientrano ad esempio la ciprofloxacina (ad esempio Basemar®, Battizer®), l’enoxacina (ad esempio Enoxen®) e la levofloxacina (ad esempio Agilev®).
  • Le tetracicline includono ad esempio la tetraciclina (ad esempio Ambramicina®) e la doxiciclina (ad esempio Bassado®, Farmodoxi®).
  • Tra i bifosfonati si annoverano ad esempio l’acido alendronico (ad esempio Fosamax®, Bonasol®), l’acido clodronico (come Clasteon®) e l’acido etidronico (come Etidron®).

In caso di malattie renali croniche non si dovrebbero assumere ulteriori quantità di magnesio mediante preparati a base di minerali, perché i reni indeboliti non sono in grado di eliminare le quantità in eccesso e il magnesio potrebbe quindi accumularsi nel sangue.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate durante l’assunzione di antidepressivi

 

Vitamine

Acido folico

da 400 a 800 microgrammi (µg)

Vitamina B12

da 250 a 500 microgrammi

Vitamina B6

da 2 a 5 milligrammi (mg)

Vitamina B2

da 5 a 10 milligrammi

Vitamina D

da 1.000 a 4.000 unità internazionali (UI)

  
 

Minerali

Magnesio

da 100 a 250 milligrammi

  
 

Altro

Acidi grassi omega-3

da 1.000 a 2.000 milligrammi

Coenzima Q10

100 milligrammi

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami del sangue consigliati in caso di assunzione di antidepressivi

Omocisteina

da 5 a 9 micromoli per litro (µmol/l)

Indice omega-3

dall’8 all’11 percento (%)

Vitamina D

da 40 a 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml)

Magnesio (sangue intero)

da 1,38 a 1,50 millimoli per litro (mmol/l)

Classificazione

Riepilogo

La depressione viene trattata con gli antidepressivi. In linea di massima gli antidepressivi sono tollerabili, ma alla lunga possono causare una carenza di determinate sostanze nutritive perché alcuni di essi intervengono nel metabolismo dei micronutrienti. Determinati micronutrienti possono supportare l’efficacia dei farmaci e per questo gli esperti consigliano di integrarli al trattamento.

L’acido folico e le vitamine B6 e B12 riducono il livello di omocisteina che, se superiore alla norma, potrebbe contribuire all’insorgenza della depressione. Il sufficiente apporto di queste vitamine del gruppo B può inoltre migliorare l’efficacia degli antidepressivi. Anche gli acidi grassi omega-3 supportano la terapia, probabilmente grazie alle loro proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. I ricercatori hanno osservato che chi soffre di depressione presenta un livello superiore di infiammazioni, nonché una carenza di vitamina D. Questa vitamina, tra l’altro, è necessaria per garantire la disponibilità dei neurotrasmettitori.

L’amitriptilina, in particolare, compromette l’apporto del coenzima Q10, necessario per fornire energia ai neuroni, e può portare a una sua carenza. Chi assume antidepressivi dovrebbe tenere sotto controllo anche l’apporto di vitamina B2 e magnesio. Studi condotti sugli animali hanno mostrato come alcuni antidepressivi incrementassero l’eliminazione della vitamina B2. Il magnesio, invece, è necessario per il corretto funzionamento dei neurotrasmettitori.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

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