Schizofrenia: la medicina dei micronutrienti migliora l’efficacia del trattamento

Come alleviare i sintomi della schizofrenia con vitamine, acidi grassi, principi attivi vegetali e probiotici

La schizofrenia è una malattia psichica che si manifesta, ad esempio, con disturbi del pensiero, confusione, deliri e allucinazioni. Il suo decorso è spesso cronico e comporta quasi sempre l’assunzione di farmaci per tutta la vita. Molti micronutrienti possono attenuare la gravità dei sintomi e migliorare la tollerabilità dei medicinali. Scoprite qui quali sono e come vengono utilizzati dalla medicina dei micronutrienti.

Donna stressata che si tocca le tempie
I disturbi tipici della schizofrenia includono deliri e allucinazioni. Chi ne soffre può inoltre avere la sensazione che i suoi pensieri vengano comandati dall’esterno. Immagine: KatarzynaBialasiewicz/iStock/Getty Images Plus

Cause e sintomi

Cause della schizofrenia

La schizofrenia è una malattia psichica appartenente al gruppo delle psicosi. Chi ne è affetto ha spesso difficoltà a gestire la vita quotidiana e non di rado viene colpito anche da malattie concomitanti, come depressione e ansia.

Il suo tasso di incidenza è elevato, con un caso ogni 100 persone. La patologia, che può manifestarsi una sola volta o essere permanente, compare con particolare frequenza tra il 18° e il 35° anno di età, mentre è rara tra i bambini, soprattutto tra i più piccoli. A differenza di quanto spesso si crede, la schizofrenia non è un disturbo della personalità.

Le sue cause scatenanti non sono ancora state identificate in via definitiva e si suppone la concomitanza di fattori organici, psichici e di altro genere:

  • Fattori genetici: i figli di genitori schizofrenici sviluppano più spesso la malattia, che può quindi anche essere ereditaria.
  • Cause biologiche e organiche: uno squilibrio a livello cerebrale tra neurotrasmettitori come la dopamina, il glutammato e la serotonina sembra svolgere un ruolo nell’insorgenza della schizofrenia, al pari di anomalie nello sviluppo del cervello durante o dopo la nascita.
  • Sollecitazioni psicologiche: lo stress può provocare la comparsa della malattia in caso di predisposizione. Spesso la schizofrenia si manifesta in periodi della vita caratterizzati da stress psicologico, ad esempio in caso di tensione eccessiva in ambito professionale, mobbing o malattia. La schizofrenia può inoltre essere la conseguenza di un trauma infantile.
  • Altri fattori di rischio: l’assunzione di droghe può favorire la comparsa della schizofrenia nei soggetti predisposti alla malattia.

Da cosa si riconosce la schizofrenia?

La schizofrenia può svilupparsi lentamente o manifestarsi all’improvviso, senza escludere fasi con sintomi più o meno gravi. Le prime avvisaglie della malattia si fanno evidenti con cambiamenti psichici e fisici. Le persone colpite si chiudono spesso in sé, con segnali di nervosismo, difficoltà di memoria e concentrazione, disturbi del sonno, tristezza o trascuratezza dell’aspetto fisico. È difficile diagnosticare la schizofrenia dai primi sintomi, che sono simili in molte altre malattie mentali.

I sintomi tipici della schizofrenia includono:

  • Disturbi del pensiero: i pensieri invadono la mente. Le persone colpite hanno ad esempio la sensazione che i pensieri vengano loro instillati o sottratti dall’esterno, che possano essere uditi e provengano dal proprio corpo.
  • Deliri di controllo: nasce la sensazione che i movimenti del corpo, le attività, i sentimenti e i pensieri vengano comandati dall’esterno.
  • Allucinazioni uditive: gli interessati sentono commenti e dialogano con persone che non sono presenti.
  • Deliri e ideazioni deliranti: persistente illusione irrealistica, come la convinzione di essere in contatto con gli alieni o di essere controllati da altri.
  • Allucinazioni: le impressioni sensoriali provate dalle persone colpite non sono reali (attraverso vista, udito, olfatto, gusto, tatto).
  • Pensiero disorganizzato: il filo del discorso si interrompe improvvisamente senza cause esterne o nuovi argomenti apparentemente slegati dal contesto vengono introdotti nella conversazione. I soggetti appaiono confusi.
  • Catatonia: il soggetto si irrigidisce e ammutolisce o si muove solo lentamente, a volte ripetendo sempre gli stessi movimenti. 
  • Impoverimento comportamentale: i tratti distintivi includono mancanza di interazione e di sensibilità emotiva, calo di iniziativa e forza di volontà, difficoltà di parola.

I sintomi della schizofrenia vengono suddivisi in positivi e negativi. I primi si aggiungono alla personalità dell’individuo, mentre i secondi la impoveriscono di alcune facoltà. Ai sintomi positivi appartengono il delirio e le allucinazioni, a quelli negativi la perdita di iniziativa e volontà nonché la compromissione della capacità comunicativa e di contatto.

Classificazione

Obiettivi del trattamento

Qual è il trattamento classico della schizofrenia?

Donna seduta con una psicologa in un ambulatorio
La psicoterapia è consigliata accanto ai farmaci nel trattamento della schizofrenia. Le persone affette dalla patologia imparano a riconoscere i primi campanelli di allarme di una fase di schizofrenia e a gestire la malattia. Immagine: demaerre/iStock/Getty Images Plus

La schizofrenia può essere curata, anche se spesso presenta un decorso lungo o cronico. I trattamenti hanno l’obiettivo di guarire la malattia o di alleviarne i sintomi, assicurando ai pazienti una vita il più normale possibile. La terapia si basa su più approcci:

  • Trattamento con i farmaci: spesso si ricorre a medicinali definiti come antipsicotici o neurolettici, di cui fanno parte principi attivi triflupromazina (Vesprin®), aloperidolo (Haldol®), amisulpride (Solian®), risperidone (Risperdal®), flufenazina (Anatensol®) e pimozide (Orap®). In caso di depressione possono inoltre essere prescritte specialità farmaceutiche come la fluoxetina (Prozac®) o la clomipramina (Anafranil®). I tranquillanti, come ad esempio il diazepam (Valium®), possono essere indicati se i pazienti soffrono di ansia e disturbi del sonno.
  • Psicoterapia: una terapia psico-comportamentale può essere d’aiuto per vincere l’ansia, per imparare a gestire le situazioni gravose e lo stress nonché per riconoscere i primi segni di una fase di schizofrenia.
  • Supporto psico-sociale: ha il compito di aiutare i soggetti interessati a rafforzare le competenze sociali e supportarne il reinserimento nella vita precedente, ad esempio dopo un trattamento psicoterapico in regime di ricovero.

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

I farmaci attenuano i sintomi della schizofrenia e spesso assicurano una migliore qualità della vita a chi ne è colpito. Tuttavia, non sono privi di effetti collaterali, tra cui stanchezza estrema, mal di testa, stitichezza e ipertensione. Influenzano inoltre il metabolismo, provocando spesso un eccessivo aumento di peso, ipercolesterolemia e stress ossidativo. I metodi terapeutici alternativi rivestono pertanto una grande importanza.

La medicina dei micronutrienti può supportare la terapia della schizofrenia grazie alla sua capacità di ridurre le infiammazioni e lo stress ossidativo nonché di regolare il sistema immunitario. I ricercatori ipotizzano che anche il sistema immunitario e le infiammazioni nell’organismo svolgano un ruolo importante nella schizofrenia. Un’azione di supporto può essere svolta da determinati acidi grassi, flavonoidi, probiotici e vitamine, tra cui rientrano i seguenti:

  • Le vitamine del gruppo B alleviano i sintomi della schizofrenia e abbassano i livelli di omocisteina oltre la norma.
  • Gli acidi grassi omega-3 svolgono un’azione antinfiammatoria e possono essere utili nelle fasi iniziali della schizofrenia.
  • La vitamina D sembra in grado di contribuire alla prevenzione della schizofrenia.
  • Gli antiossidanti come le vitamine C ed E e l’N-acetilcisteina proteggono dallo stress ossidativo e riducono i sintomi.
  • Il coenzima Q10 è d’aiuto in caso di stanchezza e spossatezza.
  • I probiotici favoriscono la salute dell’intestino e possono alleviare i disturbi gastrointestinali in presenza di schizofrenia.

Consiglio

La medicina dei micronutrienti può inoltre essere utile per mitigare gli effetti collaterali dei farmaci, ad esempio del principio attivo aloperidolo.

Classificazione

Trattamento con i micronutrienti

Le vitamine del gruppo B alleviano i sintomi della schizofrenia e abbassano i livelli di omocisteina oltre la norma

Meccanismo d’azione delle vitamine del gruppo B

Le vitamine del gruppo B come la vitamina B6, la vitamina B12 e l’acido folico sono indispensabili per il corretto funzionamento dei neuroni. Studi comparativi hanno evidenziato come le persone colpite da schizofrenia siano interessate da una carenza di acido folico più spesso delle persone sane. Inoltre, i primi studi mostrano una carenza quantificabile di vitamina B6 alla prima comparsa dei sintomi nonché al presentarsi di una nuova fase della malattia dopo un periodo prolungato senza disturbi.

L’assunzione mirata delle vitamine del gruppo B può attenuare i sintomi e ridurre la durata degli episodi della patologia, come indicato da un lavoro di revisione di più studi di alto livello condotti su pazienti affetti da schizofrenia. In un’altra sperimentazione altamente qualitativa l’assunzione quotidiana di vitamina B12 e acido folico ha determinato anche una riduzione generale dei sintomi negativi.

Le vitamine del gruppo B decompongono inoltre l’omocisteina, un prodotto metabolico nocivo che può danneggiare le cellule, in una serie di sostanze innocue. Studi comparativi lasciano ipotizzare un aumento del rischio di schizofrenia dovuto a livelli di omocisteina superiori alla norma. In un piccolo studio di alto profilo condotto su pazienti schizofrenici, la regolare assunzione di vitamina B6, vitamina B12 e acido folico ha portato a una riduzione del livello di omocisteina, attenuando al tempo stesso i sintomi tanto positivi quanto negativi.

I risultati finora ottenuti con le vitamine del gruppo B nel campo della schizofrenia sono promettenti. Occorre ora accertare se il loro impiego abbia la stessa efficacia su tutti i soggetti. Soprattutto i pazienti con livelli elevati di omocisteina potrebbero trarre beneficio dall’assunzione delle vitamine del gruppo B.

Dosaggio e consigli sull’assunzione delle vitamine del gruppo B

In caso di schizofrenia i medici specializzati in micronutrienti consigliano da 10 a 15 milligrammi di Vitamina B6, 400 microgrammi di vitamina B12 (sotto forma di metilcobalamina) e da 400 a 1.000 microgrammi di acido folico al giorno. I preparati misti del gruppo B contengono a volte quantità inferiori di vitamina B6, vitamina B12 e acido folico, poiché bilanciate in modo ottimale tra loro.

Consiglio

L’acido folico dovrebbe essere somministrato nella sua forma attiva, l’acido 5-metiltetraidrofolico (5-MTHF). Le analisi sui geni hanno riscontrato in molti pazienti schizofrenici un difetto genetico che impedisce l’attivazione dell’acido folico.

Le vitamine del gruppo B andrebbero assunte insieme ai pasti per migliorarne la tollerabilità.

Determinazione dei livelli di omocisteina in laboratorio

Test ematico dell’omocisteina
In caso di schizofrenia i medici specializzati in micronutrienti consigliano di ridurre i valori dell’omocisteina eventualmente oltre la norma con le vitamine del gruppo B. In uno studio questo approccio ha portato ad un’attenuazione dei disturbi. Immagine: jarun011/iStock/Getty Images Plus

In caso di schizofrenia si consiglia il controllo dei valori dell’omocisteina, che nei soggetti colpiti potrebbero essere oltre la norma, soprattutto in presenza di un rischio maggiore di malattie cardiovascolari. Livelli di omocisteina elevati favoriscono la comparsa dell’arteriosclerosi.

L’omocisteina viene misurata nel plasma, la parte liquida del sangue priva di cellule ematiche. I valori normali sono compresi tra 5 e 9 micromoli per litro.

Vitamine del gruppo B: da considerare in caso di gravidanza, allattamento, assunzione di farmaci e malattie

Durante la gravidanza e l’allattamento le vitamine del gruppo B andrebbero assunte in dosi elevate solo con il consenso del medico.

La vitamina B6 in quantità superiori a 5 milligrammi inibisce l’effetto dei farmaci contro l’epilessia e il Parkinson, tra cui i principi attivi per l’epilessia fenobarbital (Luminal®) e fenitoina (Dintoina®) e quelli per il Parkinson come la levodopa (Duodopa®). È dunque necessario consultare il proprio medico.

L’acido folico inibisce l’effetto di alcuni antibiotici, tra cui i principi attivi trimetoprim (Bactrim®), proguanil (Malarone®) e pirimetamina (Pirimeta®). I malati di cancro sottoposti a chemioterapia devono concordare con il medico l’eventuale assunzione concomitante dell’acido folico, che si suppone favorisca alcuni effetti collaterali del trattamento a base dei principi attivi 5-fluorouracile (Actikerall®, Efudix®) e capecitabina (Xeloda®).

Chi soffre di malattie renali può assumere la vitamina B12 solo sotto forma di metilcobalamina e non di cianocobalamina, poiché è stato dimostrato che quest’ultima, a dosi elevate, è dannosa per i reni. Si sospetta che gli integratori di vitamina B ad alto dosaggio possano avere un impatto negativo su pazienti che si sono sottoposti a impianti di stent e che hanno avuto un infarto cardiaco. In questi casi si deve evitare di assumere dosi elevate di vitamina B6 (da 40 a 50 milligrammi al giorno), vitamina B12 (da 60 a 400 microgrammi al giorno) e acido folico (da 800 a 1.200 microgrammi al giorno).

Gli acidi grassi omega-3 alleviano le infiammazioni e possono essere utili nelle fasi iniziali della schizofrenia

Meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3

Gli acidi grassi omega-3 come l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), ricavati ad esempio dall’olio di pesce, partecipano alla composizione dei nervi e proteggono dalle infiammazioni e dallo stress ossidativo, contribuendo alla trasmissione dei segnali nervosi. Favoriscono inoltre la produzione delle sostanze endogene importanti per la rigenerazione dei neuroni.    

I ricercatori ipotizzano che i pazienti schizofrenici siano generalmente interessati da una carenza di acidi grassi omega-3. Indicazioni in questo senso vengono dai risultati dei primi studi su soggetti interessati dalla malattia, che assumevano pochi acidi grassi omega-3 e ne presentavano livelli ematici inferiori rispetto alle persone sane. L’aumento dei valori e l’assunzione di adeguati preparati per sei settimane ha migliorato i sintomi positivi e negativi, come mostrato da un piccolo studio di alto livello.

L’impiego di preparati a base di acidi grassi omega-3 per tre mesi si è rivelato utile anche per i malati di schizofrenia con comportamenti violenti e aggressivi, secondo quanto indicato da una sperimentazione di portata ridotta ma di alto profilo. I soggetti in esame non hanno tuttavia fatto registrare alcuna diminuzione di altri sintomi, come il delirio o gli stati d’animo depressivi.

La varietà delle risposte dipende da diversi fattori:

  • Momento della malattia: un lavoro di revisione di più studi di alto profilo sembra indicare che gli acidi grassi omega-3 sono particolarmente efficaci al preannunciarsi di un episodio di schizofrenia o alla prima manifestazione della malattia: i sintomi si sono attenuati, la risposta alla terapia è migliorata e il trattamento ha richiesto quantità di farmaci inferiori. Nei soggetti con schizofrenia cronica il quadro clinico è invece disomogeneo: solo pochi pazienti hanno tratto beneficio dall’assunzione degli acidi grassi omega-3, mentre altri hanno fatto registrare un peggioramento dei sintomi.
  • Dosaggio corretto: il consumo eccessivo di pesce grasso può anche avere effetti negativi. Uno studio ha permesso di osservare come i maggiori benefici fossero legati a una dieta con un contenuto medio di pesce, mentre una quantità di pesce grasso superiore a tre porzioni a settimana comportava un rischio superiore e sintomi più gravi. Anche l’olio di pesce a dosi elevate si è rivelato inefficace.
  • Integrazione con altri micronutrienti: è possibile che gli acidi grassi omega-3 abbiano una maggiore efficacia nella terapia della schizofrenia se abbinati alle vitamine C ed E.

Dosaggio e consigli sull’assunzione degli acidi grassi omega-3

Nel trattamento della schizofrenia gli esperti in micronutrienti consigliano da 1.000 a 2.000 milligrammi di acidi grassi omega-3 ricavati dall’olio di pesce, soprattutto all’annunciarsi di un episodio. Queste dosi si sono rivelate efficaci anche negli studi, mentre quantità superiori a 3.000 milligrammi non hanno avuto alcun effetto. I preparati devono contenere una percentuale elevata dell’acido grasso EPA, che ha forte effetto antinfiammatorio.

Gli acidi grassi omega-3 vanno sempre assunti con alimenti ad alto contenuto lipidico, che ne favoriscono l’assorbimento. L’assunzione deve avvenire sotto il controllo di un medico, che può sospenderla all’eventuale peggiorare dei sintomi.

Consiglio

Nella scelta degli integratori a base di olio di pesce sono da preferirsi quelli di alta qualità, ovvero prodotti purificati e pertanto privi di residui come metalli pesanti e sostanze nocive.

Determinazione dell’indice omega-3 in laboratorio

L’indice omega-3 consente di determinare se la quantità di acidi grassi omega-3 presente nell’organismo è sufficiente. Con questo esame del sangue viene misurata e indicata in percentuale la quantità di EPA e DHA nei globuli rossi: un risultato dell’otto percento indica che otto dei 100 acidi grassi presenti nelle cellule ematiche sono acidi grassi omega-3. Il valore ideale è superiore a otto.

Acidi grassi omega-3: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

I preparati a base di acidi grassi omega-3 non dovrebbero essere assunti in presenza di infiammazioni epatiche acute, pancreatiti in corso o malattie del dotto biliare.

Chi soffre di coagulopatie dovrebbe consultare il proprio medico in merito. Gli acidi grassi omega-3 fluidificano il sangue e, a partire da dosi di 1.000 milligrammi al giorno, possono ridurre il fabbisogno di anticoagulanti con principi attivi come il fenprocumone o il warfarin (Coumadin®).

Prima di un intervento chirurgico si consiglia di consultare un medico sull’opportunità di interrompere l’assunzione degli acidi grassi omega-3 oppure di ridurne la dose, in virtù del loro effetto anticoagulante. Alcuni medici consigliano di sospendere l’impiego di questi preparati una o due settimane prima dell’operazione.

La vitamina D può contribuire alla prevenzione della schizofrenia

Meccanismo d’azione della vitamina D

Si ritiene che neuriti, attacchi del sistema immunitario (attacchi autoimmuni) contro il cervello e infezioni possano contribuire alla comparsa della schizofrenia. La vitamina D ha proprietà antinfiammatorie e regola il sistema immunitario, oltre ad essere indispensabile per lo sviluppo e il funzionamento del cervello in virtù della sua azione protettiva sui neuroni e il suo coinvolgimento nella funzione nervosa.

Studi osservazionali evidenziano una carenza di vitamina D in quasi due terzi dei malati di schizofrenia. Una carenza di vitamina D, associata a mancanza di iniziativa, stati d’animo depressivi, malattie cardiocircolatorie e morte prematura in caso di schizofrenia, dovrebbe pertanto essere evitata. Un buon apporto di vitamina D sembra addirittura correlato a un numero inferiore di sintomi psicotici della malattia, come indicato da un ulteriore studio osservazionale.

Secondo i risultati di un piccolo studio di alto livello, l’assunzione mirata di vitamina D ha determinato un lieve aumento delle capacità mentali dei pazienti. I sintomi generali della schizofrenia non sono stati però influenzati dalla vitamina D, come osservato anche in un altro studio preliminare. L’azione della vitamina D sulla schizofrenia deve pertanto essere oggetto di ulteriori ricerche. In virtù dei suoi molteplici effetti positivi non dovrebbe però mai essere carente.

Informazioni

Secondo le conoscenze attuali, il suo ruolo più importante è quello svolto nella prevenzione della schizofrenia. Un apporto sufficiente di vitamina D in gravidanza e nel primo anno di vita è particolarmente importante e potrebbe contribuire alla prevenzione della schizofrenia: i primi articoli panoramici mostrano che una carenza di vitamina D nel feto e durante l’infanzia può favorire la comparsa di malattie psichiche come la schizofrenia.

Dosaggio e consigli sull’assunzione della vitamina D

Formula chimica della vitamina D3
I soggetti schizofrenici dovrebbero sempre compensare un’eventuale carenza di vitamina D3, importante per la regolazione del sistema immunitario e la protezione dei neuroni. Immagine: Ekaterina79/iStock/Getty Images Plus

Per evitare una carenza gli esperti in micronutrienti consigliano da 1.000 a 2.000 unità internazionali di vitamina D al giorno. La dose ottimale andrebbe però definita dal medico sulla base dei valori ematici ed essere aumentata in caso di situazioni deficitarie gravi.

La vitamina D andrebbe assunta insieme ai pasti perché i grassi presenti negli alimenti ne aumentano l’assorbimento. I preparati sono disponibili sotto forma di capsule, compresse e olio liquido. Il suo sottotipo vitamina D3 è probabilmente più efficace della vitamina D2.

Determinazione dei livelli di vitamina D in laboratorio

In presenza di schizofrenia è opportuno controllare il livello di vitamina D per compensare un’eventuale carenza. La vitamina D viene misurata nel siero e i valori ottimali oscillano tra 40 e 60 nanogrammi per millilitro.

A volte la quantità di vitamina D viene indicata con altre unità di misura, ad esempio in nanomoli per litro. In tal caso il risultato deve essere compreso tra 100 e 150 nanomoli per litro.

Vitamina D: da considerare in caso di assunzione di farmaci e malattie

Determinati diuretici del gruppo dei tiazidici riducono l’escrezione renale del calcio, che rimane così nel sangue. I principi attivi e farmaci in questione includono ad esempio l’idroclorotiazide (Esidrex®), indapamide (Damide®) e lo xipamide (Aquafor®). La vitamina D aumenta l’assorbimento del calcio nel sangue, incrementandone ulteriormente il livello. Per questo la sua assunzione assieme ai tiazidici deve avvenire con il controllo del contenuto ematico di calcio da parte del medico.

I reni malati non sono spesso in grado di espellere correttamente il calcio, con un aumento dei suoi livelli. I soggetti nefropatici o con calcoli renali dovrebbero dunque integrare la vitamina D solo dopo essersi sottoposti a una visita medica, mentre chi è affetto da sarcoidosi o malattia di Boeck, una patologia infiammatoria del tessuto connettivo, non dovrebbe assumerla, perché il disturbo si accompagna spesso a elevati livelli di calcio nel sangue.

Gli antiossidanti proteggono dallo stress ossidativo e alleviano i sintomi

Meccanismo d’azione degli antiossidanti

Alimenti ricchi di antiossidanti
In caso di schizofrenia si raccomanda un’alimentazione ricca di antiossidanti, che può essere integrata con un adeguato preparato a base di micronutrienti. Immagine: happy_lark/iStock/Getty Images Plus

Lo stress ossidativo danneggia le cellule e in presenza di schizofrenia può manifestarsi in forma più forte, forse a causa di una ridotta attività dei sistemi antiossidanti dell’organismo, che di solito dispone di strumenti di difesa a protezione delle cellule. Le vitamine C ed E e l’aminoacido glutatione hanno proprietà antiossidanti, con cui svolgono un’azione protettiva contro lo stress ossidativo eccessivo. Anche l’n-acetilcisteina, precursore del glutatione, è importante per evitare lo stress ossidativo.

Studi osservazionali mostrano come i malati di schizofrenia assumano una quantità ridotta di vitamina C e ne presentino livelli inferiori rispetto alle persone sane. L’integrazione di vitamina C in un piccolo studio di alto livello ha permesso di ridurre lo stress ossidativo nei soggetti interessati dalla malattia, con una netta diminuzione dei sintomi nel corso delle otto settimane di trattamento. Nell’ambito di un lavoro di revisione degli studi disponibili, i ricercatori hanno tuttavia evidenziato un’efficacia piuttosto modesta delle vitamine C ed E sui sintomi della schizofrenia. Altri studi hanno ora il compito di dimostrare se le vitamine abbiano lo stesso effetto su tutti i pazienti o se comportino esiti differenti.

Altri antiossidanti potrebbero essere in grado di supportare l’azione delle vitamine: due primi studi di alto livello hanno documentato un miglioramento generale dei sintomi con l’assunzione di 2.000 milligrammi di n-acetilcisteina (NAC) in combinazione con i farmaci per la schizofrenia. Mentre i sintomi negativi, come la mancanza di iniziativa, si sono ridotti, quelli positivi, come le allucinazioni, non hanno subito alcun mutamento.

Gli antiossidanti combattono lo stress ossidativo e non dovrebbero mai essere carenti in presenza di schizofrenia. Ulteriori studi hanno ora il compito di definire la portata dell’influenza positiva esercitata sulla malattia dall’assunzione di antiossidanti.

Dosaggio e consigli sull’assunzione di antiossidanti

Si raccomanda di assumere gli antiossidanti in forma di preparati misti, contenenti anche altre sostanze dalle proprietà affini, in cui i vari componenti sono presenti in dosi inferiori poiché equilibrate tra loro. Sono consigliabili, ad esempio, 500 milligrammi di vitamina C e fino a 50 milligrammi di vitamina E

Gli antiossidanti vanno assunti insieme ai pasti per aumentarne la tollerabilità e l’assorbimento nell’intestino, soprattutto di quelli liposolubili, che a tal fine necessitano dei grassi presenti negli alimenti.

Determinazione dello stato antiossidante in laboratorio

Per il controllo della terapia è possibile verificare che l’apporto di antiossidanti sia sufficiente, ad esempio con un esame del sangue o delle urine. Lo stato antiossidante indica il rapporto tra radicali liberi e antiossidanti, che può essere equilibrato o segnalare un eccesso di stress ossidativo a causa di una carenza di antiossidanti.

I valori possono variare in base ai metodi di rilevazioni usati dai vari laboratori.

Vitamine C ed E: da considerare in caso di malattie e assunzione farmaci

La vitamina C favorisce l’assorbimento del ferro, pertanto chi soffre di emocromatosi dovrebbe assumerla solo sotto controllo medico. Le persone con insufficienza renale dovrebbero assumere al massimo 500 milligrammi di vitamina C al giorno, perché viene parzialmente decomposta in acido ossalico a carico dei reni.

I fumatori non dovrebbero superare una dose giornaliera di 50 milligrammi di vitamina E, che potrebbe esporli al pericolo di emorragie cerebrali e a un lieve aumento del rischio di cancro ai polmoni. In attesa di approfondimenti, i fumatori dovrebbero limitarsi a dosi contenute di vitamina E sotto forma di alfa tocoferolo, soprattutto non in concomitanza con il beta-carotene.

Il coenzima Q10 è d’aiuto contro stanchezza e spossatezza?

Meccanismo d’azione del coenzima Q10

Il coenzima Q10 è indispensabile per assicurare il corretto funzionamento delle centrali elettriche delle cellule (i mitocondri) che producono energia dagli alimenti. Una carenza di coenzima Q10 potrebbe provocare disturbi funzionali dei mitocondri, che si suppone possano essere associati alla comparsa della schizofrenia. Secondo i primi studi osservazionali, i soggetti schizofrenici presentano livelli di coenzima Q10 inferiori a quelli delle persone sane.

Un lavoro di revisione di studi in parte di alto livello mostra che l’integrazione di coenzima Q10 consente di attenuare stanchezza, sfinimento e peggioramento delle capacità mentali nelle persone con disturbi psichiatrici. Ulteriori sperimentazioni hanno ora il compito di dimostrare la sua eventuale validità come opzione terapeutica contro la schizofrenia. In altre patologie provocate da disturbi funzionali dei mitocondri il coenzima Q10 si è già dimostrato utile e il suo impiego nella schizofrenia vale pertanto un tentativo.

Dosaggio e consigli sull’assunzione del coenzima Q10

Per il trattamento di malattie provocate da un errore di funzionamento dei mitocondri i medici specializzati in micronutrienti consigliano da 100 a 300 milligrammi di coenzima Q10 al giorno in capsule, compresse o gocce, da assumere insieme ai pasti per aumentarne l’assorbimento grazie ai lipidi contenuti negli alimenti.

Consiglio

Il coenzima Q10 viene assorbito meglio sotto forma di ubichinolo che non di ubichinone. Come indicato da studi clinici, il primo consente di raggiungere livelli ematici più elevati, oltre a non dover essere attivato, perché si tratta già di una forma attiva.

Immagine di un mitocondrio
I mitocondri, che svolgono la funzione di centrali elettriche delle cellule, necessitano del coenzima Q10 per produrre energia. Un lavoro di revisione di studi in parte di alto livello mostra che l’integrazione di coenzima Q10 consente di attenuare stanchezza, sfinimento e peggioramento delle capacità mentali nelle persone con disturbi psichiatrici. Immagine: iLexx/iStock/Getty Images Plus

Coenzima Q10: da considerare in caso di assunzione di farmaci

Chi assume anticoagulanti, come i principi attivi fenprocumone e warfarin (Coumadin®), dovrebbe discutere con il proprio medico l’impiego del coenzima Q10, che può ridurre l’efficacia dei farmaci.

I probiotici migliorano la flora intestinale

Meccanismo d’azione dei probiotici

L’intestino è sede di numerosi batteri, collettivamente noti come flora intestinale, che influenzano le funzioni del tratto gastrointestinale nonché del sistema immunitario e di quello nervoso. Alcuni di questi batteri (ad esempio i lattobacilli e i bifidobatteri) hanno un’azione particolarmente positiva sulla salute (probiotici) e vengono per questo impiegati dalla medicina dei micronutrienti.

I soggetti schizofrenici riportano disturbi gastrointestinali con maggiore frequenza rispetto alle persone sane, presentando al tempo stesso una composizione alterata della flora intestinale. Questo fattore potrebbe essere associato anche a comparsa di depressione, mancanza di iniziativa e malattie cardiache, come indicato da uno studio osservazionale.

Due studi di alto livello hanno evidenziato come i malati di schizofrenia trattati con probiotici (combinazione di Lactobacillus rhamnosus e Bifidobacterium animalis) siano stati colpiti da disturbi gastrointestinali più raramente rispetto ai soggetti del gruppo del placebo. È possibile che i probiotici influiscano inoltre positivamente sulla psiche. In uno studio preliminare,dopo l’assunzione di bifidobatteri per quattro settimane, i pazienti interessati dalla malattia hanno fatto registrare un calo di sintomi negativi come ansia e depressione.

I probiotici possono essere d’aiuto soprattutto in presenza di disturbi gastrointestinali. La loro azione su psiche e malattie come la schizofrenia deve tuttavia essere oggetto di ulteriori ricerche. Pressoché privi di effetti collaterali, il loro impiego per il miglioramento dei sintomi della schizofrenia vale in ogni caso un tentativo.

Dosaggio e consigli sull’assunzione dei probiotici

Per assicurare l’arrivo di un numero sufficiente di batteri vivi nell’intestino, gli esperti in micronutrienti consigliano di impiegarne da 1 a 20 miliardi (da 1 a 20 x 109 di unità formanti colonie), preferendo dosi più elevate, ad esempio di 10 miliardi. I preparati devono essere assunti con costanza, perché con il tempo i batteri probiotici vengono nuovamente espulsi.

I probiotici, disponibili in polvere e capsule, possono essere assunti insieme ai pasti o a digiuno. La polvere può essere disciolta in acqua o aggiunta agli alimenti.

Probiotici: da considerare in caso di malattie

Alcuni probiotici potenzialmente in grado di produrre istamina nell’intestino, come Lactobacillus casei, Lactobacillus delbrueckii ssp. bulgaricus, Lactobacillus reuteri, Lactococcus lactis e Enterococcus faecium, possono provocare reazioni nei soggetti intolleranti.

I probiotici non sono indicati per le persone dalle difese indebolite e fortemente immunodepresse, con un catetere venoso centrale (come in caso di chemioterapia), valvulopatie e sindrome dell’intestino corto.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere di micronutrienti consigliate in caso di schizofrenia

 

Vitamine

Acido folico

da 400 a 1.000 microgrammi (µg)

Vitamina B6

da 10 a 15 milligrammi (mg)

Vitamina B12

fino a 400 microgrammi

Vitamina D

da 1.000 a 2.000 unità internazionali (UI)

Vitamina C

500 milligrammi

Vitamina E

fino a 50 milligrammi

  
 

Altri nutrienti

Acidi grassi omega-3

da 1.000 a 2.000 milligrammi con una percentuale elevata di EPA

Coenzima Q10

da 100 a 300 milligrammi

Probiotici

da 1 a 20 miliardi di batteri (da 1 a 20 x 109 di unità formanti colonie [UFC])

 

 

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami di laboratorio consigliati in caso di schizofrenia

Omocisteina (plasma)

da 5 a 9 micromoli per litro (µmol/l)

Indice omega-3

oltre l’8 percento (%)

Vitamina D (siero)

da 40 a 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml)

 

 

Classificazione

Sostegno ai farmaci tramite i micronutrienti

Vitamine antiossidanti e ginkgo a supporto della terapia con aloperidolo

Immagine di neuroni
I farmaci possono essere causa di stress ossidativo, che danneggia i neuroni e viene associato ad effetti collaterali dei medicinali, come i disturbi del movimento. Immagine: ktsimage/iStock/Thinkstock

Il principio attivo aloperidolo (ad esempio Haldol®, Serenase®, Bioperidolo®) provoca stress ossidativo, che a sua volta può peggiorare alcuni effetti collaterali, del farmaco, come ad esempio disturbi del movimento.

Gli antiossidanti come le vitamine C ed E nonché gli acidi grassi omega-3 possono attenuare lo stress ossidativo ed eventualmente alleviare gli effetti collaterali. Si consigliano pertanto da 500 a 1.000 milligrammi di vitamina C, da 130 a 300 milligrammi di vitamina E e fino a 2.200 milligrammi di acidi grassi omega-3 a supporto della terapia con aloperidolo. La quantità giornaliera di acidi grassi omega-3 deve contenere almeno 180 milligrammi di acido eicosapentaenoico (EPA) e 120 milligrammi di acido docosaesaenoico (DHA). L’assunzione di quantità di vitamina E superiori a 50 milligrammi deve essere concordata con il medico.

Anche il ginkgo biloba ha un effetto antiossidante in virtù del quale può proteggere i neuroni. I ricercatori concordano ampiamente sulla potenziale importanza dell’azione antiossidante del ginkgo per il trattamento della malattia. Il ginkgo potrebbe essere in grado sia di potenziare l’efficacia dell’aloperidolo sia di mitigarne gli effetti collaterali come i disturbi del movimento. I medici specializzati in micronutrienti consigliano pertanto di integrare la terapia a base di aloperidolo con 120-240 milligrammi di estratto di ginkgo biloba al giorno.

Informazioni

La sola assunzione di ginkgo potrebbe pregiudicare il trattamento, poiché il principio attivo può amplificare l’effetto della dopamina, che nella schizofrenia andrebbe inibita.

Sono tuttavia necessari ulteriori studi per confermare gli effettivi benefici del ginkgo in caso di schizofrenia ed escludere possibili effetti collaterali. Per questo, in presenza della malattia, il ginkgo dovrebbe essere assunto sotto controllo medico.

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere di micronutrienti consigliate in caso di assunzione di aloperidolo

Vitamina C

da 500 a 1.000 milligrammi (mg)

Vitamina E

da 130 a 300 milligrammi (con il consenso del medico)

Acidi grassi omega-3

fino a 2.200 milligrammi

(con almeno 180 milligrammi di acido eicosapentaenoico [EPA] e

120 milligrammi acido docosaesaenoico [DHA])

Estratto di ginkgo

da 120 a 240 milligrammi

 

Classificazione

Riepilogo

La schizofrenia è una grave malattia psichica che colpisce in media una persona su 100. Ai sintomi appartengono, ad esempio, deliri, allucinazioni e mancanza di stimoli. La terapia tradizionale può essere integrata con vitamine e altre sostanze nell’ambito della medicina dei micronutrienti.

I medici specializzati in micronutrienti impiegano le vitamine del gruppo B per alleviare i sintomi e ridurre livelli di omocisteina troppo elevati, che probabilmente rappresentano un fattore di rischio per la schizofrenia. Gli acidi grassi omega-3 hanno un’azione antinfiammatoria e possono essere utili soprattutto nelle fasi iniziali della schizofrenia. Un apporto ottimale di vitamina D può eventualmente ridurre il rischio di schizofrenia. Gli antiossidanti come le vitamine C ed E proteggono dallo stress ossidativo. La vitamina C sembra inoltre in grado di alleviare i sintomi della schizofrenia. Il coenzima Q10 è importante per la produzione di energia e potrebbe pertanto contrastare spossatezza e stanchezza. I probiotici favoriscono poi la salute intestinale, aiutando ad alleviare i disturbi gastrointestinali che spesso colpiscono i soggetti schizofrenici.

Il trattamento della schizofrenia, accanto alla psicoterapia, prevede essenzialmente l’impiego di principi attivi come l’aloperidolo. Le vitamine C ed E, assieme agli acidi grassi omega-3 e all’estratto di ginkgo, potrebbero rendere il trattamento più efficace e tollerabile.

Classificazione

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