Gotta: come arrestarne la progressione

Riduzione dell’uricemia e prevenzione degli attacchi di gotta con la medicina dei micronutrienti

Nella gotta l’acido urico in eccesso presente nel sangue precipita in cristalli, depositandosi nelle articolazioni e dando origine a dolorose infiammazioni, che aumentano il rischio di artrite, malattie renali e ipertensione. Determinati micronutrienti aiutano a ridurre l’acido urico, mitigare le infiammazioni e supportare la terapia contro la gotta. Scoprite qui di quali si tratta e come utilizzarli correttamente.

Mani di una donna
Gli attacchi di gotta colpiscono in prevalenza le articolazioni più piccole, in particolare delle dita di mani e piedi, interessate non solo da dolori, ma spesso anche da arrossamenti e gonfiori. Immagine: Astrid860/iStock/Getty Images Plus

Cause e sintomi

Che cos’è la gotta e cosa la provoca?

La gotta è una malattia metabolica che causa infiammazioni articolari, caratterizzata dall’accumulo di determinati prodotti di degradazione noti come purine. Le purine, introdotte nell’organismo principalmente con l’alimentazione, si formano in parte anche durante i processi rigenerativi, nella fase di degradazione del materiale genetico (DNA).

Nel corpo le purine vengono a loro volta scomposte in acido urico. In presenza di livelli eccessivi di acido urico, ovvero a partire dal un valore di 6,4 milligrammi per decilitro di sangue, si parla di iperuricemia, associata al rischio di formazione di cristalli che si depositano nelle articolazioni. L’iperuricemia è un tipico fattore di rischio per la comparsa della gotta, in cui i depositi di acido urico provocano una violenta infiammazione. Attacchi di gotta di questo tipo si manifestano con forti dolori articolari.

Cause della gotta

La gotta può essere ereditaria o svilupparsi negli anni:

  • Gotta primitiva o ereditaria: a volte i reni, per cause genetiche, non riescono a eliminare correttamente l’acido urico, la cui produzione endogena può inoltre essere aumentata dalla presenza di un disturbo enzimatico congenito.
  • Gotta secondaria o acquisita: alcune malattie del sangue, tra cui la leucemia, possono favorire la formazione di acido urico, quando la morte di un numero eccessivo di cellule dell’organismo rallenta temporaneamente il processo di disintossicazione. L’insufficienza renale cronica, ad esempio provocata dal diabete, determina invece un’escrezione troppo ridotta dell’acido urico da parte dei reni. Anche alcuni farmaci, come i diuretici (ad esempio Aldactone®, Spirolang® ed Esidrex®) o il principio attivo ciclosporina A (ad esempio Sandimmun®) riducono l’escrezione di acido urico, con il conseguente aumento dei suoi valori ematici.

Da cosa viene provocato un attacco di gotta?

Alimentazione e stile di vita influenzano in modo determinante la comparsa della gotta: il consumo eccessivo di alimenti ricchi di purina, tra cui carne, pesce e crostacei, nonché legumi come fagioli e piselli, aumenta la probabilità di un episodio. Un pericolo è rappresentato inoltre dai cibi fermentati e contenenti fruttosio.

Anche l’alcol ha un effetto nocivo perché inibisce l’escrezione renale. La birra, oltre a contenere molte purine, riduce il pH del sangue, favorendo la cristallizzazione dell’acido urico.

Gli attacchi di gotta si verificano in prevalenza durante l’inverno, quando le basse temperature facilitano la formazione di cristalli di acido urico nelle articolazioni, soprattutto in quelle più piccole di mani e piedi, maggiormente esposte al freddo.

Immagine che illustra la comparsa della gotta nell’alluce
L’acido urico in eccesso presente nel sangue si cristallizza e si deposita nelle articolazioni. Immagine: ttsz/iStock/Getty Images Plus

Sintomi e conseguenze

Un attacco di gotta acuto si manifesta con la comparsa di forti dolori articolari improvvisi, che interessano soprattutto mani, piedi e dita, ma raramente le ginocchia. Le articolazioni presentano arrossamenti e gonfiori, occasionalmente accompagnati da sintomi infiammatori come la febbre. Può essere coinvolto anche il tessuto connettivo, ad esempio quello dell’orecchio, dove si formano i cosiddetti tofi.

Il periodo iniziale della gotta è spesso caratterizzato dall’alternarsi di infiammazioni articolari acute e fasi prive di sintomi. Successivamente la durata dei processi infiammatori si allunga, con il passaggio a una malattia cronica che distrugge le articolazioni, eventualmente interessate da deformazioni o rigidità. A ciò si aggiungono non di rado infiammazioni al bacinetto renale, insufficienza renale e malattie cardiovascolari come l’ipertensione.

Classificazione

Obiettivi del trattamento

Qual è il trattamento classico della gotta?

La terapia contro la gotta si basa essenzialmente sul cambiamento delle abitudini alimentari e dello stile di vita. Perdita di peso, attività fisica e consumo ridotto di cibi e bevande ricchi di purine e fruttosio contribuiscono spesso a un miglioramento della situazione. Anche l’alcol andrebbe limitato.

Informazioni

Il fruttosio è presente nella frutta e negli alimenti trasformati. Chi soffre di gotta non deve però rinunciare del tutto alla frutta, ricca di vitamine, minerali e flavonoidi, e ne può mangiare due porzioni (due manciate) al giorno. Le ciliegie hanno addirittura un’azione positiva, poiché riducono il rischio di sviluppare la malattia.

Il vero problema è rappresentato piuttosto dal fruttosio dei cibi trattati, nascosto dietro a nomi come “sciroppo di fruttosio” e “sciroppo di fruttosio-glucosio”. Inadatti sono anche i succhi di frutta.

Il trattamento di un attacco di gotta acuto prevede l’impiego di farmaci volti ad alleviare dolori, infiammazioni e gonfiori, tra cui figurano:

  • Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) come l’ibuprofene (ad esempio Moment®, Brufen®), l’acido acetilsalicilico (come Aspirina®) e il diclofenac (ad esempio Akis®, Voltaren®)
  • Colchicina (ad esempio Colchicina Licra®)
  • Cortisone (glucocorticoidi) come il prednisone (ad esempio Lodotra®, Deltacortene®) e il desametasone (come Dexabene®), quando i FANS e la colchicina non mostrano alcun effetto
  • Anticorpi anti-interleuchina 1β come il canakinumab (Ilaris®), quando l’azione di FANS, colchicina e cortisone non è sufficiente

I farmaci uricosurici (contro l’iperuricemia) vengono impiegati per evitare la ricomparsa dei sintomi e ridurre il rischio di ricadute. Essi includono:

  • Uricostatici come l’allopurinolo (ad esempio Allurit® e Zyloric®), che inibiscono la formazione di acido urico nell’organismo
  • Uricosurici come il benzbromarone o probenecid (ad esempio Probenec FNl®), che aumentano l’escrezione renale dell’acido urico

Gli obiettivi della medicina dei micronutrienti

La medicina dei micronutrienti si prefigge l’obiettivo di rallentare la progressione della malattia e ridurre il rischio di patologie conseguenti. Determinate vitamine e sostanze vegetali aiutano l’organismo a espellere l’acido urico, abbassandone i livelli nel sangue. I micronutrienti sono importanti anche per la salute delle articolazioni. Una particolare efficacia è stata dimostrata dai seguenti nutrienti:

Classificazione

Il trattamento della gotta con i micronutrienti

La vitamina C aumenta l’escrezione dell’acido urico

Meccanismo d’azione della vitamina C

La vitamina C è importante per l’eliminazione dell’acido urico con l’urina, poiché ne riduce il riassorbimento nei reni. Di solito i reni ricevono dal sangue più sostanze di quelle che alla fine vengono eliminate e provvedono a filtrarle. Quelle che non vengono espulse devono essere riassorbite. La vitamina C impedisce che questo processo avvenga nel caso dell’acido urico, che viene così escreto in quantità maggiore.

Studi osservazionali mostrano come un apporto elevato di vitamina C possa rallentare l’aumento dell’uricemia. L’integrazione della vitamina C sembra inoltre ridurre il rischio di gotta in un periodo di 20 anni. Sulla base di alcuni studi di alto profilo, i ricercatori sono giunti alla conclusione che l’assunzione di vitamina C sia in grado di abbassare i livelli di acido urico, anche se i risultati non sono all’altezza di quelli ottenuti con il principio attivo allopurinolo.

Non sono ancora disponibili studi sull’azione della vitamina C negli attacchi di gotta. I primi risultati positivi incoraggiano tuttavia al suo impiego per ridurre l’uricemia senza farmaci.

Vitamina C: dosaggio e consigli sull’assunzione

In presenza di iperuricemia e gotta, i medici specializzati in micronutrienti consigliano da 500 a 1.500 milligrammi di vitamina C al giorno, da assumere insieme ai pasti ed eventualmente in più dosi, ad esempio da 200 milligrammi ciascuna, suddivise tra colazione, pranzo e cena per aumentarne la tollerabilità e ottimizzarne l’assorbimento intestinale.

Consiglio

La vitamina C (acido ascorbico), di natura acida, può provocare disturbi come bruciori di stomaco nelle persone con maggiore sensibilità gastrica. In questi casi è possibile ricorrere all’ascorbato di calcio, un suo legame basico e pertanto ben tollerabile, oltre che meglio assorbito dall’intestino rispetto all’acido ascorbico.

Vitamina C: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

Le persone con insufficienza renale non dovrebbero superare i 500 milligrammi al giorno, mentre un limite di 1.000 milligrammi è consigliato a chi soffre di calcoli renali, la cui formazione può essere favorita dall’acido ossalico, prodotto con la degradazione della vitamina C.

In presenza di emocromatosi, la vitamina C andrebbe integrata solo sotto controllo medico vista la sua capacità di aumentare l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo.

L’anticoagulante warfarin (ad esempio Coumadin®) o l’antitumorale bortezomib (ad esempio Velcade®) dovrebbero essere assunti insieme alla vitamina C ad alto dosaggio (tra 500 e 1.000 milligrammi) solo con il consenso del medico per non compromettere l’efficacia dei farmaci.

Le sostanze basiche favoriscono l’escrezione dell’acido urico con le urine?

Meccanismo d’azione dei minerali basici

I minerali basici come il potassio citrato deacidificano l’urina, aumentandone il pH. In questo modo l’acido urico rimane solubile e viene più facilmente espulso attraverso i reni. Il potassio citrato potrebbe inoltre contribuire allo scioglimento di calcoli formati da cristalli di acido urico.

Uno studio preliminare ha mostrato un aumento del 25 percento dell’escrezione dell’acido urico con l’urina entro cinque giorni nelle donne esaminate che seguivano un regime dietetico basico. In una sperimentazione analoga condotta su bambini, il potassio citrato non ha dato prova di efficacia alcuna, facendo tuttavia registrare un aumento del pH nell’urina.

In linea di principio le persone con iperuricemia e gotta dovrebbero preferire un’alimentazione basica e prevalentemente vegetariana. I minerali basici come il potassio citrato potrebbero essere d’aiuto, anche se la loro reale efficacia in questo ambito necessita di ulteriori conferme da parte di altri studi di alto profilo. È possibile assumerli in via sperimentale.

Minerali basici: dosaggio e consigli sull’assunzione

In caso di iperuricemia e gotta gli esperti in micronutrienti consigliano 300 milligrammi di potassio al giorno, di preferenza sotto forma di citrato basico. Il mercato offre preparati speciali costituiti dalla combinazione di vari minerali, tra cui anche magnesio e zinco, in dosi equilibrate tra loro.

I minerali sono meglio tollerati se assunti insieme ai pasti. L’uso del potassio, che può essere sovradosato nel lungo termine, deve essere discusso con un medico, soprattutto a partire da quantità superiori a 500 milligrammi.

Minerali basici: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

I reni debilitati o danneggiati non sono in grado di eliminare correttamente il potassio, con il pericolo di un suo accumulo nel sangue. La sua assunzione è pertanto consigliata solo con il controllo costante dei suoi lavori ematici da parte di un medico.

Determinati antipertensivi e diuretici possono aumentare il livello ematico del potassio, che pertanto non deve essere assunto. Ai suddetti farmaci appartengono gli ACE-inibitori come ramipril (ad esempio Kupril® ed Eclipse®) e lisinopril (ad esempio Alapril® e Listen®), nonché gli AT1-antagonisti come losartan (ad esempio Lortaan®). Tra i diuretici rientrano i cosiddetti risparmiatori di potassio con principi attivi some lo spironolattone (ad esempio Aldactone® e Spirolang®) o il triamterene (ad esempio Igroton® e Dyrenium®).

Ulteriori interazioni sono riportate qui

Assunzione di magnesio per ridurre in modo naturale l’acido urico in eccesso

Meccanismo d’azione del magnesio

Il magnesio influenza i processi infiammatori, e una sua carenza può portare all’aumento dei relativi valori ematici. Il suo impiego potrebbe avere effetti positivi sulla gotta, che è una malattia infiammatoria. Il magnesio, con il suo leggero potere lassativo, è inoltre utile in caso di gotta o per limitare un aumento eccessivo dell’acido urico, che viene escreto fino al 30 percento proprio attraverso le feci.

Gli uomini con bassi livelli di magnesio sembrano maggiormente interessati dal rischio di aumento dei valori ematici di acido urico oltre la norma, che nei soggetti esaminati sono scesi con l’integrazione del minerale attraverso la dieta. Questo schema non è invece stato osservato nelle donne.

Gli effetti del magnesio su iperuricemia e gotta non sono stati finora oggetto di studi approfonditi, e non è chiaro se la situazione tenda a normalizzarsi con l’assunzione del minerale alle condizioni previste dalle sperimentazioni. Chi soffre di gotta dovrebbe in ogni caso evitare una carenza di magnesio. L’uso di un preparato può integrare la quantità assunta con gli alimenti.

Magnesio: dosaggio e consigli sull’assunzione

Per prevenire e contrastare l’iperuricemia gli esperti in micronutrienti consigliano 100 milligrammi di magnesio al giorno, più tollerabile se assunto insieme ai pasti.

Consiglio

Il magnesio citrato è un composto particolarmente consigliabile in virtù della sua azione basica e di neutralizzazione degli acidi, che svolge un ruolo importante nella gotta. Il consumo di alcol riduce il pH del sangue. L’acido urico eventualmente in eccesso precipita più facilmente in cristalli, con la comparsa di un attacco di gotta. Chi ne viene colpito trae spesso giovamento da un’alimentazione basica.

Come si determina l’apporto di magnesio?

Provetta di sangue in una mano
Si ipotizza che gli uomini con livelli di magnesio bassi siano maggiormente esposti al rischio di iperuricemia. Immagine: jarun011/iStock/Getty Images Plus

Per escludere una carenza di magnesio in caso di gotta si consiglia di determinarne i valori ematici con un esame del sangue intero, poiché questo minerale è presente soprattutto nei globuli rossi. I valori normali sono compresi tra 1,38 e 1,50 millimoli per litro di sangue intero.

Magnesio: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

I reni indeboliti hanno difficoltà a eliminare un eventuale eccesso di magnesio, che non dovrebbe pertanto essere integrato tramite preparati da persone con malattie renali croniche.

Il magnesio può ridurre l’efficacia di determinati antibiotici del gruppo degli inibitori della DNA girasi (ad esempio Ciproxin®) e delle tetracicline (Efracea®), oltre a legarsi ad alcuni farmaci per l’osteoporosi (bifosfonati), annullandone l’effetto. A questo gruppo appartengono ad esempio l’acido alendronico (Fosamax®, Adronat®) e l’acido etidronico (ad esempio Didronel®). Questi medicinali e il magnesio devono pertanto essere assunti ad almeno due ore di distanza.

Lo zinco protegge dallo stress ossidativo

Meccanismo d’azione dello zinco

Come il magnesio, anche lo zinco allevia le infiammazioni, oltre a svolgere un’azione antiossidante e concorrere alla cattura dei radicali liberi, che sono all’origine dello stress ossidativo. In determinate situazioni (ad esempio all’interno delle cellule) l’acido urico può provocare stress ossidativo, al pari di altre malattie che spesso si accompagnano alla gotta.

Studi osservazionali mostrano inoltre che un adeguato apporto di zinco potrebbe proteggere da un aumento eccessivo dell’acido urico nel sangue. Gli uomini che hanno raddoppiato i 15 milligrammi di zinco assunti quotidianamente hanno fatto registrare una riduzione del 44 percento del rischio di iperuricemia. Nelle donne quest’azione è stata invece meno evidente o del tutto assente.

La reale efficacia dell’integrazione dello zinco contro gli attacchi di gotta deve essere ulteriormente analizzata nell’ambito di studi di alto profilo. In virtù delle sue proprietà antiossidanti, la sua assunzione vale in ogni caso un tentativo ed è opportuno evitarne una carenza.

Informazioni

Carne e frutti di mare contengono molto zinco, ma provocano anche l’aumento dell’acido urico. Più indicate sono pertanto le fonti vegetali, come fiocchi d’avena, crusca, germe di grano e frutta a guscio, che però a loro volta contengono sostanze in grado di inibire l’assorbimento intestinale del minerale. Per questo gli esperti in micronutrienti consigliano spesso l’uso di integratori alimentari, che contengono la quantità ottimale di zinco e sono dunque facili da dosare.

Zinco: dosaggio e consigli sull’assunzione

Per prevenire un aumento eccessivo dell’acido urico, i medici specializzati in micronutrienti consigliano da 10 a 15 milligrammi di zinco al giorno, meglio se sotto forma di zinco citrato, dall’azione basica.

Se ne consiglia l’assunzione insieme ai pasti per migliorarne la tollerabilità e favorirne l’assorbimento da parte dell’organismo per azione delle proteine.

Alimenti contenenti zinco
La carne e i latticini sono buone fonti di zinco, presente anche in molti alimenti di origine vegetale, ma in questo caso assieme a una sostanza che ne impedisce l’assorbimento nell’intestino (acido fitico). Immagine: tihomir_todorov/iStock/Getty Images Plus

Zinco: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

I soggetti nefropatici non dovrebbero assumere preparati a base di zinco, che i reni debilitati non riescono ad eliminare completamente, con un conseguente aumento dei suoi livelli nel sangue.

Lo zinco riduce l’efficacia di determinati antibiotici, tra cui gli inibitori della DNA girasi (ad esempio Ciproxin®) e le tetracicline (Efracea®), oltre a legarsi ad alcuni farmaci per l’osteoporosi (bifosfonati), annullandone l’effetto. A questo gruppo appartengono ad esempio l’acido alendronico (Fosamax®, Adronat®) e l’acido etidronico (ad esempio Didronel®). Pertanto, tra l’assunzione del farmaco e dello zinco dovrebbero trascorrere almeno due ore.

Ciliegie: un gustoso freno all’acido urico

Meccanismo d’azione delle ciliegie

Le ciliegie sono ricche sia di polifenoli sia di molti antiossidanti come le vitamine C ed E. Gli antociani e la quercetina sono le sostanze vegetali più importanti per la gotta. Ciliegie e amarene sono utili contro la gotta per vari motivi: da un lato frenano lo stress ossidativo e i processi infiammatori, che svolgono un ruolo importante per la comparsa della malattia, e dall’altro sembrano in grado di abbassare i livelli di acido urico per effetto dei polifenoli in esse contenuti.

Le ciliegie potrebbero fornire un valido supporto non solo nelle fasi acute ma anche per il trattamento degli stadi cronici. Gli studi forniscono molti risultati positivi: il consumo di ciliegie per due giorni ha ad esempio ridotto di un terzo il numero degli attacchi di gotta, mentre nei pazienti a cui è stato somministrato un estratto il rischio si è quasi dimezzato.

Le ciliegie potrebbero rivelare un’efficacia particolare in combinazione con l’allopurinolo. Nei pazienti che hanno assunto entrambe le sostanze, il rischio di un attacco di gotta è diminuito addirittura del 75 percento. La metà dei partecipanti, dedita al consumo regolare di succo concentrato di ciliegia, non è stata interessata da attacchi per un periodo di 4-6 mesi. Anche l’impiego di analgesici è stato ridotto, secondo gli esiti di studi preliminari.

Informazioni

Le ciliegie potrebbero inoltre contribuire al mantenimento della salute delle articolazioni: in esperimenti di laboratorio, gli antociani contenuti nei frutti hanno soppresso la formazione di cellule responsabili della perdita ossea.

I risultati generali sono promettenti, anche se l’azione delle ciliegie contro la gotta deve essere confermata da studi di alto livello. Il loro consumo può in ogni caso rivelarsi utile.

Ciliegie: dosaggio e consigli sull’assunzione

A supporto della terapia della gotta, gli esperti in micronutrienti consigliano il consumo di estratto di ciliegia, o meglio ancora di amarena, per il contenuto inferiore di fruttosio, uno zucchero che favorisce la formazione di acido urico. Per questo le ciliegie non vengono ufficialmente consigliate a chi soffre di questa malattia.

Ciliegie
Le ciliegie riducono il rischio di un attacco di gotta, ma solo se contengono una quantità minima di fruttosio, che ha invece l’effetto contrario. Per questo i medici specializzati in micronutrienti consigliano l’estratto di amarena. Immagine: Anna Pustynnikova/iStock/Getty Images Plus

Informazioni

La quantità di fruttosio presente nei due frutti oscilla in base alla varietà, con circa 4,3-4,7 grammi per 100 grammi di polpa nelle amarene, pari a un terzo in meno rispetto alle ciliegie.

L’estratto è naturalmente più facile da dosare. L’assunzione di quantità giornaliere fino a 40 milligrammi si è rivelata efficace. I preparati contengono in media da 200 a 400 milligrammi di estratto di amarena, che corrisponde a circa 30-35 frutti freschi (da due a tre porzioni). L’estratto di ciliegia va assunto preferibilmente insieme ai pasti per migliorarne la tollerabilità.

La quercetina ha un’azione antiossidante e riduce la formazione di acido urico

Meccanismo d’azione della quercetina

La quercetina è un polifenolo con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, Inoltre, è in grado di ridurre la produzione di acido urico tramite la soppressione di un enzima che ne è responsabile. Negli esperimenti di laboratorio la quercetina ha mostrato effetti paragonabili a quelli di farmaci a base del principio attivo allopurinolo.

Risultati positivi arrivano anche da uno studio di piccole dimensioni ma alto profilo, in cui l’assunzione di quercetina per quattro settimane da parte di 22 uomini sani ha ridotto dell’otto percento i valori di acido urico leggermente oltre la norma. Questi effetti non sono invece stati registrati nei soggetti trattati con il placebo.

Gli esperti in micronutrienti ritengono pertanto utile l’impiego della quercetina, la cui efficacia contro la gotta deve però essere provata definitivamente nell’ambito di sperimentazioni di più ampio respiro.

Quercetina: dosaggio e consigli sull’assunzione

A supporto del trattamento contro l’iperuricemia è utile assumere da 200 a 500 milligrammi di quercetina, preferibilmente insieme ai pasti per ottimizzarne la tollerabilità e l’assorbimento intestinale per azione dei grassi presenti negli alimenti.

Quercetina: da considerare in caso di gravidanza, allattamento, malattie e assunzione di farmaci

L’impiego di quercetina durante la gravidanza e l’allattamento è sconsigliato in assenza di sperimentazioni che ne attestino la sicurezza.

I soggetti nefropatici dovrebbero assumere la quercetina solo dopo aver consultato il proprio medico, poiché la sua escrezione a livello renale potrebbe essere compromessa.

Negli esperimenti di laboratorio la quercetina ha inibito un enzima epatico deputato al metabolismo dei farmaci. Per questo il suo impiego con altri medicinali dovrebbe essere valutato con il proprio medico. I principi farmaceutici in questione includono, ad esempio, le benzodiazepine (come Frontal®, Valeans®), i calcioantagonisti (come Norvasc®), gli immunosoppressori (Colinsan®), le statine come Zocor® e gli antibiotici come Ciloxan® o Eritrocina®.

Si ipotizza inoltre un aumento della propensione al sanguinamento con l’assunzione di anticoagulanti come il fenprocumone, tuttavia non dimostrato.

La curcumina aumenta l’escrezione dell’acido urico attraverso l’urina

Meccanismo d’azione della curcumina

Immagine della struttura del DNA
La curcumina inibisce la trasformazione delle purine in acido urico. Le purine fanno parte del nostro DNA e si formano dalla sua degradazione, ad esempio durante i processi rigenerativi dell’organismo. Immagine: ttsz/iStock/Getty Images Plus

Il polifenolo curcumina, presente nella radice della curcuma, può abbassare l’uricemia. Inibisce la trasformazione delle purine in acido urico, di cui inoltre aumenta l’escrezione attraverso l’urina, riducendone al tempo stesso il riassorbimento da parte dei reni, con il conseguente calo dei suoi livelli nel sangue. La curcumina è anche in grado di contenere i danni ad articolazioni e cartilagine, mitigando lo stress ossidativo.

Uno studio preliminare mostra la capacità della curcumina di ridurre l’uricemia in confronto al placebo, mentre i ricercatori, basandosi su un lavoro di revisione, ne hanno ipotizzato l’efficacia contro svariate malattie infiammatorie, tra cui anche la gotta.

In generale la curcumina, ben tollerata, potrebbe essere utile in caso di iperuricemia e contribuire alla prevenzione degli attacchi di gotta. In virtù del suo effetto antinfiammatorio dimostrato, la sua assunzione in caso di gotta vale in ogni caso un tentativo.

Curcumina: dosaggio e consigli sull’assunzione

In caso di gotta, i medici specializzati in micronutrienti consigliano da 500 a 1.500 milligrammi di curcumina al giorno, preferibilmente insieme ai pasti per aumentarne la tollerabilità a livello gastrointestinale e migliorarne l’assorbimento per azione dei grassi presenti nel cibo.

Consiglio

È opportuno preferire preparati di curcumina che contengano anche piperina, una sostanza che ne aumenta l’assorbimento nell’organismo. In generale, l’assorbimento intestinale della curcumina è scarso ed è per questo che l’impiego della radice di curcuma non ha solitamente alcun effetto.

Curcumina: da considerare in caso di gravidanza, allattamento, malattie e assunzione di farmaci

La curcumina non dovrebbe essere assunta durante la gravidanza e in allattamento in assenza di studi che ne attestino la sicurezza.

La curcumina favorisce la produzione di bile e per questo se ne sconsiglia l’impiego in presenza di occlusione dei dotti biliari, per evitarne il blocco e la comparsa di coliche. Lo stesso vale per le persone che tendono a produrre una quantità eccessiva di acidi biliari.

In alcuni esperimenti di laboratorio la curcumina ha inibito la funzione degli enzimi epatici preposti al metabolismo dei farmaci. Chi fa uso di medicinali dovrebbe pertanto integrare la curcumina solo dopo aver consultato un medico. I principi farmaceutici in questione includono, ad esempio, anticoagulanti come il warfarin (Coumadin®) e il clopidogrel (Flodigrel®, Plavix®).

Meno attacchi di gotta con gli acidi grassi omega-3?

Meccanismo d’azione degli acidi grassi omega-3

Gli acidi grassi omega-3, con il loro effetto antinfiammatorio, potrebbero mitigare gli attacchi di gotta. Particolarmente efficace contro le infiammazioni è l’acido grasso eicosapentaenoico (EPA), che assieme all’acido docosaesaenoico (DHA), un altro importante acido grasso omega-3, rallenta la formazione di sostanze infiammatorie e svolge un’azione lenitiva su dolori e gonfiori articolari.

Uno studio osservazionale mostra come il consumo di pesce ricco di omega-3 possa ridurre il rischio di attacchi di gotta. L’efficacia degli acidi grassi omega-3 sulla gotta non è ancora stata esaminata nell’ambito di studi di alta qualità, ma il loro effetto benefico è già stato dimostrato in relazione ad altre malattie infiammatorie, ad esempio in un lavoro di revisione che ha permesso di osservare una riduzione dei dolori provocati dall’artrite reumatoide, con la conseguente diminuzione dell’uso di analgesici. Gli acidi grassi omega-3 potrebbero quindi rivelarsi utili anche contro la gotta.

Gli acidi grassi omega-3 si ritrovano soprattutto nei pesci grassi, il cui consumo deve però essere limitato in presenza di gotta, perché le proteine animali sono una fonte di purine. Gli esperti in micronutrienti consigliano perciò di assumere gli acidi grassi omega-3 con un preparato, ad esempio sotto forma di capsule di olio di pesce, pressoché prive di proteine e purine.

Acidi grassi omega-3: dosaggio e consigli sull’assunzione

Uomo che tiene in mano capsule di omega-3
Nel quadro della medicina dei micronutrienti, gli acidi grassi omega-3 rappresentano la base dell’approccio alle malattie infiammatorie e potrebbero anche essere in grado di alleviare i sintomi della gotta. Immagine: obewon/iStock/Getty Images Plus

Gli esperti in micronutrienti consigliano di assumere fino a 2.000 milligrammi di acidi grassi omega-3 al giorno, meglio se sotto forma di capsule di olio di pesce con un contenuto minimo di EPA pari a 1.400 milligrammi. I vegani possono ricorrere a preparati con olio di alghe.

Le capsule di olio di pesce vanno assunte insieme ai pasti con cibi a contenuto lipidico per ottimizzare il passaggio degli acidi grassi nel sangue.

Consiglio

La scelta dei preparati a base di olio di pesce deve privilegiare la qualità e indirizzarsi su prodotti purificati, poiché privi di residui nocivi. Un’alternativa è rappresentata dall’olio di krill, caratterizzato per natura da un elevato grado di purezza.

Acidi grassi omega-3: esami di laboratorio

Il controllo dell’indice omega-3 è utile soprattutto per evitare malattie conseguenti, ad esempio a carico dell’apparato cardiocircolatorio: un valore elevato indica un rischio ridotto.

L’esame si effettua misurando la percentuale degli omega-3 presente nei globuli rossi (eritrociti), e il risultato ottimale è compreso tra l’8 e l’11 percento.

Acidi grassi omega-3: da considerare in caso di malattie e assunzione di farmaci

Gli acidi grassi omega-3 fluidificano il sangue e, a partire da dosi giornaliere di 1.000 milligrammi, possono amplificare l’effetto degli anticoagulanti, tra cui principi attivi come il warfarin (ad esempio Coumadin®), l’acido acetilsalicilico (ASA, Aspirina®) e l’eparina (Calciparina®). L’assunzione degli acidi grassi omega-3 dovrebbe pertanto essere valutata con il proprio medico.

Lo stesso vale anche in caso di coagulopatie e prima di un intervento chirurgico programmato. Alcuni medici consigliano di sospendere il preparato due settimane prima dell’operazione.

L’assunzione di acidi grassi omega-3 dovrebbe essere interrotta anche in caso di forme acute di malattie epatiche, pancreatiti e colecistiti.

Glucosamina e condroitina proteggono le articolazioni

Meccanismo d’azione di glucosamina e condroitina

Nella gotta la cartilagine subisce un violento attacco da parte di cristalli di acido urico e infiammazioni, da cui deve essere assolutamente salvaguardata. Glucosamina e condroitina potrebbero essere d’aiuto grazie alla loro azione protettiva su articolazioni e cartilagine. Le due sostanze nutrono la cartilagine e sembrano in grado di ridurne la degenerazione provocata dalla gotta, assieme a quella delle articolazioni. Anche le loro proprietà antinfiammatorie svolgono un ruolo importante per questa malattia, sebbene la loro efficacia in questo ambito non sia ancora stata oggetto di studio. I risultati ottenuti nel corso di lavori di revisione sull’usura articolare (artrosi)sono tuttavia promettenti: glucosamina e condroitina hanno contribuito a mitigare i dolori e migliorare la funzione delle articolazioni danneggiate, ad esempio del ginocchio. La loro assunzione per un mese od oltre ha mostrato un’efficacia pari a quella degli analgesici (FANS). Non tutti gli studi sono giunti a questa conclusione, ma gli effetti positivi di glucosamina e condroitina sulle articolazioni sono generalmente ben documentati. La loro reale efficacia contro la gotta deve essere oggetto di ulteriori studi, ma la loro assunzione vale in ogni caso un tentativo, quanto meno sulla base delle numerose sperimentazioni sull’artrosi.

Glucosamina e condroitina: dosaggio e consigli sull’assunzione

Per la conservazione delle articolazioni si consigliano 1.500 milligrammi di glucosamina assieme a 800-1.200 milligrammi di condroitina al giorno. La forma nota come solfato di glucosamina è la più studiata ed è probabilmente più efficace della glucosamina cloridrato. Per questo i medici specializzati in micronutrienti consigliano di preferenza l’impiego di glucosamina solfato e condroitina solfato per almeno otto settimane consecutive. Dopo dieci settimane è opportuno osservare una pausa di circa quindici giorni prima di riprendere il trattamento. La tollerabilità ottimale di glucosamina e condroitina si ottiene con l’assunzione insieme ai pasti.

Glucosamina e condroitina: da considerare in caso di gravidanza, allattamento, malattie e assunzione di farmaci

L’assunzione di glucosamina e condroitina andrebbe evitata durante la gravidanza in assenza di studi sufficienti che ne attestino la sicurezza.

I diabetici dovrebbero controllare più spesso la glicemia, poiché la glucosamina potrebbe ridurre la sensibilità all’insulina e rendere più difficile il controllo dello zucchero nel sangue. Anche i pazienti ipertesi e con lipidi ematici oltre la norma dovrebbero monitorare con maggiore frequenza i relativi valori, che potrebbero essere a loro volta influenzati da glucosamina e condroitina.

In caso di malattie epatiche o tumori l’impiego di glucosamina e condroitina andrebbe discusso con un medico a causa dell’influenza generica che tali sostanze sono in grado di esercitare sul metabolismo.

Non è chiaro se la glucosamina sia in grado di scatenare un attacco d’asma, ma chi ne soffre dovrebbe sempre avere con sé i farmaci necessari.

L’uso di glucosamina e condroitina in concomitanza con anticoagulanti, di cui possono amplificare l’azione, è consigliato solo dietro stretto monitoraggio dei valori di coagulazione da parte di un medico. I principi attivi in questione includono l’eparina (ad esempio Clexane® e Calciparina®) e il warfarin (ad esempio Coumadin®).

Se assunta contemporaneamente ad alcuni antibiotici, come il cloramfenicolo (Sificetina®) o la penicillina V (fenossimetilpenicillina), la glucosamina potrebbe ridurre l’assorbimento dei principi attivi, che aumenta invece nel caso della tetraciclina (ad esempio Acromincina®, Ambramicina®). Per questo le due sostanze andrebbero assunte ad almeno due ore di distanza l’una dall’altra.

Coppia di anziani in spiaggia
L’impiego di glucosamina e condroitina si è rivelato utile per mitigare i dolori articolari, soprattutto quelli dovuti a usura, manifestando in alcuni studi un’efficacia addirittura comparabile a quella degli analgesici. Immagine: Jacob Ammentorp Lund /iStock/Getty Images Plus

Dosaggi in breve

Dosi giornaliere consigliate in caso di gotta

 

Vitamine

Vitamina C

da 500 a 1.500 milligrammi

  
 

Minerali (sotto forma di citrati basici)

Potassio

300 milligrammi

Magnesio

100 milligrammi

Zinco

da 10 a 15 milligrammi

  
 

Polifenoli

Estratto di amarena

da 200 a 400 milligrammi (40 milligrammi di antociani)

Quercetina

da 200 a 500 milligrammi

Curcumina

da 500 a 1.500 milligrammi

  
 

Altro

Acidi grassi omega-3

fino a 2.000 milligrammi (quantità di EPA: almeno 1.400 milligrammi)

Glucosamina

1.500 milligrammi

Condroitina

da 800 a 1.200 milligrammi

 

 

Esami di laboratorio consigliati in breve

Esami di laboratorio consigliati in caso di gotta

 

Valori normali

Magnesio

da 1,38 a 1,50 millimoli per litro di sangue intero

Indice omega-3

oltre l’8 percento

 

 

Classificazione

Riepilogo

La gotta è una malattia metabolica caratterizzata da un eccesso di acido urico. La formazione di cristalli nelle articolazioni, più frequente nella stagione fredda, può provocare dolorose infiammazioni articolari. Determinati micronutrienti favoriscono l’escrezione dell’acido urico e il calo dei suoi livelli, riducendo il rischio di un attacco di gotta o attenuando le recidive.

La vitamina C in particolare riduce l’uricemia, e alcuni studi sembrano attribuire la stessa efficacia a ciliegie, quercetina e curcumina. Il potassio citrato ha un’azione basica e può innalzare il pH nell’urina, favorendo così l’escrezione dell’acido urico attraverso la stessa e rallentando la formazione di cristalli.

Valori elevati di zinco possono proteggere dall’iperuricemia. Lo zinco è inoltre un importante antiossidante che neutralizza i radicali liberi. Il magnesio ha un lieve effetto lassativo, con cui favorisce l’escrezione dell’acido urico attraverso le feci. Gli acidi grassi omega-3 esercitano un’azione antinfiammatoria e possono essere d’aiuto anche contro i dolori e gonfiori provocati dagli attacchi di gotta. Glucosamina e condroitina nutrono la cartilagine, e il loro impiego si è già dimostrato utile contro l’usura delle articolazioni.

Classificazione

Indice degli studi e delle fonti

Andrés, M. et al. (2014): Dietary supplements for chronic gout. Cochrane Database Syst Rev. 2014 Oct 7;(10):CD010156. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25287939, consultato il: 09.10.2019.

Bae, J. et al. (2014): The effect of vitamin C intake on the risk of hyperuricemia and serum uric acid level in Korean Multi-Rural Communities Cohort. Joint Bone Spine 2014 Dec:81:513-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24998789, consultato il: 02.08.2019.

Blumenschein, B. (2015): Praktische Ernährungstherapie bei Gicht. In: Die richtige Ernährung bei entzündlichem Rheuma und Gicht. VFED Aachen.

Choi, H. et al. (2009): Vitamin C intake and the risk of gout in men: a prospective study. Arch Intern Med 2009 Mar:169:502-7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19273781, consultato il: 02.08.2019.

Collins, M. et al. (2019): Is there a role for cherries in the management of gout? Ther Adv Musculoskelet Dis 2019 May. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6535740/, consultato il: 01.08.2019.

Davenport, G. (2004): Rheumatology and musculoskeletal medicine. Br J Gen Pract 2004 Jun:54:457-64. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1266208/, consultato il: 01.08.2019.

Gröber, U. (2011): Mikronährstoffe. Metabolic Tuning – Prävention – Therapie. 3. Aufl. Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft mbH Stuttgart.

Gröbner, W. (2015): Hyperurikämie und Gicht. In: Die richtige Ernährung bei entzündlichem Rheuma und Gicht. VFED Aachen.

Iverson, C. et al. (2018): Omega-3-carboxylic acids provide efficacious anti-inflammatory activity in models of crystal-mediated inflammation. Sci Rep 2018 Jan:8. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5775341/, consultato il: 01.08.2019.

Juraschek, S. et al. (2011): Effect of oral vitamin C supplementation on serum uric acid: a meta-analysis of randomized controlled trials. Arthritis Care Res (Hoboken) 2011 Sep:63:1295-306. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21671418, consultato il: 02.08.2019.

Kanabara, A. et al. (2010): Urine alkalization facilitates uric acid excretion. Nutr J 2010 Oct:9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2976726/, consultato il: 02.08.2019.

Kiltz, U. et al. (2016): Langfassung zur S2e-Leitlinie Gichtarthritis (fachärztlich). AWMF-Leitlinie. https://www.awmf.org/uploads/tx_szleitlinien/060-005l_S2e_Gichtarthritis_2016-08.pdf, consultato il: 01.07.2019.

Nakagawa, T. et al. (2019): The effects of fruit consumption in patients with hyperuricaemia or gout. Rheumatology (Oxford) 2019 Jul:58:1133-41. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31004140, consultato il: 31.07.2019.

Oliviero, F. et al. (2018): Anti-inflammatory effects of polyphenols in arthritis. J Sci Food Agric 2018 Mar:98:1653-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28886220, consultato il: 01.08.2019.

Orlowsky, E. et al. (2014): Monosodium urate crystal induced macrophage inflammation is attenuated by chondroitin sulphate: pre-clinical model for gout prophylaxis? BMC Musculoskelet Disord 2014 Sep:15. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4189145/, consultato il: 01.08.2019.

Panahi, Y. et al. (2016): Curcumin Lowers Serum Lipids and Uric Acid in Subjects With Nonalcoholic Fatty Liver Disease: A Randomized Controlled Trial. J Cardiovasc Pharmacol 2016 Sept:68:223-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27124606, consultato il: 01.08.2019.

Senftleber, N. et al. (2017): Marine Oil Supplements for Arthritis Pain: A Systematic Review and Meta-Analysis of Randomized Trials. Nutrients 2017 Jan:9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5295086/, consultato il: 01.08.2019.

Shahi, A. et al. (2019): The role of magnesium in different inflammatory diseases. Inflammopharmacology 2019 Aug:27:649-661. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31172335. consultato il: 02.08.2019.

Shen, J. & Zhang, X. (2018): Potassium Citrate is Better in Reducing Salt and Increasing Urine pH than Oral Intake of Lemonade: A Cross-Over Study. Med Sci Monit 2018 Apr:24:1924-9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29605825, consultato il: 02.08.2019.

Shi, Y. & Williamson, G. (2016): Quercetin lowers plasma uric acid in pre-hyperuricaemic males: a randomised, double-blinded, placebo-controlled, cross-over trial. Br J Nutr 2016 Mar:115:800-6. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26785820, consultato il: 01.07.2019.

Simental-Mendía, M. et al. (2018): Effect of glucosamine and chondroitin sulfate in symptomatic knee osteoarthritis: a systematic review and meta-analysis of randomized placebo-controlled trials. Rheumatol Int 2018 Aug:38:1413-28. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29947998, consultato il: 01.08.2019.

Singh, J. et al. (2019): A Randomized Internet-Based Pilot Feasibility and Planning Study of Cherry Extract and Diet Modification in Gout. J Clin Rheumatol 2019 Jan. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30702450, consultato il: 02.08.2019.

Wang, Y. et al. (2015): Association between Dietary Magnesium Intake and Hyperuricemia. PLoS One 2015 Nov:10. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26536119, consultato il: 02.08.2019.

Xie, D. et al. (2015): Association between low dietary zinc and hyperuricaemia in middle-aged and older males in China: a cross-sectional study. BMJ Open 2015 Oct:5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26463222, consultato il: 02.08.2019.

Yang, M. et al. (2019): Curcumin in Autoimmune and Rheumatic Diseases. Nutrients 2019 May:11. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6566522/, consultato il: 01.08.2019.

Zeng, C. et al. (2015): Association between low serum magnesium concentration and hyperuricemia. Magnes Res 2015 Jun:28:56-63. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26105980, consultato il: 02.08.2019.

Zhang, M. et al. (2019): Effect of Dietary and Supplemental Omega-3 Polyunsaturated Fatty Acids on Risk of Recurrent Gout Flares. Arthritis Rheumatol 2019 Mar. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30908893, consultato il: 01.08.2019.

Zhang, Y.et al. (2013): Cherry Consumption and the Risk of Recurrent Gout Attacks. Arthritis Rheum 2012 Dec:64:4004-11. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3510330/, consultato il: 02.08.2019.

Zhang, Y. et al. (2018): Association between Dietary Zinc Intake and Hyperuricemia among Adults in the United States. Nutrients 2018 May:10. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29734733 und https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5986448/, consultato il: 02.08.2019.

Zhu, X. et al. (2018): Effectiveness and safety of glucosamine and chondroitin for the treatment of osteoarthritis: a meta-analysis of randomized controlled trials. J Orthop Surg Res 2018 Jul:13. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6035477/, consultato il: 01.08.2019.