La tosse si accompagna a molte malattie, dalle semplici infreddature alle affezioni polmonari. La tosse può essere secca e produttiva (con espettorato), acuta o cronica. Scoprite qui come lenire la tosse e combatterne le possibili cause con vitamine, minerali e polifenoli.
Cause e tipi di tosse
Quali sono le cause della tosse?
La tosse è uno strumento che l’organismo utilizza per liberare le vie respiratorie interessate da irritazioni o muco. Le cause possono essere esterne, come l’inalazione di fumo o particelle di polvere o la penetrazione di briciole di pane nella trachea, ma anche l’aria secca degli ambienti in cui si soggiorna può irritare la mucosa e provocare lo stimolo a tossire.
La tosse non è di per sé una malattia, ma piuttosto il sintomo di un’affezione, di solito a carico delle vie respiratorie. La tosse si manifesta con le seguenti malattie:
- sindrome influenzale (infreddatura)
- bronchite acuta e cronica
- broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
- sinusite e raffreddore (quando il secreto scende nella faringe)
- polmonite
- asma e allergie come il raffreddore da fieno
- cancro ai polmoni
- tonsillite
- pertosse
- tubercolosi
- bruciore di stomaco (il reflusso di acido gastrico provoca tosse)
Anche farmaci come gli ACE inibitori, con principi attivi come captopril (Capoten®, Tenpril®), fosinopril (Fosinopril Teva®), lisinopril (Alapril®) o ramipril (Kupril®, Eclipse®) possono provocare tosse come effetto collaterale.
La tosse può a sua volta causare altri disturbi. Lo stimolo continuo può portare a mal di gola, affaticamento, dolori al petto e/o dolori ai polmoni. La tosse si accompagna spesso all’irritazione delle corde vocali, con conseguente raucedine, mentre gli attacchi forti possono dare origine a difficoltà respiratorie. La tosse come conseguenza di un’infreddatura è spesso associata a mal di testa, dolori agli arti e febbre.
Tipi di tosse
Esistono diversi tipi di tosse. Quella che rimuove il muco dalle vie respiratorie viene definita tosse produttiva. In presenza di catarro compatto l’espettorazione deve essere supportata con l’impiego di farmaci. Il catarro bianco è indicativo di una bronchite cronica, mentre l’espettorato verde o il muco giallo rimandano a un’infezione batterica. Sangue nell’espettorato può invece segnalare una polmonite.
Se la tosse non è associata a espettorato (muco), si parla di tosse secca. La tosse secca compare spesso con l’asma o come sintomo di uno stimolo esterno. Può essere anche lo strascico di un’infreddatura e protrarsi per alcune settimane, a causa dell’ipersensibilità delle mucose in via di guarigione, che reagiscono alla minima sollecitazione.
Se il disturbo si protrae per un massimo di tre settimane, si parla di tosse acuta, mentre oltre le otto settimane si definisce cronica.
Obiettivi del trattamento
Qual è il trattamento classico della tosse?
Il trattamento della tosse dipende dalla malattia alla sua origine. La tosse acuta che segue una lieve infreddatura guarisce anche senza farmaci in due o tre settimane. La si può in ogni caso alleviare con rimedi casalinghi, come bagni di vapore con sale, fiori di camomilla o timo, che sciolgono anche il catarro.
Altre soluzioni sono rappresentate da sciroppi, gocce o pastiglie dall’effetto antitussivo o mucolitico:
- Gli antitussivi vengono impiegati soprattutto la sera contro la tosse secca, che spesso impedisce di dormire. Gli antitussivi, oltre a calmare la tosse, idratano anche le mucose, svolgendo un’azione lenitiva sulle vie respiratorie irritate. I preparati soggetti a prescrizione medica sono spesso a base di codeina (ad esempio Paracodina®, Bromocodeina®, Hederix Plan®), mentre i prodotti da banco di solito contengono sostanze vegetali (muschio islandese, radice di altea, timo).
- I mucolitici sciolgono il catarro e vengono prescritti contro la tosse produttiva. I principi attivi impiegati includono acetilcisteina (o n-acetilcisteina come Fluimucil®, Solmucol®, Broncohexal®), ambroxolo (ad esempio Mucosolvan®, Fluibron®. Ambroxolo Hexal®) e bromexina (Bisolvon®) e dovrebbero essere assunti solo in presenza di molto catarro nei bronchi. I mucolitici hanno la funzione di fluidificare il catarro, spesso denso e compatto, per agevolarne l’espettorazione
Informazioni
Mucolitici e antitussivi non devono essere assunti contemporaneamente, perché i primi sciolgono il catarro mentre i secondi, calmando lo stimolo della tosse, ne impediscono l’espulsione, con il pericolo di un accumulo nei bronchi.
Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti
La medicina dei micronutrienti può essere utile nel trattamento della tosse. Alcune vitamine e minerali contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario, accelerando la guarigione della tosse in caso di infezione, mentre altri micronutrienti possono svolgere un’azione mucolitica e antinfiammatoria, con un effetto benefico sulle irritazioni delle vie respiratorie.
I seguenti micronutrienti sono raccomandati nel trattamento della tosse:
- La vitamina C rinforza il sistema immunitario e ha un effetto antiossidante.
- Lo zinco e il selenio contrastano le infiammazioni.
- I beta-glucani del lievito riattivano il sistema immunitario.
- L’n-acetilcisteina ha un’azione mucolitica.
- La bromelina ha proprietà decongestionanti e antinfiammatorie.
Trattamento con i micronutrienti
La vitamina C rinforza il sistema immunitario e ha un effetto antiossidante
Meccanismo d’azione della vitamina C
L’organismo ha bisogno della vitamina C per assicurare il funzionamento e la riproduzione delle cellule immunitarie. La vitamina C supporta in questo modo la funzione di barriera delle mucose presenti nelle vie respiratorie, proteggendo l’organismo dagli agenti patogeni. Una carenza di vitamina C porta alla compromissione del sistema immunitario e a una maggiore suscettibilità alle infezioni. La vitamina C è anche un importante strumento contro lo stress ossidativo, che compare in presenza di infezioni e infiammazioni e può danneggiare le cellule.
Il contenuto di vitamina C nel sangue e nelle cellule immunitarie (leucociti) cala rapidamente in caso di infezione. Nei pazienti interessati da infezioni delle vie respiratorie i livelli ematici di vitamina C sono inferiori a quelli delle persone sane. Lo stesso vale per i pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), per i quali un lavoro di valutazione di più studi mostra la correlazione tra una quantità ridotta di vitamina C nel sangue e maggiore affanno, un aumento della produzione di muco e difficoltà respiratorie più gravi.
I primi studi sull’impiego della vitamina C nelle malattie delle vie respiratorie con tosse hanno già portato a risultati positivi, che indicano come dosi superiori a 1.000 milligrammi possano ridurre la durata delle infreddature. Questo effetto sembra più marcato nei bambini che non negli adulti. Dosi inferiori a partire da 200 milligrammi sono utili soprattutto alle persone regolarmente sottoposte a forti sollecitazioni fisiche o esposte a temperature estremamente basse, come i maratoneti o gli sciatori.
In questi casi la vitamina C può soprattutto concorrere a lenire le infezioni che provocano la tosse. La sua assunzione è in ogni caso raccomandata per supportare il sistema immunitario nella sua lotta contro virus e batteri.
La sua reale efficacia contro la tosse deve tuttavia essere ancora analizzata.Vitamina C: dosaggio e consigli sull’assunzione
La dose corretta di vitamina C deve essere definita in base all’origine della tosse: negli episodi acuti gli esperti in micronutrienti consigliano in genere dosi più elevate per tutta la durata dell’infezione, mentre l’assunzione prolungata di quantità inferiori è più adeguata in presenza di tosse cronica. Il dosaggio raccomandato in caso di bronchite acuta o infreddatura è compreso tra 1.000 e 7.000 milligrammi al giorno, contro i 100-200 milligrammi previsti per bronchite cronica e BPCO.
Quantità superiori a 200 milligrammi di vitamina C dovrebbero essere distribuite nell’arco della giornata per ottimizzarne l’assorbimento intestinale. L’assunzione insieme ai pasti ne migliora poi la tollerabilità gastrica.
Vitamina C: da considerare in caso di malattie, assunzione di farmaci e gravidanza
I soggetti con calcoli renali non devono superare la dose giornaliera di 1.000 milligrammi, poiché parte della vitamina C viene metabolizzata nell’organismo come acido ossalico, che può favorire la formazione di altri calcoli. Chi soffre di insufficienza renale dovrebbe evitare di assumere dosi elevate di vitamina C, superiori a 500 milligrammi al giorno, che i reni malati non sono in grado di eliminare adeguatamente, con l’eventuale comparsa di calcoli renali e depositi di ossalato nei tessuti.
Poiché la vitamina C migliora l’assorbimento del ferro, chi soffre di emocromatosi dovrebbe assumerne dosi elevate solo sotto controllo medico.
La vitamina C ad alto dosaggio (1.000 milligrammi) potrebbe ridurre l’efficacia del farmaco antileucemico bortezomib, nonché dell’anticoagulante warfarin (Coumadin®). Il suo impiego deve pertanto essere valutato con il proprio medico.
Durante la gravidanza e l’allattamento, dosi fino a 1.800 milligrammi di vitamina C al giorno sono probabilmente sicure. Tuttavia, si consiglia di richiedere preventivamente il parere del proprio medico
Zinco e selenio svolgono un’azione antinfiammatoria e supportano la risposta immunitaria
Meccanismo d’azione dello zinco e del selenio
Zinco e selenio svolgono un’azione antiossidante e leniscono le infiammazioni, oltre a rafforzare la risposta immunitaria quando la tosse è provocata da un’infezione. Il selenio stimola la produzione di anticorpi e attiva le cellule immunitarie, mentre lo zinco aumenta la proliferazione dei linfociti T, parte del sistema di difesa dell’organismo. Una carenza di zinco e selenio compromette il funzionamento del sistema immunitario, ad esempio l’attività delle cellule natural killer.
Infreddatura: un lavoro di valutazione di più studi mostra la capacità dello zinco di ridurre la durata delle infreddature. Nelle persone che hanno assunto da 80 a 90 milligrammi di zinco nelle prime 24 ore dalla comparsa dei primi sintomi, è stata registrata una durata media inferiore. I ricercatori impegnati in un lavoro di revisione hanno inoltre evidenziato come lo zinco, in gran parte degli studi, abbia ridotto la gravità e la persistenza dei sintomi dell’infreddatura negli adulti,
anche se questi risultati non sono stati riscontrati in tutte le sperimentazioni. Il requisito essenziale era l’assunzione di una dose di zinco compresa tra 13 e 23 milligrammi ogni due ore. L’efficacia degli integratori di zinco è influenzata anche dalla loro composizione: alcuni additivi come il mannitolo, il sorbitolo o l’acido citrico limitano infatti la biodisponibilità del minerale. Ottimali sono invece i preparati con gluconato o acetato di zinco.
BPCO: uno studio di alta qualità ha mostrato i potenziali effetti positivi della somministrazione endovenosa di zinco e selenio in combinazione con il minerale antiossidante manganese sulla BPCO: i pazienti gravemente malati trattati con antiossidanti dipendevano in misura minore dalla ventilazione meccanica rispetto ai soggetti del gruppo del placebo. Anche uno studio preliminare sembra indicare una riduzione dello stress ossidativo da parte dello zinco nei pazienti con BPCO. È possibile che la combinazione di zinco e selenio con altri antiossidanti come la vitamina C sia efficace contro un peggioramento forte e improvviso della malattia.
In sintesi, l’efficacia contro la tosse, il dosaggio ottimale e la composizione dei preparati devono essere oggetto di ulteriori ricerche, anche se i primi risultati positivi sottolineano in ogni caso l’opportunità di un tentativo. Grazie alle loro proprietà antiossidanti e alla capacità di rinforzare il sistema immunitario, lo zinco e il selenio sono promettenti sia per la tosse acuta che per quella cronica.
Zinco e selenio dosaggio e consigli sull’assunzione
A supporto del sistema immunitario in presenza di tosse acuta si consigliano da 10 a 25 milligrammi di zinco al giorno, arrivando a un massimo di 90 milligrammi per la durata dell’infezione. Dosi di zinco superiori a 100 milligrammi al giorno non mostrano alcun beneficio aggiuntivo. In caso di tosse cronica si consiglia invece l’assunzione continuata di 10-15 milligrammi di zinco al giorno, preferibilmente sotto forma di compresse da sciogliere in bocca per agevolarne l’azione localizzata sulla mucosa. Per il selenio gli esperti in micronutrienti consigliano nella maggior parte dei casi una dose giornaliera compresa tra 100 e 200 microgrammi.
L’assunzione delle capsule o compresse di zinco e selenio insieme ai pasti ne migliora la tollerabilità gastrica.
Consiglio
La vitamina C può inibire l’assorbimento del selenio sotto forma di selenito di sodio. Pertanto, quando si sceglie un integratore misto, occorre assicurarsi che contenga il selenato di sodio, che non è sensibile alla vitamina C.
Antiossidanti: esami di laboratorio
In caso di tosse cronica è opportuno controllare lo stato antiossidante nel sangue per determinare l’andamento dello stress ossidativo e l’eventuale danneggiamento cellulare. I laboratori offrono test diversi, per i quali si applicano i valori indicati in ciascun caso.
Anche il medico può richiedere la rilevazione degli antiossidanti nel sangue, ad esempio del selenio, in cui valori nel sangue intero dovrebbero essere compresi tra 120 e 150 microgrammi per litro. A chi ne assume regolarmente più di 100 microgrammi al giorno si consiglia un controllo dei suoi valori ematici, perché il suo uso costante (oltre 300 microgrammi) comporta il pericolo di sovradosaggio con ripercussioni sul rischio di diabete.
Zinco e selenio: da considerare in caso di malattie renali, assunzione di farmaci e gravidanza
Le persone nefropatiche non dovrebbero assumere integratori di selenio senza prima averne verificato i livelli. Una ridotta funzionalità renale può infatti ridurne l’escrezione e comportare il pericolo di un sovradosaggio. Lo stesso rischio sussiste per lo zinco, che in presenza di patologie di questo tipo non dovrebbe essere integrato.
Lo zinco riduce l’efficacia di determinati farmaci, tra cui gli antibiotici del gruppo degli inibitori della DNA girasi (Diperflox®) e delle tetracicline (Tetrac C®, Ambramicina®) nonché i medicinali per l’osteoporosi (bifosfonati come Fosamax®, Bonefos®, Didronel®). Tra l’assunzione degli antibiotici o dei farmaci per l’osteoporosi e i preparati a base di zinco occorre quindi rispettare un intervallo di due ore.
Durante la gravidanza e l’allattamento dosi di zinco superiori a 15 milligrammi possono essere assunte solo dopo aver consultato il ginecologo. Finora non sono disponibili studi su dosi dall’efficacia clinica.
Beta-glucani del lievito per rinforzare il sistema immunitario in caso di tosse acuta
Meccanismo d’azione dei beta-glucani del lievito
I beta-glucani sono carboidrati non digeribili che si trovano, ad esempio, nelle pareti cellulari di lieviti e funghi. L’organismo reagisce, soprattutto ai beta-glucani del lievito, come nei confronti di un’infezione, mettendo in allarme il sistema immunitario con una sorta di “effetto allenamento”. I beta-glucani del lievito attivano vari elementi del sistema immunitario, potenziandone gli strumenti di difesa, come illustrato da numerosi studi.
Alcuni indicano che l’assunzione di beta-glucani è in grado di migliorare la funzione di barriera della mucosa nei bambini con problemi cronici alle vie respiratorie. Attraverso la valutazione di numerosi studi, in parte anche di rilevanza clinica, i ricercatori hanno inoltre evidenziato la capacità dei beta-glucani del lievito di ridurre fino a un quarto la frequenza delle infreddature. Alcune sperimentazioni non hanno invece riscontrato alcun effetto in tal senso, testimoniando tuttavia un miglioramento della qualità della vita e una respirazione più agevole nel corso di un’infreddatura, nonché un calo della febbre. Un altro studio ha fatto a sua volta osservare una diminuzione dei disturbi provocati da un’infreddatura in corso, con sintomi generalmente meno pronunciati e di più breve durata in caso di impiego dei beta-glucani del lievito.
Grazie alla loro azione rinforzante sul sistema immunitario, i beta-glucani del lievito possono alleviare i disturbi legati alle infreddature e sono per questo indicati anche nel trattamento sperimentale della tosse provocata da un’infezione.
Beta-glucani del lievito: dosaggio e consigli sull’assunzione
Per rinforzare il sistema immunitario e alleviare la tosse gli esperti in micronutrienti consigliano da 250 a 900 milligrammi di beta-glucani del lievito al giorno, da assumere per tutta la durata dell’infezione, meglio se insieme ai pasti in capsule o compresse da accompagnare con un po’ di liquido.
Beta-glucani del lievito: da considerare durante la gravidanza e l’allattamento
Non sono noti studi sulla sicurezza dell’assunzione dei beta-glucani durante la gravidanza e l’allattamento, pertanto la loro assunzione dovrebbe essere preventivamente valutata con il proprio medico.
L’azione mucolitica dell’N-acetilcisteina sulla tosse con espettorato
Meccanismo d’azione dell’N-acetilcisteina
L’N-acetilcisteina, un derivato dell’aminoacido cisteina, è usata anche come farmaco per alleviare la tosse, con una particolare efficacia su quella persistente. Appartiene al gruppo dei mucolitici e fluidifica il catarro presente nelle vie respiratorie. L’N-acetilcisteina stimola inoltre la tosse, favorendo l’espettorazione del secreto. Il suo impiego è indicato soprattutto in caso di tosse acuta per sciogliere il catarro. L’N-acetilcisteina riduce anche lo stress ossidativo, intercettando i radicali liberi che, in presenza di malattie, si formano in numero maggiore nelle vie respiratorie. Esperimenti sulle cellule sembrano evidenziare proprietà antibatteriche dell’N-acetilcisteina,
che può essere impiegata anche a supporto del trattamento della tosse cronica: un lavoro di valutazione di vari studi ha indicato la capacità dell’N-acetilcisteina di ridurre la probabilità di un improvviso peggioramento (esacerbazione) della BPCO. Questo effetto è stato ottenuto a dosi comprese tra 300 e 1.200 milligrammi al giorno. Anche la durata dell’assunzione svolge un ruolo al riguardo, con la comparsa dei primi risultati positivi solo dopo sei mesi.
In un altro lavoro di revisione i ricercatori hanno preso in esame, accanto ai soggetti con BPCO, anche pazienti con bronchite cronica, che hanno riportato benefici a seguito dell’assunzione quotidiana di dosi di N-acetilcisteina comprese tra 600 e 1.200 milligrammi. La sostanza è stata ben tollerata e ha permesso di evitare il peggioramento acuto della malattia. L’N-acetilcisteina viene raccomandata per il trattamento della bronchite cronica anche nelle direttive ufficiali.
N-acetilcisteina: dosaggio e consigli sull’assunzione
Per sciogliere il catarro in caso di tosse acuta si consigliano da 400 a 600 milligrammi di N-acetilcisteina al giorno, mentre per la tosse cronica gli esperti in micronutrienti ne raccomandano dosi quotidiane comprese tra 300 e 1.200 milligrammi, meglio se distribuite nel corso della giornata e preferibilmente assunte insieme ai pasti, per migliorarne la tollerabilità gastrica. Per evitare l’azione mucolitica durante la notte è opportuno assumere l’N-acetilcisteina al mattino, a pranzo e, al più tardi, nel pomeriggio.
N-acetilcisteina: da considerare in caso di gravidanza e assunzione di antitussivi
L’impiego dell’N-acetilcisteina durante la gravidanza e l’allattamento dovrebbe essere soppesato in modo critico dal medico, in assenza di dati empirici sufficienti in questo ambito. Gli esperimenti sugli animali non hanno finora evidenziato effetti nocivi.
L’N-acetilcisteina non andrebbe combinata con antitussivi, che potrebbero limitare il riflesso della tosse e provocare pericolosi accumuli di secreto. A questo gruppo appartengono, ad esempio, principi attivi come la codeina (Paracodina®, Bromocodeina®, Hederix Plan®).
L’N-acetilcisteina può inoltre indebolire l’efficacia di alcuni antibiotici, come le tetracicline (Tetrac C®, Ambramicina®) e le penicilline (Amoxicillina®). È pertanto opportuno rispettare un intervallo di almeno due ore tra l’assunzione di questi farmaci e della sostanza.
L’azione decongestionante e antinfiammatoria della bromelina
Meccanismo d’azione della bromelina
La bromelina è una miscela enzimatica antinfiammatoria estratta dalla pianta dell’ananas in grado di attivare il sistema immunitario e presumibilmente di esercitare un effetto mucolitico in virtù della sua capacità di sciogliere il catarro . La bromelina decongestiona inoltre la mucosa nasale e per questo potrebbe essere efficace anche nel trattamento di altre malattie delle vie respiratorie accompagnate da tosse. Negli esperimenti sugli animali la bromelina ha migliorato la sensibilità delle vie respiratorie nei confronti delle sostanze irritanti nei topi con asma acuta, con la riduzione dei marcatori di potenziali polmoniti.
L’azione della bromelina sulla sinusite è evidenziata da diversi primi studi condotti, che riportano una diminuzione generale dell’infiammazione e dei disturbi respiratori nell’85 percento dei partecipanti senza ricorso ad antibiotici. Nel gruppo di controllo il placebo ha portato al miglioramento dell’infiammazione delle mucose e dei disturbi respiratori rispettivamente solo nel 40 e 53 percento dei casi. Uno studio preliminare indica inoltre che la bromelina accorcia la durata dei sintomi e accelera la guarigione nei bambini con sinusite.
Gli effetti positivi della bromelina sui processi infiammatori a carico delle vie respiratorie superiori ne lascia supporre l’efficacia anche su quelle inferiori. L’efficacia della bromelina non è ancora stata sperimentata sulla tosse acuta e cronica con espettorato. Visti però i primi risultati positivi e la sua buona tollerabilità, la sua assunzione vale in ogni caso un tentativo.
Consiglio
All’acquisto del preparato occorre assicurarsi che le capsule siano in materiale gastroresistente, perché così si sciolgono solo nell’intestino tenue evitando che l’acido dello stomaco distrugga la bromelina.
Bromelina: dosaggio e consigli sull’assunzione
A scopo mucolitico in caso di tosse gli esperti in micronutrienti consigliano da 500 a 2.000 milligrammi di bromelina al giorno, indicata anche in unità F.I.P. (Fédération Internationale Pharmaceutique), che descrivono la sua attività enzimatica. Da 60 a 100 milligrammi di bromelina corrispondono a circa 500 unità F.I.P., mentre 2.000 milligrammi sono pari a 10.000 unità F.I.P.
La bromelina andrebbe assunta a stomaco vuoto tra i pasti, ad esempio mezz’ora prima di sedersi a tavola o due ore dopo aver mangiato, distribuendo la dose in più porzioni nell’arco della giornata. Il suo impiego senza il consenso del medico non dovrebbe superare i quattro-cinque giorni.
Bromelina: da considerare in caso di gravidanza, assunzione di farmaci e malattie
La bromelina non andrebbe assunta durante la gravidanza e l’allattamento senza averne prima discusso con il medico. Finora non sono disponibili studi sufficienti in merito e non si possono escludere rischi, soprattutto nei primi mesi di gestazione.
L’impiego della bromelina è sconsigliato anche a chi fa uso di farmaci anticoagulanti, perché aumenta il rischio di emorragia. Al gruppo appartengono i derivati cumarinici (ad esempioCoumadin®), l’eparina (Hirudoid®) e l’acido acetilsalicilico (Aspirina®).
La bromelina può aumentare l’assorbimento degli antibiotici a livello intestinale, amplificandone gli effetti collaterali. In questi casi, ad esempio se si assumono eritromicina (come Eritrocina®, Lauromicina®), claritromicina (come Clamodin®, Claritrol®), tetracicline (come Farmodoxi®), inibitori della DNA girasi (Ciproxin®) o chinoloni (Avalox®), il suo impiego andrebbe valutato preventivamente con il medico curante.
La bromelina può aumentare la tendenza al sanguinamento e andrebbe pertanto sospesa prima di interventi chirurgici. Si consiglia prudenza anche a chi soffre di coagulopatie e a chi è allergico all’ananas, perché la bromelina viene estratta da questo frutto e può contenerne tracce.
Dosaggi in breve
Dosi giornaliere consigliate in caso di tosse | |
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Vitamine | |
Vitamina C | acuta: da 1.000 a 7.000 milligrammi (mg) cronica: da 100 a 200 milligrammi |
Minerali | |
Zinco | acuta: fino a 90 milligrammi cronica: da 10 a 15 milligrammi |
Selenio | da 100 a 200 microgrammi (µg) |
Altre sostanze | |
Beta-glucani del lievito | da 250 a 900 milligrammi |
N-acetilcisteina | acuta: da 400 a 600 milligrammi cronica: da 600 a 1.200 milligrammi |
Bromelina | da 500 a 2.000 milligrammi (o fino a 10.000 unità F.I.P.) |
Esami di laboratorio consigliati in breve
Esami del sangue consigliati in caso di tosse | |
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Valori normali | |
Selenio | da 120 a 150 microgrammi per litro (µg/l) |
Riepilogo
La tosse è un sintomo di molte malattie. È spesso associata alle infreddature, ma anche a bronchite, polmonite, BPCO e altre affezioni polmonari e delle vie respiratorie. Una tosse lieve si risolve normalmente da sola. Nei casi più gravi si impiegano antitussivi e mucolitici. Sono molti i minerali, i polifenoli e le vitamine in grado di rafforzare il sistema immunitario o sciogliere il catarro, coadiuvando il trattamento della tosse.
Antiossidanti come la vitamina C, lo zinco e il selenio contrastano lo stress ossidativo che compare in presenza di infiammazioni alle vie respiratorie. Tutti e tre supportano inoltre il sistema immunitario in modi diversi. Anche i beta-glucani del lievito rafforzano il sistema immunitario, in particolare le mucose delle vie respiratorie. Sono d’aiuto contro le infreddature e presumibilmente anche contro la tosse provocata da infezioni.
L’N-acetilcisteina scioglie il catarro e ne agevola l’espettorazione. La sua efficacia è stata dimostrata soprattutto nel trattamento della bronchite cronica, ma sembra utile anche in caso di BPCO. La bromelina è una miscela enzimatica estratta dall’ananas con proprietà antinfiammatorie e decongestionanti che allevia le infiammazioni delle vie aeree superiori, ad esempio dei seni paranasali. Si ipotizza una sua azione benefica anche sulle vie aree inferiori, che però deve essere ancora dimostrata.
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